giovedì 31 gennaio 2013

Prossima fermata Sheffield, influenza permettendo

L'occasione è di quelle molto ghiotte: la "doppietta" Bramall Lane & Hillsborough in meno di 24 ore, visto che il calendario per questa settimana prevede impegni casalinghi per entrambe le compagini della Steel City. La variabile non è rappresentata dalle intemperie - pare che il tempo non sarà così orrendo - ma dalla mia condizione fisica, non proprio eccelsa. Speriamo bene...

lunedì 28 gennaio 2013

Luton v Millwall al quinto turno di Coppa

Sono passati 28 anni dall'ultima volta che per un match di FA Cup Luton Town e Millwall si sono incontrate al Kenilworth Road. Tante, tantissime cose sono cambiate nel Beautiful Game. Copio e incollo un paio di pagine del mio libro "Made in England" che raccontano quel che successe in occasione di quell'incontro.

Uno scandalo in diretta nazionale. Questo rappresentò l’incontro di sesto turno di Coppa d’Inghilterra tra Luton Town e Millwall, svoltosi una sera del marzo 1985. Una sfida sentitissima, tra due squadre dal passato povero di successi ma vogliose di imprimere il loro marchio sulla mappa del calcio inglese. Purtroppo ci riuscirono, però solo a causa degli episodi extra-calcistici che caratterizzarono quella partita. Incidenti di una certa gravità erano già occorsi prima dell’inizio della sfida, con la polizia locale che a fatica era riuscita a far sistemare nel loro settore il nutrito contingente di tifosi del Millwall, focosa tifoseria del Sud di Londra. Non contenti, i sostenitori dei Lions trasferirono all’interno dell’impianto tutta la loro “esuberanza”, esibendosi in gite sul campo da gioco che portarono a un rinvio di 25 minuti del calcio d’avvio. Ma il peggio doveva ancora venire. A dieci minuti dalla fine del match, con il Millwall sotto per 1-0, i supporter londinesi pensarono bene di invadere in massa il terreno del Kenilworth Road (allora non ancora in sintetico come capitò dall’estate di quell’anno fino al 1991). Ne seguirono minuti di caos totale. Gli scontri tra la polizia e i tifosi furono molto cruenti, tanto che l’arbitro si vide costretto a porre anzitempo termine alla partita. Dopo il fischio finale le pessime scene trasmesse in diretta nazionale continuarono, con centinaia di hooligans dei Lions impegnati a devastare le tribune dell’impianto del Luton, usando le decine di seggiolini divelti come armi improprie da lanciare contro tifosi avversari e polizia. In un secondo momento a vedersela brutta furono le abitazioni e le automobili che si trovavano nei pressi dello stadio. Insomma, fu una notte di pura follia.

La differenza rispetto alla panoplia di incidenti che si ripetevano nei fine settimana e durante le pericolose partite infrasettimanali in notturna – gli stessi tifosi del Millwall quella stagione si resero protagonisti di scontri particolarmente duri con i rivali di Bristol City e Leeds United – fu che un pubblico molto vasto, quello televisivo, poté vedere con i propri occhi ciò che a volte aveva letto sulle pagine dei quotidiani ma che, senza una abituale frequentazione degli stadi, non conosceva in maniera così diretta. I si dice dell’epoca rimbalzano la tesi che la decisione dell’Uefa di aggiudicare gli Europei del 1988 alla Germania e non all’Inghilterra fu condizionata dagli episodi di Luton-Millwall. Quelle sono illazioni, però con un apparente fondo di verità. Ad essere invece certo è che le recinzioni anti-invasione di campo, sperimentate per prime dal Manchester United negli anni Settanta, divennero sempre più popolari, sebbene nessuno potesse immaginare che solo quattro anni dopo invece di arginare l’impeto dei teppisti avrebbero massacrato tanti tifosi innocenti.

L’immensa copertura mediatica di quel match fece sì che il problema della violenza nel calcio entrasse prepotentemente nell’agenda politica, che per anni aveva più o meno sottovalutato il fenomeno degli hooligans. Margareth Thatcher, l’allora primo ministro conservatore, sul fronte della sicurezza interna aveva ben altre preoccupazioni. Nel marzo di quell’anno si concluse lo sciopero dei minatori contro la chiusura delle miniere di carbone in Galles e nel Nord dell’Inghilterra, iniziato circa dodici mesi prima. Un braccio di ferro aspro, senza esclusione di colpi, costellato da violentissimi scontri tra scioperanti e polizia che causarono una decina di morti. Alla fine il leader sindacale “King” Arthur Scargill, un convinto marxista determinato a vendere cara la pelle, dovette capitolare al piano dei tagli voluto dal governo e dalla federazione mineraria. Ma il disagio sociale era a livelli di guardia. A Brixton, quartiere a sud di Londra contraddistinto dalla massiccia presenza di immigrati caraibici, ci furono una serie di rivolte a sfondo razziale con episodi di vera e propria guerriglia urbana. E poi c’erano i Troubles, ovvero la questione nord-irlandese. L’IRA, l’organizzazione terroristica di matrice cattolica e nazionalista, non era mai stata così forte come in quel frangente. Durante il convegno Tories di Brighton del 1981 si era spinta fino ad attentare alla vita della stessa Thatcher. Con tutte queste vere emergenze, per la Lady di Ferro occuparsi del calcio, sport da lei mai amato, doveva costituire una immane seccatura. Un evento che ebbe una vasta eco internazionale spinse però il primo ministro a far di tutto pur di sconfiggere il pericolo portato dagli hooligans. Il 29 maggio 1985 anche la violenza negli stadi diveniva un’emergenza nazionale.

domenica 27 gennaio 2013

La FA Cup delle sorprese

Tante, quelle registrate in questa tre giorni di coppa. Quasi un crescendo, con Milwall, Luton Town, Brentford e Oldham sugli scudi. Peccato che da menzionare ci sia anche una sorpresa negativa: il QPR ha regalato il primo quinto turno della sua breve storia al Franchise F.C., aka Milton Keynes Dons. Che scoppola, quella rimediata dai Super Hoops. Un 2-4 casalingo che fino a pochi minuti dalla fine era addirittura 0-4. Consoliamoci con le "vere piccole"...

giovedì 24 gennaio 2013

Porte girevoli al Fratton Park

Scorrete la pagina è leggete l'elenco dei "players no longer at this club" http://www.footballsquads.co.uk/eng/2012-2013/flone/portsm.htm Giusto per farsi un'idea di come siano messi male i Pompey, a fortissimo rischio retrocessione in League Two.

martedì 22 gennaio 2013

Il punto sulla Premier – Il City rosicchia terreno allo United

I Light Blues approfittano del pareggio della capolista al White Hart Lane per accorciare di due lunghezze il loro distacco dalla vetta. Bene il Chelsea nel derby con l’Arsenal.

Risorge il Liverpool, che passeggia sul malcapitato Norwich. Sempre più in difficoltà il Newcastle, superato a domicilio dal Reading. Punti d’oro per il Sunderland a Wigan. Nel Monday Night un buon Southampton pareggia in casa con l'Everton.

COS'E' SUCCESSO – Hanno tirato in porta ben 25 volte per segnare una rete, ma alla fine gli Spurs sono riusciti a riacciuffare il Manchester United e a fare un bel favore a Roberto Mancini & co. Il Tottenham consolida la quarta posizione, i Red Devils perdono due punti di vantaggio sul City, sebbene solo una volta (nel 2006-07), dopo 23 giornate avessero fatto registrare più punti (57) rispetto ai 56 della stagione attuale. All’Etihad Stadium i Light Blues hanno avuto vita facile contro un Fulham molto dimesso e dal gioco farraginoso. Per sbarazzarsi dei Cottagers sono bastate due prodezze di David Silva, ormai tornato ai livelli della scorsa stagione. Nel derby tra Chelsea e Arsenal i Gunners si prendono un primo tempo di totale relax e i tre punti se li aggiudicano i padroni di casa, nonostante qualche patema d’animo di troppo palesato nella seconda frazione di gioco. A Southampton la tifoseria avversaria prima contesta la dirigenza per il licenziamento del manager Neil Adkins, poi si mangia le mani per le tante occasioni sprecate contro l'Everton, che rimane nei quartieri alti della classifica. Domina il Liverpool contro il Norwich, mentre rallenta ancora il West Bromwich Albion, capace solo nel finale di riacciuffare l’Aston Villa. In coda situazione sempre più fluida, con risultati importanti in due scontri diretti di Reading (sanguinosa sconfitta per il Newcastle) e Sunderland (male il Wigan). A rischiare adesso sono una decina di squadre, considerando che anche il QPR (1-1 al Boleyn Ground, con Loik Remy subito in goal) non è per niente spacciato.

IL TOP – Per far dimenticare la brutta eliminazione nel replay di FA Cup (0-2 interno contro il Bolton Wanderers), il Sunderland aveva bisogno di una grande prova a Wigan. Missione compiuta, per lo più in rimonta. Ora la zona calda della classifica è più lontana e il morale parecchio risollevato.

IL FLOP – C’e’ poco da fare, David De Gea tra i pali se la cava – sebbene spesso con uno stile molto approssimativo – mentre in uscita è un portiere da oratorio. La sua ultima topica è costata due punti preziosissimi al Manchester United. Non a caso Sir Alex pensa già da tempo al suo successore.

LA SORPRESA – Un Reading in crescita, un Newcastle involuto dal punto di vista del gioco e alle prese con infortuni e partenze eccellenti. Nonostante queste premesse, la vittoria dei Royals al St James’ Park rappresenta il risultato shock del fine settimana.

TOH CHI SI RIVEDE – Michael Owen non segnava un goal in Premier da un anno e mezzo. E pensare che il suo totale in carriera nel massimo campionato inglese è di ben 150 marcature. Se continua a giocare spiccioli di partita allo Stoke, difficile che possa rimpinguare il bottino.

LA CHICCA – Grazie all’acuto del White Hart Lane, Robin Van Persie è diventato il primo giocatore della storia della Premier ad aver segnato almeno 10 goal in trasferta in tre stagioni consecutive.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – L'ultimo bambino prodigio della fantastica academy del Southampton – che in tempi recenti ha sfornato campioni come Bale, Walcott e Oxlade Chamberlain – si chiama Luke Shaw. Un terzino sinistro classe 1995 con spiccate doti offensive, che sta decisamente bruciando le tappe. Con i piedi e la velocità che si ritrova c'è poco da stupirsi...

lunedì 21 gennaio 2013

Manager sgraditi

Non solo Roberto Di Matteo, anche Nigel Adkins. Dopo la tifoseria del Chelsea, pure quella del Southampton ha accolto malissimo la notizia dell'esonero del manager della squadra, giunta peraltro nelle ore successive all'ottimo 2-2 in rimonta proprio allo Stamford Bridge. L'allenatore della promozione in Premier dopo sette anni di assenza era ovviamente un idolo del St Mary's e, come successo già a West London con Rafa Benitez, il suo successore Mauricio Pochettino sta per ricevere una pessima accoglienza dai fan locali. Nella storia del calcio inglese ci sono precedenti illustri di allenatori contestati al loro esordio con una nuova compagine.

La casistica è ampia. Come nei casi di Di Matteo e Adkins, quando nel 1973 il presidente del Derby County cacciò Brian Clough nessuno fece salti di gioia al “primo giorno di scuola” di Dave Mackay (nonostante fosse un ex giocatore degli stessi Rams). Entusiasmo sotto zero anche al Villa Park e al White Hart Lane rispettivamente per Alex McLeish (nel 2011) e Graham (nel 1998). I due tecnici scozzesi avevano l'immenso torto di aver allenato il Birmingham City e l'Arsenal, non esattamente due squadre qualunque per chi sostiene Aston Villa e Tottenham. In particolare Graham era reduci da anni di trionfi con i Gunners (due campionati, una FA Cup, una Coppa Uefa e due Coppe di Lega il suo bottino a Highbury). Con il passar delle settimane la Yids Army si abituò a vederlo in panchina, ma preferì comunque trattarlo con distacco, riferendosi a lui come “l'uomo con impermeabile” nei suoi cori.

venerdì 18 gennaio 2013

I salari che non scendono mai, nemmeno ai tempi della crisi

Scritto per Slow Foot.

Il salario delle stelle del massimo campionato inglese di calcio è salito di ben il 1.500 per cento fra il 1992, anno di nascita della Premier League, e il 2012. Nello stesso periodo gli stipendi di tutti gli altri lavoratori d'oltre Manica ha fatto registrare un incremento medio del 186 per cento. A rivelarlo un recente studio del think tank britannico High Pay Centre.

Nell’attuale frangente di ristrettezze economiche, gli incrementi salariali sono inferiori alla crescita dell’inflazione. Nella prima parte del 2012 si sono attestati sul 3 per cento, a fronte di un più 3,5 per cento dei prezzi al consumo. Alcune categorie hanno dovuto sostenere sacrifici ancora più duri. La paga dei dipendenti del settore pubblico è bloccata dal 2011 e dovrebbe innalzarsi di uno striminzito un per cento nel biennio 2013-14. I calciatori, invece, non sono nemmeno stati sfiorati dal vento gelido della crisi. “I banchieri e i manager delle grandi corporation spesso fanno paragoni tra i loro stipendi e quelli dei giocatori professionisti,” ha affermato il presidente dell’High Pay Centre Nick Isles in occasione della presentazione del rapporto. “In effetti ci sono delle similarità. I compensi di tutte queste categorie sono elevati, strutturati in maniera molto complessa e spesso segreti” ha chiosato Isles.

Insomma, mentre anche nella nostra Serie A anche i club di primissimo piano fanno a gara per ridurre il tetto ingaggi, in Premier le società continuano a destinare una fetta enorme dei loro proventi alla forza lavoro in maglietta e scarpini. Adesso si raggiunge addirittura il 70 per cento del fatturato annuo, mentre nel 1997 era solo il 48 per cento. Ma ci sono anche squadre come il Manchester City che, avendo alle spalle il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti, si aggirano sul 107 per cento (praticamente guadagnano meno di quello che pagano a Balotelli e compagni). Al di là dei casi “anomali” della squadra campione d’Inghilterra e del Chelsea, con proprietà ricchissime e spendaccione, il motivo di questo status quo sta proprio nella nascita di quello che viene definito in maniera dispregiativa corporate football.

Se prima il calcio era una passione popolare visceralmente radicata soprattutto nelle comunità working class delle comunità inglesi, una volta terminata la fase più acuta dell’hooliganismo le televisioni e gli esperti di marketing lo hanno reinventato a modo loro, trasformandolo in un “prodotto” vendibile a clienti con le tasche gonfie di denaro. Siano essi società private o esponenti dell'upper class. Poco importava se gli appartenenti alle fasce meno abbienti rimanevano tagliati fuori e gli altri dovevano spesso e volentieri fare enormi sacrifici per seguire la loro squadra del cuore.

I contratti televisivi sono sempre più miliardari – si è passati da 350 milioni di sterline per le prime cinque stagioni a tre miliardi per il triennio 2013-2015 – i biglietti dei match sono schizzati alle stelle e il merchandising prospera. Prova ne sia che le fonti di guadagno dei club di Premier sono spalmate in modo equo su queste tre voci. In Italia invece senza televisione – i cui emolumenti contano per ben oltre il 60 per cento sui bilanci della squadre di Serie A e B – si chiuderebbe subito baracca e burattini.

C'è poco da fare, per vendere un prodotto sempre più appetibile servono interpreti di qualità. Occorrono campioni da attirare con contratti a tanti zeri (comprese le laute prebende per agenti e intermediari, a Londra e dintorni ancora più potenti che da noi). Per i club è una sorta di contrappasso, visto che in Inghilterra per 60 anni è esistito – incredibile dictu – il salary cap, che nel 1901 era di quattro sterline a settimana e nel suo ultimo anno di vita era arrivato a venti, premi esclusi. Poca roba, tanto che grandi campioni del calibro di John Charles, Jimmy Greaves e Gerry Hitchens appena possibile emigrarono in Italia, allora il sogno proibito dei calciatori britannici – come cambiano i tempi! Secondo le stime del sindacato di categoria, nel 1955 i giocatori percepivano in media otto sterline a settimana, tre in meno di quanto guadagnava un operaio qualificato – i cui bonus erano però inferiori.

Se non si era campioni toccava arrotondare con qualche lavoretto, anche in prospettiva futura. Il potere che i dirigenti dei club esercitavano sui giocatori era pressoché assoluto, rafforzato dalla presenza di un’altra regola, quella del retain and transfer system, che dava alla società la possibilità di trattenere un tesserato fin quando lo ritenesse utile alla causa. Al principio degli anni Sessanta i calciatori-sindacalisti riuscirono a scardinare il sistema, sebbene si sussurri che alcune società, tra cui l'Arsenal, lo abbiano tenuto in vita en travesti per altri 20 anni.

Storie quasi inconcepibili ai nostri giorni. Un'epoca in cui troppe squadre sono infarcite di campioni dal conto in banca multimilionario.

mercoledì 16 gennaio 2013

Davids e il Great Escape (in the making) del Barnet

Scritto per Pubblico, ormai defunto, l'ho un po' aggiornato con gli ultimi accadimenti.

Di Edgar “Pitbull” Davids si erano perse le tracce dalla seconda metà del 2010, quando fece una fugace apparizione al Crystal Palace. Con la maglia delle Aquile del sud di Londra racimolò solo sei presenze, condite da qualche fallo di troppo e tanti passaggi sbagliati. Il campionato di Championship (l'equivalente della nostra serie B) si rivelò troppo duro e competitivo per lui, giunto agli ultimi spiccioli di carriera. Quando ormai, sulla soglia dei 40 anni, sembrava avesse appeso per sempre gli scarpini al chiodo, lo scorso novembre eccolo rispuntare addirittura nel doppio ruolo di giocatore e allenatore al Barnet, club ultimo in classifica nella quarta serie inglese. E visto che Davids ci tiene a conservare lo status di “amateur”, di mero dilettante, per il nuovo compito percepirà solo rimborsi spese e non un salario vero e proprio.

Scelta di “comodo”, in apparenza, visto che il buon Edgar vive a circa un miglio di distanza dallo stadio del Barnet, nelle estreme e placide propaggini settentrionali della capitale britannica. In realtà scavando un po' si scopre che la passione per il calcio non lo ha mai abbandonato, neanche nei mesi di assenza dalle luci della ribalta. Dopo l'esperienza al Palace, ha allenato una squadra delle Sunday Leagues, i campionati amatoriali che si disputano nei campetti di periferia la domenica mattina. Per la precisione ha trasmesso la sua sapienza calcistica ai ragazzi del Brixton United, squadra del quartiere di South London simbolo dell'immigrazione dalle Indie Occidentali negli anni Sessanta e ciclicamente teatro di rivolte contro le ingiustizie sociali che ancora affliggono la metropoli londinese. Tanto per gradire, a Brixton Davids ha vinto pure un paio di trofei, tecnicamente gli unici collezionati in Inghilterra finora. Comprese le due stagioni fra il 2005 e il 2007 al Tottenham, compagine per cui tifava da bambino e con cui ha raggiunto solo due quinti posti.

Memori della grinta che sprigionava in campo ai tempi dell'Ajax e della Juventus, non abbiamo dubbi che l'abito del motivatore gli calzi a pennello.

Proprio per questa ragione la dirigenza del Barnet gli aveva chiesto di fare da “balia” al manager Mark Robson, un discreto passato da giocatore del Charlton Athletic, ma un inizio carriera da tecnico quanto mai tragico. Robson, infatti, da solo aveva raccolto la miseria di tre punti nelle prime dodici partite di campionato (e di recente ha finito per alzare bandiera bianca e lasciare l’intera gestione del team a Davids). Il disastro del principio di stagione lasciava presagire un futuro a tinte foschissime per il team arancio-nero, reduce da due salvezze rocambolesche centrate all'ultima giornata anche grazie alle sapienti mosse tattiche di Martin Allen, detto cane pazzo per il suo aplomb non sempre ofxordiano. In vari frangenti della sua carriera Allen è stato uno di casa all'Underhill, lo stadio old style del Barnet. Un impianto con il campo in leggera pendenza (ma una volta era ancora peggio), i piloni dell'illuminazione che sembrano usciti da una scatola del Subbuteo e che in buona parte è formato da vecchie e un po' decrepite gradinate (le mitiche terraces), poste da tempo fuori legge nelle divisioni più nobili.

D'altronde fino al 1991, anno della storica promozione tra i professionisti sotto la presidenza del controverso Stan Flashman (dedito ad attività di bagarinaggio su vasta scala...) il piccolo club di Londra Nord aveva giocato unicamente nei campionati amatoriali. Certo, nel mondo dei dilettanti aveva sempre ricoperto un ruolo di primo piano, tanto che negli anni Settanta all'Underhill concluse la sua carriera un altro grande esponente del Tottenham, quel Jimmy Greaves che nel 1961 passò rapidamente dalle parti di San Siro, sponda Milan.

Appena nominato, Davids aveva fatto sapere di voler puntare tutto sui giovani, secondo lui non valorizzati appieno in Inghilterra. Nemmeno troppo tra le righe si intuisce la volontà dell'olandese di apprendere tutti i trucchi del mestiere dell'allenatore. All'edizione londinese del quotidiano Metro ha pure confessato che un giorno sarebbe felice di tornare agli amati Spurs, ovviamente come manager. Nel frattempo sta provando a compiere il miracolo della salvezza in quarta serie. Con un discreto successo, visto che al momento il Barnet sarebbe incredibilmente salvo. Il Pitbull è tornato e già bracca da vicino le avversarie. Che non si chiamano più Inter o Real Madrid, bensì Wycombe Wanderers e Aldershot.

lunedì 14 gennaio 2013

Il punto sulla Premier – Tutto come prima

Nei due big match di giornata, Manchester United e Manchester City si sbarazzano di Liverpool e Arsenal.

Squillo del Chelsea, che passeggia sul difficile campo dello Stoke. Rallenta il Tottenham, fermato sullo 0-0 nel derby con il QPR. In coda si fa sempre più drammatica la situazione dell'Aston Villa, sconfitto in casa dal Southampton.

COS'E' SUCCESSO – Botta e riposta tra le due contendenti di Manchester nel ventiduesimo turno di Premier. Lo United domina per 70 minuti il Liverpool, ma nel finale rischia di subire il pareggio dopo aver perso Ashley Young e Nemanja Vidic per infortunio. Grazie al solito, immenso Robin Van Persie (salito a quota 17 reti in campionato), i Red Devils infliggono la quarta sconfitta consecutiva all'Old Trafford agli storici rivali. In casa dell'Arsenal il Manchester City non vinceva addirittura dal 1975. Tabù sfatato grazie a una solida prestazione in ogni reparto e agli errori dell'Arsenal – in primis di Arsene Wenger. Nei match del sabato, il Chelsea schianta lo Stoke e Frankie Lampard diventa il secondo marcatore più prolifico della storia del club con 194 marcature, a sole otto da Bobby Tambling. I Blues consolidano il terzo posto, anche perché alle loro spalle non vince nessuno. Pari in bianco per Tottenham ed Everton, brutta sconfitta del West Bromwich Albion a Reading. In coda il colpaccio è dei Royals, ma anche del Southampton, corsaro al Villa Park. A dirla tutta il rigore della vittoria dei Saints sul terreno di una diretta rivale per non retrocedere è stato a dir poco generoso. Al netto degli errori arbitrali, l'Aston Villa ha però confermato di vivere un orrendo periodo di forma – martedì scorso aveva perso in League Cup 3-1 con il piccolo Bradford... - e francamente ci chiediamo quanto tempo posso ancora durare in carica Paul Lambert.

IL TOP – Prova di grande orgoglio del Chelsea, reduce dalla pesante sconfitta casalinga nella semifinale di Coppa di Lega con lo Swansea e scombussolato da giorni zeppi di polemiche da parte dei tifosi contro Rafa Benitez. Al di là del cortese aiuto fornito da Jonathan Walters (addirittura due autogoal!), i Blues hanno mostrato sprazzi di bel gioco e nuovamente un Eden Hazard all'altezza della sua fama.

IL FLOP – Di recente Arsene Wenger commette qualche errore di troppo. Piazzare Laurent Koscielny (giocatore nella nostra modesta opinione tutt'altro che irresistibile) sulle tracce di Dzeko è una delle topiche più grosse prese dall'allenatore alsaziano, che da quando è all'Arsenal dopo 21 match di campionato non aveva mai raccolto così pochi punti (34). Che abbia già imboccato il viale del tramonto?

LA SORPRESA – Sotto di due reti a soli 10 minuti dal fischio finale, il Reading ha inscenato una rimonta epica, lasciando di stucco il West Bromwich. Una vittoria che per i Royals ha una doppia valenza: di natura pratica (punti d'oro che li portano a tre lunghezze dalla salvezza) e psicologica (una spinta tale su cui potranno capitalizzare nelle prossime settimane).

TOH CHI SI RIVEDE – Tornato in pianta stabile titolare dopo gli infortuni dell'ultimo periodo (e le solite papere di Robert Green), Julio Cesar ha fornito l'ennesima dimostrazione del suo grande valore nel difficile derby contro il Tottenham, impedendo in tutti i modi agli attaccanti degli Spurs di violare la sua porta.

LA CHICCA – Rickie Lambert ha segnato tutti i 31 rigori calciati per il Southampton nelle varie competizioni nazionali. Quando si dice un vero cecchino.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Vedi sopra, e non solo perché Lambert non sbaglia un penalty. Con i Saints in 178 gare ha trafitto i portieri avversari ben 97 volte. Quando si dice un centravanti affidabile (anche se non più giovanissimo, visto che è classe 1982).

venerdì 11 gennaio 2013

Ancora sui biglietti dei match di Premier

Mentre la Premier League se ne lava le mani – “sono affari dei club” – in Inghilterra continua a montare la polemica sul costo esorbitante dei biglietti delle partite, i quali in alcuni casi sono molto alti anche nelle divisioni minori. Domenica i tifosi di Manchester United e Liverpool per una volta faranno fronte comune per protestare contro il caro-tagliando.

Il presidente della Football Supporters’ Federation, Malcolm Clarke, ha sottolineato come l’aumento dei proventi televisivi (per un totale che si stima in 50 miliardi di sterline fra il 2014 e il 2017) potrebbe permettere ai club di tagliare il prezzo dei biglietti, per esempio limitando quelli destinati ai fan in trasferta a non oltre 25 sterline. Certo, si potrebbe fare senza problemi, se solo le compagini di Premier la smettessero di pagare cifre spropositate – e a volte immeritate – ai giocatori (e ai loro agenti) per poi ritrovarsi con i bilanci in rosso.

mercoledì 9 gennaio 2013

Biglietti a 62 sterline? Teneteveli!

Chiarisco subito. Dei 3.000 biglietti inviati dall'Arsenal al Manchester City per la partita di domenica (per altro trasmessa in diretta tv), oltre 900 sono stati rispediti al mittente. Tanti tifosi del City non hanno infatti voluto pagare 62 sterline per accomodarsi nel settore ospiti dell'Emirates Stadium. Scelta ineccepibile, secondo il mio punto di vista. Ora toccherà vedere se i Gunners rivedranno la loro politica sul costo dei tagliandi per i supporter in trasferta. Non dimenticando quanto sono "spremuti" quelli di casa...

martedì 8 gennaio 2013

Ancora lui...

Caro Luis Suarez, ci risiamo. Spesso ho criticato i comportamenti non irreprensibili del forte - e su questo non ci piove - attaccante uruguayano, per cui spero che l'ennesima reprimenda non appaia come una sorta di crociata personale. Però il goal di mano al piccolo Mansfield nel terzo turno di FA Cup è proprio uno di quei gesti che fanno male al calcio. Dal mio punto di vista ancora di più della quasi scazzottata tra Balotelli e Mancini...

sabato 5 gennaio 2013

Bravi Luton e Macclesfield!

Nel terzo turno di FA Cup ottime prestazioni dei due team non league, entrambi vittoriosi in casa contro due squadre di Championship. Il Macclesfield ha addirittura battuto la capolista Cardiff, mentre al Kenilworth Road i Wolves sono andati incontro all'ennesimo rovescio di questa stagione per loro così disgraziata. I tifosi dell'Old Gold erano già abbastanza esasperati a fine novembre, come ho potuto constatare di persona quando sono stato al Molineux per il match con il Millwall, figuriamoci dopo questo cup upset e le recenti figuracce in campionato...

giovedì 3 gennaio 2013

Il punto sulla Premier – La dittatura di Manchester

United e City continuano la loro marcia impetuosa strapazzando Wigan e Stoke. Clamorosa affermazione del QPR nel derby del West End londinese con il Chelsea.

Sensibili segni di ripresa del Liverpool, che si sbarazza facilmente del Sunderland e si riavvicina al gruppone delle squadre in lizza per un posto in Champions League. Brutto passo falso del West Bromwich, che pare aver perso lo smalto di inizio stagione.

COS'E' SUCCESSO – Le due di Manchester non hanno alcuna intenzione di mollare la loro ferrea presa sulla Premier. Lo United spazza via i brutti ricordi della sconfitta subita a Wigan lo scorso anno – che costò un pezzo di titolo – e seppellisce i Latics sotto quattro reti. Protagonisti con una doppietta a testa Chicharito Hernandez e Robin Van Persie (che se adesso si mette a segnare anche di destro son proprio dolori per tutti). Tutto facile anche per il City, che ne rifila tre allo Stoke (che aveva chiuso il 2012 con la miglior difesa della Premier), ma perde Sergio Aguero per un risentimento muscolare. In zona Champions League passi in avanti di Tottenham (3-1 in rimonta al Reading) ed Everton (anche i Toffeemen hanno recuperato un goal di svantaggio a Newcastle). Per la prima volta dal 1983 il QPR passa allo Stamford Bridge in campionato, seppellendo le ultimissime speranze del Chelsea di riagganciare il duo di testa. Nelle retrovie i Super Hoops sono gli unici a raccogliere l'intera posta, sebbene i punti di Aston Villa (2-2 a Swansea) e Southampton (1-1 con l'Arsenal) non siano certo da buttare via.

IL TOP – L'impresa della 21esima giornata è senza dubbio del QPR, bravo a reggere gli attacchi del Chelsea – per la verità soprattutto a inizio ripresa – e poi colpire nei minuti finali con l'ex Shawn Wright-Phillips. Una bella iniezione di fiducia per i ragazzi di Harry Redknapp, che ora però devono trovare maggiore continuità di risultati.

IL FLOP – Nove sconfitte in undici partite. Veramente troppe, anche al netto dei tanti infortuni che stanno flagellando la squadra. C'è poco da dire, il Newcastle è in caduta libera. Come se non bastasse, sta per perdere anche Demba Ba, destinato al Chelsea.

LA SORPRESA – Reduce da una striscia negativa di quattro match senza vittorie (e soli due punti incamerati), il Fulham ha cominciato alla grande il 2013 andando a espugnare The Hawthorns. Il West Bromwich, di recente apparso in calo di rendimento, avrebbe meritato di più, ma Berbatov e compagni hanno ritrovato il cinismo dei primi mesi del 2012-13.

TOH CHI SI RIVEDE – Costato tanto (circa 14 milioni di euro), Gaston Ramirez finora non ha ripetuto le prestazioni brillanti mostrate in Italia. Che il goal all'Arsenal (il terzo in totale in Premier) possa essere il segnale dell'inizio della sua rinascita?

LA CHICCA – Dall'agosto del 2010 al Manchester City sono stati concessi 22 calci di rigore. Ben 21 si sono materializzati a Eastlands, un dato quanto mai curioso, se non un record vero e proprio...

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Andreas Weimann è una delle poche note positive del disastrato Aston Villa di questi ultimi mesi. Attaccante dalle buone potenzialità, il giovane austriaco (classe 1991) ha già messo a segno quattro goal in campionato (più due in Coppa di Lega), tra cui quello di fondamentale importanza al Liberty Stadium di Swansea.

mercoledì 2 gennaio 2013

Ancora dall'archivio fotografico

Non avevo postato nulla nemmeno dopo aver assistito a Wolves v Millwall lo scorso 27 novembre. Faccio subito ammenda.

martedì 1 gennaio 2013

Per iniziare bene il 2013...

...una bella (beh, insomma, decente, visto che l'ho fatta io) foto del museo del football di Manchester!