domenica 28 settembre 2008

Il ruggito dei Tigers

Il ruggito dei Tigers
Clamorosa vittoria dell’Hull in casa della capolista Arsenal. Il Liverpool vince il derby grazie a una doppietta di Torres. Bene Chelsea e Manchester United.

La favola del giorno: una neo-promossa, alla prima stagione in assoluto nella massima divisione inglese, va a giocare all’Emirates Stadium della capolista Arsenal, passa in svantaggio dopo aver retto botta alla grande nel primo tempo, quindi non solo ribatte colpo su colpo agli attacchi dei Gunners, ma riesce addirittura a ribaltare il risultato, tornando nello Yorkshire con tre punti di platino.

Sì, quella dell’Hull City dell’esuberante – e bravissimo – manager Phil Brown è una bella favola ormai divenuta realtà. Una di quelle storie che tanto bene fanno a un campionato divenuto fin troppo prevedibile e scontato come la Premier. Finalmente una squadra di secondo piano che affronta a viso aperto una delle Big Four, gioca in maniera ordinata e costruisce una vittoria da sogno sulle prodezze di Geovanni e Cousin. A dare ancor più lustro all’impresa dei Tigers, va detto che l’Arsenal non ha disputato una gara troppo al di sotto delle sue possibilità – a parte le solite amnesie croniche sui corner – e che i vari Walcott e Fabregas si sono fatti valere come al loro solito.

Il big match di giornata era in programma al Goodison Park di Liverpool. Dopo un’ora di gioco dominata dalle difese e dal nervosismo sui Toffees un po’ troppo balbettanti di questo inizio stagione si è abbattuto il ciclone Fernando Torres. Due gol in tre minuti e per i padroni di casa è arrivata le terza – e più sanguinosa – sconfitta casalinga consecutiva.

Al Chelsea basta una prestazione “ordinaria” per avere la meglio dell’altra neo-promossa Stoke City – che in classifica fa molta più fatica dell’Hull. I gol di Bosingwa e Anelka (finalmente incisivo) assicurano ai Blues la vetta della classifica in coabitazione con il Liverpool, penalizzato però dall’inferiore differenza reti. I Potters riescono a impensierire un minimo i più titolati avversari solo sui calci piazzati e sulle poderose e lunghissime rimesse laterali di Rory Delap – roba da Guinness dei primati...

L’attuale inizio stagione del Manchester United ricalca un po’ quello dello scorso anno: qualche colpo a vuoto, pochi gol segnati e poi una graduale ripresa. Con il Bolton i Red Devils hanno dominato per buona parte della partita, ma sono riusciti a sblocare il risultato solo grazie a un genoroso rigore accordato per presunto (molto presunto...) fallo su Ronaldo. Il portoghese, alla prima rete in Premier, è apparso in netta progresso, pronto per rinverdire la sua partnership con Wayne Rooney – a proposito, che gol il suo!

Finalmente fa bene anche in trasferta il West Ham, ora quinto in classifica. Il team allenato da Gianfranco Zola era di scena nel derby del Craven Cottage – dove non perde dal 1966 – e approfittando di due topiche della difesa del Fulham e della sciocca espulsione rimediata da Andy Johnson riusciva a mettere al sicuro i tre punti già all’intervallo. Meno brillante del solito David Di Michele, sicuramente penalizzato dall’assenza del suo partner d’attacco Dean Ashton, di nuovo infortunato.

Il Manchester City non cancella la delusione dell’eliminazione in Coppa di Lega subita dal piccolo Brighton, ma se possibile fa anche peggio in quel di Wigan, dove cede di misura ai meno quotati padroni di casa. Più Zaki – il fenomeno egiziano dei Latics – che Robinho e per i Blues di Manchester arriva una preoccupante battuta d’arresto, per la verità “favorita” dal discutibile rigore del 2-1. Fa molto meglio del City l’Aston Villa, ora terzo in classifica, bravo a rimontare e poi a sconfiggere un Sunderland quanto mai coriaceo. Ancora a segno Carew.

In zona retrocessione fondamentale vittoria della matricola West Bromwich al Riverside di Middlesbrough, mentre Tottenham e Newcastle non la finiscono più di deludere e di preoccupare i loro tifosi. Spurs trafitti dall’ex Jermain Defoe a Portsmouth e Magpies che cedono in casa a un Blackburn abile a sfruttare la pessima difesa dei bianco-neri. Se al White Hart Lane Juande Ramos inizia a traballare, al St. James Park il nuovo arrivato Joe Kinnear forse sta già pensando di aver fatto un madornale errore ad accettare l’offerta del club del Nord dell’Inghilterra...

Articolo apparso su Goal.com

venerdì 26 settembre 2008

Caro biglietti

Altro piccolo frammento della trasferta a Birmingham. Sul treno ho fatto due chiacchiere con dei tifosi del QPR diretti a Coventry. Tutti contenti per i miglioramenti tecnici raggiunti dal loro team, non avevano gradito troppo l'aumento del costo dei biglietti in atto da quando c'è stato il cambio della guardia in società (si parla già di un massimo di ben 50 sterline per il match casalingo contro il Derby). Quando si dice il prezzo del successo...

mercoledì 24 settembre 2008

Una gita a Birmingham

Ecco finalmente il reportage sul viaggio a Birmingham, pubblicato oggi su Goal.com

È il grande favorito per la vittoria in Championship e di conseguenza per un pronto ritorno in Premier. Il Birmingham City secondo la maggior parte degli addetti ai lavori ha il potenziale per far sembrare l’inaspettata retrocessione patita a maggio – frutto di un disastroso fine stagione – un semplice incidente di percorso. Lo scorso sabato siamo andati a vedere di persona se i Blues sono così forti come tanti reputano.

La camminata dal centro della Second City d’Inghilterra verso il St Andrew’s Stadium è piacevole, e non dura più di 20 minuti. Poco prima dello stadio ci imbattiamo in una piccola moschea, a testimonianza di come nella città delle West Midlands sia nutrita la presenza di immigrati, soprattutto pakistani. L’impianto, che nel 2006 ha celebrato i 100 anni di attività, è in realtà per tre quarti nuovo – la ricostruzione ha avuto luogo a metà anni Novanta. La tribuna stampa però si trova nella vecchia Main Stand, spartana sì, ma che fa viaggiare subito la mente ai ricordi del calcio inglese dei bei tempi passati, quando le arene non erano tutte uguali e avevano molta personalità in più. Tutto sommato al St Andrew’s il mix di moderno e “antico” funziona bene, almeno dall’interno non si notano nette differenze tra le varie parti dello stadio. I 21mila spettatori accorsi per assistere alla partita (la capienza è intorno ai 30mila posti) sembrano avere pochi dubbi su chi uscirà vincitore, soprattutto perché gli avversari di turno del Blackpool navigano nella parte medio-bassa della classifica.

Il City è primo a pari merito con il Wolverhampton, ha vinto tutte e sei le gare disputate finora, tranne una pareggiata, e può contare su una rosa non troppo penalizzata dal cambio di categoria, anche grazie al parachute money previsto dalla Premier in caso di retrocessione (da quest’anno ben 14 milioni di euro). Sono andati via solo Olivier Kapo, Mikael Forssell e Mauro Zarate, che però qui era in prestito. La nuova stella della Lazio a Birmingham ha lasciato qualche buon ricordo, sebbene sia stato impiegato poco (14 presenze e 4 gol per lui), tanto che i compagni di squadra avevano chiesto alla società di farlo rimanere. E’ rimasto invece Martin Taylor, autore dello spaventoso fallo che poteva decretare la fine della carriera del giocatore dell’Arsenal Eduardo da Silva. Dopo il solito prepartita con la musica sparata a tutto volume, la tifoseria locale dà un segno della sua presenza cantando tutta insieme l’inno dei Blues, poi si fa sentire un po’ durante il primo quarto d’ora, quando in campo il City prova a fare la voce grossa. Il Blackpool, nobile decaduta del calcio d’oltre Manica che negli anni Quaranta e Cinquanta conobbe un periodo di gloria potendo contare tra le sue file sul grande Stanley Matthews, non ci sta a fare l’agnello sacrificale e ribatte colpo su colpo alle trame offensive dei padroni di casa. E il St Andrew’s placa tutti i suoi bollori.

Il trio dai piedi buoni, James Mc Fadden, Sebastian Larsson e Gary McSheffrey, combina poco. L’unico che farà vedere qualche lampo di gioco all’altezza della sua fama è lo scozzese ex Everton, che però tende sempre a tenere troppo il pallone e con il destro non prova nemmeno a fare i passaggi più elementari. Pessima la prestazione delle altre due stelline, così come quella dell’allampanato attaccante Cameron Jerome e del talentino olandese in prestito dall’AZ Kemy Agustien – sostituito per disperazione dall’ex manager della Scozia Alex Mc Leish. La miglior chance del primo tempo è dei Seasiders, ma Maik Taylor compie un paratone. Tuttavia nulla può quando la sua difesa si addormenta e lascia il centrattacco avversario Gary Taylor-Fletcher solo soletto sul filo del fuorigioco a stoppare la palla, mirare l’angoletto e segnare il più facile dei gol. Mc Leish spedisce in campo tutti gli attaccanti che ha – il veterano Kevin Phillips, tenuto a riposo dopo le fatiche del turno infrasettimanale, e l’ex Charlton Marcus Bent.

Finalmente il Birmigham si butta all’arrembaggio e assistiamo a fasi di gioco “all’inglese”, con corner a profusione e occasioni da rete in dosi industriali. A proposito della “britannicità” della partita, all’inizio in campo i non nati nel Regno Unito o in Irlanda sono solo cinque – una bella differenza rispetto alla Premier, dove gli stranieri sono 337 su 20 squadre... Improvvisamente, a poco meno di venti minuti dalla fine, si spegne la luce. I fan dei Blues ricadono in letargo, infastiditi dall’incapacità della loro squadra di trovare quanto meno il gol del pareggio. Il loro pensiero si può sintetizzare così: “Dovremmo giocare in Premier League e invece eccoci qua a regalare i tre punti a questi scarsoni del Blackpool”. Scarsoni che tali non sono, ovviamente, e che meritano la vittoria e i lunghi festeggiamenti tributatigli a fine gara dai circa 1.500 fan venuti dal Lancashire. Per Mc Fadden e compagni solo fischi. Chissà, forse li ritroveremo in Premier l’anno prossimo. Ma in un campionato duro ed equilibrato come la Championship inglese serve più grinta e determinazione di quella mostrata contro il Blackpool. Altrimenti il letargo del St Andrew’s sarà destinato a durare per molto tempo.

martedì 23 settembre 2008

Gol fantasma

Arbitro e guardalinee di Watford-Reading, giocata sabato al Vicarage Road, hanno preso l'abbaglio più grande della loro carriera. Hanno concesso ai Royals un gol che solo loro avevano visto, dal momento che la palla aveva chiaramente colpito la traversa e non si era mai troppo avvicinata alla linea di porta. Un errore così marchiano che il manager del Reading, quel gran signore che risponde al nome di Steve Coppell, si era detto disponibile alla ripetizione della partita. Ora la Football League ha appena confermato che non si rigiocherà. Peccato, anche solo per il gesto di Coppell sarebbe valsa la pena procedere con la ripetizione.

lunedì 22 settembre 2008

Pari allo Stamford Bridge, l’Arsenal ringrazia e vola in testa

Uscito oggi su Goal.com

La madre di tutte le partite, che per il Chelsea rappresentava la rivincita per i due trofei persi sul filo di lana la scorsa stagione e per il Manchester United l’occasione di riscatto dopo un inizio campagna poco esaltante, finisce con un pareggio quanto mai salomonico. Per i due allenatori è il classico discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: Sir Alex può essere contento di come i suoi abbiano dominato i rivali nelle prime fasi di gioco, dell’ottima prova di Rooney e del carattere mostrato dalla squadra dopo qualche recente passo falso, però non avrà gradito il calo del secondo tempo e il facile gol concesso a Kalou su azione da gioco fermo. Scolari, al contrario, avrà apprezzato di più la reazione dei suoi nella seconda frazione di gara, molto meno il balbettante inizio e la scarsa incisività di Anelka. In attesa della miglior forma fisica sia di Ronaldo che di Drogba – impiegati solo per uno scorcio di partita – alla fine il pareggio può comunque accontentare i due manager, oltre a rappresentare la logica conclusione di un incontro a tratti bello e spettacolare.

A Bolton l’Arsenal in passato ha conosciuto amare delusioni. Anche sabato tutto sembrava presagire l’ennesima trasferta negativa dalle parti del Reebok Stadium. E invece al vantaggio dei padroni di casa con Davies i Gunners rispondevano con un uno-due degno di Tyson. Nello spazio di poco più di un minuto Eboué e Bendtner ridavano il sorriso ad Arsene Wenger, che però doveva soffrire sino all’ultimo per avere la garanzia dei tre punti e della seconda vittoria consecutiva in trasferta. Prima del definitivo 3-1 di Denilson, infatti, i Trotters mettevano in difficoltà la nuova capolista solitaria della Premier.

Lo Stoke non vince ad Anfield Road dal lontano 1959, però nel match appena mandato in archivio la strategia di Tony Pulis tutto prevedeva tranne che portare minacce alla porta di Reina. Per essere più espliciti, la neopromossa era giunta a Liverpool con l’intento di metter su un catenaccio da far invidia al mago Herrera. In realtà dopo soli due minuti ci penserebbe Gerrard a scompaginare i piani del tecnico dei Potters con il suo centesimo gol in maglia rossa, ma l’arbitro misteriosamente annulla, per la rabbia di Stevie G. e di Benitez (che a fine gara si lamenterà molto della decisione di Mariner). I seguenti 90 minuti di assedio alla porta di Sorensen si rivelano infruttuosi. Occasione sprecata per un Liverpool dove Dossena non sfigura.

Fa invece una pessima impressione il Portsmouth a casa dei nuovi ricchi del Manchester City. Sei gol subiti – tutti da giocatori diversi – e zero segnati. Peggio di così... Ovviamente tra i marcatori ci sono Jo, Wright Phillips e Robinho, i nuovi (o quasi) idoli del popolo dei Blues di Manchester.

Un fantastico Di Michele (doppietta) maramaldeggia sulle spoglie del Newcastle, club e squadra allo sbando come ce ne sono pochi ora al mondo. Grande iniezione di fiducia per Zola, alla prima presenza in panchina degli Irons, che al Boleyn Ground hanno l’invidiabile record di tre vittorie su altrettante partite. Ora a Magic Box tocca iniziare a raccogliere punti in trasferta.

I due derby di giornata terminano con una vittoria della squadra in casa – il Sunderland supera il Middlesbrough con due gol del redivivo Chopra – e una di quella in trasferta – l’Aston Villa che piega il West Bromwich e si issa al quarto posto.

Annotazione finale sull’ultima in classifica, che è incredibilmente il Tottenham. Lo 0-0 interno con il Wigan è stato accolto male dai tifosi – che hanno fischiato – e da Juande Ramos. In settimana l’ex tecnico del Siviglia ha pubblicamente ammesso che il suo team si è indebolito rispetto allo scorso anno. E se lo dice lui...

Di ritorno da Birmingham

Sabato, trovandomi di "passaggio" a Londra, ne ho approfittato per fare un salto a Birmingham e vedere il match tra City e Blackpool. A breve farò un reportage sulla partita, per adesso solo un paio di veloci considerazioni: il St Andrew's, sebbene per tre quarti abbastanza nuovo, ha ancora molto del fascino dei vecchi stadi inglesi, mentre i tifosi dei Blues mi hanno a dir poco deluso. Sarà che si trovano fuori posto in Championship, sarà che la squadra ha giocato male nonostante l'alto tasso tecnico a disposizione, ma rare volte in Inghilterra ho visto una tifoseria più tiepida...

martedì 16 settembre 2008

La rivincita del Liverpool

Solito punto sulla Premier pubblicato oggi su Goal.com

Rafa Benitez aveva molto di cui preoccuparsi alla vigilia del sentitissimo derby del Lancashire contro il Manchester United: il valore degli avversari, nei cui confronti vantava una striscia negativa di cinque sconfitte consecutive in campionato, le cattive condizioni di Torres e Gerrard e sopratutto le recenti prestazioni non eccelse dei suoi ragazzi.

L’inizio della partita contro i Red Devils non faceva che confermare tutti i timori del tecnico spagnolo. Pronti via e Tevez bissava il gol dello scorso anno ad Anfield. Nel resto della gara, ecco invece uscir fuori il miglior Liverpool della stagione, a tratti arrembante e capace di produrre un pressing asfissiante con i magistrali Mascherano e Xabi Alonso a menare le danze. Lo United, ancora orfano di Ronaldo, subiva troppo, con Berbatov ancora non perfettamente inserito nei meccanismi offensivi di Sir Alex e Rooney a corto di fiato dopo l’impegno infrasettimanale in nazionale. Sebbene i gol siano stati due cortesi regali della difesa dei campioni d’Europa, il Liverpool ha meritato il successo. Ora Benitez incomincia a vedere il sereno all’orizzonte, in attesa del pieno recupero della coppia Torres & Gerrard, dei progressi di Dossena (sabato assente) e del pieno inserimento del nuovo arrivato Reira (ancora solo a sprazzi). Manchester United rimandato, ma dopo la gara di Champions con il Villareal la prova d’appello in Premier è allo Stamford Bridge.

L’altro big match di giornata era Manchester City-Chelsea, subito etichettato come il “clash of the cash”, chiaro riferimento alle proprietà miliardiarie dei due club – leggi anche alla voce petrodollari contro petrorubli”. In realtà gli incroci e le storie che la contesa proponeva erano anche altre. Che dire del quasi Blues Robinho, subito in gol al suo esordio con la maglia dei padroni di casa? Oppure dell’ex Anelka, “ovviamente” in rete per il 3-1 che ha chiuso un match tra i più belli di questo inizio stagione? Alla fine sull’esuberanza dei vari Wright Phillips (altro ex con il dente avvelenato), Ireland e Jo (così così la sua prima con la divisa dei Citizens) è stata sconfitta dal gioco ragionato, pratico e vincente di Scolari, il cui unico cruccio di giornata è rappresentato dall’ingiusta espulsione di Terry. Il Chelsea ha fatto ricorso, sperando di avere JT per la rivincita con lo United.

Ottima prestazione dell’Arsenal, bello ma finalmente anche molto concreto. A Blackburn brilla la stella di Adebayor, autore di una tripletta dopo l’astinenza delle prime gare. Bene anche l’eroe di Zagabria Theo Walcott, fantastico nell’assist per l’1-0 di Van Persie. Il team di Wenger ha resistito bene agli attacchi dei Rovers nel primo tempo, segnando a metà e fine frazione. Poi nei secondi 45 minuti è stato un dominio assoluto dell’ottimo centrocampo dei Gunners – accanto a Fabregas sta crescendo molto anche Denilson – con Adebayor a infierire sui ragazzi di Ince. Due sconfitte consecutive con otto gol al passivo, l’inquietante record del Blackburn negli ultimi turni.

Per la serie squadre allo sbando, il Newcastle dopo il traumatico addio di Kevin Keegan crolla in casa con la neopromossa Hull, sette punti in quattro partite. Alzi la mano chi avrebbe detto che a questo punto della stagione i Tigers sarebbero stati quarti (noi no...). La Toon Army è esasperata, soprattutto con la pessima gestione del proprietario Mike Ashley – a cui è stato chiesto di non andare più in curva con i tifosi e che lunedì pare aver espresso l’intenzione di vendere la società... La prima di Zola alla guida del West Ham – anche se formalmente ha assunto l’incarico solo da ieri – finisce con la prima vittoria in campionato del West Bromwich. Per gli Irons dell’East End tante recriminazioni, una difesa da registrare e un Di Michele subito in evidenza – proprizia l’1-1 ma poi si mangia il possibile 3-2. Continua a stupire il Fulham di Hodgson, ottimo 2-1 sul Bolton con supergol di Zamora. Segnando la doppietta che stende il Middlesbrough, Defoe manda un chiaro messaggio a Capello, mentre lo Stoke neopromossa terribile cade in casa al cospetto di un Everton in crescita.

Nel Monday Night il Tottenham perde la terza partita su quattro e rimane clamorosamente ultimo. L’anno scorso al White Hart Lane l’Aston Villa buttò alle ortiche un vantaggio di tre reti (da 4-1 a 4-4), ma questa volta ha saputo respingere bene l’arrembaggio finale degli Spurs, ancora deludenti. Sai che novità, verrebbe da dire.

lunedì 15 settembre 2008

Che brutta notizia...

Oliver Kingonzila era una giovane promessa del Barnet, club di Londra nord che milita nella quarta serie del calcio inglese. Nella notte tra venerdì e sabato è stato accoltellato a morte durante un rissa scoppiata fuori da un locale della capitale. Dall’inizio dell’anno, Kingonzila è il ventunesimo ragazzo ucciso a Londra con armi da taglio, così maledettamente “in voga” tra i giovanissimi d’oltre Manica. Rest in peace, Oliver.

venerdì 12 settembre 2008

L'oro della Premier non è uguale per tutti...

Pubblicato oggi su Goal.com

“L’abbiamo dovuto vendere per un pacchetto di patatine”. Così si è espresso in estate il presidente del Crystal Palace Simon Jordan in merito alla cifra che il Tottenham ha dovuto versare nelle casse delle Eagles di Selhurst Park per assicurarsi i servigi del giovanissimo centrocampista offensivo John Bostock – seguito da mesi anche da Arsenal e Barcellona. Non essendo riuscito a trovare un accordo con gli Spurs, Jordan si era rivolto al “tribunale” della Football League per ottenere un arbitrato sulla questione. Risultato: invece dei due milioni di sterline, più eventuale altro mezzo milione in bonus vari, richiesti dal buon Simon, il Tottenham se l’è cavata con la “miseria” di 700mila sterline. Troppo poco. Un grandissimo prospetto come Bostock, uno che ha esordito in prima squadra a fine ottobre 2007 quando era solo quindicenne, stabilendo il nuovo record della compagine di Londra sud, vale molto di più. Soprattutto se consideriamo i prezzi di mercato della Premier, campionato che nella campagna acquisti appena conclusa si calcola abbia movimentato la bellezza di 500 milioni di sterline, 30 in più dell’estate precedente.

Tutti sanno delle varie cifre folli spese per Robinho o Berbatov, ma il termine di paragone per comprendere quanto siano inflazionati i prezzi dei giocatori della Premier lo possono fare gente come Marouane Fellaini, centrocampista belga di belle speranze che l’Everton ha pagato 15 milioni di sterline – quasi 20 milioni di euro – o la stellina gallese Aaron Ramsey, uno più o meno del valore di Bostock, che all’Arsenal è costato 5 milioni. Allora come non dare ragione al povero Jordan, che forse avrà pure esagerato con la battuta sul pacchetto di patatine, ma ha sicuramente lanciato un giusto grido di allarme.

Quello di Bostock, infatti, è un precedente molto scomodo. Se su una giovane promessa un organismo arbitrale della Football League appiccica un cartellino con un prezzo troppo basso, nettamente fuori mercato, quale sarà il destino delle piccole che investono sul vivaio per tirare avanti la carretta? Continueranno a puntare forte sui giovani, cosa che alcune grandi con capitali immensi alle spalle – leggi Manchester City e in parte Chelsea – pare non interessare più, oppure rivedranno i loro piani? Alle big potrebbe bastare trovare un accordo con il giovane di turno – come puntualmente accaduto nel caso Bostock – e poi affidarsi alle solite schermaglie legali per risparmiare sul cartellino. Così il divario economico tra i top team e il resto del panorama inglese si amplierebbe, il tutto a danno del movimento nel suo complesso.

Intanto all’ex promessa delle Eagles londinesi e al suo agente – il patrigno – è stato negato a tempo indeterminato l’accesso al Selhurst Park...

mercoledì 10 settembre 2008

Magic Box

Nel post precedente la buttavo un po’ sul ridere in merito alla nomina del nuovo manager del West Ham. Forse adesso, con Gianfranco Zola ormai dato come sicuro successore di Alan Curbishley, per tanti tifosi degli Irons ci sarà poco da stare allegri. Non perché Zola non sia persona capace e seria, ma avere come allenatore uno dei simboli dell’odiato Chelsea non deve essere il massimo della vita… tutto ciò sempre ragionando con “parametri” un po’ retrò, quando queste cose contavano.

domenica 7 settembre 2008

Divertente

Letto sul web. Un tifoso del West Ham suggeriva il nome di Danny Dyer come nuovo allenatore degli Irons. Chi era costui? Il super coatto del film “The Football Factory” – pellicola mai uscita in Italia, in cui il buon Danny faceva il leader di un gruppo di hooligan del Chelsea – e il presentatore della serie televisiva “The Real Football Factory – andata in onda su uno dei canali del bouquet di Sky, ma non ricordo bene quale. Come battuta non era male, anche per sdrammatizzare la situazione non certo idilliaca che deve regnare ora al Boleyn Ground.
P.S. ovviamente Danny Dyer è un grande tifoso del West Ham...

venerdì 5 settembre 2008

Luton, Siberia

Articolo apparso ieri su Goal.com. In realtà sul sito mi hanno cambiato il titolo, qui provo a mantenere quello che avevo scelto io...

Di questi tempi i tifosi del Luton Town, squadra dell’omonima cittadina alle porte di Londra, stanno vivendo un incubo che sembra non avere mai fine. Eppure solo poco più di due anni fa il club si ritrovava a disputare non senza qualche ambizione la Championship, ovvero la Serie B inglese, tanto che il 26 ottobre un sonante 5-1 rifilato al Leeds United lo issò fino al quinto posto in classifica. Poi la crisi finanziaria che attanaglia da anni gli Hatters ha costretto la dirigenza a vendere i giocatori più di valore e a puntare forte su giovani inesperti e qualche vecchio marpione raccattato qua e là a parametro zero. Risultato: due retrocessioni in altrettante stagioni, l’ultima causata anche da una penalizzazione di 10 punti scattata in automatico per essere entrati in amministrazione controllata. Insomma, una compagine che negli anni Ottanta era di casa nell’allora First Division (famoso il suo campo in sintetico tra il 1985 e il 1991) e che nel 1988 si levava l’enorme soddisfazione di vincere una Coppa di Lega sconfiggendo in finale per 3-2 niente meno che l’Arsenal, si ritrova adesso ai margini del calcio professionistico inglese. Ma non è finita qui. Dopo quattro giornate di campionato il Luton è ultimo in classifica a -23 punti. Colpa dell’ennesimo provvedimento draconiano preso nei confronti degli Hatters (i cappellai) dalle autorità calcistiche inglesi. Il 9 agosto, giorno dell’esordio in League Two contro il Port Vale, la classifica del Luton partiva addirittura da un “siberiano” -30, 20 punti in meno per le solite irregolarità amministrative a cui se ne aggiungevano altri 10 per la violazione della normativa federale sulle trattative con gli agenti.

Se tale severità fosse applicata anche in Italia, non oseremmo pensare dove sarebbero ora alcuni club nostrani. Però a essere onesti, e a rileggersi un po’ di notizie di poco più di un anno fa, c’è da dire che anche in Inghilterra alle grandi qualche volta viene riservato un trattamento di favore. Almeno così la pensano i sostenitori dello Sheffield United, che nel 2006-07 speravano che il loro team potesse mantenere lo status di Premier League team perso sul campo grazie alla penalizzazione inflitta ai diretti rivali del West Ham, colpevoli di aver fatto un po’ di imbrogli per mettere sotto contratto l’Apache Carlitos Tevez. Gli Irons se la cavarono con una multa salata – sei milioni di sterline – ma nessun punto in meno in classifica. Un precedente scomodo, molto indigesto sia per la compagine dello Yorkshire che per il Luton, che si sente ingiustamente perseguitato e vittima di una sorta di accanimento giudiziario.
Ma questa storia induce anche ad altre riflessioni. Il divario tra i ricconi della Premier – dove adesso sono atterrati anche gli Arabi, per la gioia degli Oasis – e il resto del football professionistico inglese è ormai paragonabile alla fossa delle Marianne. Nelle divisioni minori in tante se la passano male, vuoi perché i soldi sono molti, ma molti di meno, vuoi perché il miraggio di un posto tra le venti formazioni di elite porta a fare investimenti folli che troppo spesso si rivelano infruttuosi. E i meno10 dieci in classifica fioccano come la neve sull’Everest (vedi Leeds lo scorso anno o Bournemouth e Rotherham sempre in League Two in questa stagione). Ma la cattiva amministrazione a volte è dettata da puri intenti di speculazione economica. I tifosi degli Hatters si chiedono come sia possibile che dopo aver raccolto quasi 20 milioni di euro dalla vendita dei propri gioielli, il Luton si sia trovato ancora in difficoltà finanziarie. Intanto all’orizzonte sembra esserci un timido raggio di sole, rappresentato dal consorzio che ha rilevato la società e che per il momento sembra aver imboccato la giusta strada a livello gestionale. In bocca al lupo!

giovedì 4 settembre 2008

Gli Sceicchi fanno ricca l'altra metà di Manchester

L'articolo che ho scritto per il Manifesto di ieri.

In Inghilterra l'ultimo giorno di mercato è stato all'insegna dei fuochi d'artificio in stile cerimonia d'apertura olimpica. Per un Berbatov che va al Manchester United per circa 38 milioni di euro c'è un Pavlyuchenko che si accasa al Tottenham per 17 milioni, mentre anche l'Everton allarga i cordoni della borsa e spende una ventina di milioni per il semi sconosciuto centrocampista belga Fellaini. Ma il botto più grosso lo fa il Manchester City, soffiando niente meno che Robinho al Chelsea con un offerta finale in stile Abramovich: 42 milioni (nuovo record britannico).
La sorpresa nella sorpresa è che a firmare l'assegno che intascherà il Real Madrid non sarà più Thaksin Shinawatra, ex premier thailandese e ora anche discusso ex proprietario dei Blues del Lancashire. Al suo posto, poche ore prima del blitz per l'asso brasiliano, è subentrata la Abu Dhabi United Group for Development and Investment, società che avrebbe alle sue spalle membri della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti e che fa capo a Sulaiman al-Fahim. Il deus ex machina dell'operazione è uno dei più affermati uomini d'affari di tutto il Medio Oriente e amministratore delegato della Hydra Property, compagnia che ha tirato su buona parte dei grattacieli ultra-moderni di Dubai.

Uno che, hanno spifferato ai media inglesi persone a lui vicine, ha comprato il City per 200 milioni di sterline (250 milioni di euro) perché «adora guardare la Premier in televisione». Soprannominato il Donald Trump del Golfo, il buon Sulaiman non vede l'ora che il mercato trasferimenti si riapra, tanto che ha già dichiarato che per scippare Cristiano Ronaldo al Manchester United degli americani farà un'offerta di 160 milioni di euro e che in tre anni, a botte di ulteriori 30 milioni a giocatore, vuole vincere assolutamente la Champions League. Roba da far impallidire le campagne acquisti miliardarie di Roman Abramovich al Chelsea - a cui si «ispira» dichiaratamente la nuova dirigenza del team tanto caro agli Oasis.

Insomma, il City, che non vince un campionato dal lontano 1968, si appresterebbe non solo a scardinare l'oligopolio delle Big Four (Manchester United, Chelsea, Arsenal e Liverpool) in Inghilterra, ma a divenire una delle super-potenze del football europeo. Per adesso si può fregiare del titolo di club più ricco del mondo, visto che il patrimonio complessivo dei nuovi padroni - al-Fahim con i suoi appartamenti di lusso e gli sceicchi di Abu Dhabi con i petro-dollari - è stimato in parecchie decine di miliardi di euro. Se le grandi della Premier cominciano a preoccuparsi, gli alti dirigenti della massima divisione professionistica inglese avranno tirato un bel sospiro di sollievo all'idea di essersi sbarazzati di un personaggio scomodo e dal curriculum vitae fin troppo inzaccherato come Shinawatra. Il magnate delle telecomunicazioni si era trasferito in Inghilterra nel settembre 2006 dopo essere stato destituito dalla sua carica di primo ministro a causa di un golpe dei militari. Solo 14 mesi fa aveva acquistato il City per un centinaio di milioni di euro - adesso lo ha rivenduto a più del doppio. Una mossa «dovuta», dal momento che l'Alta Corte thailandese mantiene tuttora buona parte dei suoi beni congelati in attesa del processo per corruzione.

Arrestato e poi subito rilasciato su cauzione al suo ritorno in patria lo scorso febbraio, Shinawatra è poi riuscito a tornare nel Regno Unito, dove a inizio agosto ha chiesto asilo politico. Proprio lui, che Amnesty International reputa responsabile di enormi violazioni dei diritti umani. Tra un miliardario dal controverso passato che passa la mano e uno dal patrimonio praticamente illimitato che arriva, le società della Premier si ritrovano a essere sempre di più l'oggetto del desiderio di grandi investitori stranieri - che infatti sono ai vertici di metà delle squadre iscritte al campionato 2008-09. I businessmen d'oltre Manica pompano milioni in un mercato ritenuto in forte espansione, dove al binomio diritti tv-merchandasing si accompagna ancora un ruolo significativo degli incassi ai botteghini degli stadi. Sarà perchè gli impianti sono (quasi) sempre pieni e perché i prezzi dei biglietti sono salatissimi, ma in Inghilterra gli introiti dei club sono divisi in maniera abbastanza equa, a differenza dell'Italia, dove la voce diritti televisivi la fa da padrone. Da più parti ci si inizia a chiedere che cosa accadrà se dovesse scoppiare la bolla del football. Gli stranieri saranno i primi ad abbandonare la nave che affonda? Possibile, ma intanto nelle coppe europee il calcio inglese domina, mentre nei ricchi mercati asiatici fa sempre più proseliti. E sul mercato trasferimenti le compagini della Premier ogni estate spendono sempre più soldi. Si parla di un aumento di circa 40 milioni in più dei quasi 600 spesi lo scorso anno. Un record destinato ad essere frantumato, almeno a detta di mister Sulaiman al-Fahim. Al ritorno in campo dopo la pausa per le nazionali, il calendario propone il match tra il Manchester City e il Chelsea di Abramovich. Quando si dice gli scherzi del destino.

lunedì 1 settembre 2008

Maledetto odio settario

La scorsa notte Neil Lennon, ex giocatore e adesso membro dello staff tecnico del Celtic, è stato aggredito da due sconosciuti. Dopo essere svenuto a causa delle percosse ricevute, Lennon è stato ricoverato in ospedale, dove fortunatamente gli sono stati dati pochi giorni di prognosi. Dubbi sulla natura settaria del brutto episodio ce ne sono pochi. L'ex capitano dei Bhoys è un nordirlandese di fede cattolica e già in passato è stato fatto oggetto di pesanti minacce da parte di esaltati di religione protestante. Evidentemente qualche tifoso dei Rangers non ha trovato di meglio che festeggiare il 4-2 inflitto ai rivali nell'Old Firm Derby di ieri rinfocolando il mai sopito odio tra cattolici e protestanti. La cosa buffa è che sul sito di un importante giornale sportivo italiano si legge che a picchiare Lennon siano stati dei supporter del Celtic...

Grandi avanti piano

Non ci vorremmo ripetere, ma, come scritto la settimana scorsa, abbiamo la netta impressione che le grandi del calcio inglese siano alla ricerca di uno stato di forma decente. La classifica cortissima della Premier dopo tre giornate dimostra come i meccanismi di alcuni top-team debbano ancora essere oliati alla perfezione, in attesa del rientro di qualche infortunato di troppo. Nel fine settimana appena trascorso le due capolista Chelsea e Liverpool hanno fornito delle prove ben poco soddisfacenti. Meglio ha fatto l’Arsenal, tornato alla vittoria, mentre il Manchester United dovrà recuperare in seguito la sfida con il Fulham a causa dell’impegno in Super Coppa – peraltro perso male dagli uomini di Ferguson. Ma analizziamo più nel dettaglio la giornata, sperando che l’equilibrio attuale duri fino a maggio.

Partiamo con il Chelsea, che si fa bloccare in casa dal Tottenham. Nell’1-1 finale per gli Spurs c’è, nel bene e nel male, la firma del loro attaccante Darren Bent, che prima propizia con una comica svirgolata il gol di Belletti e poi insacca allo scadere del primo tempo approfittando di una fortunata carambola nei pressi dell’area di rigore dei padroni di casa. I Blues giocano meglio, anche se risentono un bel po’ dell’assenza di Drogba in attacco, dove Anelka punge poco. Dal grande possesso palla della seconda frazione di gioco scaturiscono poche occasioni, ma Scolari si dice lo steso soddisfatto per aver incamerato il settimo punto in tre partite. Juande Ramos si porta a casa il primo punto della nuova campagna, in attesa di poter contare sulle prestazioni del neo-acquisto Pavlyuchenko.

Non fa meglio il Liverpool, che al Villa Park impatta 0-0 in un match per ampi tratti noioso. Priva di Gerrard – a proposito, Capello se l’è presa con Benitez per non essere stato avvertito in tempo dell’operazione di Steve G., che così salterà i match di qualificazione ai mondiali – in corso d’opera la compagine della Merseyside si è trovata a far a meno anche di Torres, uscito per infortunio. Solita prova di sostanza dei Villans, guidati dal capitano Gareth Barry, che in estate era dato ormai come sicuro partente con destinazione Anfield.

L’Arsenal rialza subito la testa dopo la brutta prestazione in casa del Fulham. Gli uomini di Wenger giocano tutti bene nel facile 3-0 inflitto al Newcastle. Menzione speciale per Van Persie e Denilson – che al Craven Cottage erano stati tra i peggiori in campo – entrambi a segno. L’olandese, che ha anche colpito un palo, ha realizzato un doppietta a dir poco “rigenerante”. Spettacolare il secondo gol – il più bello della giornata di Premier – frutto di una di quelle manovre corali che è il marchio di fabbrica dei Gunners. Che dire dei Magpies. Dopo i 3-0 già rimediati la scorsa stagione all’Emirates in campionato e coppa, la musica non cambia un granché. A parziale giustificazione dell’opaca prova del team di Keegan c’erano le tante assenze – Martins e Duff in primis. Però allo stato attuale l’impressione è che al club del Nord dell’Inghilterra per entrare nelle prime otto serva un vero miracolo.

Il Portsmouth, reduce da sei sconfitte consecutive (contando anche il 2007-08) umilia l’Everton a domicilio. Sugli scudi Defoe e il portiere della nazionale James, bravo a stroncare sul nascere la rimonta dei Toffees parando un rigore all’ex Yakubu. A proposito di penalty sbagliati, il conto a fine giornata ammontava a ben tre – ininfluente la traversa di Downing nel 2-1 rifilato dall’ottimo Middlesbrough di questi tempi allo Stoke e ben più grave l’errore di Roberts al Boleyn Ground contro il West Ham. A proposito degli Irons, il loro 4-1 al Blackburn del “traditore” Ince è forse il risultato più bugiardo di questo inizio stagione, ma permette alla formazione guidata dal contestatissimo Curbishley di far registrare il miglior inizio di campionato in nove anni di Premier.

Lo score più eclatante della giornata è il 5-0 con cui il Wigan ha asfaltato l’Hull al KC Stadium. Niente da fare per la matricola terribile, senza scampo contro i Latics che già avevano ben impressionato nelle due sconfitte a Londra con il West Ham e in casa con il Chelsea.

Chiosa finale sul ritorno di Shaun Wright-Phillips al Manchester City dopo tre stagioni non memorabili al Chelsea. Da ricordare, invece, la sua doppietta che spiana la strada alla squadra di Hughes nel trionfale 3-0 sul campo del Sunderland.

Articolo pubblicato oggi su Goal.com