martedì 19 ottobre 2010

Piccola pausa

Fino a metà novembre sarò in giro tra Cile e Corea del Sud per vari impegni di lavoro (che mi hanno già impedito di aggiornare con regolarità il blog negli ultimi giorni). Ho paura che a breve termine avrò ancora meno tempo da dedicare al calcio inglese...Però almeno a dicembre dovrei rimanere sempre a Roma - e trovare il modo di scrivere anche un nuovo libro, che dovrebbe avere una gestazione molto lungo. Il tempo è poco, le cose da fare tante.

Il City si avvicina alla vetta

Nessuna delle grandi incanta, in un fine settimana scombussolato dalle voci di mercato che vorrebbero Wayne Rooney sul punto di lasciare l’Old Trafford. Intanto aumenta l’equilibrio in vetta alla classifica, dove il Manchester City consolida il suo secondo posto.

COS'E' SUCCESSO – Senza Drogba e Lampard, la capolista Chelsea non va oltre il pareggio al Villa Park e allora il Manchester City riduce a soli due punti il divario in classifica. La squadra allenata da Roberto Mancini non brilla, ma a Blackpool si impone nel finale grazie ai lampi di Carlitos Tevez e di Silva. Torna alla vittoria dopo due passi falsi l’Arsenal, bravo a rimontare un coriaceo Birmingham City. Anche il Tottenham recupera un gol di svantaggio e infligge la prima sconfitta stagionale al Fulham. Il Manchester United getta alle ortiche un doppio vantaggio e il West Bromwich può così festeggiare un altro fine settimana passato al sesto posto. Il derby della paura andato in scena al Goodison Park finisce in trionfo per l’Everton e nel dramma per il Liverpool (che con Rafa Benitez aveva vinto le ultime tre stracittadine consecutive). Non è da escludere che la nuova proprietà stia già pensando a un cambio di allenatore, visto che Roy Hodgson ha sempre meno estimatori dalle parti di Anfield Road.

IL TOP – Servivano le sue giocate e la sua fantasia, per rivitalizzare una manovra fin troppo prevedibile come quella palesata per oltre un’ora a Bloomfield Road dal Manchester City. David Silva ha senza dubbio dato la scossa alla sua squadra, contribuendo con un gol e un assist alla conquista di tre punti di fondamentale importanza nella lotta per il titolo. Probabile che in futuro Mancini lo utilizzi con maggiore continuità.

IL FLOP – Di papere come quelle fatte sabato, in particolare in occasione del gol del definitivo pareggio del West Bromwich Albion, Edwin Van Der Sar non ne combinava forse dai tempi in cui giocava alla Juventus. La sua squadra non sta sicuramente attraversando un momento felicissimo, ma lui ha contribuito a tenerla lontana dalla vetta. Che sia arrivato il momento delle pensione per il portiere olandese, che a brevissimo compirà 40 anni?

LA SORPRESA – Roberto Di Matteo aveva iniziato la sua avventura in Premier con il tragico pomeriggio dello Stamford Bridge (0-6). Non si è scomposto, ha serrato i ranghi e spiegato alla perfezione i suoi schemi, tanto che ora il suo West Bromwich si ritrova in piena zona Europa League ed è andato vicino all’impresa di vincere all’Old Trafford dopo 32 anni. Il premio di allenatore del mese per settembre fa già bella mostra di sé in bacheca, la possibilità di fare il bis “rischia” di diventare molto concreta.

TOH CHI SI RIVEDE – La sua acquisizione dal Lens stava per costare al Chelsea il blocco del mercato e a lui quattro mesi di squalifica. Poi tutto si è risolto per il meglio e ora, nonostante la sua giovane età, Gael Kakuta è a tutti gli effetti un membro della rosa dei Blues. Al Villa Park ha giocato la sua prima partita da titolare in Premier, senza però impressionare. Avrà tempo per rifarsi.

LA CHICCA – Ben tre gol realizzati nel corso dell’ottava giornata andavano annullati per fuori gioco. Due, il raddoppio di Mikel Arteta nel derby di Liverpool e il 2-1 di Tom Huddleston al Craven Cottage, per un fuori gioco passivo che tale non era – e che arbitri e guardialinee fanno sempre più fatica a notare –, il terzo, l’1-0 di Tevez a Blackpool, perché l’Apache era oltre la linea difensiva dei Tangerines, doppiamente sfortunati, dal momento che avevano impressionato più degli avversari e si sono pure visti penalizzare dal direttore di gara.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Arsene Wenger lo ha prelevato dal Bordeaux a parametro zero. Dopo un primo periodo di ambientamento, Marouane Chamakh sta dimostrando di essere un attaccante di buon livello e con un discreto fiuto del gol – quello di sabato al Birmingham è stato il terzo realizzato in Premier. Certo, ora il suo cartellino non è proprio a buon prezzo…

Scritto per Goal.com

giovedì 7 ottobre 2010

Bebè, l'oggetto misterioso dello United

Finora ha giocato solo una manciata di minuti in Coppa di Lega con lo Scounthorpe e in Premier contro il Sunderland, senza peraltro impressionare un granché. A dirla tutta il ventenne attaccante portoghese Bebè non ha suscitato grande entusiasmo nemmeno nel campionato riserve, dove si esibisce con più costanza con indosso la maglia del Manchester United. Eppure i Red Devils lo hanno prelevato dal piccolo club lusitano del Vitoria Guimaraes per una cifra importante: poco più di otto milioni di euro. Il Vitoria lo aveva appena preso per una manciata di euro dalla compagine di terza divisione Estrela Amadora, ricavando da tutta l’operazione un bel gruzzolo di denari. Non è andata male nemmeno al nuovo agente di Bebè, Jorge Mendes. Lo stesso dell’ex allenatore del Portogallo – cacciato da poco per le figuracce rimediate nei primi match di qualificazione a Euro 2012 – Carlos Queiroz, a sua volta ex vice di Alex Ferguson al Manchester United e colui che pare abbia consigliato allo scozzese di mettere sotto contratto il giovane attaccante. L’unico a uscirne male da tutta questa storia è il vecchio agente ai tempi dell’Estrela, Gonçalo Reis, intenzionato a fare ricorso alla FIFA per presunti abusi da parte di Mendes.

Ad affare concluso, il tecnico scozzese dello United ha candidamente ammesso di non aver mai visto giocare Bebè. Né dal vivo, né quanto meno in televisione. Chissà, forse non sapeva nemmeno che il nostro, che in realtà si chiama Tiago Manuel Dias Correa, lo scorso anno allo European Street Football Festival tenutosi in Bosnia segnò ben 40 gol in sole sei partite. Purtroppo per lui lo sforzo non gli valse una convocazione per il Mondiale degli Homeless di Milano, in quanto le scelte per la selezione portoghese erano già state fatte. Già, la strada. Bebè ha imparato a giocare a calcio proprio nei vicoli della periferia di Lisbona, nel quartiere di Loures, dove era ospite di un orfanotrofio. La sua infanzia, infatti, non è stata per nulla semplice. I genitori, originari di Capo Verde, erano così poveri da non poterlo mantenere e si videro costretti ad affidarlo alle cure dello Stato.

I ben informati lo dipingono come una sorta di erede di Cristiano Ronaldo – un altro che arrivò al Manchester United un po’ a sorpresa. Destro ben “educato”, buon colpitore di testa, dotato di una velocità ragguardevole e in grado di giocare come esterno offensivo, prima e seconda punta, questo in estrema sintesi il tabellino degli osservatori che lo hanno ammirato sciorinare una serie di prestazioni convincenti nelle amichevoli stagionali disputate dal Vitoria. Certo, gli avversari rispondevano al nome di Bragança e Groningen, non esattamente la crema del football europeo ma tant’è, nei suoi confronti si era vociferato anche di un possibile interessamento del Real Madrid (in passato allenato, con pessimi risultati, dal solito Queiroz). Ora, per contraddire l’impressione che il suo sia il classico esempio di affare “spinto” molto bene da un agente abile e un po’ maneggione, servirebbe che la favola di Bebè avesse un lieto fine. Ovvero che il ragazzo portoghese iniziasse a segnare gol a raffica, casomai sostituendo nei cuori dei tifosi del Manchester United quel Wayne Rooney al momento alle prese con infortuni e piccanti vicende extra-coniugali. Ma tra le favole e la realtà, la strada, è proprio il caso di dirlo, è fin troppo lunga.

martedì 5 ottobre 2010

Il Venezia e il modello inglese

La storia recente del Venezia è punteggiata di fallimenti e retrocessioni a tavolino, un destino purtroppo comune a quello di numerose realtà “minori” del calcio italiano. Una volta abbandonato dall’attuale patron del Palermo Maurizio Zamparini, il club è precipitato in una spirale di debiti che non sembrava aver fine. Già nel 2005, però, a un gruppo di tifosi balena l’idea di mettere su una forma di azionariato popolare. È l’anno del pasticciaccio dell’ultima di campionato in B con il Genoa (per salire in A i rossoblu “comprarono” la vittoria su un Venezia già precipitato in C1), dell’implosione finanziaria e della ripartenza dalla C2 grazie al Lodo Petrucci. Il tentativo di aprire la società alla partecipazione dei tifosi non va a buon fine, ma serve a fissare un importante precedente. Dopo una manciata di stagioni passate tra gli estremi dei play off e dei play out della Serie C1, nel 2009 arriva l’ennesima mazzata. Rea di aver commesso gravi irregolarità di bilancio, l’Unione si ritrova fuori dal calcio professionistico.

L’estate dell’anno scorso è di quelle caldissime dal punto di vista societario. Il Comune gioca un ruolo decisivo per rivitalizzare il povero Venezia. Non a caso l’attuale presidente, Mauro Pizzigati, è alla guida anche della società che amministra il Casinò, controllata proprio dall’amministrazione comunale. Dopo l’iniezione di liquidi da parte del nuovo patròn Enrico Rigoni, si riparte dalla Serie D e da ben 1.500 abbonamenti. La squadra, messa su in fretta e furia, sfiora la promozione. I costi di gestione, però, rimangono alti: intorno al milione e 200mila euro. Un gruppo di tifosi capisce che è giunto il momento di riprovarci. Il 30 giugno scorso nasce il Venezia United. “Ci siamo fatti aiutare dalla Supporters Direct, l'organizzazione inglese che aiuta i tifosi a mettersi insieme, a formare dei trust per poter far sentire la propria voce nella gestione dei club e poi, a partire dallo scorso marzo, abbiamo tenuto varie assemblee pubbliche per stimolare l’interesse dei sostenitori veneziani” ci spiega Franco Vianello Moro, presidente dell'associazione che come obiettivo ha il raggiungimento della quota di 3mila soci e 300mila euro di capitale. “Per il momento siamo a poco più di un migliaio; per diventare soci basta versare una quota simbolica di soli 10 euro” chiarisce Vianello Moro, consapevole che non sarà semplice anche solo avvicinarsi all’ambizioso traguardo fissato in termini economici.

Il Venezia United si affiancherà all'attuale dirigenza della società, seguendo un modello più simile ai trust dei club inglesi che a quello del Barcellona – dove i soci contano in base alle azioni sottoscritte. “All'interno della nostra associazione ci si basa su un principio del tutto democratico: una testa, un voto, a prescindere dal denaro versato”. A proposito dei trust, in Inghilterra tutte le squadre professionistiche – e molte anche tra i dilettanti – ne hanno uno. In alcuni casi (Chesterfield, Brentford e Stockport) hanno addirittura preso il posto delle precedenti fallimentari gestioni di soggetti privati, rilevando la maggioranza delle azioni, sebbene poi le difficoltà incontrate nell’amministrazione quotidiana di una società di calcio si siano dimostrate fin troppo complesse per la loro struttura.

Intanto la squadra, che gioca ancora al vecchio stadio Pierluigi Penzo sull'isola Sant’Elena, sta riprovando la scalata verso la vecchia Serie C2. Non sarà facile, visto che nello stesso girone milita il Treviso, un’altra nobile decaduta che sta tentando di tornare ai fasti del recente passato. I tempi delle sfide con Juventus e Inter, dei gol di Pippo Maniero e Alvaro Recoba o di allenatori del calibro di Cesare Prandelli sono ormai lontani, e allora ci si accontenta di vincere 2-1 il derby con il Chioggia e di affidare la fascia di capitano a un onesto artigiano del pallone come il veneziano purosangue Mattia Collauto (ex Bari e Cremonese)

Nel frattempo il Venezia United ha in programma altre iniziative. “Per i prossimi mesi stiamo organizzando un meeting con i rappresentanti di vari trust, tra cui anche quelli di realtà italiane come la Cavese e l'Ancona. Sarà un'ottima occasione per condividere le nostre rispettive esperienze e scambiarci idee per il futuro” si augura Vianello Moro.

lunedì 4 ottobre 2010

Punto Premier: Il supergol di Drogba manda in orbita il Chelsea

Il tredicesimo gol in altrettante partite dell'attaccante ivoriano all'Arsenal – centotrentasettesimo con la maglia dei Blues – consolida la prima posizione in classifica del club dello Stamford Bridge. Il Manchester City prova a fare l'anti-Chelsea e si insedia al secondo posto.

COS'E' SUCCESSO – L'ottimismo di Arsene Wenger, convinto di poter vendicare le due sconfitte dell'anno scorso, si scontra con la dura realtà del campo: nonostante una bella partita, giocata a dispetto delle tante assenze, i Gunners soccombono ancora con i rivali londinesi. Tra le grandi tengono il passo il Manchester City e il Tottenham, che però devono sudare le proverbiali sette camicie per avere la meglio di Newcastle e Aston Villa. Prova molto opaca del Manchester United, che non va oltre il pareggio a Sunderland. Steve Bruce è ancora a secco di vittorie contro il suo maestro Alex Ferguson, però quest'anno in casa ha già battuto il City e impattato con l'Arsenal. Le due squadre di Liverpool questa stagione rischiano di dover giocarsi tra loro la salvezza, ma se l'Everton centra la prima vittoria in Premier andando a violare il sempre difficile campo del Birmingham, i Reds si fanno sorprendere ad Anfield dalla matricola Blackpool, collezionando la terza sconfitta su sette partite.

IL TOP – Il Real Madrid ormai si è specializzato a vendere olandesi che poi dimostrano tutto il loro valore altrove. Dopo Wesley Sneijder e Arjen Robben, ecco Rafa Van Der Vart. Decisivo in Champions League con una doppietta, rifila un paio di gol (di destro, lui che è un mancino puro!) anche all'Aston Villa in Premier. Buon per l'Inter che non potrà giocare il primo scontro diretto con i nerazzurri per aver rimediato un cartellino rosso nel match contro il Twente.

IL FLOP – Considerando che ormai le cattive prestazioni del Liverpool non fanno più notizia, è invece da biasimare all'ennesima potenza il comportamento del centrocampista dei Wolves Karl Henry. Nel delicato match per la lotta per non retrocedere disputatosi a Wigan, si fa espellere dopo soli 10 minuti per un fallo da codice penale commesso su Jordi Gomez. Proprio lui, che poche settimane fa aveva rotto una gamba al povero Bobby Zamora. Per la serie, errare humanum est, perseverare autem diabolicum...

LA SORPRESA – Onestamente era difficile pronosticare che dopo sette giornate di Premier il Blackpool fosse nono. I Seasiders sperano di non fare la fine del Burnley, altra matricola che iniziò alla grande, rimediando poi unicamente batoste a non finire. Intanto si regalano una bella vittoria in casa del Liverpool, dove non si affermavano dal 3-1 del 1967. Dettaglio da non sottovalutare, il Blackpool finora ha giocato cinque partite in trasferta e solo due in casa per i lavori di ristrutturazione del Bloomfield Road.

TOH CHI SI RIVEDE – Dopo il gol in nazionale contro la Svizzera e quello in Europa League alla Juventus, l'ex esterno sinistro del Middlesbrough Adam Johnson è andato a segno pure in campionato, regalando tre punti molto preziosi al suo City. Bellissimo il fendente che ha lasciato senza speranze il giovane estremo difensore olandese Tim Krol. Un ottimo biglietto da visita per conquistarsi la fiducia di Roberto Mancini.

LA CHICCA – Allo Stadium of Light la partita è iniziata con 20 minuti di ritardo perché lo scoppio di un tubo ha allagato lo spogliatoio riservato al Manchester United, rallentandone la preparazione alla gara. Visto come hanno giocato soprattutto il primo tempo, dominato in lungo e in largo dal Sunderland, forse ai Red Devils sarebbe servito ancora più tempo per concentrarsi sull'impegno. Non che un pareggio in trasferta quest'anno sia una novità, considerando che quello di sabato è stato il quarto consecutivo in Premier.