lunedì 29 novembre 2010

Il punto sulla Premier

Per la prima volta dallo scorso aprile il Chelsea abbandona la vetta della Premier, facendosi scavalcare da un dilagante Manchester United, che con i sette gol al Blackburn raddrizza anche la differenza reti. Tra le grandi solo Arsenal e Tottenham tengono il passo dei Red Devils.

COS'E' SUCCESSO – Da un po’ la Premier non proponeva risultati roboanti come il 7-1 con cui il Manchester United ha schiantato un Blackburn troppo brutto per essere vero. Le goleade del Chelsea sembrano ormai un lontano ricordo, ma almeno al St James’ Park di Newcastle i Blues hanno evitato di rimediare la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite. Al nono gol in campionato di Andy Carroll, favorito dall’ennesima papera difensiva dei londinesi, ha risposto il sempre valido Salomon Kalou. Bene l’Arsenal, che ha gioco facile sull’Aston Villa grazie al solito, immenso Samir Nasri. Delude il Manchester City, che a Stoke prima subisce, poi si risolleva e trova il gol del vantaggio, finendo per farsi trafiggere nei minuti di recupero. Sempre oltre il 90esimo un buon Liverpool lascia l’intera posta in palio al Tottenham, ormai “abituatosi” a capovolgere gli incontri di cartello. In coda continua a non vincere il Fulham, mentre tornano al successo sia il Wolverhampton che il West Ham, nel quale segnano due vecchie conoscenze del campionato italiano: Valon Berhami e Victor Obinna.

IL TOP – E’ pur vero che il Blackburn Rovers sembrava una squadra arrivata all’Old Trafford solo per fare da sparring partner e nulla più, ma segnare cinque gol in Premier non è mai impresa da poco. Dimitar Berbatov è balzato in testa alla classifica dei capocannonieri (11 in totale le sue marcatute) gettandosi alle spalle alcune settimane di forma un po’ precaria, anche a causa di qualche acciacco che gli aveva impedito di continuare sulla falsariga dell’inizio stagione. Ovvero quando i gol fioccavano come la neve che sta imbiancando mezza Inghilterra. La partnership con Wayne Rooney sembra funzionare alla grande, visto che l’attaccante della nazionale inglese sta tornando ai suoi livelli abituali. Ferguson ringrazia sentitamente…

IL FLOP – Aveva già buttato punti al vento sia con il Manchester United che con il Blackburn, ma la condotta di gara nel match che lo vedeva opposto all’Arsenal ha messo in evidenza ancora di più il pessimo momento di forma che sta attraversando l’Aston Villa. Il 2-4 finale è addirittura bugiardo per difetto; i Villans hanno prodotto pochissimo e si sono ritrovati ancora in partita solo ed esclusivamente per le amnesie difensive dei Gunners e per la loro quasi atavica incapacità di chiudere sfide dominate sin dal primo minuto. Ormai le attenuanti del caso O’Neill non reggono più e Gerard Houllier deve fare in fretta a recuperare alcune pedine fondamentali del Villa, in primis Ashley Young, apparso anche sabato vittima di un’involuzione a dir poco preoccupante.

LA SORPRESA –
Il fine settimana non ha proposto risultati o episodi particolarmente eclatanti. Una mezza sorpresa è stato il pareggio in extremis dello Stoke City, non perché i Potters fossero dati come sicuri perdenti al cospetto del Manchester City, ma proprio perché dal team allenato da Roberto Mancini non ci si aspettava un’ingenuità come quella che ha permesso l’1-1 di Matthew Etherington. Fa abbastanza sensazione pure la vittoria del disastrato Wolverhampton sul Sunderland, tra le squadre più in forma del momento.

TOH CHI SI RIVEDE – L’esordio stagionale da titolare di Sol Campbell è coinciso con il big match interno del Newcastle con il Chelsea, e il trentaseienne difensore ex Tottenham e Arsenal tutto sommato se l’è cavata in maniera egregia contro Drogba e compagni. La sua esperienza ormai ultra-decennale può senza dubbio tornare molto utile alle Magpies, brave a tenere testa a un Chelsea ancora non al meglio.

LA CHICCA – Tim Cahill arriva a stento al metro e ottanta, eppure ha segnato 16 dei suoi ultimi 20 gol di testa. Un vero fenomeno, se non addirittura il migliore della specialità, almeno in rapporto alla sua stazza. Peccato per i Toffees che la sua ottava realizzazione stagionale non abbia evitato loro il terzo tracollo casalingo contro un West Bromwich peraltro di recente in calo.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Ancora non è dato sapere se Danny Welbeck è uno dei tanti giovani prodotti dal vivaio del Manchester United che sarà venduto per fare cassa, come si è verificato negli anni passati per altri casi. Certo, dopo le quattro reti messe a segno in tre partite in cui il ragazzino se l’è cavata alla grande, Ferguson potrebbe fare più di un pensierino a tenerlo in rosa una volta rientrato dal prestito al Sunderland.

Scritto per Goal.com

giovedì 25 novembre 2010

Carroll, la speranza del Newcastle

In campo ricorda Alan Shearer, fuori Paul Gascoigne. Andy Carroll è già pronto per entrare nel Pantheon della Toon Army, la caldissima tifoseria del Newcastle United, deve solo decidere se per le sue imprese sportive o per le sue bravate extra-calcistiche. Per il momento le buone prestazioni in Premier si accompagnano ancora con qualche marachella di troppo, eppure anche il tanto bistrattato Fabio Capello – uno che alla disciplina tiene abbastanza – sembra credere in lui, visto che lo ha schierato titolare nella recente amichevole persa malamente contro la Francia a Wembley. Carroll non ha incantato, ma è molto probabile che avrà altre occasioni per mostrare quanto vale. Le sue doti sono quelle del classico centravanti che una volta si definiva di “sfondamento”: ottimo colpitore di testa, protegge molto bene la palla, è dotato di un tiro fortissimo e di un fiuto del gol sopraffino.

Al di là della potenza fisica – ha la corporatura di un taglialegna – le sue capacità tecniche non sono disprezzabili, un po' come quelle dei suoi illustri predecessori con la maglia numero nove delle gazze: il già citato Alan Shearer, Malcolm Macdonald e Jackie Milburn. Proprio Wor Jackie, lo zio di un'altra leggenda come Bobby Charlton, che da bambino lo andava ad ammirare dalle gradinate del St James' Park, è stato il primo idolo del dopo-guerra dei supporter bianconeri. In 14 anni di militanza con il Newcastle, Milburn realizzò 177 reti in 354 partite, un record solo avvicinato da Shearer (148 gol in 3030 match), che però a sua disposizione ebbe quattro stagioni di meno. Chissà che avrebbe pensato Milburn, venuto a mancare nel 1988 e che proveniva da una famiglia di minatori, della vezzosa coda di cavallo e delle abitudini extra-calcistiche del suo successore…

È molto probabile che Carroll, appena ventunenne, si accontenterebbe semplicemente di arrivare vicino ai grandi risultati delle icone del passato, sebbene nell'ultimo anno e mezzo se la sia cavata alla grande. Nell'anno di purgatorio trascorso dalle Gazze in Championship, la serie B d'oltre Manica, si è conquistato un posto di titolare a suon di realizzazioni (17, miglior marcatore della squadra in campionato), per poi fare il definitivo salto di qualità quest'anno. La tripletta all'Aston Villa e la rete decisiva all'Emirates sono tra gli highlights della stagione, ma non va dimenticata la prestazione di grande livello nel derby dominato per 5-1 dal Newcastle contro gli eterni rivali del Sunderland.

Proprio per festeggiare quella splendida vittoria, Carroll ha deciso di darsi alla pazza gioia per una notte intera, tanto che i segugi dei tabloid britannici lo hanno scovato alle sei del mattino del giorno successivo alla gara che faceva colazione in un McDonald's del centro cittadino, alquanto “provato” da oltre una decina d'ore di abbondanti libagioni. Insomma, una cosa in tipico stile Gazza Gascoigne.

Purtroppo il vizio di alzare il gomito non è l'unico che l'aitante centravanti dei Magpies condivide con l'ex centrocampista della Lazio. Entrambi hanno picchiato le loro compagne, ragazze o moglie che fossero, e qualche altro avventore dei pub, tanto che il nostro è in attesa di giudizio per una rissa risalente allo scorso dicembre. Per la verità Carroll qualche scazzottata se l'è fatta anche con i compagni di squadra in allenamento. Nel 2009 ebbe uno focoso “scambio d'opinioni” con Charlie N’Zogbia, ma fu un episodio del marzo scorso ad attirare maggiormente l'attenzione dei media.

In pieno Terry Gate – ricordate la piccante storia della relazione che il capitano del Chelsea ebbe con l'ex ragazza del compagno di squadra Wayne Bridge? – ruppe la mandibola al povero Steven Taylor, reo di aver ricevuto dei messaggini dalla precedente fidanzata dello stesso Carroll. Il ragazzo rischia di abituarsi ad arresti e gite nelle patrie galere. Chissà, qualche consiglio del solito Shearer potrebbe tornare utile. L’importante è non prendere esempio da Gazza.

mercoledì 24 novembre 2010

Cantona ora prende a calci le banche

Calciatore, attore, produttore cinematografico, ora anche attivista contro lo strapotere dei grandi istituti di credito internazionali. Eric Cantona non la finisce di stupire, nel suo eclettismo che lo rende un personaggio a tutto tondo, distante anni luce dal prototipo moderno dell’ex calciatore che pensa solo a godersi i tanti milioni guadagnati in carriera e se ne infischia del mondo che lo circonda. Prendendo come spunto il movimento di protesta contro la riforma delle pensioni volute dal presidente Nicolas Sarkozy – che in Francia ha generato affollatissime manifestazioni in tutto il Paese – l’ex numero sette del Manchester United si è spinto oltre.

“Che senso ha scendere in piazza? Per dimostrare? Non è più questa la strada. La rivoluzione è veramente facile oggi: il sistema è costruito sulle banche, quindi deve essere distrutto attraverso le banche. Se i 3 milioni di persone che hanno manifestato si recassero presso gli istituti di credito e ritirassero i propri soldi, le banche collasserebbero” ha dichiarato in un’intervista che, rilanciata su You Tube, ha subito fatto il pieno di contatti: ben 40mila in una manciata di ore. King Eric, come lo avevano soprannominato gli adoranti supporter dei Red Devils, ha ormai stretto un legame operativo con il movimento transalpino StopBanque, tanto da fissare una data per chiudere i conti correnti bancari: il prossimo 7 dicembre.

Chissà se l’iniziativa avrà successo e soprattutto se Cantona si troverà a suo agio nel nuovo ruolo così come capitato in passato con le sue precedenti attività. Le sue parole avranno fatto piacere al suo amico Ken Loach, per cui ha co-prodotto e interpretato se stesso nel fil “Il mio amico Eric”. Nel corso della pellicola, tra una perla di saggezza e una battuta fulminante, spuntavano le strabilianti giocate dei cinque anni passati fra il 1992 e il 1997 alle dipendenze di Alex Ferguson allo United. Senza di lui il team dell’Old Trafford era una bella squadra, che però non vinceva mai (tanto che non si laureava campione d’Inghilterra dal 1967).

Con lui è iniziato un ciclo di successi che dura ancora adesso. In campo e fuori dal campo Cantona è sempre stato un “personaggio a parte”, a volte pazzerello, a volte anticonformista, sempre al di sopra della media. Nel film di Loach rammenta che la sua giocata preferita ai tempi in cui vestiva la maglia dei Red Devils fu un assist, perché in quell’occasione poté esprimere tutto il suo immenso genio calcistico. In Inghilterra, ma non solo, è ricordato anche per un altro episodio, che ormai è entrato di diritto nella storia del football d’oltre Manica.

Nel 1995, nel corso di un Crystal Palace-Manchester United rimediò un cartellino rosso – non esattamente una novità per lui. Mentre si avviava verso gli spogliatoi, dagli spalti tale Matthew Simmons riservò parole poco gentili nei confronti della madre e dei compatrioti di The King. Cantona vide rosso e si esibì nel famosissimo “kung fu kick”, trasmesso migliaia di volte in televisione e immortalato anche su un disco di un gruppo abbastanza di successo all’epoca (The Ash). Quel gesto di follia molto probabilmente costò ai Red Devils la vittoria in campionato, al francese ben nove mesi di squalifica e 120 ore di servizi sociali, che sostituirono la prima sentenza di due settimane di prigione. Qualche tempo fa Cantona in un’intervista rilasciata al Daily Mirror ha affermato che l’unico suo rimpianto in tutta quella storia è di “non aver colpito Simmons più forte”. Ai tempi dell’incidente fu però molto più diplomatico e in certo qual modo “poetico”. Riferendosi a come da quel fatidico giorno in poi la stampa avrebbe costantemente posto sotto una lente d’ingrandimento le sue azioni, pronunciò una delle sue frasi culto “quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine”.

Adesso ha deciso di essere meno criptico e molto più diretto e di mollare un bel calcione alle banche. Beau chance, Eric.

Articolo pubblicato sul Manifesto di ieri

martedì 23 novembre 2010

La crisi del Chelsea

Il punto sulla Premier scritto per Goal.com

La terza sconfitta del Chelsea nelle ultime quattro partite disputate accorcia tantissimo la classifica di Premier, che ora vede Blues e Manchester United a pari punti – con i londinesi ancora in vantaggio grazie alla differenza reti – e Arsenal e Manchester City a un passo dalla vetta. Continua a stupire il Bolton, tanto che i Trotters cominciano a fare più di un pensierino alla qualificazione in Europa League.

COS'E' SUCCESSO – Se con il Sunderland avevano giocato malissimo, almeno contro il Birmingham ce l’hanno messa tutta e sono stati a tratti anche poco fortunati. Il dato di fatto, però, è che gli uomini di Carlo Ancelotti sono in profonda crisi di risultati, se non di gioco. Ne approfitta il Manchester United, guidato da un Patrice Evra scopertosi goleador e sempre ottimo in fase difensiva. Contro il Wigan, i Red Devils non hanno incantato, faticando a chiudere la partita quando in vantaggio di ben due uomini. Finalmente tira un sospiro di sollievo anche Roberto Mancini, che al Craven Cottage può ammirare i suoi, trascinati da Carlitos Tevez, prendere a pallonate un Fulham svagato in attacco e pasticcione in difesa. L’allenatore dei Cottagers Mark Hughes non è così riuscito a prendersi la rivincita contro il suo ex club, come è invece successo a Willy Gallas nello splendido derby di Londra nord. Sotto di due reti, il Tottenham ha rimontato e vinto la prima partita in casa dell’Arsenal da 17 anni a questa parte. Migliore in campo, ovviamente, il difensore francese mandato via da Arsene Wenger. Per il resto da segnalare la pessima prestazione del West Ham, sempre più ultimo, in casa del Liverpool, il roboante 5-1 del Bolton al Newcastle e lo scoppiettante 2-2 nel Monday Night tra Sunderland ed Everton.

IL TOP – Alex Ferguson lo aveva lasciato partire senza nessun particolare rimpianto, dal momento che si era illuso solo per poche settimane che potesse sostituire Edwin Van Der Sar, qualora l'olandese si fosse deciso ad appendere le scarpette al chiodo. Sabato con il Chelsea Ben Foster ha sfoderato una prestazione da vero campione, negando la gioia del gol a più riprese agli esterrefatti giocatori allenati da Carlo Ancelotti. Quando non ci sono arrivate le sue manone, è entrata in ballo la fortuna (vedere la traversa colpita da Didier Drogba per credere). Ora a Foster serve trovare un po' di continuità, ovvero quell'elemento imprescindibile che gli era mancato all'Old Trafford.

IL FLOP – Perdere ad Anfield Road ci può stare, anche contro un Liverpool non proprio d’annata. Farsi umiliare, come ha fatto il West Ham nel primo tempo del posticipo di sabato scorso, no. Senza l’unico trascinatore della squadra, il grintosissimo Scottie Parker, gli Irons sono sembrati belle statuine alla mercé degli avversari. Anche se non tutte le colpe sono sue, forse per dare una scossa all’ambiente è finalmente arrivato il momento di mettere fine al legame con Avram Grant – la cui scarsa volontà di puntare sui giovani è per noi la colpa maggiore della sua gestione.

LA SORPRESA – Se le vittorie del Bolton non fanno più notizia, quelle dello Stoke, specialmente nelle proporzioni, sì. Forse almeno uno dei due rigori concessi ai Potters a the Hawthorns è stato a dir poco generoso, ma il team allenato da Tony Pulis è stato bravissimo ad approfittare delle carenze manifestate da un West Bromwich Albion decisamente in calo, così da issarsi fino a un inaspettato ottavo posto in classifica.

TOH CHI SI RIVEDE – E’ stato una delle pedine fondamentale dell’Arsenal degli invincibili. Ora Robert Pires, 37 anni appena compiuti e quattro stagioni appena trascorse al Villareal dopo l’esperienza ai Gunners, è riuscito a rimediare un contratto di qualche mese all’Aston Villa guidato dal suo connazionale Gerard Houllier. Domenica ha anche esordito con la nuova maglia all’Ewood Park di Blackburn, dove però i Villans hanno sprecato troppe palle gol, finendo per venire trafitti due volte da Gamst Pedersen.

LA CHICCA – Al calcio d’inizio del match dell’Emirates in campo c’erano solo due inglesi, a fronte di un Arsenal che schierava addirittura una linea difensiva formata solo da giocatori francesi. Non una novità assoluta, specialmente per quanto riguarda i Gunners, ma certo una cosa che colpisce un po’, visto che si trattava di una delle classicissime del calcio d’oltre Manica.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Charlie N'Zogbia. Nel Wigan che soprattutto nella prima frazione di gioco, in parità numerica, ha impensierito parecchio il Manchester United, il migliore in campo è stato il francesino ex Newcastle. La tecnica di questo veloce centrocampista offensivo è ben al di sopra della media. Se riuscisse a trovare il gol con maggiore continuità, potrebbe diventare uno dei pezzi forti del mercato.

lunedì 22 novembre 2010

Coyle, l’uomo dei miracoli

Prima del “tradimento”, a Burnley Owen Coyle era semplicemente God, la divinità pallonara di quello spicchio un po’ disagiato del Lancashire. Durante la scorsa stagione, il tecnico di nazionalità irlandese ma scozzese di nascita, pensò bene di trasferirsi qualche chilometro più a sud, per la precisione a Bolton, dal momento che per lui i Clarets non potevano sopravvivere in un campionato difficile come la Premier e la nuova sistemazione al Reebok Stadium gli avrebbe garantito un futuro più ricco di soddisfazioni. Risultato: il Burnley è retrocesso, i Trotters si sono salvati. Il 2010-11, invece, in quel di Bolton è iniziato all’insegna della scalata della classifica. Dopo anni di strenue lotte per evitare il capitombolo in Championship, lo storico club della cittadina a due passi da Manchester – ben quattro coppe d’Inghilterra in bacheca – sta addirittura assaporando la possibilità di giocare in Europa, frutto di prestazioni di ottimo livello, come il 4-2 casalingo al Tottenham, il 5-1 rifilato al Newcastle e il 3-2 al Molineaux di Wolverhampton. Partita, quest’ultima, in cui Johan Elmander ha realizzato uno dei gol più belli dell’anno, districandosi alla perfezione in mezzo a tre difensori dei Wolves. Il centravanti svedese è uno dei simboli della rinascita dei Trotters. Arrivato due anni e mezzo fa per la cifra record di dieci milioni di sterline, ha faticato molto a imporsi e a trovare la porta. Coyle lo ha rigenerato, così come ha aiutato Kevin Davies a meritarsi la convocazione in nazionale. Loro due, insieme al promettentissimo difensore centrale Gary Cahill, sono le stelle di una squadra che per parecchio tempo, sotto Sam Allardyce e Gary Megson, è stata sinonimo di un football poco spettacolare e molto sparagnino. Adesso si inizia a vedere qualche bella trama di gioco, uno dei tratti distintivi di Coyle, che sta così confermando tutto il suo valore – val la pena rammentare che il Bolton ha operato in maniera marginale sul mercato estivo. Una delle poche delusioni di questa fine 2010 è giunta in Coppa di Lega, allorché, ironia della sorte, il Bolton ha perso di misura proprio al Turf Moor di Burnley. Una sorta di risarcimento minimo per i suoi ex tifosi, per i quali ora il buon Owen è diventato Giuda.

venerdì 19 novembre 2010

Ricominciamo

Finalmente sto recuperando le tante ore di fuso che mi hanno parecchio scombussolato dopo i viaggi in Cile e Corea del Sud. Un buon motivo per tornare a scrivere sul mio povero blog, abbandonato da circa un mese. Quale storia migliore da segnalare se non il mancato scontro tra AFC Wimbledon e MK Dons nel secondo turno di FA Cup. Il “vero” Wimbledon ha fatto il suo dovere, sconfiggendo per 3-2 nel replay l’Ebbsfleet in una partita decisa al 120° e dopo che i Dons avevano impattato solo all’ultimo minuto dei regolamentari. La “franchigia”, come definiscono in maniera spregiativa il Milton Keynes nel sud-ovest di Londra, è andata fuori ai rigori contro lo Stevenage. Peccato, sarebbe stata una sfida da non perdere, che però fra qualche hanno si potrebbe giocare in campionato, specialmente se il Wimbledon continuerà la sua scalata della piramide calcistica inglese.