martedì 20 maggio 2008

Per le cose belle vale la pena aspettare tanto tempo...

“1927-2008: per le cose belle bisogna aspettare”. Così recitava uno striscione esposto dai tifosi del Cardiff City nella West Stand di Wembley sabato pomeriggio. Un chiaro augurio che dopo ben 81 anni dalla loro prima ed unica vittoria in FA Cup i gallesi potessero ripetersi nella finale di quest’anno, in una delle edizioni più pazze di sempre della Coppa. Purtroppo per loro è andata diversamente. Come tutti sanno, ci ha pensato l’ex pupillo di Moratti Nwanku Kanu a tramutare in un incubo il sogno degli oltre 25mila supporter dei Blue Birds accorsi a Londra con ogni mezzo disponibile. In tanti erano arrivati in treno insieme alla squadra, che aveva deciso di rinunciare al volo charter e aveva invece preferito sentire da vicino il calore dei propri sostenitori.

Al di là del risultato, tutto sommato prevedibile, visto che il Portsmouth era arrivato ottavo in Premier dopo un ottimo campionato mentre il Cardiff si era piazzato solo dodicesimo nella serie cadetta, quella di sabato è stata una festa di sport e passione – e qui non vogliamo rischiare di cadere nel più scontato luogo comune ma, essendo stati presenti, abbiamo potuto vivere un’atmosfera che ci ha riconciliato con il calcio con la C maiuscola.

Già solo percorrendo tre ore prima della sfida l’Olympic Way, il maestoso vialone che dalla fermata della metro di Wembley Park conduce allo stadio, si poteva assaporare la sensazione del grande evento. Un lungo serpentone blu – il colore di entrambi i club – si snodava lentamente, tra una pausa per acquistare la sciarpa o la spilletta commemorativa e il programma del match (invero molto esoso) e le immancabili foto ricordo. Per stuzzicare la voglia di un “souvenir speciale”, la Football Association aveva posto ai lati della Olympic Way una serie di pannelli di legno con la riproduzione a grandezza naturale di un giocatore di una delle due squadre che alzava la coppa. Al posto della testa un foro, dove potevano fare capolino i capoccioni dei supporter di Portsmouth o Cardiff per uno scatto degli amici. Mentre un fan gallese si apprestava a farsi immortalare tutto sorridente, ci è capitato di sentire un caustico commento di un anziano appassionato dei Pompey: “Amico, più vicino di così alla coppa oggi non ci arrivate”. Alla fine avrà ragione lui.

Il pre-partita all’interno del maestoso impianto di Wembley – si vede che è stato realizzato dagli stessi architetti dell’Emirates dell’Arsenal, è del tutto simile, con qualcosa come 30mila posti in più... – è stato un misto di tradizioni e concessioni alla modernità, con la musica d’antan della banda dei granatieri e l’”inno” della FA Cup Abide with me inframezzati da musica pop sparata a tutto volume e lo speaker a sgolarsi di brutto per fomentare un pubblico già caldo di suo. Ma è stata la parte finale della lunga cerimonia di avvicinamento al match a riservare le emozioni più forti, con l’entrata in campo della coppa e delle squadre, accolte per la stretta di mano di rito da un Sir Bobby Robson fiaccato dalla malattia contro cui combatte da anni ma non per questo meno combattivo del solito.

Agli inni, sia il gallese Land of my Fathers che l’inglese God save the Queen, è arrivato forse l’unico momento spiacevole della giornata, con qualche fischio di troppo a rimarcare una rivalità tra due popoli che non si sono mai amati troppo. Il resto è ormai storia, sebbene chi si aspettava, come noi, una partita più combattuta e vibrante sia rimasto deluso, soprattutto dal secondo tempo incolore disputato dalle due squadre. Allora meglio pensare ai tanti cori intonati dalle due tifoserie – quello sulle note di Hey Jude dei Beatles cantato a squarciagola dai supporter del Cardiff era da pelle d’oca – allo sventolio di bandierine – ora vanno di moda, nelle finali anni settanta e ottanta era invece un florilegio di striscioni – e al boato della metà stadio occupata dai seguaci dei Pompey alla chiusura delle ostilità. Ai vincitori l’onore di alzare le coppa, ai vinti il plauso della propria gente. Il Portsmouth non si aggiudicava la coppa dal 1939 (4-1 al Wolverhampton). Ma si sa, per le cose belle val la pena aspettare tanto tempo.

Da Goal.com di oggi

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