mercoledì 16 gennaio 2013

Davids e il Great Escape (in the making) del Barnet

Scritto per Pubblico, ormai defunto, l'ho un po' aggiornato con gli ultimi accadimenti.

Di Edgar “Pitbull” Davids si erano perse le tracce dalla seconda metà del 2010, quando fece una fugace apparizione al Crystal Palace. Con la maglia delle Aquile del sud di Londra racimolò solo sei presenze, condite da qualche fallo di troppo e tanti passaggi sbagliati. Il campionato di Championship (l'equivalente della nostra serie B) si rivelò troppo duro e competitivo per lui, giunto agli ultimi spiccioli di carriera. Quando ormai, sulla soglia dei 40 anni, sembrava avesse appeso per sempre gli scarpini al chiodo, lo scorso novembre eccolo rispuntare addirittura nel doppio ruolo di giocatore e allenatore al Barnet, club ultimo in classifica nella quarta serie inglese. E visto che Davids ci tiene a conservare lo status di “amateur”, di mero dilettante, per il nuovo compito percepirà solo rimborsi spese e non un salario vero e proprio.

Scelta di “comodo”, in apparenza, visto che il buon Edgar vive a circa un miglio di distanza dallo stadio del Barnet, nelle estreme e placide propaggini settentrionali della capitale britannica. In realtà scavando un po' si scopre che la passione per il calcio non lo ha mai abbandonato, neanche nei mesi di assenza dalle luci della ribalta. Dopo l'esperienza al Palace, ha allenato una squadra delle Sunday Leagues, i campionati amatoriali che si disputano nei campetti di periferia la domenica mattina. Per la precisione ha trasmesso la sua sapienza calcistica ai ragazzi del Brixton United, squadra del quartiere di South London simbolo dell'immigrazione dalle Indie Occidentali negli anni Sessanta e ciclicamente teatro di rivolte contro le ingiustizie sociali che ancora affliggono la metropoli londinese. Tanto per gradire, a Brixton Davids ha vinto pure un paio di trofei, tecnicamente gli unici collezionati in Inghilterra finora. Comprese le due stagioni fra il 2005 e il 2007 al Tottenham, compagine per cui tifava da bambino e con cui ha raggiunto solo due quinti posti.

Memori della grinta che sprigionava in campo ai tempi dell'Ajax e della Juventus, non abbiamo dubbi che l'abito del motivatore gli calzi a pennello.

Proprio per questa ragione la dirigenza del Barnet gli aveva chiesto di fare da “balia” al manager Mark Robson, un discreto passato da giocatore del Charlton Athletic, ma un inizio carriera da tecnico quanto mai tragico. Robson, infatti, da solo aveva raccolto la miseria di tre punti nelle prime dodici partite di campionato (e di recente ha finito per alzare bandiera bianca e lasciare l’intera gestione del team a Davids). Il disastro del principio di stagione lasciava presagire un futuro a tinte foschissime per il team arancio-nero, reduce da due salvezze rocambolesche centrate all'ultima giornata anche grazie alle sapienti mosse tattiche di Martin Allen, detto cane pazzo per il suo aplomb non sempre ofxordiano. In vari frangenti della sua carriera Allen è stato uno di casa all'Underhill, lo stadio old style del Barnet. Un impianto con il campo in leggera pendenza (ma una volta era ancora peggio), i piloni dell'illuminazione che sembrano usciti da una scatola del Subbuteo e che in buona parte è formato da vecchie e un po' decrepite gradinate (le mitiche terraces), poste da tempo fuori legge nelle divisioni più nobili.

D'altronde fino al 1991, anno della storica promozione tra i professionisti sotto la presidenza del controverso Stan Flashman (dedito ad attività di bagarinaggio su vasta scala...) il piccolo club di Londra Nord aveva giocato unicamente nei campionati amatoriali. Certo, nel mondo dei dilettanti aveva sempre ricoperto un ruolo di primo piano, tanto che negli anni Settanta all'Underhill concluse la sua carriera un altro grande esponente del Tottenham, quel Jimmy Greaves che nel 1961 passò rapidamente dalle parti di San Siro, sponda Milan.

Appena nominato, Davids aveva fatto sapere di voler puntare tutto sui giovani, secondo lui non valorizzati appieno in Inghilterra. Nemmeno troppo tra le righe si intuisce la volontà dell'olandese di apprendere tutti i trucchi del mestiere dell'allenatore. All'edizione londinese del quotidiano Metro ha pure confessato che un giorno sarebbe felice di tornare agli amati Spurs, ovviamente come manager. Nel frattempo sta provando a compiere il miracolo della salvezza in quarta serie. Con un discreto successo, visto che al momento il Barnet sarebbe incredibilmente salvo. Il Pitbull è tornato e già bracca da vicino le avversarie. Che non si chiamano più Inter o Real Madrid, bensì Wycombe Wanderers e Aldershot.

Nessun commento:

Posta un commento