lunedì 5 agosto 2013
Ci si trasferisce su UK Football Please
L'unione fa la forza, recita il vecchio adagio. Meglio un blog solo, con più contenuti e la collaborazione dell'amico Max Troiani, allora. D'ora in poi tutte le cose che avrò il piacere di scrivere sul calcio britannico le troverete su http://ukfootballplease.blogspot.it/
Buona lettura!
giovedì 4 luglio 2013
Ricoh Arena addio...
...o almeno arrivederci per un po'. Per i prossimi tre anni, infatti, il Coventry City giocherà le partite casalinghe al Sixfields di Northampton (34 miglia di distanza dalla sua città d'origine). Visto il caos societario, è già qualcosa che il City possa disputare il campionato.
mercoledì 26 giugno 2013
Sheffield rules
Purtroppo non ho tempo per sintetizzare in italiano questo pezzo , però è assolutamente da rilanciare! Ho proprio fatto bene ad andare a Sheffield lo scorso febbraio...
mercoledì 19 giugno 2013
venerdì 14 giugno 2013
Calcio 2000 su Alex Ferguson
Non potevo non scrivere un pezzo sull'addio alla panchina di Alex Ferguson. Lo trovare QUI. Buona lettura!
martedì 11 giugno 2013
Sorprese in vista
Come è del tutto evidente, negli ultimi giorni l'aggiornamento di questo blog lascia a dir poco a desiderare. Questo non vuol dire che sarà chiuso a breve, bensì che si sta valutando una soluzione alternativa, spero gradita a tutti i miei pochi ma buoni affezionati (qualcuno di recente mi ha pure giustamente cazziato, perché parlando di Watford ho scritto Bees e non Hornets, segno evidente che la mia arteriosclerosi sta peggiorando di brutto). Stay tuned!
giovedì 6 giugno 2013
L'anno d'oro del calcio gallese
Il 2013 sarà ricordato come l'annus mirabilis dello sport gallese. E non solo perché la nazionale dei dragoni ha vinto per la seconda volta consecutiva il Sei Nazioni, umiliando sul terreno amico del Millennium Stadium gli “odiati” vicini inglesi. Per una volta, infatti, è stato anche il football a dare lustro a questo angolo di mondo da sempre follemente innamorato della palla ovale. Lo Swansea City ha vinto la Coppa di Lega, il Cardiff City ha centrato una storica promozione in Premier e Gareth Bale è ormai entrato in maniera definitiva nel gotha dei fuoriclasse mondiali, tanto che per alcuni addetti ai lavori le sue prestazioni sono al livello di quelle di Leo Messi e Cristiano Ronaldo. Anche la nazionale, da decenni tra le cenerentole d'Europa, sta lanciando qualche incoraggiante segnale di ripresa, sebbene il sogno della qualificazione a Brasile 2014 appaia ormai svanito.
Proprio la selezione gallese era reduce dallo shock della prematura scomparsa del tecnico Gary Speed, suicidatosi nel novembre del 2011. L'ex centrocampista di Leeds e Newcastle aveva iniziato a dare una raddrizzata a una squadra che non è mai riuscita a ripetere i gloriosi fasti di John Charles e compagni. Ai tempi del Gigante Buono juventino, i dragoni centrarono l'unica partecipazione ai Mondiali, quelli svedesi del 1958, riuscendo addirittura a qualificarsi per i quarti di finale, persi per 1-0 con il Brasile di un certo Pelé.
Nemmeno con un fenomeno come Ryan Giggs a scorrazzare sulla fascia il Galles aveva raccolto un granché. Per la verità il fenomeno del Manchester United non ha mai brillato troppo in nazionale, con cui ha collezionato 64 presenze e 12 goal. Il suo rendimento non eccelso in buona parte è da addebitare al non trascurabile fatto che era contornato da mediocri compagni d'orchestra. Gareth Bale può almeno contare su un talento emergente che risponde al nome di Aaron Ramsey (ormai un punto fermo dell'Arsenal) e veterani affidabili come Ashley Williams.
Già, Bale. L'infortunio rimediato nella gara d'andata dei quarti di Europa League contro il Basilea ha solo momentaneamente interrotto la sua vertiginosa ascesa, molto probabilmente impedendo al Tottenham di proseguire il suo cammino nella seconda competizione continentale. La prima parte del 2013 del buon Gareth era stata da urlo. Goal a grappoli (13 prima dell'incidente alla caviglia) e in tutte le modalità possibili, dribbling ubriacanti e scatti da incubo per i difensori avversari sono solo i marchi di fabbrica di un giocatore ormai completo. Così forte che l'Europa che conta – ovvero le squadre con tanti denari a disposizione – non vede l'ora di soffiarlo agli Spurs. Specialmente se il club del White Hart Lane non dovesse centrare la qualificazione in Champions League, non è da escludere che la stagione prossima Bale possa sì continuare a vestire di bianco, ma con il simbolo del Real Madrid sul petto. E pensare che quando era approdato al calcio che conta, appena diciottenne, le sue prestazioni d'esordio con il Tottenham avevano lasciato parecchio a desiderare. Bale in quel periodo non era stato ancora avanzato a centrocampo e sulla fascia sinistra dello schieramento difensivo degli Spurs concedeva spesso qualcosa di troppo agli attaccanti che si trovava a fronteggiare. Le amnesie in fase di copertura sommate a una striscia di ben 24 match senza vittorie quando lui era in campo lo avevano trasformato da colpo di mercato a una sorta di menagramo. Poi, come è risaputo, tutto è cambiato, anche a dispetto di qualche infortunio di troppo che a tratti ha penalizzato la carriera del ragazzo prodigio.
La sua maturazione è anche merito delle amorevoli cure di Harry Redknapp, da subito resosi conto che l'ex stellina del Southampton (la cui Academy in questi anni ha sfornato anche Theo Walcott e Alex Oxlade Chamberlain, non male...) non poteva essere un flop. Anzi, visti i mezzi tecnici e fisici a disposizione, era un peccato mortale relegarlo in difesa. Da un punto di vista atletico, non ha rivali, eccetto Ronaldo. Tanto per intenderci, a 14 anni correva i 100 metri in 11,4 secondi in quel di Cardiff, prima di trasferirsi sulla costa meridionale dell'Inghilterra.
Da bambino, nella capitale gallese, frequentava le gradinate dell'ormai defunto (e demolito) Ninian Park, dove suo zio Chris Pike giocava per i Bluebirds.
Grandi festeggiamenti in famiglia, quindi, per la tanto attesa promozione del Cardiff, materializzatasi la sera dello scorso 16 aprile con il pareggio interno a reti bianche con il Charlton. Finalmente una gioia, dopo anni di delusioni, con la squadra che si sgonfiava a un passo dal traguardo, facendo di tutto per sconfessare i favori del pronostico. Anni in cui ha colpito duro una sorta di maledizione di Wembley. Lo stadio, quello nuovo, dove i Bluebirds hanno perso tre finali. Una di play offs dopo un rocambolesco 3-2 con il Blackpool, una di Coppa di Lega (per giunta ai rigori) con il Liverpool e la terza della storia della compagine in FA Cup, di misura con il Portsmouth. Non va dimenticato che il Cardiff la Coppa d'Inghilterra l'ha vinta – unica squadra “straniera” – nel lontano 1927, grazie alle papere del portiere (gallese) dell'Arsenal Dan Lewis. Spulciando gli annali del football d'oltre Manica, però, si comprende che quella non fu per nulla una sorpresa. Negli anni Venti e a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, il City è stato una presenza fissa nell'allora First Division, quasi vinta nel 1924 (il titolo sfuggì per la peggior differenza reti rispetto all'Huddersfield allenato da Herbert Chapman), ma da cui mancava dal 1962.
Il cambio di colori dal blu al rosso, voluto dalla proprietà malese per ragioni commerciali e scaramantiche (il rosso in Asia “porta bene”), ha evidentemente funzionato. Uno zoccolo duro dei supporter, ancora legato alla tradizione, continua a storcere il naso, ma è probabile che il rancore sia stato annacquato dalla bella favola del Cardiff di quest'anno.
La sera della promozione il più commosso di tutti era Craig Bellamy. A 33 anni, dopo aver girato mezza Premier, l'attaccante dal caratteraccio e dal cuore d'oro (fa tantissima beneficenza per i bimbi africani) ha dedicato il trionfo in campionato al babbo, che quando era piccolo lo portava sempre a vedere i Bluebirds. L'esperienza di Bellamy tornerà utile nel tritacarne della Premier, ma i vertici societari hanno già fatto sapere che in estate metteranno a disposizione al manager scozzese Malky Mackay (uno dei tanti scozzesi emergenti sulle panchine di club inglesi) un budget di almeno 20 milioni di euro. Denaro che, se ben impiegato, potrebbe bastare a garantire la salvezza ai Blubirds, specialmente se i vari Guy Whittingham, Frazer Campbell e Ben Turner sapranno confermarsi anche ad alti livelli.
Inutile nascondersi dietro un dito, il match più atteso dalle parti del nuovo Cardiff City Stadium è quello con lo Swansea City. Un derby molto sentito, in passato di frequente teatro di scontri, soprattutto negli anni bui dell'hooliganismo. Nel 1988 i tifosi del Cardiff furono inseguiti fin dentro le acque del mare, mentre il match del 1993 fu macchiato da tali e tanti episodi di violenza da essere poi ricordato come la “battaglia di Ninian Park”. Sperando che fuori dal campo le cose non trascendano – ma episodi spiacevoli si sono registrati anche negli ultimissimi incontri tra i due team, tra lanci di monetine e altre “amenità” varie – sul rettangolo di gioco lo spettacolo dovrebbe essere garantito. Entrambe le formazioni esprimono standard calcistici elevati. Come già commentato nei numeri scorsi di Calcio 2000, lo Swansea ha capitalizzato sotto la guida di Michael Laudrup l'ottimo lavoro svolto da Roberto Martinez e Brendan Rodgers trionfando in Coppa di Lega. Il primo trofeo “pesante” nel football che conta è arrivato proprio nell'anno del centenario del club, che anche questa stagione ha disputato un eccellente campionato di Premier.
Il “Barcellona del Galles”, come lo hanno definito in tanti per il suo apprezzabile stile di gioco, ha come punta di diamante lo spagnolo Michu. Strappato al Rayo Vallecano per un paio di milioni di euro, il centrocampista offensivo è la rivelazione dell'anno. Era risaputo che avesse un certo fiuto per il goal, ma nessuno avrebbe mai creduto che avrebbe raggiunto la doppia cifra in Premier, dimostrandosi a tratti un giocatore dominante. Certo, non è detto che gli Swans riusciranno a trattenerlo, ma è indubbio che in caso di cessione la plusvalenza sarebbe da record. Visti i prossimi impegni in Europa League, la dirigenza dello Swansea farà uno sforzo per tenere sia Michu che Laudrup (anche lui concupito da varie big). Il football gallese sembra proprio voler fare le cose in grande.
Proprio la selezione gallese era reduce dallo shock della prematura scomparsa del tecnico Gary Speed, suicidatosi nel novembre del 2011. L'ex centrocampista di Leeds e Newcastle aveva iniziato a dare una raddrizzata a una squadra che non è mai riuscita a ripetere i gloriosi fasti di John Charles e compagni. Ai tempi del Gigante Buono juventino, i dragoni centrarono l'unica partecipazione ai Mondiali, quelli svedesi del 1958, riuscendo addirittura a qualificarsi per i quarti di finale, persi per 1-0 con il Brasile di un certo Pelé.
Nemmeno con un fenomeno come Ryan Giggs a scorrazzare sulla fascia il Galles aveva raccolto un granché. Per la verità il fenomeno del Manchester United non ha mai brillato troppo in nazionale, con cui ha collezionato 64 presenze e 12 goal. Il suo rendimento non eccelso in buona parte è da addebitare al non trascurabile fatto che era contornato da mediocri compagni d'orchestra. Gareth Bale può almeno contare su un talento emergente che risponde al nome di Aaron Ramsey (ormai un punto fermo dell'Arsenal) e veterani affidabili come Ashley Williams.
Già, Bale. L'infortunio rimediato nella gara d'andata dei quarti di Europa League contro il Basilea ha solo momentaneamente interrotto la sua vertiginosa ascesa, molto probabilmente impedendo al Tottenham di proseguire il suo cammino nella seconda competizione continentale. La prima parte del 2013 del buon Gareth era stata da urlo. Goal a grappoli (13 prima dell'incidente alla caviglia) e in tutte le modalità possibili, dribbling ubriacanti e scatti da incubo per i difensori avversari sono solo i marchi di fabbrica di un giocatore ormai completo. Così forte che l'Europa che conta – ovvero le squadre con tanti denari a disposizione – non vede l'ora di soffiarlo agli Spurs. Specialmente se il club del White Hart Lane non dovesse centrare la qualificazione in Champions League, non è da escludere che la stagione prossima Bale possa sì continuare a vestire di bianco, ma con il simbolo del Real Madrid sul petto. E pensare che quando era approdato al calcio che conta, appena diciottenne, le sue prestazioni d'esordio con il Tottenham avevano lasciato parecchio a desiderare. Bale in quel periodo non era stato ancora avanzato a centrocampo e sulla fascia sinistra dello schieramento difensivo degli Spurs concedeva spesso qualcosa di troppo agli attaccanti che si trovava a fronteggiare. Le amnesie in fase di copertura sommate a una striscia di ben 24 match senza vittorie quando lui era in campo lo avevano trasformato da colpo di mercato a una sorta di menagramo. Poi, come è risaputo, tutto è cambiato, anche a dispetto di qualche infortunio di troppo che a tratti ha penalizzato la carriera del ragazzo prodigio.
La sua maturazione è anche merito delle amorevoli cure di Harry Redknapp, da subito resosi conto che l'ex stellina del Southampton (la cui Academy in questi anni ha sfornato anche Theo Walcott e Alex Oxlade Chamberlain, non male...) non poteva essere un flop. Anzi, visti i mezzi tecnici e fisici a disposizione, era un peccato mortale relegarlo in difesa. Da un punto di vista atletico, non ha rivali, eccetto Ronaldo. Tanto per intenderci, a 14 anni correva i 100 metri in 11,4 secondi in quel di Cardiff, prima di trasferirsi sulla costa meridionale dell'Inghilterra.
Da bambino, nella capitale gallese, frequentava le gradinate dell'ormai defunto (e demolito) Ninian Park, dove suo zio Chris Pike giocava per i Bluebirds.
Grandi festeggiamenti in famiglia, quindi, per la tanto attesa promozione del Cardiff, materializzatasi la sera dello scorso 16 aprile con il pareggio interno a reti bianche con il Charlton. Finalmente una gioia, dopo anni di delusioni, con la squadra che si sgonfiava a un passo dal traguardo, facendo di tutto per sconfessare i favori del pronostico. Anni in cui ha colpito duro una sorta di maledizione di Wembley. Lo stadio, quello nuovo, dove i Bluebirds hanno perso tre finali. Una di play offs dopo un rocambolesco 3-2 con il Blackpool, una di Coppa di Lega (per giunta ai rigori) con il Liverpool e la terza della storia della compagine in FA Cup, di misura con il Portsmouth. Non va dimenticato che il Cardiff la Coppa d'Inghilterra l'ha vinta – unica squadra “straniera” – nel lontano 1927, grazie alle papere del portiere (gallese) dell'Arsenal Dan Lewis. Spulciando gli annali del football d'oltre Manica, però, si comprende che quella non fu per nulla una sorpresa. Negli anni Venti e a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, il City è stato una presenza fissa nell'allora First Division, quasi vinta nel 1924 (il titolo sfuggì per la peggior differenza reti rispetto all'Huddersfield allenato da Herbert Chapman), ma da cui mancava dal 1962.
Il cambio di colori dal blu al rosso, voluto dalla proprietà malese per ragioni commerciali e scaramantiche (il rosso in Asia “porta bene”), ha evidentemente funzionato. Uno zoccolo duro dei supporter, ancora legato alla tradizione, continua a storcere il naso, ma è probabile che il rancore sia stato annacquato dalla bella favola del Cardiff di quest'anno.
La sera della promozione il più commosso di tutti era Craig Bellamy. A 33 anni, dopo aver girato mezza Premier, l'attaccante dal caratteraccio e dal cuore d'oro (fa tantissima beneficenza per i bimbi africani) ha dedicato il trionfo in campionato al babbo, che quando era piccolo lo portava sempre a vedere i Bluebirds. L'esperienza di Bellamy tornerà utile nel tritacarne della Premier, ma i vertici societari hanno già fatto sapere che in estate metteranno a disposizione al manager scozzese Malky Mackay (uno dei tanti scozzesi emergenti sulle panchine di club inglesi) un budget di almeno 20 milioni di euro. Denaro che, se ben impiegato, potrebbe bastare a garantire la salvezza ai Blubirds, specialmente se i vari Guy Whittingham, Frazer Campbell e Ben Turner sapranno confermarsi anche ad alti livelli.
Inutile nascondersi dietro un dito, il match più atteso dalle parti del nuovo Cardiff City Stadium è quello con lo Swansea City. Un derby molto sentito, in passato di frequente teatro di scontri, soprattutto negli anni bui dell'hooliganismo. Nel 1988 i tifosi del Cardiff furono inseguiti fin dentro le acque del mare, mentre il match del 1993 fu macchiato da tali e tanti episodi di violenza da essere poi ricordato come la “battaglia di Ninian Park”. Sperando che fuori dal campo le cose non trascendano – ma episodi spiacevoli si sono registrati anche negli ultimissimi incontri tra i due team, tra lanci di monetine e altre “amenità” varie – sul rettangolo di gioco lo spettacolo dovrebbe essere garantito. Entrambe le formazioni esprimono standard calcistici elevati. Come già commentato nei numeri scorsi di Calcio 2000, lo Swansea ha capitalizzato sotto la guida di Michael Laudrup l'ottimo lavoro svolto da Roberto Martinez e Brendan Rodgers trionfando in Coppa di Lega. Il primo trofeo “pesante” nel football che conta è arrivato proprio nell'anno del centenario del club, che anche questa stagione ha disputato un eccellente campionato di Premier.
Il “Barcellona del Galles”, come lo hanno definito in tanti per il suo apprezzabile stile di gioco, ha come punta di diamante lo spagnolo Michu. Strappato al Rayo Vallecano per un paio di milioni di euro, il centrocampista offensivo è la rivelazione dell'anno. Era risaputo che avesse un certo fiuto per il goal, ma nessuno avrebbe mai creduto che avrebbe raggiunto la doppia cifra in Premier, dimostrandosi a tratti un giocatore dominante. Certo, non è detto che gli Swans riusciranno a trattenerlo, ma è indubbio che in caso di cessione la plusvalenza sarebbe da record. Visti i prossimi impegni in Europa League, la dirigenza dello Swansea farà uno sforzo per tenere sia Michu che Laudrup (anche lui concupito da varie big). Il football gallese sembra proprio voler fare le cose in grande.
martedì 28 maggio 2013
Niente Premier per il Watford
Era un sogno e alla fine è rimasto tale. Il Watford allenato da Gianfranco Zola non ce l'ha fatta ad approdare in Premier League, nonostante un campionato di vertice – in parte anche inaspettato – e dei play off a dir poco scoppiettanti. A dire il vero il club di proprietà della famiglia Pozzo la sua occasione l'aveva avuta, ma la mancata vittoria casalinga contro un Leeds ormai appagato nell'ultima giornata della stagione regolare aveva compromesso tutto.
Poi è arrivata l'incredibile affermazione nella semifinale dei play off contro il Leicester. Nella gara di ritorno, in pieno recupero, l'ex Arsenal Manuel Almunia ha parato un rigore e sull'azione successiva le Hornets hanno segnato il goal che le ha condotte all'atto finale di Wembley – singolare come un finale di match simile fosse avvenuto qualche giorno prima nella gara di League One tra il Brentford e il Doncaster, con i primi a un passo dalla promozione e poi battuti in extremis.
Sotto l'arco di Wembley il Watford ha subito la veemenza del Crystal Palace, trascinato dalla stellina Winfrid Zaha (già acquistato dal Manchester United, di lui sentiremo parlare molto negli anni a venire). I giallo-neri hanno resistito fino ai tempi supplementari, quando però è stato fatale un rigore del veterano Kevin Phillips. Ora non resta che riprovarci l'anno prossimo, visto che le potenzialità ci sono e non sono da escludere ulteriori rinforzi estivi.
Poi è arrivata l'incredibile affermazione nella semifinale dei play off contro il Leicester. Nella gara di ritorno, in pieno recupero, l'ex Arsenal Manuel Almunia ha parato un rigore e sull'azione successiva le Hornets hanno segnato il goal che le ha condotte all'atto finale di Wembley – singolare come un finale di match simile fosse avvenuto qualche giorno prima nella gara di League One tra il Brentford e il Doncaster, con i primi a un passo dalla promozione e poi battuti in extremis.
Sotto l'arco di Wembley il Watford ha subito la veemenza del Crystal Palace, trascinato dalla stellina Winfrid Zaha (già acquistato dal Manchester United, di lui sentiremo parlare molto negli anni a venire). I giallo-neri hanno resistito fino ai tempi supplementari, quando però è stato fatale un rigore del veterano Kevin Phillips. Ora non resta che riprovarci l'anno prossimo, visto che le potenzialità ci sono e non sono da escludere ulteriori rinforzi estivi.
mercoledì 22 maggio 2013
La classifica dei ricconi della Premier
1. Eden Hazard – £185.000
2. Wayne Rooney – £180.000
3. Robin van Persie – £180.000
4. Yaya Touré – £180.000
5. Carlos Tevez – £180.000
6. Fernando Torres – £175.000
7. John Terry – £175.000
8. David Silva – £160.000
9. Samir Nasri – £140.000
10. Frank Lampard – £140.000
Gli importi sono ovviamente su base settimanale...
2. Wayne Rooney – £180.000
3. Robin van Persie – £180.000
4. Yaya Touré – £180.000
5. Carlos Tevez – £180.000
6. Fernando Torres – £175.000
7. John Terry – £175.000
8. David Silva – £160.000
9. Samir Nasri – £140.000
10. Frank Lampard – £140.000
Gli importi sono ovviamente su base settimanale...
domenica 19 maggio 2013
Il punto sulla Premier – L'Arsenal vola in Champions League
I Gunners beffano gli eterni rivali del Tottenham, che ora rischiano di perdere il fenomeno Gareth Bale.
Il definitivo addio di Sir Alex Ferguson si consuma in un tripudio di goal (5-5) a West Bromwich. Saluta la compagnia anche Jamie Carragher, bandiera del Liverpool.
COS'E' SUCCESSO – L'ultima giornata della Premier 2012-13 non regala il pathos di alcuni atti finali degli ultimi anni, visto che il verdetto su titolo e retrocessioni era già stato emesso. Fino ai secondi finali, però, rimangono in bilico le posizioni tra le terza e la quinta. Grazie a un ritrovato Fernando Torres, ancora in rete dopo la finale di Europa League, il Chelsea rovina la festa d'addio di David Moyes e si qualifica direttamente per i gironi di Champions League. Farà i preliminari l'Arsenal, che a Newcastle soffre tanto ma vincendo alla fine infligge l'ennesima delusione al Tottenham, cui non basta la diciannovesima rete di Bale in Premier. Che sia anche l'ultima, visto che il gallese ora potrebbe migrare in Spagna, dalle parti del Santiago Bernabeu?
IL TOP – Non è solo il migliore della settimana, forse è il migliore degli ultimi due decenni. Per il 2012-13 chiudiamo la nostra rubrica rendendo omaggio al grande Sir Alex Ferguson, giunta al passo d'addio con un altro record impressionante: 1.500 panchine alla guida del Manchester United (ben 625 senza subire reti!). Dubitiamo fortemente che qualcuno saprà mai fare meglio.
IL FLOP – Cala il siprario con una sconfitta per le due principali delusioni stagionali: il Manchester City, fallimentare in Europa e ancora senza titoli nel 2013, e il QPR, ultimo in classifica nonostante gli ingenti investimenti fatti dal proprietario malese Tony Fernandes per garantire un futuro nella massima serie ai Super Hoops.
LA SORPRESA – Inaspettato il 5-5 di The Hawthorns, non era tanto prevedibile nemmeno il 3-0 con cui il Fulham ha stracciato lo Swansea a domicilio. La terza rete è stata segnata addirittura del desaparecido Urby Emanuelson...
TOH CHI SI RIVEDE – Impiegato con il contagocce da Paul Lambert, Darren Bent molto probabilmente non avrà un futuro al Villa Park. Il goal al Wigan potrebbe quindi essere l'ultimo della sua carriera con l'Aston Villa.
LA CHICCA – Un po' di curiosità per finire l'anno. Il Manchester United non pareggiava 5-5 da un match di seconda divisione con il Lincoln disputatosi nel 1895, mentre l'ultimo risultato del genere nella massima divisione inglese vide protagonisti Newcastle e QPR nel 1984. Solo Steed Malbranque (26) è stato sostituito più spesso di Lukas Podolski (23) nella storia della Premier in una singola stagione. Sono 50 partite casalinghe che il Manchester City segna almeno un goal all'Etihad Stadium.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Provando a ipotizzare uno dei nomi caldi dell'estate di mercato, non ci sorprenderemmo se il belga di origini marocchine Marouane Fellaini dovesse suscitare l'interesse di molti club. O forse il duttilissimo e prolifico centrocampista, da cinque anni all'Everton, è già destinato a raggiungere Moyes all'Old Trafford.
Il definitivo addio di Sir Alex Ferguson si consuma in un tripudio di goal (5-5) a West Bromwich. Saluta la compagnia anche Jamie Carragher, bandiera del Liverpool.
COS'E' SUCCESSO – L'ultima giornata della Premier 2012-13 non regala il pathos di alcuni atti finali degli ultimi anni, visto che il verdetto su titolo e retrocessioni era già stato emesso. Fino ai secondi finali, però, rimangono in bilico le posizioni tra le terza e la quinta. Grazie a un ritrovato Fernando Torres, ancora in rete dopo la finale di Europa League, il Chelsea rovina la festa d'addio di David Moyes e si qualifica direttamente per i gironi di Champions League. Farà i preliminari l'Arsenal, che a Newcastle soffre tanto ma vincendo alla fine infligge l'ennesima delusione al Tottenham, cui non basta la diciannovesima rete di Bale in Premier. Che sia anche l'ultima, visto che il gallese ora potrebbe migrare in Spagna, dalle parti del Santiago Bernabeu?
IL TOP – Non è solo il migliore della settimana, forse è il migliore degli ultimi due decenni. Per il 2012-13 chiudiamo la nostra rubrica rendendo omaggio al grande Sir Alex Ferguson, giunta al passo d'addio con un altro record impressionante: 1.500 panchine alla guida del Manchester United (ben 625 senza subire reti!). Dubitiamo fortemente che qualcuno saprà mai fare meglio.
IL FLOP – Cala il siprario con una sconfitta per le due principali delusioni stagionali: il Manchester City, fallimentare in Europa e ancora senza titoli nel 2013, e il QPR, ultimo in classifica nonostante gli ingenti investimenti fatti dal proprietario malese Tony Fernandes per garantire un futuro nella massima serie ai Super Hoops.
LA SORPRESA – Inaspettato il 5-5 di The Hawthorns, non era tanto prevedibile nemmeno il 3-0 con cui il Fulham ha stracciato lo Swansea a domicilio. La terza rete è stata segnata addirittura del desaparecido Urby Emanuelson...
TOH CHI SI RIVEDE – Impiegato con il contagocce da Paul Lambert, Darren Bent molto probabilmente non avrà un futuro al Villa Park. Il goal al Wigan potrebbe quindi essere l'ultimo della sua carriera con l'Aston Villa.
LA CHICCA – Un po' di curiosità per finire l'anno. Il Manchester United non pareggiava 5-5 da un match di seconda divisione con il Lincoln disputatosi nel 1895, mentre l'ultimo risultato del genere nella massima divisione inglese vide protagonisti Newcastle e QPR nel 1984. Solo Steed Malbranque (26) è stato sostituito più spesso di Lukas Podolski (23) nella storia della Premier in una singola stagione. Sono 50 partite casalinghe che il Manchester City segna almeno un goal all'Etihad Stadium.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Provando a ipotizzare uno dei nomi caldi dell'estate di mercato, non ci sorprenderemmo se il belga di origini marocchine Marouane Fellaini dovesse suscitare l'interesse di molti club. O forse il duttilissimo e prolifico centrocampista, da cinque anni all'Everton, è già destinato a raggiungere Moyes all'Old Trafford.
giovedì 16 maggio 2013
FA Cup e il caro vecchio Subbuteo
Fantastico, geniale, assolutamente da vedere!
http://www.youtube.com/watch?v=71g5IbBgHLk
mercoledì 15 maggio 2013
Il punto sulla Premier – Omaggio a Sir Alex
L'Old Trafford saluta il condottiero di mille battaglie e decine di trionfi. Ferguson si accomiata con una vittoria siglata da un suo fedelissimo, Rio Ferdinand.
Tutte vittoriose la pretendenti a un posto in Champions League. Ora rischia di rimanere fuori il Tottenham. Giochi chiusi in coda, retrocede anche il Wigan. Si salva il Sunderland di Di Canio.
COS'E' SUCCESSO – A Manchester sono i giorni dell'addio. Sorprendente, ma con tutti gli onori del caso quello di Alex Ferguson, in parte atteso e amaro quello di Roberto Mancini. Lo United rende omaggio al manager dei 38 trionfi e dei quasi 27 anni di regno con una vittoria in extremis sullo Swansea, mentre il City si consola con un classico 2-0 sul campo dell'ormai retrocesso Reading. Molto più vibranti i match del “trio” londinese in lotta per un posto in Champions League. Il Chelsea perde John Terry ed Eden Hazard per la finale di Europa League, ma espugna il campo dell'Aston Villa grazie alla doppietta di un fantastico Frank Lampard e alla sciocca espulsione di Christian Benteke (nel frattempo salito a quota 19 in Premier). Commovente il tributo del Villa Park a Stilian Petrov, ritiratosi dal football ma sulla via di guarigione dalla leucemia. Gareth Bale non segna ma il Tottenham rimonta lo stesso lo svantaggio iniziale al Britannia Stadium di Stoke. Gli Spurs però adesso devono sperare nelle disgrazie altrui, ovvero che l'Arsenal non vinca a Newcastle. Nel posticipo di martedì, i Gunners hanno condannato alla retrocessione il Wigan, fresco vincitore della FA Cup. Alla luce del risultato del match dell'Emirates, diventano quasi ininfluenti gli score degli altri match, in cui Norwich e Newcastle avevano fatto il loro dovere, mentre il Sunderland non era andato oltre il pareggio casalingo con il Southampton. Ma ora Paolo Di Canio può festeggiare lo stesso una sudatissima salvezza.
IL TOP – Congratulazioni a Frank Lampard, che in un solo colpo raggiunge e supera Bobby Tambling come miglior marcatore della storia del Chelsea. Ora il limite è fissato a 203 goal. L'impresa non poteva che arrivare contro l'Aston Villa, club a cui il buon Frank ha rifilato ben 17 reti in carriera. Altro dettaglio, non proprio marginale, la doppietta di Lampard ha certificato la qualificazione dei Blues alla Champions League 2013-14.
IL FLOP – D'accordo che siamo a fine stagione, ma la galleria degli orrori messa in scena dalla difesa del West Bromwich al Carrow Road non è giustificabile in alcun modo. Quattro goal a Norwich, con tanto di paperone di Ben Foster e comica autorete di Gareth McAuley, non sono certo un bel modo di chiudere l'anno.
LA SORPRESA – Il risultato shock del fine settimana appena trascorso è senza dubbio l'affermazione del Wigan nella finale di Coppa d'Inghilterra contro il favoritissimo Manchester City. I Latics sono la 43esima compagine ad aggiudicarsi il trofeo, purtroppo per loro però anche la prima a farlo retrocedendo nella serie cadetta.
TOH CHI SI RIVEDE – Stagione difficile, quella di Hatem Ben Arfa, funestata da problemi fisici che ne hanno minato il rendimento. Il rigore realizzato al Loftus Road gli ridà un po' di coraggio in vista delle sfide dell'anno prossimo.
LA CHICCA – Con la marcatura di Rio Ferdinand sono ben 20 i giocatori del Manchester United ad aver segnato almeno un goal in campionato nel 2012-13. Un record assoluto per la Premier League.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – In realtà parliamo di un giocatore già preso (per oltre 15 milioni di euro) dal Manchester United e che per il momento gioca in Championship. Ma con la doppietta nella gara di play off a Brighton il ragazzo prodigio Winfrid Zaha ha già dimostrato di valere la massima divisione, dove spera di condurre per mano il Crystal Palace.
Tutte vittoriose la pretendenti a un posto in Champions League. Ora rischia di rimanere fuori il Tottenham. Giochi chiusi in coda, retrocede anche il Wigan. Si salva il Sunderland di Di Canio.
COS'E' SUCCESSO – A Manchester sono i giorni dell'addio. Sorprendente, ma con tutti gli onori del caso quello di Alex Ferguson, in parte atteso e amaro quello di Roberto Mancini. Lo United rende omaggio al manager dei 38 trionfi e dei quasi 27 anni di regno con una vittoria in extremis sullo Swansea, mentre il City si consola con un classico 2-0 sul campo dell'ormai retrocesso Reading. Molto più vibranti i match del “trio” londinese in lotta per un posto in Champions League. Il Chelsea perde John Terry ed Eden Hazard per la finale di Europa League, ma espugna il campo dell'Aston Villa grazie alla doppietta di un fantastico Frank Lampard e alla sciocca espulsione di Christian Benteke (nel frattempo salito a quota 19 in Premier). Commovente il tributo del Villa Park a Stilian Petrov, ritiratosi dal football ma sulla via di guarigione dalla leucemia. Gareth Bale non segna ma il Tottenham rimonta lo stesso lo svantaggio iniziale al Britannia Stadium di Stoke. Gli Spurs però adesso devono sperare nelle disgrazie altrui, ovvero che l'Arsenal non vinca a Newcastle. Nel posticipo di martedì, i Gunners hanno condannato alla retrocessione il Wigan, fresco vincitore della FA Cup. Alla luce del risultato del match dell'Emirates, diventano quasi ininfluenti gli score degli altri match, in cui Norwich e Newcastle avevano fatto il loro dovere, mentre il Sunderland non era andato oltre il pareggio casalingo con il Southampton. Ma ora Paolo Di Canio può festeggiare lo stesso una sudatissima salvezza.
IL TOP – Congratulazioni a Frank Lampard, che in un solo colpo raggiunge e supera Bobby Tambling come miglior marcatore della storia del Chelsea. Ora il limite è fissato a 203 goal. L'impresa non poteva che arrivare contro l'Aston Villa, club a cui il buon Frank ha rifilato ben 17 reti in carriera. Altro dettaglio, non proprio marginale, la doppietta di Lampard ha certificato la qualificazione dei Blues alla Champions League 2013-14.
IL FLOP – D'accordo che siamo a fine stagione, ma la galleria degli orrori messa in scena dalla difesa del West Bromwich al Carrow Road non è giustificabile in alcun modo. Quattro goal a Norwich, con tanto di paperone di Ben Foster e comica autorete di Gareth McAuley, non sono certo un bel modo di chiudere l'anno.
LA SORPRESA – Il risultato shock del fine settimana appena trascorso è senza dubbio l'affermazione del Wigan nella finale di Coppa d'Inghilterra contro il favoritissimo Manchester City. I Latics sono la 43esima compagine ad aggiudicarsi il trofeo, purtroppo per loro però anche la prima a farlo retrocedendo nella serie cadetta.
TOH CHI SI RIVEDE – Stagione difficile, quella di Hatem Ben Arfa, funestata da problemi fisici che ne hanno minato il rendimento. Il rigore realizzato al Loftus Road gli ridà un po' di coraggio in vista delle sfide dell'anno prossimo.
LA CHICCA – Con la marcatura di Rio Ferdinand sono ben 20 i giocatori del Manchester United ad aver segnato almeno un goal in campionato nel 2012-13. Un record assoluto per la Premier League.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – In realtà parliamo di un giocatore già preso (per oltre 15 milioni di euro) dal Manchester United e che per il momento gioca in Championship. Ma con la doppietta nella gara di play off a Brighton il ragazzo prodigio Winfrid Zaha ha già dimostrato di valere la massima divisione, dove spera di condurre per mano il Crystal Palace.
domenica 12 maggio 2013
Sir Alex never grows old
sabato 11 maggio 2013
Una finale da ricordare
Prima una attenzione pressoché nulla da parte di media e opinione pubblica per il match, causa news del ritiro di Sir Alex, poi la clamorosa – e meritata – sconfitta sul campo contro il piccolo e pericolante Wigan. La settimana che sta volgendo al termine è stata fuori di dubbio da incubo per il Manchester City, che conclude la stagione a secco di titoli – eccezion fatta per il Community Shield, che conta il giusto, ovvero molto poco – e forse si appresta a dire addio a Roberto Mancini. Altro che supremazia a Manchester e di conseguenza in Inghilterra, il 2012-13 sembra aver cancellato tante certezze nella parte Light Blues della metropoli del Lancashire.
Per fortuna la FA Cup, da anni in precario stato di salute, ci riesce a regalare ancora emozioni forti e una sorpresa del genere, paragonabile al celebre Wimbledon v Liverpool 1-0 del 1988. Era da così tanto tempo che Davide non batteva Golia in una finale sul sacro terreno di Wembley che ormai si erano perse le speranze di assistere a imprese del genere. E invece no, la leggenda continua, grazie al piccolo Wigan del self made man David Whelan umilia il City dei petrodollari e dei tanti campioni.
Per fortuna la FA Cup, da anni in precario stato di salute, ci riesce a regalare ancora emozioni forti e una sorpresa del genere, paragonabile al celebre Wimbledon v Liverpool 1-0 del 1988. Era da così tanto tempo che Davide non batteva Golia in una finale sul sacro terreno di Wembley che ormai si erano perse le speranze di assistere a imprese del genere. E invece no, la leggenda continua, grazie al piccolo Wigan del self made man David Whelan umilia il City dei petrodollari e dei tanti campioni.
giovedì 9 maggio 2013
Una pesante eredità
Francamente non invidio chi dovrà sostituire Alex Ferguson sulla panchina dello United. Il precedente relativo al successore di Matt Busby, il povero Wilf McGuinness, non è certo ben augurante, tanto che nel 70-71 Sir Matt fu costretto a tornare all'Old Trafford per fare da traghettatore per Frank O'Farrell e Tommy Docherty. Ovvero altri due che fallirono miseramente la missione impossibile loro affidata. Ritengo David Moyes più "corazzato" rispetto ai suoi predecessori, ma questo non vuol dire che ripeterà almeno in parte quanto fatto da un gigante del football come Ferguson.
Sempre che il manager dell'Everton si trasferisca a Manchester - cosa per la verità data abbastanza per scontata, tanto che si parla già di Roberto Martinez al Goodison Park.
Sempre che il manager dell'Everton si trasferisca a Manchester - cosa per la verità data abbastanza per scontata, tanto che si parla già di Roberto Martinez al Goodison Park.
mercoledì 8 maggio 2013
Sir Alex se ne va?
Lo dicono The Daily Telegraph e The Times, dando la cosa per oramai certa. La verità la scopriremo a breve, visto che, secondo i due organi di stampa britannici, l'annuncio ci potrebbe essere già domenica dopo il match tra Manchester United e Swansea City. In precedenza Ferguson aveva fatto sapere di doversi operare all'anca in estate e che di conseguenza avrebbe saltato la prima parte della stagione. Speriamo non siano sorte ulteriori complicazioni, tanto da condurlo a prendere una decisione che ha del clamoroso.
Se dovessi scegliere io un sostituto, non avrei dubbi: David Moyes. Staremo a vedere...
Se dovessi scegliere io un sostituto, non avrei dubbi: David Moyes. Staremo a vedere...
martedì 7 maggio 2013
Il punto sulla Premier – Londinesi a caccia della Champions League
Vincono tutte e tre di misura le squadre della capitale impegnate nella lotta per il terzo e quarto posto. In coda colpo dell'Aston Villa a Norwich.
Nel big match di giornata, il Chelsea si impone negli ultimi minuti sui campioni del Manchester United. Ancora problemi per il Sunderland di Di Canio, che pareggia in casa con lo Stoke e ora rischia di essere riagganciato dal Wigan, vittorioso a West Bromwich.
COS'E' SUCCESSO – Il grande “giallo” sui nomi delle ultime due qualificate in Champions League sembra destinato a risolversi solo negli ultimi 90 minuti. Nel fine settimana appena trascorso, nessuna componente del “trio londinese” ha perso punti per strada. Il Chelsea è andato addirittura a vincere all'Old Trafford contro lo United, da cui era stato battuto tre volte negli ultimi quattro match di campionato. Peccato per la sceneggiata di David Luiz, costata il rosso a Rafael, una macchia su una bella prestazione dei Blues. Al Loftus Road Theo Walcott ha messo a segno il goal più veloce dell'anno in Premier (20 secondi), tenendo vive le speranze di qualificazione in Champions League per l'Arsenal. Il Tottenham invece ha atteso i minuti finali per regolare il Southampton. Decisivo l'ottavo goal da fuori area (record nei cinque principali campionati europei) di Gareth Bale. Nelle retrovie scialba prova – e tutto sommato punto guadagnato – del Sunderland in casa con lo Stoke. Evidentemente i ragazzi di Di Canio non si erano ancora ripresi del tutto dalla scoppola con l'Aston Villa, che intanto ipoteca la salvezza passando a Norwich. Al The Hawthorns da segnalare l'esordio del giovanissimo Isaiah Brown (16 anni e 117 giorni) e la fantastica doppia rimonta del Wigan, pronto per una scoppiettante parte finale di stagione (sabato contenderà la FA Cup al super-favorito Manchester City). Passetto in avanti del Newcastle con lo 0-0 al Boleyn Ground. Per concludere, la cosa più bella del derby di Liverpool è stata il thanks (grazie) composto da cartellini rossi e blu con cui la Kop ha voluto rendere omaggio ai tifosi dell'Everton per il loro sostegno sulla triste vicenda dell'Hillsborough e sulla faticosa ricerca della verità. Sul match meglio invece stendere un velo pietoso.
IL TOP – Proprio quando sembrava destinato a un clamoroso tonfo in Championship, l'Aston Villa è rinato. Due scontri diretti, due vittorie, prima di goleada contro il Sunderland, poi di misura, ma con grande merito, contro il Norwich. Pare che il lavoro di Paul Lambert stia finalmente dando i suoi frutti.
IL FLOP – Degli ultimi 12 derby della Merseyside disputati in campionato, il Liverpool ne aveva vinti ben sette, perdendone uno solo. Ma neppure la buona tradizione è servita per imporsi nella stracittadina e provare a riacciuffare i cugini in classifica. I Reds chiuderanno il 2012-13 alle spalle dell'Everton e per il secondo anno consecutivo fuori dall'Europa, non proprio un risultato di cui andare fieri...
LA SORPRESA – Il Fulham è ormai quasi certo anche matematicamente della permanenza in Premier, ma il “rilassamento” dei Cottagers (in particolare della loro difesa) contro il retrocesso Reading era abbastanza imprevisto.
TOH CHI SI RIVEDE – Dopo tre anni di purgatorio in Championship, risale in Premier l'Hull City, protagonista di un'ottima stagione, nonostante qualche passo falso di troppo nel finale. Fortuna per i Tigers che nell'ultima giornata il Watford allenato da Gianfranco Zola abbia fatto harakiri in casa contro il Leeds, altrimenti i festeggiamenti per la promozione si sarebbero tenuto al Vicarage Road.
LA CHICCA – A West Bromwich il Wigan è andato sotto per primo in un match di Premier per la 23esima volta in stagione. Però almeno dal The Hawthorns, a differenza di precedenti occasioni, è tornato a casa con i tre punti.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Il portiere bosniaco dello Stoke Asmir Begovic ha impressionanti mezzi fisici (grande agilità distribuita su 196 centimetri di altezza) e l'età dalla sua parte (a giugno compirà 26 anni) per diventare uno dei nomi caldi del mercato estivo.
Nel big match di giornata, il Chelsea si impone negli ultimi minuti sui campioni del Manchester United. Ancora problemi per il Sunderland di Di Canio, che pareggia in casa con lo Stoke e ora rischia di essere riagganciato dal Wigan, vittorioso a West Bromwich.
COS'E' SUCCESSO – Il grande “giallo” sui nomi delle ultime due qualificate in Champions League sembra destinato a risolversi solo negli ultimi 90 minuti. Nel fine settimana appena trascorso, nessuna componente del “trio londinese” ha perso punti per strada. Il Chelsea è andato addirittura a vincere all'Old Trafford contro lo United, da cui era stato battuto tre volte negli ultimi quattro match di campionato. Peccato per la sceneggiata di David Luiz, costata il rosso a Rafael, una macchia su una bella prestazione dei Blues. Al Loftus Road Theo Walcott ha messo a segno il goal più veloce dell'anno in Premier (20 secondi), tenendo vive le speranze di qualificazione in Champions League per l'Arsenal. Il Tottenham invece ha atteso i minuti finali per regolare il Southampton. Decisivo l'ottavo goal da fuori area (record nei cinque principali campionati europei) di Gareth Bale. Nelle retrovie scialba prova – e tutto sommato punto guadagnato – del Sunderland in casa con lo Stoke. Evidentemente i ragazzi di Di Canio non si erano ancora ripresi del tutto dalla scoppola con l'Aston Villa, che intanto ipoteca la salvezza passando a Norwich. Al The Hawthorns da segnalare l'esordio del giovanissimo Isaiah Brown (16 anni e 117 giorni) e la fantastica doppia rimonta del Wigan, pronto per una scoppiettante parte finale di stagione (sabato contenderà la FA Cup al super-favorito Manchester City). Passetto in avanti del Newcastle con lo 0-0 al Boleyn Ground. Per concludere, la cosa più bella del derby di Liverpool è stata il thanks (grazie) composto da cartellini rossi e blu con cui la Kop ha voluto rendere omaggio ai tifosi dell'Everton per il loro sostegno sulla triste vicenda dell'Hillsborough e sulla faticosa ricerca della verità. Sul match meglio invece stendere un velo pietoso.
IL TOP – Proprio quando sembrava destinato a un clamoroso tonfo in Championship, l'Aston Villa è rinato. Due scontri diretti, due vittorie, prima di goleada contro il Sunderland, poi di misura, ma con grande merito, contro il Norwich. Pare che il lavoro di Paul Lambert stia finalmente dando i suoi frutti.
IL FLOP – Degli ultimi 12 derby della Merseyside disputati in campionato, il Liverpool ne aveva vinti ben sette, perdendone uno solo. Ma neppure la buona tradizione è servita per imporsi nella stracittadina e provare a riacciuffare i cugini in classifica. I Reds chiuderanno il 2012-13 alle spalle dell'Everton e per il secondo anno consecutivo fuori dall'Europa, non proprio un risultato di cui andare fieri...
LA SORPRESA – Il Fulham è ormai quasi certo anche matematicamente della permanenza in Premier, ma il “rilassamento” dei Cottagers (in particolare della loro difesa) contro il retrocesso Reading era abbastanza imprevisto.
TOH CHI SI RIVEDE – Dopo tre anni di purgatorio in Championship, risale in Premier l'Hull City, protagonista di un'ottima stagione, nonostante qualche passo falso di troppo nel finale. Fortuna per i Tigers che nell'ultima giornata il Watford allenato da Gianfranco Zola abbia fatto harakiri in casa contro il Leeds, altrimenti i festeggiamenti per la promozione si sarebbero tenuto al Vicarage Road.
LA CHICCA – A West Bromwich il Wigan è andato sotto per primo in un match di Premier per la 23esima volta in stagione. Però almeno dal The Hawthorns, a differenza di precedenti occasioni, è tornato a casa con i tre punti.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Il portiere bosniaco dello Stoke Asmir Begovic ha impressionanti mezzi fisici (grande agilità distribuita su 196 centimetri di altezza) e l'età dalla sua parte (a giugno compirà 26 anni) per diventare uno dei nomi caldi del mercato estivo.
sabato 4 maggio 2013
Ci ho preso...
Tutto sommato non era così difficile, sebbene ci sia da dire che il Watford ha buttato al vento un'occasione d'oro (con il Leeds altro che biscotto!). Ora nei play offs c'è un Crystal Palace v Brighton tutto da gustare. Chissà che atmosfera, in entrambi i match...
Pronostico
Per una volta - sarà che sono in Sabina per un meeting lungo e stancante e mi manca il calcio inglese - provo a fare un pronostico sull'esito finale della Championship: Hull promosso, Peterborough e Wolves che accompagnano il Bristol City in League One. Sperando che poi la finale di League One sia Sheffield United v Brentford, due squadre per cui ho un "soft spot", come dicono gli inglesi.
lunedì 29 aprile 2013
Il punto sulla Premier – Si infiamma la lotta per un posto in Champions League
Tra le tre londinesi che si giocano due posti nell'Europa che conta vince solo il Chelsea. Il Manchester City ipoteca il secondo posto sconfiggendo il West Ham.
Il Liverpool umilia il Newcastle, che torna a tremare. Sempre in zona retrocessione, male il Norwich, benissimo l'Aston Villa, che sotterra il Sunderland sotto sei goal. QPR e Reading salutano la compagnia con uno scialbo 0-0 nello scontro diretto.
COS'E' SUCCESSO – Decisa anche matematicamente la lotta per il titolo, la Premier propone ancora molti spunti interessanti. In primis la rincorsa al terzo e quarto posto. Questo fine settimana si avvantaggia il Chelsea, vittorioso in casa con uno Swansea ormai appagato. Frankie Lampard sale a una sola rete di distanza dai 202 goal di Bobby Tambling, recordman di segnature in maglia Blues. Robin Van Persie torna all'Emirates e segna ancora ai suoi vecchi compagni. L'olandese si sta per laureare capocannoniere. Ora è a quota 25 e Suarez (23) non giocherà più per il resto della stagione. Non bene il Tottenham che acciuffa con affanno il pari a Wigan. Nei quartieri bassi della classifica scintillante prestazione dell'Aston villa (e di Benteke, tripletta), che infligge un terribile dispiacere a Paolo Di Canio (1-5 ed espulsione per Sessegnon). Dietro pessime prove di Newcastle (0-6 con il Liverpool, che ritrova Fabio Borini in campo e subito in goal) e Norwich (Canarini impallinati a Stoke).
IL TOP – Dopo quello del 2011, Gareth Bale ha vinto per la seconda volta il premio di miglior giocatore della stagione (nonché quello di miglior giovane). Per farlo, e scusate se è poco, ha battuto la concorrenza di un vero fenomeno come Van Persie. Giocatore dominante come pochi al mondo, contro il Wigan il gallese per una volta ha segnato un goal “brutto” (incredibile pasticcio difensivo), lui che ci ha abituato a perle da cineteca.
IL FLOP – Il Newcastle non perdeva con sei goal di scarto nella massima divisione dal 1925 (1-7 contro il Blackburn). La sconfitta contro una squadra, il Liverpool, sicuramente non eccelsa e per di più priva del suo migliore giocatore (il plurisqualificato Suarez) rappresenta un segnale molto allarmante per un finale di stagione da vivere con il fiato sospeso per i supporter dei Magpies.
LA SORPRESA – Nelle dimensioni – un secco 3-0 – il trionfo del West Bromwich Albion a Southampton è stato abbastanza inaspettato. Se poi pensiamo che i Saints non perdevano in casa con il team del The Hawthorns dal 1969 (allora fu “solo” per 0-2), possiamo quasi parlare di risultato storico.
TOH CHI SI RIVEDE – Charlie Adam ha messo fine a un digiuno durato cinque mesi siglando l'unico goal del match salvezza contro il Norwich. Da quando è allo Stoke, lo scozzese ha palesato più bassi che alti, ma forse per i Potters la sua marcatura potrebbe valere la salvezza. Quando si dice un tempismo perfetto.
LA CHICCA – I 20 titoli del Manchester United sono stati vinti da soli tre allenatori: Alex Ferguson (13), Matt Busby (5) e Ernest Mangnall (2).
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Danny Rose è chiaramente solo di passaggio al Sunderland, dove ha ben impressionato per tutta la stagione. Nel 2013-14 dovrebbe tornare alla squadra che detiene il suo cartellino, il Tottenham. Dal momento che il ventitreenne è un esterno difensivo sinistro e che proprio sulle fasce gli Spurs hanno abbondanza di talenti, non è detto che al White Hart Lane giocherà spesso da titolare.
Il Liverpool umilia il Newcastle, che torna a tremare. Sempre in zona retrocessione, male il Norwich, benissimo l'Aston Villa, che sotterra il Sunderland sotto sei goal. QPR e Reading salutano la compagnia con uno scialbo 0-0 nello scontro diretto.
COS'E' SUCCESSO – Decisa anche matematicamente la lotta per il titolo, la Premier propone ancora molti spunti interessanti. In primis la rincorsa al terzo e quarto posto. Questo fine settimana si avvantaggia il Chelsea, vittorioso in casa con uno Swansea ormai appagato. Frankie Lampard sale a una sola rete di distanza dai 202 goal di Bobby Tambling, recordman di segnature in maglia Blues. Robin Van Persie torna all'Emirates e segna ancora ai suoi vecchi compagni. L'olandese si sta per laureare capocannoniere. Ora è a quota 25 e Suarez (23) non giocherà più per il resto della stagione. Non bene il Tottenham che acciuffa con affanno il pari a Wigan. Nei quartieri bassi della classifica scintillante prestazione dell'Aston villa (e di Benteke, tripletta), che infligge un terribile dispiacere a Paolo Di Canio (1-5 ed espulsione per Sessegnon). Dietro pessime prove di Newcastle (0-6 con il Liverpool, che ritrova Fabio Borini in campo e subito in goal) e Norwich (Canarini impallinati a Stoke).
IL TOP – Dopo quello del 2011, Gareth Bale ha vinto per la seconda volta il premio di miglior giocatore della stagione (nonché quello di miglior giovane). Per farlo, e scusate se è poco, ha battuto la concorrenza di un vero fenomeno come Van Persie. Giocatore dominante come pochi al mondo, contro il Wigan il gallese per una volta ha segnato un goal “brutto” (incredibile pasticcio difensivo), lui che ci ha abituato a perle da cineteca.
IL FLOP – Il Newcastle non perdeva con sei goal di scarto nella massima divisione dal 1925 (1-7 contro il Blackburn). La sconfitta contro una squadra, il Liverpool, sicuramente non eccelsa e per di più priva del suo migliore giocatore (il plurisqualificato Suarez) rappresenta un segnale molto allarmante per un finale di stagione da vivere con il fiato sospeso per i supporter dei Magpies.
LA SORPRESA – Nelle dimensioni – un secco 3-0 – il trionfo del West Bromwich Albion a Southampton è stato abbastanza inaspettato. Se poi pensiamo che i Saints non perdevano in casa con il team del The Hawthorns dal 1969 (allora fu “solo” per 0-2), possiamo quasi parlare di risultato storico.
TOH CHI SI RIVEDE – Charlie Adam ha messo fine a un digiuno durato cinque mesi siglando l'unico goal del match salvezza contro il Norwich. Da quando è allo Stoke, lo scozzese ha palesato più bassi che alti, ma forse per i Potters la sua marcatura potrebbe valere la salvezza. Quando si dice un tempismo perfetto.
LA CHICCA – I 20 titoli del Manchester United sono stati vinti da soli tre allenatori: Alex Ferguson (13), Matt Busby (5) e Ernest Mangnall (2).
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Danny Rose è chiaramente solo di passaggio al Sunderland, dove ha ben impressionato per tutta la stagione. Nel 2013-14 dovrebbe tornare alla squadra che detiene il suo cartellino, il Tottenham. Dal momento che il ventitreenne è un esterno difensivo sinistro e che proprio sulle fasce gli Spurs hanno abbondanza di talenti, non è detto che al White Hart Lane giocherà spesso da titolare.
sabato 27 aprile 2013
I pinguini di Hartlepool
Come vuole la tradizione, un po' di fancy dress per l'ultima giornata di campionato. In questo caso, come potete vedere nella foto, i tifosi dell'Hartlepool sono stati ritratti in abito "pinguinesco" sulla metro di Londra mentre sono di passaggio per arrivare a Crawley. Poco importa se il club per cui tifa Andy Cap sia retrocesso da qualche turno.
giovedì 25 aprile 2013
Il silenzio è d'oro
Se insulti con epiteti razzisti un avversario e poi rifiuti anche di stringergli la mano quando ci devi giocare di nuovo contro, ti tuffi come nemmeno Greg Louganis ai bei tempi, segni goal di mano contro una piccola come il Mansfield Town e poi dici pure che non lo hai fatto, dai morsi che solo Mike Tyson giustifica (guarda caso) non sei certo una povera vittima se finisci per beccarti 10 giornate di squalifica. Brendan Rodgers la pensa invece così. Certo, è l'allenatore di Luis Suarez (ovviamente il personaggio in questione) e in parte lo si può anche capire, visto che senza l'uruguaiano il suo team, già abbastanza mediocre, diventa sul serio poca cosa. Però personalmente sarei ben contento se Suarez - ribadisco, grande giocatore ma anche pessima persona, almeno in campo - trovasse una sistemazione fuori dalla Premier. Casomai in qualche team che sbandiera grande stile ma poi si dava tanto da fare a spedire sim card svizzere agli arbitri...
lunedì 22 aprile 2013
Il punto sulla Premier – United, un titolo firmato Van Persie
I Red Devils si aggiudicano il loro ventesimo titolo di campioni d'Inghilterra schiacciando il pericolante Aston Villa. Tripletta dell'olandese.
Sempre più serrata la lotta per gli ultimi due posti disponibili in Champions League. Affermazione dell'Arsenal al Craven Cottage, mentre il Chelsea si fa raggiungere in extremis ad Anfield Road.
COS'E' SUCCESSO – Ormai era scritto da tempo, nel Monday Night è arrivata la certificazione ufficiale: il Manchester United è di nuovo campione d'Inghilterra. Sui malcapitati Villans si è abbattuta la furia di Robin Van Persie e all'Old Trafford sono così iniziati dei lunghi festeggiamenti. Il Tottenham si vendica dell'1-5 subito a domicilio lo scorso anno dal Manchester City cancellando con 10 minuti di fuoco nel secondo tempo un'ottima frazione di gioco dei ragazzi di Mancini. Decisivo con un assist e un goal – e come poteva essere altrimenti – il rientrante Gareth Bale. I Light Blues conservano un margine confortante proprio sulle tre inseguitrici londinesi. L'Arsenal vince sul campo del Fulham, con Arsene Wenger che se la prende molto per l'orrendo fallo di Steve Sidwell su Mikael Arteta. A proposito di fallacci, che dire del morso alla Tyson di Luis Suarez a Branislav Ivanovic. Classico “hero & villain” l'uruguayano ha poi finito per regalare il goal del pareggio al Liverpool contro il Chelsea nel giorno del ricordo delle 96 vittime della tragedia di Hillsborough. Giganteschi passi in avanti in zona retrocessione per Stoke (2-0 su un QPR ormai in smobilitazione) e Sunderland (1-0 all'Everton ancora in caccia di un posto in Europa). Gioca bene ma perde il Wigan al Boleyn Ground. Per i Latics, così come per l'Aston Villa, la permanenza in Premier è ad alto rischio.
IL TOP – Troppo scontato citare Van Persie, proviamo con una new entry. Bisogna riconoscerglielo, dopo tutte le polemiche che aveva suscitato la sua nomina a manager del Sunderland, riuscire subito a dare una forte scossa alla squadra e soprattutto a raccogliere punti non era per niente scontato, anzi. Al netto delle peculiarità del personaggio (vedi le esultanze, ma non solo), Paolo Di Canio sta svolgendo un ottimo lavoro con i Black Cats. E intanto la salvezza si avvicina.
IL FLOP – Anche in questo caso sarebbe troppo banale mettere dietro la lavagna per l'ennesima volta un ormai incorreggibile Luis Suarez. Meglio sottolineare il segno della resa del Manchester City, che sta nell'incredibile errore di Vincent Kompany – uno degli eroi del titolo del 2011-12 – sul goal del pareggio del Tottenham. Per i successivi 10 minuti non solo Kompany, ma anche il resto della difesa, ha lasciato strada al Tottenham senza colpo ferire.
LA SORPRESA – In assenza di risultati di giornata clamorosi, la sorpresa, in questo caso negativa, è la mancata qualificazione in Europa per la seconda stagione consecutiva da parte del Liverpool. In attesa di vedere i frutti del lavoro di Brendan Rodgers, i Reds rimangono ben al di fuori dei top team della Premier, rischiando di finire anche dietro ai cugini dell'Everton (i quali a disposizione hanno un budget inferiore rispetto al club dell'Anfield Road).
TOH CHI SI RIVEDE – Tony Pulis di recente lo ha impiegato a intermittenza, ma lui non ne ha fatto una tragedia. Una volta chiamato a risolvere i problemi dello Stoke, Peter Crouch non si è tirato indietro, segnando un goal esiziale in quel di Loftus Road. Quando si dice il veterano affidabile.
LA CHICCA – Romelu Lukaku il clone di Pippo Inzaghi? A giudicare da quante volte finisce in fuorigioco il giovane belga che il Chelsea ha prestato al West Bromwich, una volta ogni 44 minuti (record della Premier), parrebbe proprio di sì.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – E' una delle poche note positive della disastrata stagione del Reading. Alex McCarthy è un ragazzone dagli straripanti mezzi fisici messosi in evidenza nelle ultime partite grazie delle ottime parate. Un portiere giovane (23 anni) su cui costruire la squadra del futuro. Oppure un talento su cui fare cassa una volta tornati in Championship.
Sempre più serrata la lotta per gli ultimi due posti disponibili in Champions League. Affermazione dell'Arsenal al Craven Cottage, mentre il Chelsea si fa raggiungere in extremis ad Anfield Road.
COS'E' SUCCESSO – Ormai era scritto da tempo, nel Monday Night è arrivata la certificazione ufficiale: il Manchester United è di nuovo campione d'Inghilterra. Sui malcapitati Villans si è abbattuta la furia di Robin Van Persie e all'Old Trafford sono così iniziati dei lunghi festeggiamenti. Il Tottenham si vendica dell'1-5 subito a domicilio lo scorso anno dal Manchester City cancellando con 10 minuti di fuoco nel secondo tempo un'ottima frazione di gioco dei ragazzi di Mancini. Decisivo con un assist e un goal – e come poteva essere altrimenti – il rientrante Gareth Bale. I Light Blues conservano un margine confortante proprio sulle tre inseguitrici londinesi. L'Arsenal vince sul campo del Fulham, con Arsene Wenger che se la prende molto per l'orrendo fallo di Steve Sidwell su Mikael Arteta. A proposito di fallacci, che dire del morso alla Tyson di Luis Suarez a Branislav Ivanovic. Classico “hero & villain” l'uruguayano ha poi finito per regalare il goal del pareggio al Liverpool contro il Chelsea nel giorno del ricordo delle 96 vittime della tragedia di Hillsborough. Giganteschi passi in avanti in zona retrocessione per Stoke (2-0 su un QPR ormai in smobilitazione) e Sunderland (1-0 all'Everton ancora in caccia di un posto in Europa). Gioca bene ma perde il Wigan al Boleyn Ground. Per i Latics, così come per l'Aston Villa, la permanenza in Premier è ad alto rischio.
IL TOP – Troppo scontato citare Van Persie, proviamo con una new entry. Bisogna riconoscerglielo, dopo tutte le polemiche che aveva suscitato la sua nomina a manager del Sunderland, riuscire subito a dare una forte scossa alla squadra e soprattutto a raccogliere punti non era per niente scontato, anzi. Al netto delle peculiarità del personaggio (vedi le esultanze, ma non solo), Paolo Di Canio sta svolgendo un ottimo lavoro con i Black Cats. E intanto la salvezza si avvicina.
IL FLOP – Anche in questo caso sarebbe troppo banale mettere dietro la lavagna per l'ennesima volta un ormai incorreggibile Luis Suarez. Meglio sottolineare il segno della resa del Manchester City, che sta nell'incredibile errore di Vincent Kompany – uno degli eroi del titolo del 2011-12 – sul goal del pareggio del Tottenham. Per i successivi 10 minuti non solo Kompany, ma anche il resto della difesa, ha lasciato strada al Tottenham senza colpo ferire.
LA SORPRESA – In assenza di risultati di giornata clamorosi, la sorpresa, in questo caso negativa, è la mancata qualificazione in Europa per la seconda stagione consecutiva da parte del Liverpool. In attesa di vedere i frutti del lavoro di Brendan Rodgers, i Reds rimangono ben al di fuori dei top team della Premier, rischiando di finire anche dietro ai cugini dell'Everton (i quali a disposizione hanno un budget inferiore rispetto al club dell'Anfield Road).
TOH CHI SI RIVEDE – Tony Pulis di recente lo ha impiegato a intermittenza, ma lui non ne ha fatto una tragedia. Una volta chiamato a risolvere i problemi dello Stoke, Peter Crouch non si è tirato indietro, segnando un goal esiziale in quel di Loftus Road. Quando si dice il veterano affidabile.
LA CHICCA – Romelu Lukaku il clone di Pippo Inzaghi? A giudicare da quante volte finisce in fuorigioco il giovane belga che il Chelsea ha prestato al West Bromwich, una volta ogni 44 minuti (record della Premier), parrebbe proprio di sì.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – E' una delle poche note positive della disastrata stagione del Reading. Alex McCarthy è un ragazzone dagli straripanti mezzi fisici messosi in evidenza nelle ultime partite grazie delle ottime parate. Un portiere giovane (23 anni) su cui costruire la squadra del futuro. Oppure un talento su cui fare cassa una volta tornati in Championship.
I conti in tasca ai club di Premier
I bilanci al 31 maggio 2012 delle squadre che hanno partecipato alla scorsa edizione della Premier raccontano di introiti record – oltre 2,7 miliardi di euro incassati – ma anche di una spessa a dir poco eccessiva per i costi di personale, ovvero essenzialmente i giocatori: 1,8 miliardi. Francamente troppo, anche perché nel calcolo non sono comprese le lucrose prebende pagate agli agenti. La buona notizia è la riduzione delle perdite di oltre un terzo – ora siamo intorno ai 240 milioni – sebbene questo passo in avanti sia dovuto soprattutto al taglio dei debiti del Manchester City. Quello dello United, grazie alla spericolata architettura finanziaria messa in piedi dalla famiglia Glazer, è ancora oltre i 430 milioni, con circa 60 milioni di interessi pagati all'anno.
Nel complesso, solo otto club su venti fanno registrare profitti, ma con il nuovo, ricchissimo contratto sottoscritto per la cessione dei diritti televisivi c'è la possibilità di migliorare i bilanci. E forse di pagare un po' di più gli inservienti (dagli addetti alle pulizie ai venditori dei costosissimi match programmes) cui sono riservate le briciole delle briciole, tanto che il sindaco di Londra Boris Johnson ha tirato le orecchie alle compagini della sua città. Anche perché la Premier ha deciso che quando entrerà in vigore proprio il contratto sui diritti televisivi sarà introdotto anche un limite sui salari dei calciatori. Finalmente.
Nel complesso, solo otto club su venti fanno registrare profitti, ma con il nuovo, ricchissimo contratto sottoscritto per la cessione dei diritti televisivi c'è la possibilità di migliorare i bilanci. E forse di pagare un po' di più gli inservienti (dagli addetti alle pulizie ai venditori dei costosissimi match programmes) cui sono riservate le briciole delle briciole, tanto che il sindaco di Londra Boris Johnson ha tirato le orecchie alle compagini della sua città. Anche perché la Premier ha deciso che quando entrerà in vigore proprio il contratto sui diritti televisivi sarà introdotto anche un limite sui salari dei calciatori. Finalmente.
sabato 20 aprile 2013
Luci e ombre odierne
Aggiungo rispetto al post precedente che oggi al Fratton Park per salutare la squadra appena retrocessa c'erano oltre 18mila tifosi, praticamente il tutto esaurito. Dopo essere stato lì a settembre, ho avuto la conferma che quelli dei Pompey sono tra i migliori tifosi del Regno Unito. Poi una buona notizia è che la penalizzazione di 10 punti per gli ormai risolti - si spera - problemi finanziari sarà applicata questa stagione e non la prossima. Quindi il Portsmouth si può giocare le sue carte per un pronto ritorno in League One.
Chiudo con una nota di tristezza per l'addio all'Underhill da parte del Barnet. Non aggiungo altro, tanto sapete come la penso sugli stadi "storici"...
Chiudo con una nota di tristezza per l'addio all'Underhill da parte del Barnet. Non aggiungo altro, tanto sapete come la penso sugli stadi "storici"...
Pompey Supporters' Trust
Il PST è finalmente riuscito ad acquistare il Portsmouth. I tifosi ci hanno messo tre milioni di tasca loro, ma il club ora ha la quasi certezza di non rischiare più l'estinzione. E soprattutto che non dovrà aver a che fare con manigoldi in cerca di soldi facili, come accaduto negli ultimi anni. Certo, il Portsmouth è retrocesso in Quarta Divisione, ma sono sicuro che nel 2013-14 al Fratton Park ci sarà l'entusiasmo dei tempi belli. Play up Pompey!
lunedì 15 aprile 2013
Justice for the 96
Oggi è l'anniversario della tragedia dell'Hillsborough. Sempre un evento da ricordare con grande tristezza, ma almeno dopo oltre 20 anni questa volta c'è da sperare che qualcuno dei responsabili paghi, a seguito delle novità positive registratesi negli ultimi mesi dello scorso anno. I 96 aspettano ancora giustizia, le scuse di David Cameron sono importanti ma non bastano.
domenica 14 aprile 2013
Ecco le quattro chiacchiere con John King
Scritto nel 2008 ma pubblicato in Italia dalla Boogaloo Publishing solo verso la fine del 2012, Skinheads è l'ultimo libro realizzato da John King, autore tra gli altri dell'opera di culto La tribù del calcio, scritta nel 1996 e basata alle “imprese” di un gruppo di tifosi del Chelsea. Ovvero la squadra che King sostiene fin da bambino. La sua produzione è incentrata su storie dalla forte caratterizzazione socio-politica, come il romanza “Smaltimento Rifiuti”, che lui stesso ha definito un “libro a difesa del sistema sanitario nazionale”, da anni ormai sotto attacco. Sei anni fa ha fondato la casa editrice London Books con lo scrittore Martin Knight, recuperando molte storie a sfondo sociale e della working class che risalgono agli anni 30 e sono stati messi ai margini o dimenticati per decenni.
In Italia abbiamo un'immagine molto stereotipata degli skinhead. Nel tuo libro riesci a spazzarla via. Ci potresti fare un breve sunto della storia di questa sottocultura?
Gli skinhead originali emersero alla fine degli anni 60. Erano grandi amanti di ska, rocksteady e bluebeat, tutta musica arrivata in Gran Bretagna dalla Giamaica. Molti singoli dello skinhead reggae hanno riscosso un enorme successo popolare. Prima c'erano i mod, gli skinhead in qualche modo hanno rappresentato l'estensione della generazione precedente. Il loro abbigliamento era incentrato su stivali Doctor Martens, jeans Levis, pantaloni Sta Prest, camicie Ben Sherman, magliette Fred Perry e giacche Harrington. La seconda ondata si è materializzata alla fine degli anni 70. Alcuni seguivano gruppi punk come gli Sham 69 e poi gruppi Oi! quali i Last Resort, altri erano più interessati alle nuove band ska inglesi dell'etichetta 2-Tone. Il suono di questi ultimi gruppi era una fusione dei veloci ritmi punk e ska. Queste passioni non di rado si sono intersecate e il look ha spesso rappresentato variazioni sul tema rispetto a quello originale. Nel caso degli Oi!, il look aggressivo era una reazione alla classe media che con le sue influenze hippie aveva annacquato il punk.
Soprattutto da noi, gli skinhead sono spesso associati a posizioni politiche di estrema destra.
Ci sono skinhead di sinistra e di destra, un po' come accade in ogni settore della società. Nel mio romanzo mi sono tenuto lontano dalla politica, concentrandomi invece sui personaggi e sul loro essere gente comune. Questo rispecchia la mia esperienza. Ho dato molto risalto alla musica, così lo skinhead originale Terry ama autori del calibro di Laurel Aitken e Prince Buster, mentre Ray è influenzato dalle Oi! band degli anni 80. Se dovessi definire uno skinhead, direi che è abbastanza patriottico, ama certi stili di musica, segue una squadra di calcio, socializza nei pub e proviene dalla working class. Gli skinhead hanno la reputazione di essere violenti, ma questo è vero per molte sottoculture giovanili, del presente e del passato. Nel caso degli skinhead, la violenza probabilmente è collegata alla nascita del teppismo nel calcio negli anni 60, che a sua volta va di pari passo con le prime partite di football trasmesse in TV e allo sviluppo dei media sensazionalistici.
In "Skinheads" racconti la storia di una famiglia. L'impressione che si ricava è che non ci sia una profonda spaccatura tra le generazioni come si potrebbe essere portati a credere. È vero?
Non ho mai pensato che ci sia una frattura tra le generazioni, non certo tra le persone che conosco. Credo che sia vero il contrario, che i veri insegnamenti si tramandino all'interno delle famiglie, perché non sono influenzati da elementi esterni e “propagandistici”. Da giovani è naturale ribellarsi contro i propri genitori, magari facendo qualcosa che loro non approvano, ma passa in fretta per la maggior parte delle persone. Ovviamente ci sono casi estremi, ma in generale come possiamo rifiutare le precedenti generazioni della nostra famiglia? Sarebbe come rifiutare una parte di noi stessi. Posso sedermi in un pub, con le persone di 19 e 20 anni e alla fine le loro lotte sono più o meno le stesse che ho fatto io, i loro sogni molto simili ai miei. Loro sono io quando ero giovane, forse io sono loro quando saranno più grandi.
È corretto affermare che le sottoculture sono molto più un fenomeno delle generazioni passate e che prima erano molto più radicate di quanto siano al giorno d'oggi?
Questo è vero, il mondo degli affari ha rubato un sacco della nostra cultura, rimpacchettandola, marchiandola e rivendendola alla gente in forma diluita. Come diceva Joe Strummer, 'hanno trasformato la ribellione in denaro'. Tutte le sottoculture avevano una matrice popolare, ma molte di quelle più familiari ora sono rivendute ai più giovani. Ma ci sono altre sottoculture che forse non sono così palesemente visibili, anche se credo che ci sia una nuova generazione che sta rivivendo gli stili di abbigliamento e la musica dei filoni punk, ska, folk e rock. Nella globalizzazione tutto si scopre con facilità. C'è meno localismo. Tanto mistero è stato distrutto. È anche vero che sono in tanti ad avere inventiva, il che finisce per mettere all'angolo le multinazionali. I giovani che conosco sono molto creativi e dinamici, non si lasciano ingannare facilmente.
"Skinheads" è un libro scritto prima dell'inizio della crisi che stiamo ancora attraversando. Quali effetti sta avendo sulla società britannica? Pensi che la gente stia reagendo bene o in maniera troppo passiva?
Ovviamente la crisi ha colpito forte in termini di aumento della disoccupazione e dei debiti delle persone, ma i nostri “controllori” la stanno usando come strumento per smantellare lo stato sociale. Un processo in atto in tutta Europa, soprattutto nell'Eurozona, dove le istituzioni godono di maggior potere, al punto di condizionare in maniera pesante le decisioni dei singoli governi. È spaventoso.
In Gran Bretagna, il premier Cameron sta continuando il lavoro di Blair e della Thatcher. Credo che dovremmo investire nel settore pubblico, non apportare tagli, quindi per me le misure di austerità hanno una forte impronta ideologica. La crisi è una cortina di fumo per procedere con le privatizzazioni, come richiesto dalle direttive comunitarie. Allo stesso tempo, penso che il popolo britannico sia ben contento che il Paese non faccia parte dell'Eurozona, così che non ci troviamo nella posizione di Irlanda, Grecia, Italia e Spagna.
La gente si sente impotente e in tanti pensano, me compreso, che dobbiamo uscire dall'Unione europea nel più breve tempo possibile. Lo stesso vale per qualsiasi altro paese che vuole mantenere la sua sovranità. Vedo l'UE come un super-Stato totalitario in fieri, mentre l'Eurozona sta distruggendo le culture e la vita delle persone.
Qual è il tuo parere sui disordini del 2011 in Inghilterra?
Io vivo in una delle zone più colpite dai disordini, così li ho potuti seguire molto bene di persona, tanto che all'una del mattino del primo giorno il mio appartamento era pieno del fumo degli edifici in fiamme. Devo dire che non sono molto “in sintonia” con i ragazzi che hanno devastato i quartieri dove vivono le loro stesse comunità. Non credo che ci fosse un elemento politico dietro i disordini. Alla base di quanto accaduto c'è stata la morte di un giovane ucciso dalla polizia, ma gli eventi che sono seguiti in altre aree sono stati casi di disordini fini a se stessi, con forti infiltrazioni di elementi criminali che hanno approfittato della confusione che si è creata. La polizia non ha fatto molto per mettere subito un argine ai riots. Hanno preferito usare le telecamere a circuito chiuso per catturare gli individui coinvolti. Però alla fine cinque persone hanno perso la vita perché tante altre volevano mettere le mani su alcuni prodotti di marca...
In generale, pensi che la società britannica sia più violenta rispetto al passato, visti anche i tanti accoltellamenti di giovanissimi a Londra e in altre parti del Paese?
In realtà credo che l'Inghilterra sia molto più tranquilla oggi. Sì, ci sono stati vari accoltellamenti a Londra, ma sono relativamente poco numerosi e in gran parte collegati a questioni di droga. Questo non rende tali episodi meno tragici, ma non è un esempio rappresentativo di tutto il paese.
Anche in passato ci sono stati degli accoltellamenti, ma da noi chi usa i coltelli è sempre stato guardato con disprezzo dagli esponenti della working class. Prima c'erano numerose risse per strada e nei pub e si usavano quasi sempre le mani. In generale direi che gli anni 70 e 80 c'era molta più violenza di oggi. Forse il modo in cui vengono diffuse immagini violente su Internet e in televisione dà un'impressione sbagliata. La mia sensazione è che l'Inghilterra sia un posto abbastanza sicuro e tollerante in cui vivere.
Forse il tuo libro più famoso, almeno in Italia, è "The Football Factory". In Inghilterra c'è un crescente numero di tifosi schierato contro il corporate football. Pensi che riusciranno a fermare l'iper-commercializzazione del calcio?
Sarà molto dura, ma almeno tanti supporter hanno preso posizione in maniera molto netta. Ritengo che il calcio sia stato rubato alla gente. I nostri governanti ci spremono su ogni elemento della nostra cultura. Schiacciano tutta la vitalità, soffocano la nostra libera espressione per poi rivenderci un prodotto a loro immagine e somiglianza. Non a caso molte persone sono contro il calcio moderno. Migliaia di fan anni fa hanno rinunciato a seguire la Premiership. Purtroppo i loro posti sono stati occupati dai “nuovi tifosi”, cacciatori di gloria e appassionati part-time. Al Chelsea stiamo lottando per salvare Stamford Bridge, visto che Roman Abramovich vuole vendere il terreno per un sacco di soldi e trasferire il club altrove. Quanto successo ai nostri club calcistici più importanti è veramente tragico.
A proposito del Chelsea, lo segui ancora? In tanti dicono che l'atmosfera a Stamford Bridge è molto diversa rispetto al passato. Troppi soldi e vittorie uccidono la passione?
Rispetto alla squadra che ho seguito di persona allo stadio negli anni 70 e 80, ma in parte anche nei 90, il Chelsea è cambiato in modo radicale. Ci sono ancora “veri” tifosi che vanno allo Stamford Bridge e c'è uno zoccolo duro che segue la squadra ovunque, ma la maggior parte della mia generazione ha rinunciato, mentre i giovanissimi non possono permettersi di pagare l'esorbitante costo dei biglietti. Io vado allo stadio ogni tanto, ma a essere onesti mi annoio sempre di più.
Qual è il tuo parere in merito alla sottocultura casuals?
Casuals significa cose diverse per persone diverse, ma immagino tu intenda la terrace culture del calcio inglese? È un modo di vivere, direi addirittura una ragione di vita quando si è giovani. Nel corso degli anni parte di questa sottocultura è stata distorta, ma a me da ragazzo piaceva tanto andare a vedere le partite del Chelsea dalla Shed (la “curva” dei Blues, ndr), o attraversare l'Inghilterra e l'Europa al seguito della mia squadra del cuore. Ci sono vari livelli, ma nel complesso l'amore per il calcio garantisce un forte interesse alle persone. Certo, si sono verificati episodi negativi, tuttavia essere casuals riguardava più condividere alcune esperienze con i tuoi amici che dedicarsi alla violenza. Voleva dire socializzare, viaggiare, ascoltare un certo tipo di musica, vestire con un determinato stile, condividere le storie dei vari “personaggi” delle gradinate, delle terraces. C'è stato un momento in cui le cose sono andate fuori controllo, ma il calcio è sempre stato un elemento cardine delle comunità, un elemento che unisce anche gruppi di persone con età e background sociali differenti. Andando indietro nel tempo, la presenza sulle gradinate, dove si stava in piedi, mai seduti, ha garantito alla gente una preziosa valvola di sfogo, godendosi quello che il mio giocatore preferito, Alan Hudson, definisce il 'the working man's ballet'.
La verità sulla tragedia di Hillsborough, quando 96 tifosi del Liverpool morirono allo stadio dello Sheffield Wednesday, è finalmente emersa. Che opinione ti sei fatto su questo terribile evento?
Tutti sapevano la verità, ma nulla è stato fatto. Ricordo che un paio di anni prima, quando il Chelsea giocò a Sheffield, in quella maledetta gradinata dell'Hillsborough c'ero anche io e ci furono dei problemi. C'era qualcosa che non andava nella struttura in sé, ma la mia convinzione è sempre stata che sono state le barriere di protezione a uccidere i supporter del Liverpool. La polizia avrebbe dovuto controllare meglio la situazione, mentre sembra che l'abbia gestita malissimo, cercando solo di coprire i propri errori. Sono sicuro che ora ci saranno varie azioni giudiziarie, ma se quelle recinzioni non fossero esistite i tifosi si sarebbero salvati. Ma proprio quelle recinzioni sono state volute dai politici e credo che anche loro dovrebbero essere chiamati a rispondere di quanto accaduto. I tifosi del Liverpool che si sono battuti per avere giustizia sono persone incredibili, un esempio per tutti.
I governi Thatcher e Blair hanno promulgato delle leggi draconiane per reprimere il teppismo negli stadi. Pensi che per bloccare il fenomeno si siano violati i diritti civili dei tifosi?
Sì, sicuramente, ma troppo spesso i diritti civili degli appassionati di calcio sono stati ignorati. Anche prima del giro di vite, la polizia erano sempre pronta a usare la mano pesante e ad arrestare chiunque, facendo più o meno come voleva. Detto questo, è anche vero che negli anni 70 le forze dell'ordine hanno avuto a che fare con vasti gruppi di tifosi che ogni sabato causavano degli enormi disagi in giro per il Paese. Oggi tutto ciò è inimmaginabile.
Hai dichiarato che George Orwell ha esercitato una grande influenza sulla tua attività di scrittore. Pensi che i libri di Orwell siano ancora attuali?
Sì, così come lo sono opere quali Brave New World di Aldous Huxley e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, che sono libri che metto allo stesso livello di 1984, La fattoria degli animali e dei saggi e degli articoli di Orwell. Proprio Orwell ha scritto delle persone al potere in un modo quanto mai attuale, visto che la maggior parte dei politici ha un'istruzione universitaria ma non ha mai avuto un vero lavoro. Il Partito Laburista è stato costituito per rappresentare gli uomini e le donne comuni, tuttavia adesso ha perso il contatto con la realtà. Orwell era un socialista, ma è riuscito a volgere lo sguardo oltre la linea del partito, ha visto come il linguaggio e la storia potevano essere distorti, mentre Huxley scriveva di genetica e del consumo di droghe come controllo sociale e Bradbury si concentrava sulla distruzione della letteratura e del libero pensiero. Tutte cose che stanno accadendo al giorno d'oggi.
Ai tempi di Orwell, i dittatori dicevano quello che pensavano e impiegavano la forza bruta, ragion per cui erano facilmente identificabili e li si poteva combattere. Ora i nostri nemici sono in gran parte invisibili e più subdoli. È vero, sono guidati dalla stessa avidità e fame di potere, ma agiscono più sottotraccia, dicono una cosa e fanno l'esatto opposto, comunicano solo per fare pubbliche relazione e nient'altro. Le persone che stanno modellando le nostre società sono non identificabili. La gente comune adesso può contare sulla disponibilità di un numero crescente di beni di consumo, ma alla fine sono massicciamente in debito. Il livello di indebitamento è così alto che in tanti gireranno una percentuale significativa dei loro salari alle banche per i decenni a venire. Sarebbe interessante vedere come Orwell, Huxley e Bradbury riscriverebbero quei romanzi adesso. I mezzi tecnologici probabilmente cambierebbero, ma credo che i messaggi rimarrebbero gli stessi.
Ora hai una tua casa editrice. Ci puoi raccontare qualcosa al riguardo?
Ho messo su London Books (www.london-books.co.uk) con lo scrittore Martin Knight sei anni fa. La nostra collana principale è quella dei London Classics, che comprende storie a sfondo sociale e della working class. Sono quasi tutti romanzi che risalgono agli anni 30 e sono stati messi ai margini o dimenticati per decenni. I nostri autori sono James Curtis, John Sommerfield, Gerald Kersh, Robert Westerby, Alan Sillitoe e Simon Blumenfeld. Si tratta di opere di narrativa molto forti, scritte in maniera vibrante, senza censurare nulla. Sono istantanee di Londra che è impossibile trovare altrove. Sono troppo “dinamiche” per i canoni ufficiali. Ogni libro presenta un'introduzione da parte di un autore moderno.
Un giorno mi piacerebbe realizzare una nuova collana di opere di fiction, facendo salire alla ribalta dei nuovi scrittori, ma per fare questo servono tempo e denaro. Per adesso ho curato due nuovi romanzi, Malayan Swing di Pete Haynes e Barry Desmond Is A Wanker di Martin Knight. Abbiamo anche pubblicato due libri non di fiction, The Special Ones: Chelsea By The Fans e Gypsy Joe. Si tratta di un lavoro molto divertente, e facendolo abbiamo incontrato tante persone che la pensano come noi e credono in questo tipo di letteratura.
Intervista pubblicata sul Manifesto del 13/04.
In Italia abbiamo un'immagine molto stereotipata degli skinhead. Nel tuo libro riesci a spazzarla via. Ci potresti fare un breve sunto della storia di questa sottocultura?
Gli skinhead originali emersero alla fine degli anni 60. Erano grandi amanti di ska, rocksteady e bluebeat, tutta musica arrivata in Gran Bretagna dalla Giamaica. Molti singoli dello skinhead reggae hanno riscosso un enorme successo popolare. Prima c'erano i mod, gli skinhead in qualche modo hanno rappresentato l'estensione della generazione precedente. Il loro abbigliamento era incentrato su stivali Doctor Martens, jeans Levis, pantaloni Sta Prest, camicie Ben Sherman, magliette Fred Perry e giacche Harrington. La seconda ondata si è materializzata alla fine degli anni 70. Alcuni seguivano gruppi punk come gli Sham 69 e poi gruppi Oi! quali i Last Resort, altri erano più interessati alle nuove band ska inglesi dell'etichetta 2-Tone. Il suono di questi ultimi gruppi era una fusione dei veloci ritmi punk e ska. Queste passioni non di rado si sono intersecate e il look ha spesso rappresentato variazioni sul tema rispetto a quello originale. Nel caso degli Oi!, il look aggressivo era una reazione alla classe media che con le sue influenze hippie aveva annacquato il punk.
Soprattutto da noi, gli skinhead sono spesso associati a posizioni politiche di estrema destra.
Ci sono skinhead di sinistra e di destra, un po' come accade in ogni settore della società. Nel mio romanzo mi sono tenuto lontano dalla politica, concentrandomi invece sui personaggi e sul loro essere gente comune. Questo rispecchia la mia esperienza. Ho dato molto risalto alla musica, così lo skinhead originale Terry ama autori del calibro di Laurel Aitken e Prince Buster, mentre Ray è influenzato dalle Oi! band degli anni 80. Se dovessi definire uno skinhead, direi che è abbastanza patriottico, ama certi stili di musica, segue una squadra di calcio, socializza nei pub e proviene dalla working class. Gli skinhead hanno la reputazione di essere violenti, ma questo è vero per molte sottoculture giovanili, del presente e del passato. Nel caso degli skinhead, la violenza probabilmente è collegata alla nascita del teppismo nel calcio negli anni 60, che a sua volta va di pari passo con le prime partite di football trasmesse in TV e allo sviluppo dei media sensazionalistici.
In "Skinheads" racconti la storia di una famiglia. L'impressione che si ricava è che non ci sia una profonda spaccatura tra le generazioni come si potrebbe essere portati a credere. È vero?
Non ho mai pensato che ci sia una frattura tra le generazioni, non certo tra le persone che conosco. Credo che sia vero il contrario, che i veri insegnamenti si tramandino all'interno delle famiglie, perché non sono influenzati da elementi esterni e “propagandistici”. Da giovani è naturale ribellarsi contro i propri genitori, magari facendo qualcosa che loro non approvano, ma passa in fretta per la maggior parte delle persone. Ovviamente ci sono casi estremi, ma in generale come possiamo rifiutare le precedenti generazioni della nostra famiglia? Sarebbe come rifiutare una parte di noi stessi. Posso sedermi in un pub, con le persone di 19 e 20 anni e alla fine le loro lotte sono più o meno le stesse che ho fatto io, i loro sogni molto simili ai miei. Loro sono io quando ero giovane, forse io sono loro quando saranno più grandi.
È corretto affermare che le sottoculture sono molto più un fenomeno delle generazioni passate e che prima erano molto più radicate di quanto siano al giorno d'oggi?
Questo è vero, il mondo degli affari ha rubato un sacco della nostra cultura, rimpacchettandola, marchiandola e rivendendola alla gente in forma diluita. Come diceva Joe Strummer, 'hanno trasformato la ribellione in denaro'. Tutte le sottoculture avevano una matrice popolare, ma molte di quelle più familiari ora sono rivendute ai più giovani. Ma ci sono altre sottoculture che forse non sono così palesemente visibili, anche se credo che ci sia una nuova generazione che sta rivivendo gli stili di abbigliamento e la musica dei filoni punk, ska, folk e rock. Nella globalizzazione tutto si scopre con facilità. C'è meno localismo. Tanto mistero è stato distrutto. È anche vero che sono in tanti ad avere inventiva, il che finisce per mettere all'angolo le multinazionali. I giovani che conosco sono molto creativi e dinamici, non si lasciano ingannare facilmente.
"Skinheads" è un libro scritto prima dell'inizio della crisi che stiamo ancora attraversando. Quali effetti sta avendo sulla società britannica? Pensi che la gente stia reagendo bene o in maniera troppo passiva?
Ovviamente la crisi ha colpito forte in termini di aumento della disoccupazione e dei debiti delle persone, ma i nostri “controllori” la stanno usando come strumento per smantellare lo stato sociale. Un processo in atto in tutta Europa, soprattutto nell'Eurozona, dove le istituzioni godono di maggior potere, al punto di condizionare in maniera pesante le decisioni dei singoli governi. È spaventoso.
In Gran Bretagna, il premier Cameron sta continuando il lavoro di Blair e della Thatcher. Credo che dovremmo investire nel settore pubblico, non apportare tagli, quindi per me le misure di austerità hanno una forte impronta ideologica. La crisi è una cortina di fumo per procedere con le privatizzazioni, come richiesto dalle direttive comunitarie. Allo stesso tempo, penso che il popolo britannico sia ben contento che il Paese non faccia parte dell'Eurozona, così che non ci troviamo nella posizione di Irlanda, Grecia, Italia e Spagna.
La gente si sente impotente e in tanti pensano, me compreso, che dobbiamo uscire dall'Unione europea nel più breve tempo possibile. Lo stesso vale per qualsiasi altro paese che vuole mantenere la sua sovranità. Vedo l'UE come un super-Stato totalitario in fieri, mentre l'Eurozona sta distruggendo le culture e la vita delle persone.
Qual è il tuo parere sui disordini del 2011 in Inghilterra?
Io vivo in una delle zone più colpite dai disordini, così li ho potuti seguire molto bene di persona, tanto che all'una del mattino del primo giorno il mio appartamento era pieno del fumo degli edifici in fiamme. Devo dire che non sono molto “in sintonia” con i ragazzi che hanno devastato i quartieri dove vivono le loro stesse comunità. Non credo che ci fosse un elemento politico dietro i disordini. Alla base di quanto accaduto c'è stata la morte di un giovane ucciso dalla polizia, ma gli eventi che sono seguiti in altre aree sono stati casi di disordini fini a se stessi, con forti infiltrazioni di elementi criminali che hanno approfittato della confusione che si è creata. La polizia non ha fatto molto per mettere subito un argine ai riots. Hanno preferito usare le telecamere a circuito chiuso per catturare gli individui coinvolti. Però alla fine cinque persone hanno perso la vita perché tante altre volevano mettere le mani su alcuni prodotti di marca...
In generale, pensi che la società britannica sia più violenta rispetto al passato, visti anche i tanti accoltellamenti di giovanissimi a Londra e in altre parti del Paese?
In realtà credo che l'Inghilterra sia molto più tranquilla oggi. Sì, ci sono stati vari accoltellamenti a Londra, ma sono relativamente poco numerosi e in gran parte collegati a questioni di droga. Questo non rende tali episodi meno tragici, ma non è un esempio rappresentativo di tutto il paese.
Anche in passato ci sono stati degli accoltellamenti, ma da noi chi usa i coltelli è sempre stato guardato con disprezzo dagli esponenti della working class. Prima c'erano numerose risse per strada e nei pub e si usavano quasi sempre le mani. In generale direi che gli anni 70 e 80 c'era molta più violenza di oggi. Forse il modo in cui vengono diffuse immagini violente su Internet e in televisione dà un'impressione sbagliata. La mia sensazione è che l'Inghilterra sia un posto abbastanza sicuro e tollerante in cui vivere.
Forse il tuo libro più famoso, almeno in Italia, è "The Football Factory". In Inghilterra c'è un crescente numero di tifosi schierato contro il corporate football. Pensi che riusciranno a fermare l'iper-commercializzazione del calcio?
Sarà molto dura, ma almeno tanti supporter hanno preso posizione in maniera molto netta. Ritengo che il calcio sia stato rubato alla gente. I nostri governanti ci spremono su ogni elemento della nostra cultura. Schiacciano tutta la vitalità, soffocano la nostra libera espressione per poi rivenderci un prodotto a loro immagine e somiglianza. Non a caso molte persone sono contro il calcio moderno. Migliaia di fan anni fa hanno rinunciato a seguire la Premiership. Purtroppo i loro posti sono stati occupati dai “nuovi tifosi”, cacciatori di gloria e appassionati part-time. Al Chelsea stiamo lottando per salvare Stamford Bridge, visto che Roman Abramovich vuole vendere il terreno per un sacco di soldi e trasferire il club altrove. Quanto successo ai nostri club calcistici più importanti è veramente tragico.
A proposito del Chelsea, lo segui ancora? In tanti dicono che l'atmosfera a Stamford Bridge è molto diversa rispetto al passato. Troppi soldi e vittorie uccidono la passione?
Rispetto alla squadra che ho seguito di persona allo stadio negli anni 70 e 80, ma in parte anche nei 90, il Chelsea è cambiato in modo radicale. Ci sono ancora “veri” tifosi che vanno allo Stamford Bridge e c'è uno zoccolo duro che segue la squadra ovunque, ma la maggior parte della mia generazione ha rinunciato, mentre i giovanissimi non possono permettersi di pagare l'esorbitante costo dei biglietti. Io vado allo stadio ogni tanto, ma a essere onesti mi annoio sempre di più.
Qual è il tuo parere in merito alla sottocultura casuals?
Casuals significa cose diverse per persone diverse, ma immagino tu intenda la terrace culture del calcio inglese? È un modo di vivere, direi addirittura una ragione di vita quando si è giovani. Nel corso degli anni parte di questa sottocultura è stata distorta, ma a me da ragazzo piaceva tanto andare a vedere le partite del Chelsea dalla Shed (la “curva” dei Blues, ndr), o attraversare l'Inghilterra e l'Europa al seguito della mia squadra del cuore. Ci sono vari livelli, ma nel complesso l'amore per il calcio garantisce un forte interesse alle persone. Certo, si sono verificati episodi negativi, tuttavia essere casuals riguardava più condividere alcune esperienze con i tuoi amici che dedicarsi alla violenza. Voleva dire socializzare, viaggiare, ascoltare un certo tipo di musica, vestire con un determinato stile, condividere le storie dei vari “personaggi” delle gradinate, delle terraces. C'è stato un momento in cui le cose sono andate fuori controllo, ma il calcio è sempre stato un elemento cardine delle comunità, un elemento che unisce anche gruppi di persone con età e background sociali differenti. Andando indietro nel tempo, la presenza sulle gradinate, dove si stava in piedi, mai seduti, ha garantito alla gente una preziosa valvola di sfogo, godendosi quello che il mio giocatore preferito, Alan Hudson, definisce il 'the working man's ballet'.
La verità sulla tragedia di Hillsborough, quando 96 tifosi del Liverpool morirono allo stadio dello Sheffield Wednesday, è finalmente emersa. Che opinione ti sei fatto su questo terribile evento?
Tutti sapevano la verità, ma nulla è stato fatto. Ricordo che un paio di anni prima, quando il Chelsea giocò a Sheffield, in quella maledetta gradinata dell'Hillsborough c'ero anche io e ci furono dei problemi. C'era qualcosa che non andava nella struttura in sé, ma la mia convinzione è sempre stata che sono state le barriere di protezione a uccidere i supporter del Liverpool. La polizia avrebbe dovuto controllare meglio la situazione, mentre sembra che l'abbia gestita malissimo, cercando solo di coprire i propri errori. Sono sicuro che ora ci saranno varie azioni giudiziarie, ma se quelle recinzioni non fossero esistite i tifosi si sarebbero salvati. Ma proprio quelle recinzioni sono state volute dai politici e credo che anche loro dovrebbero essere chiamati a rispondere di quanto accaduto. I tifosi del Liverpool che si sono battuti per avere giustizia sono persone incredibili, un esempio per tutti.
I governi Thatcher e Blair hanno promulgato delle leggi draconiane per reprimere il teppismo negli stadi. Pensi che per bloccare il fenomeno si siano violati i diritti civili dei tifosi?
Sì, sicuramente, ma troppo spesso i diritti civili degli appassionati di calcio sono stati ignorati. Anche prima del giro di vite, la polizia erano sempre pronta a usare la mano pesante e ad arrestare chiunque, facendo più o meno come voleva. Detto questo, è anche vero che negli anni 70 le forze dell'ordine hanno avuto a che fare con vasti gruppi di tifosi che ogni sabato causavano degli enormi disagi in giro per il Paese. Oggi tutto ciò è inimmaginabile.
Hai dichiarato che George Orwell ha esercitato una grande influenza sulla tua attività di scrittore. Pensi che i libri di Orwell siano ancora attuali?
Sì, così come lo sono opere quali Brave New World di Aldous Huxley e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, che sono libri che metto allo stesso livello di 1984, La fattoria degli animali e dei saggi e degli articoli di Orwell. Proprio Orwell ha scritto delle persone al potere in un modo quanto mai attuale, visto che la maggior parte dei politici ha un'istruzione universitaria ma non ha mai avuto un vero lavoro. Il Partito Laburista è stato costituito per rappresentare gli uomini e le donne comuni, tuttavia adesso ha perso il contatto con la realtà. Orwell era un socialista, ma è riuscito a volgere lo sguardo oltre la linea del partito, ha visto come il linguaggio e la storia potevano essere distorti, mentre Huxley scriveva di genetica e del consumo di droghe come controllo sociale e Bradbury si concentrava sulla distruzione della letteratura e del libero pensiero. Tutte cose che stanno accadendo al giorno d'oggi.
Ai tempi di Orwell, i dittatori dicevano quello che pensavano e impiegavano la forza bruta, ragion per cui erano facilmente identificabili e li si poteva combattere. Ora i nostri nemici sono in gran parte invisibili e più subdoli. È vero, sono guidati dalla stessa avidità e fame di potere, ma agiscono più sottotraccia, dicono una cosa e fanno l'esatto opposto, comunicano solo per fare pubbliche relazione e nient'altro. Le persone che stanno modellando le nostre società sono non identificabili. La gente comune adesso può contare sulla disponibilità di un numero crescente di beni di consumo, ma alla fine sono massicciamente in debito. Il livello di indebitamento è così alto che in tanti gireranno una percentuale significativa dei loro salari alle banche per i decenni a venire. Sarebbe interessante vedere come Orwell, Huxley e Bradbury riscriverebbero quei romanzi adesso. I mezzi tecnologici probabilmente cambierebbero, ma credo che i messaggi rimarrebbero gli stessi.
Ora hai una tua casa editrice. Ci puoi raccontare qualcosa al riguardo?
Ho messo su London Books (www.london-books.co.uk) con lo scrittore Martin Knight sei anni fa. La nostra collana principale è quella dei London Classics, che comprende storie a sfondo sociale e della working class. Sono quasi tutti romanzi che risalgono agli anni 30 e sono stati messi ai margini o dimenticati per decenni. I nostri autori sono James Curtis, John Sommerfield, Gerald Kersh, Robert Westerby, Alan Sillitoe e Simon Blumenfeld. Si tratta di opere di narrativa molto forti, scritte in maniera vibrante, senza censurare nulla. Sono istantanee di Londra che è impossibile trovare altrove. Sono troppo “dinamiche” per i canoni ufficiali. Ogni libro presenta un'introduzione da parte di un autore moderno.
Un giorno mi piacerebbe realizzare una nuova collana di opere di fiction, facendo salire alla ribalta dei nuovi scrittori, ma per fare questo servono tempo e denaro. Per adesso ho curato due nuovi romanzi, Malayan Swing di Pete Haynes e Barry Desmond Is A Wanker di Martin Knight. Abbiamo anche pubblicato due libri non di fiction, The Special Ones: Chelsea By The Fans e Gypsy Joe. Si tratta di un lavoro molto divertente, e facendolo abbiamo incontrato tante persone che la pensano come noi e credono in questo tipo di letteratura.
Intervista pubblicata sul Manifesto del 13/04.
sabato 13 aprile 2013
Intervista a un mito
Finalmente è uscita e domani sarà disponibile sul blog. Sto parlando dell'intervista a John King, realizzata grazie al prezioso aiuto di Giulio Ravagni della Boogaloo Publishing, cui rinnovo un immenso grazie. A domani.
mercoledì 10 aprile 2013
La Thatcher e il football
martedì 9 aprile 2013
Il punto sulla Premier – Il grande orgoglio del Manchester City
I Citizens vincono il derby all'Old Trafford e rovinano la festa allo United. Decide una prodezza di Aguero.
Altra battuta d'arresto del Tottenham, che pareggia solo in extremis contro l'Everton. Faticano ma vincono sia il Chelsea che l'Arsenal.
COS'E' SUCCESSO – Questa volta la stracittadina di Manchester valeva soprattutto per l'onore, visto l'enorme vantaggio in classifica dei Red Devils (imbattuti in campionato da 18 partite), ma tutto sommato non ha disatteso le aspettative della vigilia. Gara vibrante, con un ottimo City per ampi tratti di entrambe le frazioni di gioco. Alla scarsa vena di Rooney e Van Persie (a secco da dieci match) ha risposto un ritrovato Aguero. Ovvero proprio l'attaccante da oltre 20 goal a campionato che, complici anche alcuni infortuni, è mancato al City per tentare uno storico bis. Oltre al derby di Manchester, la trentaduesima di Premier rappresentava anche l'esordio nel massimo campionato inglese in veste di manager di Paolo Di Canio. A tratti il suo Sunderland ha lanciato incoraggianti segnali di risveglio ma, nonostante il fortunoso vantaggio a fine primo tempo, un pessimo inizio di seconda frazione ha condannato i Black Cats al settimo rovescio in nove gare. Il Chelsea così aggancia il Tottenham orfano di Bale e fermato sul pari dall'Everton (che non vince al White Hart Lane dal 2008). Bella affermazione dell'Arsenal a West Bromwich, con i Baggies ormai estromessi dalla lotta per un posto in Europa League. Ultima chiamata per Reading e QPR, ormai sull'orlo del baratro della Championship. Ma entrambi i team hanno fallito la prova decisiva. Beffato sul filo di lana il QPR, che fino a pochi secondi dalla fine stava assaporando la vittoria nello scontro diretto con il Wigan. Ancora peggio i Royals, surclassati da un ottimo Southampton (alla terza affermazione consecutiva, non accadeva dal 2003). Nessuna rivincita allora per Nigel Adkins, cacciato dai Saints e ora sulla panchina del Reading. In coda vittoria esiziale per l'Aston Villa sul campo di uno Stoke in evidente disarmo. Decisiva una prodezza balistica di Matthew Lowton, di certo una delle marcature più belle (e forse più importanti) dell'anno.
IL TOP – Roberto Mancini lo aveva detto: il City non meritava un distacco di ben 15 punti dallo United. Per mettere in chiaro i valori in campo, ha quindi pensato bene di violare per la seconda volta consecutiva l'Old Trafford (un evento che non accadeva da 41 anni). Certo, non 6-1 come l'anno scorso e senza avere speranze di recuperare il deficit in classifica, ma quella raccolta nel MondayNight è lo stesso una bella soddisfazione per tutto l'ambiente dei Light Blues in vista della semifinale di FA Cup contro il Chelsea, in programma domenica prossima a Wembley.
IL FLOP – Dall'inizio del 2013 lo Stoke City è la compagine che ha raccolto meno punti (solo cinque). La sconfitta con l'Aston Villa è la quinta in sei incontri e fa rientrare i Potters nella bagarre salvezza.
LA SORPRESA – Il Liverpool sembrava in rampa di lancio per la rincorsa ai cugini dell'Everton e alla qualificazione in Europea League. E invece si è fatto bloccare dal West Ham, per di più ad Anfield Road.
TOH CHI SI RIVEDE – Ogni tanto Tomas Rosicki mostra ancora qualche lampo della sua grande classe, penalizzata dai problemi fisici che hanno afflitto il centrocampista ceco. La sua doppia a The Hawthorns riporta i Gunners in corsa per un posto nella Champions League 2013-14.
LA CHICCA – Contro il Fulham, il Newcastle ha segnato il terzo goal al novantesimo negli ultimi quattro match casalinghi. Quando si dice che i Magpies non mollano mai...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Ormai è ufficiale, il francese Morgan Schneiderlin è una delle rivelazioni della stagione. Infaticabile rubapalloni, il centrocampista francese è alla sua prima stagione in Premier dopo essere arrivato al Southampton dallo Strasburgo nel 2008.
Altra battuta d'arresto del Tottenham, che pareggia solo in extremis contro l'Everton. Faticano ma vincono sia il Chelsea che l'Arsenal.
COS'E' SUCCESSO – Questa volta la stracittadina di Manchester valeva soprattutto per l'onore, visto l'enorme vantaggio in classifica dei Red Devils (imbattuti in campionato da 18 partite), ma tutto sommato non ha disatteso le aspettative della vigilia. Gara vibrante, con un ottimo City per ampi tratti di entrambe le frazioni di gioco. Alla scarsa vena di Rooney e Van Persie (a secco da dieci match) ha risposto un ritrovato Aguero. Ovvero proprio l'attaccante da oltre 20 goal a campionato che, complici anche alcuni infortuni, è mancato al City per tentare uno storico bis. Oltre al derby di Manchester, la trentaduesima di Premier rappresentava anche l'esordio nel massimo campionato inglese in veste di manager di Paolo Di Canio. A tratti il suo Sunderland ha lanciato incoraggianti segnali di risveglio ma, nonostante il fortunoso vantaggio a fine primo tempo, un pessimo inizio di seconda frazione ha condannato i Black Cats al settimo rovescio in nove gare. Il Chelsea così aggancia il Tottenham orfano di Bale e fermato sul pari dall'Everton (che non vince al White Hart Lane dal 2008). Bella affermazione dell'Arsenal a West Bromwich, con i Baggies ormai estromessi dalla lotta per un posto in Europa League. Ultima chiamata per Reading e QPR, ormai sull'orlo del baratro della Championship. Ma entrambi i team hanno fallito la prova decisiva. Beffato sul filo di lana il QPR, che fino a pochi secondi dalla fine stava assaporando la vittoria nello scontro diretto con il Wigan. Ancora peggio i Royals, surclassati da un ottimo Southampton (alla terza affermazione consecutiva, non accadeva dal 2003). Nessuna rivincita allora per Nigel Adkins, cacciato dai Saints e ora sulla panchina del Reading. In coda vittoria esiziale per l'Aston Villa sul campo di uno Stoke in evidente disarmo. Decisiva una prodezza balistica di Matthew Lowton, di certo una delle marcature più belle (e forse più importanti) dell'anno.
IL TOP – Roberto Mancini lo aveva detto: il City non meritava un distacco di ben 15 punti dallo United. Per mettere in chiaro i valori in campo, ha quindi pensato bene di violare per la seconda volta consecutiva l'Old Trafford (un evento che non accadeva da 41 anni). Certo, non 6-1 come l'anno scorso e senza avere speranze di recuperare il deficit in classifica, ma quella raccolta nel MondayNight è lo stesso una bella soddisfazione per tutto l'ambiente dei Light Blues in vista della semifinale di FA Cup contro il Chelsea, in programma domenica prossima a Wembley.
IL FLOP – Dall'inizio del 2013 lo Stoke City è la compagine che ha raccolto meno punti (solo cinque). La sconfitta con l'Aston Villa è la quinta in sei incontri e fa rientrare i Potters nella bagarre salvezza.
LA SORPRESA – Il Liverpool sembrava in rampa di lancio per la rincorsa ai cugini dell'Everton e alla qualificazione in Europea League. E invece si è fatto bloccare dal West Ham, per di più ad Anfield Road.
TOH CHI SI RIVEDE – Ogni tanto Tomas Rosicki mostra ancora qualche lampo della sua grande classe, penalizzata dai problemi fisici che hanno afflitto il centrocampista ceco. La sua doppia a The Hawthorns riporta i Gunners in corsa per un posto nella Champions League 2013-14.
LA CHICCA – Contro il Fulham, il Newcastle ha segnato il terzo goal al novantesimo negli ultimi quattro match casalinghi. Quando si dice che i Magpies non mollano mai...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Ormai è ufficiale, il francese Morgan Schneiderlin è una delle rivelazioni della stagione. Infaticabile rubapalloni, il centrocampista francese è alla sua prima stagione in Premier dopo essere arrivato al Southampton dallo Strasburgo nel 2008.
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sabato 6 aprile 2013
Sempre su Di Canio
Per capire bene il personaggio consiglio caldamente la lettura dell'ottimo pezzo dell'amico Stefano Faccendini, linkato QUI.
Intanto, come riportano vari articoli apparsi sui media inglesi, a Sunderland le associazioni dei minatori continuano a storcere il naso. Tanti tifosi, invece, provano a non mischiare calcio e politica e attendono il corso degli eventi.
mercoledì 3 aprile 2013
Il punto sulla Premier – Red Devils schiacciasassi
Nuovo record per il Manchester United, che a Sunderland infila la venticinquesima vittoria su trenta partite.
Tra i team nelle posizioni di vertice si ferma solo il Chelsea, mentre vincono tutte la altre. In coda si complica la situazione di Newcastle e Aston Villa. Praticamente spacciate QPR e Reading.
COS'E' SUCCESSO – Il sabato di Pasqua costa caro a Martin O'Neill. Perdendo contro l'inarrestabile Manchester United, il Sunderland continua la sua discesa negli inferi della classifica (due soli punti nelle ultime otto partite per i Black Cats) e la dirigenza corre ai ripari mettendo sotto contratto Paolo Di Canio. L'ex tecnico dello Swindon diventa così l'ottavo manager italiano della storia della Premier. Il Manchester City prende a sberle un Newcastle evanescente, con Silva e Tevez a menare le danze. Ma ormai è troppo tardi, le possibilità di riacciuffare i cugini sono pari allo zero. Lunedì prossimo il derby in programma all'Old Trafford potrebbe rappresentare il sigillo definitivo per il titolo dei Red Devils, a meno che ai Light Blues non riesca un sussulto d'orgoglio. Reduce da tre sconfitte consecutive tra Europea League e campionato, il Tottenham si risolleva sul campo dello Swansea, che sembra abbastanza appagato da una stagione già trionfale grazie al successo in League Cup. Gli Spurs sono di nuovo terzi, visto che il Chelsea inciampa nell'ostico Southampton. Bene l'Arsenal (che con il Reading poteva vincere con un punteggio ancora più largo del 4-1 finale) e le due di Liverpool, con i Reds che inguaiano a domicilio l'Aston Villa, vista la contemporanea affermazione in extremis del Wigan sul Norwich. Nel derby del West End londinese Dimitar Berbatov condanna il QPR a un quasi certo ritorno in Championship.
IL TOP – Buone notizie per Sam Allardyce e Roy Hodgson, Andy Carroll sembra tornato quello dei tempi del Newcastle, come testimonia la bella doppietta inflitta al West Bromwich Albion. Chissà se anche Brendan Rodgers ci vorrà fare un pensierino, facendolo tornare ad Anfield...
IL FLOP – Per strapparlo all'Anzhi, il QPR ha versato nelle casse della società russa ben 15 milioni di euro. Contro il Fulham Christopher Samba non ha certo dimostrato di valere tutti quei soldi, combinandone di tutti i colori. Doveva essere il salvatore della patria, invece ha affossato in maniera definitiva il povero QPR.
LA SORPRESA – Dopo quelli del Manchester City e del Liverpool, il Southampton ha intascato anche il prestigioso scalpo del Chelsea, a cui già all'andata aveva strappato il pareggio. Per i Saints ormai la salvezza è a un passo.
TOH CHI SI RIVEDE – Vincent Kompany non giocava con il City dallo scorso 26 gennaio (trasferta a Stoke). La sua assenza in difesa si è fatta sentire tantissimo, sia in termini di apporto tecnico che di personalità. Contro il Newcastle il belga ha ridato stabilità al reparto e trovato pure il goal, giusto per ribadire il suo valore in termini assoluti.
LA CHICCA – Era dal 2003 che nel mese di marzo non venivano cacciati due allenatori. Quest'anno è toccato a Brian McDermott e Martin O'Neill, allora fu il turno di Howard Wilkinson e Terry Veanbles.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Dieci goal e cinque assist. L'attaccante del Wigan Arouna Koné non poteva sperare di meglio per la sua prima stagione in Premier.
Tra i team nelle posizioni di vertice si ferma solo il Chelsea, mentre vincono tutte la altre. In coda si complica la situazione di Newcastle e Aston Villa. Praticamente spacciate QPR e Reading.
COS'E' SUCCESSO – Il sabato di Pasqua costa caro a Martin O'Neill. Perdendo contro l'inarrestabile Manchester United, il Sunderland continua la sua discesa negli inferi della classifica (due soli punti nelle ultime otto partite per i Black Cats) e la dirigenza corre ai ripari mettendo sotto contratto Paolo Di Canio. L'ex tecnico dello Swindon diventa così l'ottavo manager italiano della storia della Premier. Il Manchester City prende a sberle un Newcastle evanescente, con Silva e Tevez a menare le danze. Ma ormai è troppo tardi, le possibilità di riacciuffare i cugini sono pari allo zero. Lunedì prossimo il derby in programma all'Old Trafford potrebbe rappresentare il sigillo definitivo per il titolo dei Red Devils, a meno che ai Light Blues non riesca un sussulto d'orgoglio. Reduce da tre sconfitte consecutive tra Europea League e campionato, il Tottenham si risolleva sul campo dello Swansea, che sembra abbastanza appagato da una stagione già trionfale grazie al successo in League Cup. Gli Spurs sono di nuovo terzi, visto che il Chelsea inciampa nell'ostico Southampton. Bene l'Arsenal (che con il Reading poteva vincere con un punteggio ancora più largo del 4-1 finale) e le due di Liverpool, con i Reds che inguaiano a domicilio l'Aston Villa, vista la contemporanea affermazione in extremis del Wigan sul Norwich. Nel derby del West End londinese Dimitar Berbatov condanna il QPR a un quasi certo ritorno in Championship.
IL TOP – Buone notizie per Sam Allardyce e Roy Hodgson, Andy Carroll sembra tornato quello dei tempi del Newcastle, come testimonia la bella doppietta inflitta al West Bromwich Albion. Chissà se anche Brendan Rodgers ci vorrà fare un pensierino, facendolo tornare ad Anfield...
IL FLOP – Per strapparlo all'Anzhi, il QPR ha versato nelle casse della società russa ben 15 milioni di euro. Contro il Fulham Christopher Samba non ha certo dimostrato di valere tutti quei soldi, combinandone di tutti i colori. Doveva essere il salvatore della patria, invece ha affossato in maniera definitiva il povero QPR.
LA SORPRESA – Dopo quelli del Manchester City e del Liverpool, il Southampton ha intascato anche il prestigioso scalpo del Chelsea, a cui già all'andata aveva strappato il pareggio. Per i Saints ormai la salvezza è a un passo.
TOH CHI SI RIVEDE – Vincent Kompany non giocava con il City dallo scorso 26 gennaio (trasferta a Stoke). La sua assenza in difesa si è fatta sentire tantissimo, sia in termini di apporto tecnico che di personalità. Contro il Newcastle il belga ha ridato stabilità al reparto e trovato pure il goal, giusto per ribadire il suo valore in termini assoluti.
LA CHICCA – Era dal 2003 che nel mese di marzo non venivano cacciati due allenatori. Quest'anno è toccato a Brian McDermott e Martin O'Neill, allora fu il turno di Howard Wilkinson e Terry Veanbles.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Dieci goal e cinque assist. L'attaccante del Wigan Arouna Koné non poteva sperare di meglio per la sua prima stagione in Premier.
martedì 2 aprile 2013
Arriva Di Canio, Miliband se ne va
Scritto per il Manifesto.
“Auguro al Sunderland un futuro pieno di successi. E’ una grande istituzione che ha fatto tanto per il Nordest britannico e faccio tanti auguri alla squadra per le prossime sette partite decisive per la permanenza in Premier. Tuttavia, alla luce delle dichiarazioni politiche fatte in passato dal nuovo manager, credo sia giusto lasciare”. L'ex ministro degli esteri e candidato alla leadership laburista David Miliband non ha avuto dubbi: appena il Sunderland ha deciso di nominare Paolo Di Canio come manager al posto di Martin O'Neill, ha preferito rassegnare le dimissioni da vicepresidente e membro del board of directors.
L'ex idolo della tifoseria laziale non ha mai nascosto le sue simpatie per l'ideologia fascista e per Benito Mussolini, tanto da sfoggiare un tatuaggio con la scritta “Dux”. Non proprio un “dettaglio” di poco conto in una roccaforte laburista come il Nordest dell'Inghilterra. Il Sunderland ha da sempre una tifoseria di forte matrice working class, celebre ai tempi del vecchio stadio Roker Park per il Roker Roar, il “ruggito” del pubblico, simbolo di una immensa passione e della vicinanza a un team storico. Un team che ha mietuto buona parte dei suoi successi in piena epoca vittoriana. Ovvero quando la nascita del professionismo e della conseguente nuova opportunità di lavoro per i figli della classe operaia, vide il Nord dell'Inghilterra dominare su Londra e il suo retaggio amatoriale dettato dallo snobismo delle famiglie dell'alta borghesia e della nobiltà.
Tornando ai nostri giorni, sui social network un po' di supporter hanno già espresso la loro delusione per l'arrivo di un personaggio controverso come Di Canio. Tristemente celebre per i suoi saluti romani, oltre Manica – dove ha giocato e allenato per anni – è anche famoso per una serie pressoché infinita di gesti eclatanti. Iniziò con la spinta all'arbitro Paul Alcock nel 1998 che gli valse undici turni di squalifica, il gesto di fair play di non segnare un goal a porta vuota contro l'Everton perché il portiere avversario era a terra infortunato, i recenti litigi con i giocatori e la dirigenza dello Swindon Town, compagine di terza serie lasciata lo scorso febbraio per le difficoltà finanziarie del club, che a suo dire gli impedivano di continuare a lavorare nel migliore dei modi.
In Gran Bretagna, come del resto nelle tante squadre italiane in cui ha militato, lo rammentano pure per le giocate di grande spessore. In particolare, è un'idolo assoluto dei tifosi del West Ham, altra squadra dallo spiccato background working class, che non avrebbero avuto nulla da ridire se fosse divenuto loro tecnico (ipotesi tutt'altro che campata in aria, secondo i tabloid). Per loro Paolo è quello dei dribbling ubriacanti e dei goal impossibili, come la sforbiciata volante contro il Wimbledon nel 2000. A dirla tutta negli anni londinesi, ma anche nella stagione trascorsa al Celtic (tifoseria molto di sinistra) Mr Di Canio la sua fede politica evitava di sbandierarla ai quattro venti, sebbene tutti la conoscessero.
Ben differente l'atteggiamento assunto a fine carriera, al ritorno alla Lazio, la squadra del cuore, che seguiva da ragazzino in Curva Nord e con cui si fece un nome nel grande calcio professionistico. La “vicinanza” agli ultrà biancocelesti, dichiaratamente di estrema destra e il braccio teso “galeotto” contro la Juventus – che gli valse una squalifica – riportarono sulle prime pagine dei giornali le simpatie politiche del ragazzo cresciuto nel quartiere popolare del Quarticciolo. Adesso lo attende un compito difficile, salvare una squadra allo sbando (solo due punti nelle ultime otto partite) dalla retrocessione dalla ricca Premier al purgatorio (finanziario) della Championship. Molto probabile che anche in caso di salvezza Miliband non tornerà sui suoi passi. Strano destino quello del fratello dell'attuale segretario laburista Ed, che lo sconfisse a sorpresa nel 2010 nella corsa per la leadership del partito. Da poco ha scelto di rinunciare anche al seggio alla Camera dei Comuni e dire addio alla carriera politica per guidare l’International Rescue Commitee – ong per il sostegno dei rifugiati con sede a New York. Nonostante David abbia sempre smentito, non ne poteva più di vivere all'ombra del giovane Ed, un pizzico più di sinistra di lui e ben voluto dai sindacati.
A proposito dei trascorsi al Sunderland, per la verità la scorsa estate David Miliband aveva definito “una pietra miliare nella storia della Premier League” la firma del contratto di sponsorizzazione con la Invest in Africa. Dietro alla no profit, si cela la discussa multinazionale petrolifera con sede a Londra Tullow Oil, nota per l'estrema opacità – non pubblica nessuno dei contratti con i vari governi africani con cui collabora – ma soprattutto per le critiche ricevute per le operazioni in Ghana, causa di pesantissimi impatti ambientali. A differenza di Miliband, i supporter del Sunderland avevano espresso le loro perplessità sul nuovo sponsor. Ora attendono ulteriori chiarimenti da Di Canio, che ha già fatto sapere di “non essere razzista”. Ma di rinnegare l'amore per il fascismo per ora non se ne parla nemmeno.
“Auguro al Sunderland un futuro pieno di successi. E’ una grande istituzione che ha fatto tanto per il Nordest britannico e faccio tanti auguri alla squadra per le prossime sette partite decisive per la permanenza in Premier. Tuttavia, alla luce delle dichiarazioni politiche fatte in passato dal nuovo manager, credo sia giusto lasciare”. L'ex ministro degli esteri e candidato alla leadership laburista David Miliband non ha avuto dubbi: appena il Sunderland ha deciso di nominare Paolo Di Canio come manager al posto di Martin O'Neill, ha preferito rassegnare le dimissioni da vicepresidente e membro del board of directors.
L'ex idolo della tifoseria laziale non ha mai nascosto le sue simpatie per l'ideologia fascista e per Benito Mussolini, tanto da sfoggiare un tatuaggio con la scritta “Dux”. Non proprio un “dettaglio” di poco conto in una roccaforte laburista come il Nordest dell'Inghilterra. Il Sunderland ha da sempre una tifoseria di forte matrice working class, celebre ai tempi del vecchio stadio Roker Park per il Roker Roar, il “ruggito” del pubblico, simbolo di una immensa passione e della vicinanza a un team storico. Un team che ha mietuto buona parte dei suoi successi in piena epoca vittoriana. Ovvero quando la nascita del professionismo e della conseguente nuova opportunità di lavoro per i figli della classe operaia, vide il Nord dell'Inghilterra dominare su Londra e il suo retaggio amatoriale dettato dallo snobismo delle famiglie dell'alta borghesia e della nobiltà.
Tornando ai nostri giorni, sui social network un po' di supporter hanno già espresso la loro delusione per l'arrivo di un personaggio controverso come Di Canio. Tristemente celebre per i suoi saluti romani, oltre Manica – dove ha giocato e allenato per anni – è anche famoso per una serie pressoché infinita di gesti eclatanti. Iniziò con la spinta all'arbitro Paul Alcock nel 1998 che gli valse undici turni di squalifica, il gesto di fair play di non segnare un goal a porta vuota contro l'Everton perché il portiere avversario era a terra infortunato, i recenti litigi con i giocatori e la dirigenza dello Swindon Town, compagine di terza serie lasciata lo scorso febbraio per le difficoltà finanziarie del club, che a suo dire gli impedivano di continuare a lavorare nel migliore dei modi.
In Gran Bretagna, come del resto nelle tante squadre italiane in cui ha militato, lo rammentano pure per le giocate di grande spessore. In particolare, è un'idolo assoluto dei tifosi del West Ham, altra squadra dallo spiccato background working class, che non avrebbero avuto nulla da ridire se fosse divenuto loro tecnico (ipotesi tutt'altro che campata in aria, secondo i tabloid). Per loro Paolo è quello dei dribbling ubriacanti e dei goal impossibili, come la sforbiciata volante contro il Wimbledon nel 2000. A dirla tutta negli anni londinesi, ma anche nella stagione trascorsa al Celtic (tifoseria molto di sinistra) Mr Di Canio la sua fede politica evitava di sbandierarla ai quattro venti, sebbene tutti la conoscessero.
Ben differente l'atteggiamento assunto a fine carriera, al ritorno alla Lazio, la squadra del cuore, che seguiva da ragazzino in Curva Nord e con cui si fece un nome nel grande calcio professionistico. La “vicinanza” agli ultrà biancocelesti, dichiaratamente di estrema destra e il braccio teso “galeotto” contro la Juventus – che gli valse una squalifica – riportarono sulle prime pagine dei giornali le simpatie politiche del ragazzo cresciuto nel quartiere popolare del Quarticciolo. Adesso lo attende un compito difficile, salvare una squadra allo sbando (solo due punti nelle ultime otto partite) dalla retrocessione dalla ricca Premier al purgatorio (finanziario) della Championship. Molto probabile che anche in caso di salvezza Miliband non tornerà sui suoi passi. Strano destino quello del fratello dell'attuale segretario laburista Ed, che lo sconfisse a sorpresa nel 2010 nella corsa per la leadership del partito. Da poco ha scelto di rinunciare anche al seggio alla Camera dei Comuni e dire addio alla carriera politica per guidare l’International Rescue Commitee – ong per il sostegno dei rifugiati con sede a New York. Nonostante David abbia sempre smentito, non ne poteva più di vivere all'ombra del giovane Ed, un pizzico più di sinistra di lui e ben voluto dai sindacati.
A proposito dei trascorsi al Sunderland, per la verità la scorsa estate David Miliband aveva definito “una pietra miliare nella storia della Premier League” la firma del contratto di sponsorizzazione con la Invest in Africa. Dietro alla no profit, si cela la discussa multinazionale petrolifera con sede a Londra Tullow Oil, nota per l'estrema opacità – non pubblica nessuno dei contratti con i vari governi africani con cui collabora – ma soprattutto per le critiche ricevute per le operazioni in Ghana, causa di pesantissimi impatti ambientali. A differenza di Miliband, i supporter del Sunderland avevano espresso le loro perplessità sul nuovo sponsor. Ora attendono ulteriori chiarimenti da Di Canio, che ha già fatto sapere di “non essere razzista”. Ma di rinnegare l'amore per il fascismo per ora non se ne parla nemmeno.
domenica 31 marzo 2013
Incidenti a Plymouth
Il derby tra Plymouth v Exeter ha avuto un dopo partita molto concitato, come si evince da questi video: CLICCA QUI
giovedì 28 marzo 2013
Assenza prolungata
...sono in Tunisia per lavoro e mi sa che prima del 2-3 aprile non riuscirò ad aggiornare il blog. Spero di non perdere troppo della prossima giornata di Premier, in questi giorni non sono nemmeno riuscito a vedere i goal della nazionale inglese - che mi pare di capire nel secondo tempo abbia sofferto un bel po'.
domenica 24 marzo 2013
Il suo nome è Tom Hughes, tifa Wrexham da 91 anni...
Copio e incollo da "Theatres of Football" una di quelle storie che mi piacciono tanto e che meritano assolutamente di essere raccontate. PS: che annata per il calcio gallese!
Il Wrexham ha vinto ai rigori la finale dell'FA Trophy. Ma più che parlare di quello che è successo sul campo, vorrei concentrarmi sui 17 mila tifosi gallesi che hanno riempito più di 80 pullmann e un treno speciale da 300 persone per portare la propria squadra al trionfo (numeri notevoli, sopratutto pensando che la città di Wrexham supera di poco i 60 mila abitanti). Bene, tra tutti questi 17 mila, oggi a Wembley ce n'era uno molto particolare: Tom Hughes.
Chi è Tom Hughes? è un ex paramedico gallese. E perchè proprio lui? Perchè ha passato 91 dei 96 anni della sua vita al fianco dei Dragons, e in oggi ha visto per la prima volta giocare la sua squadra del cuore a Wembley.
Suo padre, che lavorava allo stadio vendendo il tè e i pies, lo porta per la prima volta al Racecourse Ground nel 1921 quando Tom aveva 5 anni. Crescendo, il ragazzo si guadagna da vivere prima vendendo sigarette durante le partite e poi in servizio come paramedico presso il campo di gioco per oltre 40 anni. Oggi continua a seguire la squadra insieme alle tre altre generazioni della sua famiglia, tutte presenti sugli spalti di Wembley.
Il Wrexham ha vinto ai rigori la finale dell'FA Trophy. Ma più che parlare di quello che è successo sul campo, vorrei concentrarmi sui 17 mila tifosi gallesi che hanno riempito più di 80 pullmann e un treno speciale da 300 persone per portare la propria squadra al trionfo (numeri notevoli, sopratutto pensando che la città di Wrexham supera di poco i 60 mila abitanti). Bene, tra tutti questi 17 mila, oggi a Wembley ce n'era uno molto particolare: Tom Hughes.
Chi è Tom Hughes? è un ex paramedico gallese. E perchè proprio lui? Perchè ha passato 91 dei 96 anni della sua vita al fianco dei Dragons, e in oggi ha visto per la prima volta giocare la sua squadra del cuore a Wembley.
Suo padre, che lavorava allo stadio vendendo il tè e i pies, lo porta per la prima volta al Racecourse Ground nel 1921 quando Tom aveva 5 anni. Crescendo, il ragazzo si guadagna da vivere prima vendendo sigarette durante le partite e poi in servizio come paramedico presso il campo di gioco per oltre 40 anni. Oggi continua a seguire la squadra insieme alle tre altre generazioni della sua famiglia, tutte presenti sugli spalti di Wembley.
sabato 23 marzo 2013
Bramall Lane, oggi
Quando ci sono andato io a inizio febbraio faceva freddo, ma c'era il sole. Oggi il big match di League One tra Sheffield United e Brenford è stato rinviato per neve! Guardate QUI. Quando si dice il tempo matto di marzo...
venerdì 22 marzo 2013
Addio Boleyn Ground
E' notizia degli ultimi minuti, sebbene fosse già trapelata qualche indiscrezione nei giorni scorsi: dal 2016-17 il West Ham giocherà i suoi match interni nel rinnovato Stadio Olimpico di Stratfor. L'unica cosa positiva è che si trova sempre nell'East End, su tutto il resto stendiamo un velo pietoso...
mercoledì 20 marzo 2013
Heartland
Gran bel libro, scritto da quello che alcuni critici hanno definito "il Don De Lillo inglese", ovvero Anthony Cartwright. Heartland parla anche di calcio, ma in realtà usa il football per raccontare la società britannica, e in particolare quella al di fuori di Londra, all'inizio del nuovo Millennio.
Comunque per una critica più esaustiva c'è da aspettare ancora qualche giorno. Ho chiesto a mia moglie di scriverla. Beh, era tanta la gioia di averla convinta a leggere un libro che parla di calcio - ci ero già riuscito con Fever Pitch - che ho voluto darle "cotanto onore"...
Comunque per una critica più esaustiva c'è da aspettare ancora qualche giorno. Ho chiesto a mia moglie di scriverla. Beh, era tanta la gioia di averla convinta a leggere un libro che parla di calcio - ci ero già riuscito con Fever Pitch - che ho voluto darle "cotanto onore"...
martedì 19 marzo 2013
Owen dà l'addio al calcio
Game over. All'età di 33 anni Michael Owen ha deciso di farla finita con il calcio professionistico. Alla fine della stagione attuale appenderà le scarpe al chiodo, sebbene per la verità negli ultimi tempi di partite ne abbia giocate veramente pochine. Arrivato la scorsa estate al Britannia Stadium, l'ex ragazzo prodigio ha racimolato solo pochi spezzoni nelle gare ufficiali disputate dallo Stoke. Purtroppo per lui, Owen aveva da tempo perso la forma fisica grazie a cui è salito alla ribalta da giovanissimo con il Liverpool e con la nazionale inglese.
Proprio con i Tre Leoni segnò un meraviglioso, quanto inutile goal all'Argentina ai mondiali del 1998 che lo consacrò nell'olimpo del football internazionale. Ben 40 in 89 match le marcature realizzate con la rappresentativa inglese nell'arco di dieci anni. Nel 2001, all'apice della sua carriera, si è portò a casa il Pallone d'Oro, ultimo suddito della regina a meritare cotanto onore. Con la maglia dei Reds ha vinto tanto, ma non la Premier. Dopo l'esorbitante cifra di 158 goal, nel 2004 si materializzò il passaggio al Real Madrid, dove il nostro eroe, pur partendo quasi sempre dalla panchina, se la cavò abbastanza bene. Il ritorno in Premier nel 2005, al St James' Park di Newcastle, coincise con l'acuirsi dei problemi di natura fisica che hanno flagellato la seconda parte della sua avventura tra i professionisti.
Infortuni che lo hanno tormentato anche dal 2009 al 2012, nel periodo trascorso a sorpresa con il nemico (del Liverpool): il Manchester United. Ora al buon Michelino toccherà fare il pensionato di lusso, visto che da troppo tempo non era più lo spauracchio dei portieri d'oltre Manica.
Proprio con i Tre Leoni segnò un meraviglioso, quanto inutile goal all'Argentina ai mondiali del 1998 che lo consacrò nell'olimpo del football internazionale. Ben 40 in 89 match le marcature realizzate con la rappresentativa inglese nell'arco di dieci anni. Nel 2001, all'apice della sua carriera, si è portò a casa il Pallone d'Oro, ultimo suddito della regina a meritare cotanto onore. Con la maglia dei Reds ha vinto tanto, ma non la Premier. Dopo l'esorbitante cifra di 158 goal, nel 2004 si materializzò il passaggio al Real Madrid, dove il nostro eroe, pur partendo quasi sempre dalla panchina, se la cavò abbastanza bene. Il ritorno in Premier nel 2005, al St James' Park di Newcastle, coincise con l'acuirsi dei problemi di natura fisica che hanno flagellato la seconda parte della sua avventura tra i professionisti.
Infortuni che lo hanno tormentato anche dal 2009 al 2012, nel periodo trascorso a sorpresa con il nemico (del Liverpool): il Manchester United. Ora al buon Michelino toccherà fare il pensionato di lusso, visto che da troppo tempo non era più lo spauracchio dei portieri d'oltre Manica.
domenica 17 marzo 2013
Il punto sulla Premier – Manchester United, missione compiuta
I Red Devils battono di misura il Reading e, approfittando del ruzzolone dei cugini del City, sono ormai a un passo dal titolo.
Molto accesa la corsa per gli altri posti in Champions League. Bene Arsenal e Chelsea, inatteso capitombolo del Tottenham in casa contro il Fulham.
COS'E' SUCCESSO – Diciottesimo risultato utile consecutivo in campionato, ben 74 punti in 29 partite, ma soprattutto un vantaggio di 15 punti che ormai appare incolmabile. Il Manchester United si dirige col vento in poppa verso il suo ventesimo titolo in campionato e pazienza se contro il Reading i ragazzi allenati da Alex Ferguson hanno giocato con il freno a mano tirato, accontentandosi della dodicesima marcatura in Premier di Wayne Rooney. Al Goodison Park il Manchester City perde come l'anno scorso, se possibile giocando anche peggio – sicuramente nel primo tempo – e non approfittando della superiorità numerica per mezz'ora. L'Everton si rilancia nella corsa per un posto in Europa, lì dove regna ancora l'incertezza. L'ex Dimitar Berbatov punisce un Tottenham deludente, scavalcato così in classifica dal Chelsea, che nel novantasettesimo derby contro il West Ham domina con Frankie Lampard ed Eden Hazard sugli scudi. Si tiene in contatto l'Arsenal, che si vendica del 2-0 subito all'Emirates contro lo Swansea infliggendo ai gallesi il medesimo risultato. Perde contatto il Liverpool, surclassato a Southampton nonostante l'ennesima bella prova di Coutinho (due goal e due assist in quattro match). In coda il big match tra Aston Villa e QPR arride ai padroni di casa, sebbene i londinesi avessero meritato molto di più, mentre il Wigan approfitta della stanchezza post Europa League del Newcastle per coltivare ancora qualche speranza di salvezza.
IL TOP – Duecentesimo goal in maglia del Chelsea per Frankie Lampard, per di più in casa e nel derby contro il West Ham (ex squadra sua e di papà, i cui tifosi però non lo amano proprio...). A sole due lunghezze dal record di Bobby Tambling, pare che il numero otto del Chelsea sia sul punto di siglare un clamoroso rinnovo di contratto. Che stia per tornare lo Special One?
IL FLOP – Tre sconfitte consecutive, compresa la disastrosa prestazione di San Siro. Nel momento decisivo della stagione, il Tottenham sta vivendo un pessimo periodo di forma, culminato con la sanguinosa sconfitta interna nel derby contro il Fulham. Una inaspettata battuta d'arresto costata agli Spurs il terzo posto.
LA SORPRESA – Reduce da tre vittorie e 12 goal segnati negli ultimi tre match, il Liverpool è inaspettatamente naufragato a Southampton, dove i locali erano a caccia di punti, visto che ne avevano racimolati solo sette in otto gare.
TOH CHI SI RIVEDE – Gervinho è uno degli acquisti meno convincenti degli ultimi anni della gestione Wenger all'Arsenal – quelli, per intenderci, del digiuno di vittorie. A Swansea ha segnato il primo goal in 14 partite, dando così qualche segnale di ripresa. Se son rose, fioriranno.
LA CHICCA – Dopo un inizio stagione tremolante, la difesa del Manchester United pare aver serrato i ranghi. In Premier non subisce un goal da 537 minuti. Il reparto arretrato meno battuto rimane però quello del Manchester City. Certo, magra consolazione per Mancini & co...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Seamus Coleman, classe 1988, è l'ennesimo giovane talento scoperto dall'Everton (non è cresciuto nell'Academy, ma è arrivato al Goodison Park a soli 20 anni dagli irlandesi dello Sligo Rovers). Esterno destro di centrocampo infaticabile, alla bisogna può essere arretrato sulla linea difensiva con ottimi risultati.
Molto accesa la corsa per gli altri posti in Champions League. Bene Arsenal e Chelsea, inatteso capitombolo del Tottenham in casa contro il Fulham.
COS'E' SUCCESSO – Diciottesimo risultato utile consecutivo in campionato, ben 74 punti in 29 partite, ma soprattutto un vantaggio di 15 punti che ormai appare incolmabile. Il Manchester United si dirige col vento in poppa verso il suo ventesimo titolo in campionato e pazienza se contro il Reading i ragazzi allenati da Alex Ferguson hanno giocato con il freno a mano tirato, accontentandosi della dodicesima marcatura in Premier di Wayne Rooney. Al Goodison Park il Manchester City perde come l'anno scorso, se possibile giocando anche peggio – sicuramente nel primo tempo – e non approfittando della superiorità numerica per mezz'ora. L'Everton si rilancia nella corsa per un posto in Europa, lì dove regna ancora l'incertezza. L'ex Dimitar Berbatov punisce un Tottenham deludente, scavalcato così in classifica dal Chelsea, che nel novantasettesimo derby contro il West Ham domina con Frankie Lampard ed Eden Hazard sugli scudi. Si tiene in contatto l'Arsenal, che si vendica del 2-0 subito all'Emirates contro lo Swansea infliggendo ai gallesi il medesimo risultato. Perde contatto il Liverpool, surclassato a Southampton nonostante l'ennesima bella prova di Coutinho (due goal e due assist in quattro match). In coda il big match tra Aston Villa e QPR arride ai padroni di casa, sebbene i londinesi avessero meritato molto di più, mentre il Wigan approfitta della stanchezza post Europa League del Newcastle per coltivare ancora qualche speranza di salvezza.
IL TOP – Duecentesimo goal in maglia del Chelsea per Frankie Lampard, per di più in casa e nel derby contro il West Ham (ex squadra sua e di papà, i cui tifosi però non lo amano proprio...). A sole due lunghezze dal record di Bobby Tambling, pare che il numero otto del Chelsea sia sul punto di siglare un clamoroso rinnovo di contratto. Che stia per tornare lo Special One?
IL FLOP – Tre sconfitte consecutive, compresa la disastrosa prestazione di San Siro. Nel momento decisivo della stagione, il Tottenham sta vivendo un pessimo periodo di forma, culminato con la sanguinosa sconfitta interna nel derby contro il Fulham. Una inaspettata battuta d'arresto costata agli Spurs il terzo posto.
LA SORPRESA – Reduce da tre vittorie e 12 goal segnati negli ultimi tre match, il Liverpool è inaspettatamente naufragato a Southampton, dove i locali erano a caccia di punti, visto che ne avevano racimolati solo sette in otto gare.
TOH CHI SI RIVEDE – Gervinho è uno degli acquisti meno convincenti degli ultimi anni della gestione Wenger all'Arsenal – quelli, per intenderci, del digiuno di vittorie. A Swansea ha segnato il primo goal in 14 partite, dando così qualche segnale di ripresa. Se son rose, fioriranno.
LA CHICCA – Dopo un inizio stagione tremolante, la difesa del Manchester United pare aver serrato i ranghi. In Premier non subisce un goal da 537 minuti. Il reparto arretrato meno battuto rimane però quello del Manchester City. Certo, magra consolazione per Mancini & co...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Seamus Coleman, classe 1988, è l'ennesimo giovane talento scoperto dall'Everton (non è cresciuto nell'Academy, ma è arrivato al Goodison Park a soli 20 anni dagli irlandesi dello Sligo Rovers). Esterno destro di centrocampo infaticabile, alla bisogna può essere arretrato sulla linea difensiva con ottimi risultati.
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giovedì 14 marzo 2013
Una delle frasi dell'anno
Letta ieri sera su When Saturday Comes, è tratta da un bel pezzo sulla finale di Coppa di Lega tra Swansea e Bradford.
"Status is temporary, but major trophies are (unless you are Juventus) for ever". Ineccepibile...
Reportage su Sheffield
Lo trovate sul nuovo numero di Calcio 2000, scaricabile da QUI. Buona lettura!
P.S. le foto di corredo al pezzo non sono fantastiche, ma considerando che le ho fatte io non ci si poteva aspettare molto di meglio...
martedì 12 marzo 2013
Ferguson al capezzale del Dunfermline
Copio e incollo dall'Ansa.
Il tecnico del Manchester United Alex Ferguson ha un passato di giocatore nella squadra del Dunfermline Athletic dove - tra il 1964 e il 1967 - segno' 66 reti in 89 presenze. Ora il club (fondato nel 1885) è a rischio fallimento per un debito col fisco di 134.000 sterline. Ferguson si è offerto di organizzare un'amichevole tra lo United e il Dunfermline, che dovrebbe giocarsi in estate a condizione che la società scozzese - quarta in First Division(serie B) - superi i problemi finanziari.
Il tecnico del Manchester United Alex Ferguson ha un passato di giocatore nella squadra del Dunfermline Athletic dove - tra il 1964 e il 1967 - segno' 66 reti in 89 presenze. Ora il club (fondato nel 1885) è a rischio fallimento per un debito col fisco di 134.000 sterline. Ferguson si è offerto di organizzare un'amichevole tra lo United e il Dunfermline, che dovrebbe giocarsi in estate a condizione che la società scozzese - quarta in First Division(serie B) - superi i problemi finanziari.
lunedì 11 marzo 2013
I costi del servizio d'ordine per un football match
Chi deve pagare per le polizia dispiegata fuori dagli stadi in occasione dei match più caldi e a rischio? Non la società, bensì lo Stato. E' quanto ha stabilito una corte inglese la settimana scorsa, dando così ragione al Leeds United e al suo ricorso. In Inghilterra, infatti, sui club pesa il costo delle forze dell'ordine presenti dentro gli impianti di gioco, ma la West Yorkshire Police aveva da qualche tempo adottato un'interpretazione molto estensiva della norma, recapitando così una "fattura" fin troppo salata ai Whites. Ai quali adesso spetta un rimborso di circa un milione di sterline. Nel frattempo si fissa un importante precedente, con altre società che infatti già stanno consultando al proposito i loro avvocati.
sabato 9 marzo 2013
Rooney via dallo United?
Alex Ferguson ha fatto sapere che Wayne Rooney non sarà assolutamente ceduto. Ok, disse la stessa cosa su David Beckham un paio di settimane prima di darlo al Real Madrid, per cui non c'è da farsi illusioni, ma penso che il problema non siano tanto i rapporti non ottimali tra manager e giocatore, quanto i problemi di budget che le due premature uscite consecutive in Champions League hanno creato ai Glazer, costringendoli a dar via qualche pezzo pregiato dell'argenteria di famiglia. A meno che si materializzi la famosa cordata di supporter danarosi che possa rilevare il club. A Manchester se lo augurano in tanti ma, nonostante qualche spiffero che gira, pare che non sia ancora giunto il momento.
mercoledì 6 marzo 2013
martedì 5 marzo 2013
Il punto sulla Premier – Cambio della guardia al nord di Londra?
Il Tottenham vince il derby con l'Arsenal e si conferma come terza forza del campionato. Tutto facile per le due di Manchester.
Dopo una settimana ad alta tensione a causa delle parole di Rafa Benitez, il Chelsea batte il West Bromwich e rimane attaccato al treno Champions. In coda squillo del QPR a Southampton.
COS'E' SUCCESSO – Un po' come accade in Italia, anche in Inghilterra a tenere banco è più la lotta per un posto in Champions League che quella per il titolo. Il Manchester United appare inarrestabile e, come se non bastassero i 12 punti di vantaggio sul City, i Red Devils hanno dato una bella impennata alla differenza reti surclassando il Norwich all'Old Trafford. I Light Blues hanno vinto con il minimo sforzo al Villa Park, dominando il match solo a tratti. Big match di giornata era il derby del White Hart Lane, segnato dall'ennesima prodezza di Gareth Bale (salito a 16 marcature in Premier) che permette agli Spurs di tenere a distanza il Chelsea. Per i Blues è bastato il secondo goal con la nuova maglia di Demba Ba per sbarazzarsi di un West Bromwich in vistoso calo di forma. Anche in coda regna l'equilibrio, visto che perdono un po' tutte tranne il QPR, con i tre punti raccolti a Southampton tornato così in corsa per un'inopinata salvezza.
IL TOP – Continua l'ottima stagione dello Swansea. Dopo lo storico successo in Coppa di Lega, i ragazzi di Miki Laudrup non hanno sofferto prevedibili cali di tensione, bensì hanno superato un avversario di questi tempi molto ostico come il Newcastle.
IL FLOP – Fuori prematuramente dalle coppe nazionali, a un passo dall'addio alla Champions League, ora l'Arsenal rischia di veder sfumare l'ultimo obiettivo stagionale. Ovvero quel quarto posto che potrebbe pure non bastare per garantire la permanenza sulla panchina dei Gunners di Arsene Wenger. Secondo la nostra modesta opinione all'Emirates c'è bisogno di cambiare il “manico”, prima di ripetere in maniera ciclica gli stessi errori.
LA SORPRESA – Proprio quando tutti lo davano per “morto”, il QPR ha sfoderato una bella prestazione sulla costa meridionale dell'Inghilterra, battendo il Southampton a domicilio. Un bel regalo di compleanno per il neo-sessantaseienne Harry Redknapp. Curioso che compisse gli anni anche il manager dei Saints Mauricio Pochettino. Per lui non c'è stato un bel niente da festeggiare.
TOH CHI SI RIVEDE – Era abbastanza scontato che a Shinji Kagawa servisse un periodo di ambientamento nel calcio molto fisico e veloce della Premier. L'infortunio non ha certo accelerato i tempi, ma le ultime buone prove, culminate con la tripletta al Norwich, dimostrano che il giapponese può diventare l'arma in più del Manchester United.
LA CHICCA – Nella storia della Premier solo Michael Owen (5) e Wayne Rooney (4) hanno segnato più triplette di Luis Suarez (con quella al Wigan salito a quota tre) lontano dal casa. Anche Alan Shearer si era fermato a due.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – L'attaccante Kevin Mirallas è uno dei tanti belgi approdati in Premier negli ultimi anni. Più passa il tempo, e più l'Everton non si pente di averlo prelevato dai greci dell'Olimpiakos nel 2012.
Dopo una settimana ad alta tensione a causa delle parole di Rafa Benitez, il Chelsea batte il West Bromwich e rimane attaccato al treno Champions. In coda squillo del QPR a Southampton.
COS'E' SUCCESSO – Un po' come accade in Italia, anche in Inghilterra a tenere banco è più la lotta per un posto in Champions League che quella per il titolo. Il Manchester United appare inarrestabile e, come se non bastassero i 12 punti di vantaggio sul City, i Red Devils hanno dato una bella impennata alla differenza reti surclassando il Norwich all'Old Trafford. I Light Blues hanno vinto con il minimo sforzo al Villa Park, dominando il match solo a tratti. Big match di giornata era il derby del White Hart Lane, segnato dall'ennesima prodezza di Gareth Bale (salito a 16 marcature in Premier) che permette agli Spurs di tenere a distanza il Chelsea. Per i Blues è bastato il secondo goal con la nuova maglia di Demba Ba per sbarazzarsi di un West Bromwich in vistoso calo di forma. Anche in coda regna l'equilibrio, visto che perdono un po' tutte tranne il QPR, con i tre punti raccolti a Southampton tornato così in corsa per un'inopinata salvezza.
IL TOP – Continua l'ottima stagione dello Swansea. Dopo lo storico successo in Coppa di Lega, i ragazzi di Miki Laudrup non hanno sofferto prevedibili cali di tensione, bensì hanno superato un avversario di questi tempi molto ostico come il Newcastle.
IL FLOP – Fuori prematuramente dalle coppe nazionali, a un passo dall'addio alla Champions League, ora l'Arsenal rischia di veder sfumare l'ultimo obiettivo stagionale. Ovvero quel quarto posto che potrebbe pure non bastare per garantire la permanenza sulla panchina dei Gunners di Arsene Wenger. Secondo la nostra modesta opinione all'Emirates c'è bisogno di cambiare il “manico”, prima di ripetere in maniera ciclica gli stessi errori.
LA SORPRESA – Proprio quando tutti lo davano per “morto”, il QPR ha sfoderato una bella prestazione sulla costa meridionale dell'Inghilterra, battendo il Southampton a domicilio. Un bel regalo di compleanno per il neo-sessantaseienne Harry Redknapp. Curioso che compisse gli anni anche il manager dei Saints Mauricio Pochettino. Per lui non c'è stato un bel niente da festeggiare.
TOH CHI SI RIVEDE – Era abbastanza scontato che a Shinji Kagawa servisse un periodo di ambientamento nel calcio molto fisico e veloce della Premier. L'infortunio non ha certo accelerato i tempi, ma le ultime buone prove, culminate con la tripletta al Norwich, dimostrano che il giapponese può diventare l'arma in più del Manchester United.
LA CHICCA – Nella storia della Premier solo Michael Owen (5) e Wayne Rooney (4) hanno segnato più triplette di Luis Suarez (con quella al Wigan salito a quota tre) lontano dal casa. Anche Alan Shearer si era fermato a due.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – L'attaccante Kevin Mirallas è uno dei tanti belgi approdati in Premier negli ultimi anni. Più passa il tempo, e più l'Everton non si pente di averlo prelevato dai greci dell'Olimpiakos nel 2012.
sabato 2 marzo 2013
Ryan Giggs, che giocatore!
Il 2 marzo 1991 fece il suo esordio nel massimo campionato inglese, che allora si chiamava First Division e non ancora Premier, entrando nel corso del match con l'Everton. Esattamente 22 anni, dopo Ryan Giggs sta per disputare la sua millesima in carriera, questa volta contro il Norwich City. C'è poco da fare, è un fenomeno assoluto del calcio britannico, che meriterebbe ben altro che questo rapido omaggio.
Aggiunta delle 19.07. Ovviamente sono stato smentito, visto che Giggs è stato risparmiato in vista del match con il Real Madrid. Comunque non male come millesima partita!
Aggiunta delle 19.07. Ovviamente sono stato smentito, visto che Giggs è stato risparmiato in vista del match con il Real Madrid. Comunque non male come millesima partita!
martedì 26 febbraio 2013
Il punto sulla Premier – Il Manchester City non molla
Nel big match di giornata netta affermazione dei Light Blues sul Chelsea. Ma lo United supera senza problemi l'ostacolo QPR.
Appassionante derby tra West Ham e Tottenham, deciso dalle prodezze del marziano Bale. Vincono Arsenal e West Bromwich Albion, si risolleva il Fulham. Nell'anticipo della settimana scorsa il Liverpool aveva surclassato lo Swansea.
COS'E' SUCCESSO – Nel fine settimana del trionfo dello Swansea City in Coppa di Lega – prima affermazione in una competizione di rilievo proprio nell'anno del centenario degli Swans – le duellanti per il titolo della Premier si impongono con quello che una volta veniva definito “il classico risultato all'inglese”: 2-0. Poca cosa il QPR, che non batte il Manchester United dal 1994, e così i Red Devils faticano poco per raccogliere i tre punti al Loftus Road. Da segnalare lo strambo infortunio a Robin Van Persie – un pericoloso “tu per tu” con una telecamera – e lo splendido goal di Fabio. Il Manchester City risponde con una prova maiuscola contro il Chelsea. Sugli scudi Joe Hart, che nega la duecentesima marcatura con i Blues di Frank Lampard parandogli un rigore, e il solito, immenso Yaya Touré. Una splendida doppietta di Gareth Bale (ora a quota 15 in Premier e miglior marcatore in campionato in questa prima parte del 2013) lancia il Tottenham in terza posizione, con due punti di vantaggio sul Chelsea. Il West Ham si è dovuto arrendere al 90°, proprio nel giorno dell'omaggio al grande Bobby Moore, venuto a mancare 20 anni fa. In attesa del derby con gli Spurs al White Hart Lane di domenica prossima, l'Arsenal batte in extremis l'Aston Villa e si risolleva parzialmente dopo la batosta in Champions League rimediata dal Bayern Monaco. Bene Santi Cazorla (doppietta), male Wojciech Szczesny, che continua a palesare una preoccupante discontinuità. Brutto stop per l'Everton a Norwich (dove non perdeva da 19 anni), mentre nella sfida della paura tra Reading e Wigan i Latics dominano e fanno un importante passo in avanti verso la salvezza. Goal e spettacolo al St James' Park. Il “French Day” (i Magpies annoverano ben nove francesi nella loro rosa), porta bene ai padroni di casa, che si impongono 4-2.
IL TOP – Il City gli versa ogni settimana in banca quasi 250mila euro. Soldi ben spesi, però, quelli per assicurarsi i servigi di Yaya Touré, il centrocampista più versatile del pianeta. La sua assenza nelle settimane della Coppa d'Africa si è fatta sentire, eccome. Ma adesso è tornato a dominare in mediana e a segnare goal decisivi. Come ha sempre fatto in carriera.
IL FLOP – Il Reading crolla al cospetto del Wigan in uno dei match più importanti della stagione. Grave aver incassato due goal nello spazio di pochi minuti nel primo tempo. Purtroppo per i Royals, non sempre si possono mettere in piedi rimonte da brivido.
LA SORPRESA – Dopo nove match senza vittorie – ma con cinque sconfitte – il Norwich si sveglia e fa la festa all'Everton, che pure era passato in vantaggio per primo. Bentornati, Canarini!
TOH CHI SI RIVEDE – Ultimamente, se si eccettua una rete rifilata al West Ham, Dimitar Berbatov era apparso con le polveri un po' bagnate. La meravigliosa realizzazione contro lo Stoke potrebbe finalmente averlo sbloccato. Di certo è servita ad allontanare il Fulham dalle zone calde della classifica.
LA CHICCA – In Premier non c'è nessuno “bravo” a dilapidare punti come il Southampton – vedi il match a Newcastle per credere. Una volta acquisita una posizione di vantaggio, si è poi fatto sfilare 27 punti. Veramente un'infinità...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Prodotto della giovanili del Tottenham, che lo ha ceduto in prestito al QPR su espressa richiesta del suo ex allenatore Harry Redknapp, Andros Townsend è un promettente esterno offensivo. Sabato, contro il Manchester United, ha sfoderato un'ottima prestazione, che però non è bastata a bloccare i Red Devils. Ci potremmo sbagliare, ma il ragazzo ci sembra uno che potrà sfondare nel calcio che conta.
Appassionante derby tra West Ham e Tottenham, deciso dalle prodezze del marziano Bale. Vincono Arsenal e West Bromwich Albion, si risolleva il Fulham. Nell'anticipo della settimana scorsa il Liverpool aveva surclassato lo Swansea.
COS'E' SUCCESSO – Nel fine settimana del trionfo dello Swansea City in Coppa di Lega – prima affermazione in una competizione di rilievo proprio nell'anno del centenario degli Swans – le duellanti per il titolo della Premier si impongono con quello che una volta veniva definito “il classico risultato all'inglese”: 2-0. Poca cosa il QPR, che non batte il Manchester United dal 1994, e così i Red Devils faticano poco per raccogliere i tre punti al Loftus Road. Da segnalare lo strambo infortunio a Robin Van Persie – un pericoloso “tu per tu” con una telecamera – e lo splendido goal di Fabio. Il Manchester City risponde con una prova maiuscola contro il Chelsea. Sugli scudi Joe Hart, che nega la duecentesima marcatura con i Blues di Frank Lampard parandogli un rigore, e il solito, immenso Yaya Touré. Una splendida doppietta di Gareth Bale (ora a quota 15 in Premier e miglior marcatore in campionato in questa prima parte del 2013) lancia il Tottenham in terza posizione, con due punti di vantaggio sul Chelsea. Il West Ham si è dovuto arrendere al 90°, proprio nel giorno dell'omaggio al grande Bobby Moore, venuto a mancare 20 anni fa. In attesa del derby con gli Spurs al White Hart Lane di domenica prossima, l'Arsenal batte in extremis l'Aston Villa e si risolleva parzialmente dopo la batosta in Champions League rimediata dal Bayern Monaco. Bene Santi Cazorla (doppietta), male Wojciech Szczesny, che continua a palesare una preoccupante discontinuità. Brutto stop per l'Everton a Norwich (dove non perdeva da 19 anni), mentre nella sfida della paura tra Reading e Wigan i Latics dominano e fanno un importante passo in avanti verso la salvezza. Goal e spettacolo al St James' Park. Il “French Day” (i Magpies annoverano ben nove francesi nella loro rosa), porta bene ai padroni di casa, che si impongono 4-2.
IL TOP – Il City gli versa ogni settimana in banca quasi 250mila euro. Soldi ben spesi, però, quelli per assicurarsi i servigi di Yaya Touré, il centrocampista più versatile del pianeta. La sua assenza nelle settimane della Coppa d'Africa si è fatta sentire, eccome. Ma adesso è tornato a dominare in mediana e a segnare goal decisivi. Come ha sempre fatto in carriera.
IL FLOP – Il Reading crolla al cospetto del Wigan in uno dei match più importanti della stagione. Grave aver incassato due goal nello spazio di pochi minuti nel primo tempo. Purtroppo per i Royals, non sempre si possono mettere in piedi rimonte da brivido.
LA SORPRESA – Dopo nove match senza vittorie – ma con cinque sconfitte – il Norwich si sveglia e fa la festa all'Everton, che pure era passato in vantaggio per primo. Bentornati, Canarini!
TOH CHI SI RIVEDE – Ultimamente, se si eccettua una rete rifilata al West Ham, Dimitar Berbatov era apparso con le polveri un po' bagnate. La meravigliosa realizzazione contro lo Stoke potrebbe finalmente averlo sbloccato. Di certo è servita ad allontanare il Fulham dalle zone calde della classifica.
LA CHICCA – In Premier non c'è nessuno “bravo” a dilapidare punti come il Southampton – vedi il match a Newcastle per credere. Una volta acquisita una posizione di vantaggio, si è poi fatto sfilare 27 punti. Veramente un'infinità...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Prodotto della giovanili del Tottenham, che lo ha ceduto in prestito al QPR su espressa richiesta del suo ex allenatore Harry Redknapp, Andros Townsend è un promettente esterno offensivo. Sabato, contro il Manchester United, ha sfoderato un'ottima prestazione, che però non è bastata a bloccare i Red Devils. Ci potremmo sbagliare, ma il ragazzo ci sembra uno che potrà sfondare nel calcio che conta.
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lunedì 25 febbraio 2013
Bobby Moore, la leggenda
domenica 24 febbraio 2013
Bradford, complimenti lo stesso!
Non mi aspettavo sorprese, sebbene nel calcio e nella vita in generale nulla sia mai scritto in anticipo. Ma lo Swansea non era l'Aston Villa sbadato in difesa e arruffone nel gioco superato dal Bradford nel doppio impegno di semifinale.
Gli Swans sono un team quadrato e con buone individualità, che riportano una "coppa inglese" in Galles dopo quasi un secolo (per la precisione dalla 1927, quando il Cardiff vinse 1-0 con l'Arsenal in finale di FA Cup). L'anno prossimo in Europa League ci sarà un club di Premier al 20 per cento di proprietà dei tifosi, il che non può che farmi tanto piacere.
Certo che per il calcio gallese il 2013-14 si preannuncia esaltante: lo Swansea in Europa e il primo derby tra gli Swans e il Cardiff (che al 99 per cento sarà promosso) in Premier. Scusate se è poco!
Gli Swans sono un team quadrato e con buone individualità, che riportano una "coppa inglese" in Galles dopo quasi un secolo (per la precisione dalla 1927, quando il Cardiff vinse 1-0 con l'Arsenal in finale di FA Cup). L'anno prossimo in Europa League ci sarà un club di Premier al 20 per cento di proprietà dei tifosi, il che non può che farmi tanto piacere.
Certo che per il calcio gallese il 2013-14 si preannuncia esaltante: lo Swansea in Europa e il primo derby tra gli Swans e il Cardiff (che al 99 per cento sarà promosso) in Premier. Scusate se è poco!
sabato 23 febbraio 2013
Per non dimenticare
venerdì 22 febbraio 2013
In preparazione della finale di Coppa di Lega
Domenica a Wembley andrà in scena una finale di Coppa di Lega – denominata Capital One Cup in onore dello sponsor di turno – a dir poco inedita. In maniera del tutto inaspettata, a fronteggiarsi saranno lo Swansea City, realtà ormai affermata di Premier, ma che fino a non tanti anni fa bazzicava i bassifondi della Football League, e un team di quarta serie, il Bradford City. Chiariamo subito un punto, i Bantams hanno tradizione e storia degne di palcoscenici più illustri (fra il 1999 e il 2001 hanno anche disputato il massimo campionato inglese), ma rientrano nella categoria della “nobile decaduta”, che oltre Manica può contare su un numero crescente di membri.
La cavalcata del Bradford in League Cup è di quelle da calcio d'altri tempi. Durante il loro cammino hanno eliminato diversi team di categorie superiori, tra cui il Watford allenato da Gianfranco Zola, Wigan, Arsenal e Aston Villa, queste ultime tre tutte di Premier. Eppure non è la prima volta che una compagine di quarta serie approda alla finale. Qui però va fatta una contestualizzazione indispensabile. Si fa presto a dire che la Coppa di Lega attualmente è solo un peso per la grandi, che la snobbano schierando nei loro impegni le seconde e terze linee. Nei suoi primi anni di vita, infatti, la competizione ha goduto di un profilo ancora più basso. Il Liverpool, tanto per fare un esempio, giocò l'edizione d'esordio (1960-61), ma poi si chiamò fuori fino al 1967-68. La finale secca fu introdotta solo nel 1967. Prima si tenevano due match di andata e ritorno, per la verità tra l'indifferenza generale. Nel 1961 per organizzare la seconda partita tra Aston Villa (poi trionfatore) e il Rotherham si aspettò addirittura l'inizio della stagione successiva. Ovvero quella in cui il Rochdale, discreto club dell'allora Fourth Division, fronteggiò il Norwich City (protagonista di un mediocre campionato in Second Division). Da notare come, in assenza di alcune delle 92 squadre della Football League, alcuni turni furono compressi e in pratica il Dale si trovò a passare direttamente dai sedicesimi ai quarti di finale.
Ma fu un semifinale che la squadra del Lancashire compì il classico miracolo. Curiosamente con la stessa successione di risultati del Bradford contro il Villa (3-1 in casa e 1-2 fuori), il Rochdale buttò fuori a sorpresa il Blackburn Rovers (club di First Division). Tuttavia non si ripeté in finale. Davanti a oltre 11mila spettatori dovette issare ben presto bandiera bianca allo Spotland, dove i Canaries dominarono (3-0 lo score andato in archivio). In occasione del ritorno, al Carrow Road di Norwich non si registrò il tutto esaurito, a conferma dello scarso interesse per la Coppa. Dopo un match fiacco e poco appassionante, i padroni di casa incamerarono uno striminzito 1-0 che bastò e avanzò per esporre in bacheca il trofeo.
In tema di underdog, ancora più bravi del Rochdale furono i ragazzi del QPR, ispirati dal talentuoso ma umorale Rodney Marsh, che nell'anno della prima finale a Wembley (1967) rimontarono due goal di svantaggio al West Bromwich Albion per poi vincere 3-2. I Super Hoops militavano in Third Division, come lo Swindon Town, che nel 1969, nonostante due categorie di differenza, sconfisse un Arsenal decimato dall'influenza Ora il Bradford proverà a riscrivere la storia, traendo ispirazione da QPR e Swindon. Good luck, Bantams!
La cavalcata del Bradford in League Cup è di quelle da calcio d'altri tempi. Durante il loro cammino hanno eliminato diversi team di categorie superiori, tra cui il Watford allenato da Gianfranco Zola, Wigan, Arsenal e Aston Villa, queste ultime tre tutte di Premier. Eppure non è la prima volta che una compagine di quarta serie approda alla finale. Qui però va fatta una contestualizzazione indispensabile. Si fa presto a dire che la Coppa di Lega attualmente è solo un peso per la grandi, che la snobbano schierando nei loro impegni le seconde e terze linee. Nei suoi primi anni di vita, infatti, la competizione ha goduto di un profilo ancora più basso. Il Liverpool, tanto per fare un esempio, giocò l'edizione d'esordio (1960-61), ma poi si chiamò fuori fino al 1967-68. La finale secca fu introdotta solo nel 1967. Prima si tenevano due match di andata e ritorno, per la verità tra l'indifferenza generale. Nel 1961 per organizzare la seconda partita tra Aston Villa (poi trionfatore) e il Rotherham si aspettò addirittura l'inizio della stagione successiva. Ovvero quella in cui il Rochdale, discreto club dell'allora Fourth Division, fronteggiò il Norwich City (protagonista di un mediocre campionato in Second Division). Da notare come, in assenza di alcune delle 92 squadre della Football League, alcuni turni furono compressi e in pratica il Dale si trovò a passare direttamente dai sedicesimi ai quarti di finale.
Ma fu un semifinale che la squadra del Lancashire compì il classico miracolo. Curiosamente con la stessa successione di risultati del Bradford contro il Villa (3-1 in casa e 1-2 fuori), il Rochdale buttò fuori a sorpresa il Blackburn Rovers (club di First Division). Tuttavia non si ripeté in finale. Davanti a oltre 11mila spettatori dovette issare ben presto bandiera bianca allo Spotland, dove i Canaries dominarono (3-0 lo score andato in archivio). In occasione del ritorno, al Carrow Road di Norwich non si registrò il tutto esaurito, a conferma dello scarso interesse per la Coppa. Dopo un match fiacco e poco appassionante, i padroni di casa incamerarono uno striminzito 1-0 che bastò e avanzò per esporre in bacheca il trofeo.
In tema di underdog, ancora più bravi del Rochdale furono i ragazzi del QPR, ispirati dal talentuoso ma umorale Rodney Marsh, che nell'anno della prima finale a Wembley (1967) rimontarono due goal di svantaggio al West Bromwich Albion per poi vincere 3-2. I Super Hoops militavano in Third Division, come lo Swindon Town, che nel 1969, nonostante due categorie di differenza, sconfisse un Arsenal decimato dall'influenza Ora il Bradford proverà a riscrivere la storia, traendo ispirazione da QPR e Swindon. Good luck, Bantams!
giovedì 21 febbraio 2013
Wenger, che fare?
C'è chi - e sono sempre di più, tra cui il mio amico Max Troiani - Arsene Wenger non lo vogliono vedere più nemmeno in fotografia. Il prolungato digiuno di vittorie, e soprattutto il fatto che i problemi palesati dalla squadra siano sempre gli stessi da anni, mi portano a schierarmi a favore di chi vorrebbe l'alsaziano lontano dall'Emirates nel 2013-14. Certo, tocca trovare una valida alternativa. O se no il rischio è fare ancora peggio...
domenica 17 febbraio 2013
Underdog in Coppa
Quarti di FA Cup, al the Den si ritroveranno di fronte Milwall e Blackburn Rovers. Ergo, a una squadra di Championship si apriranno sicuramente le porte di Wembley per la semifinale. Certo, nel 2008 le squadre cadette al penultimo atto della Coppa furono addirittura tre, ma quella fu veramente un'annata sui generis...
giovedì 14 febbraio 2013
Addio all'Underhill?
Era nell'aria da un po', ora con il permesso formale accordato dalla Football League è praticamente certo che il Barnet lascerà lo storico impianto dell'Underhill per stabilirsi a The Hive, nei pressi della stazione della metropolitana di Edware Road (Northern Line). Nelle prossime settimane l'impianto, finora utilizzato per partite di calcio giovanile, dovrà essere ampliato, fino a raggiungere i 5.100 posti (oltre 3mila a sedere).
mercoledì 13 febbraio 2013
Calcio 2000 gratis e online
Si può scaricare da questo link: http://issuu.com/calcio2000/docs/calcio2000-183. In questo numero c'è un mio pezzo sul museo del football di Manchester (versione più lunga rispetto a quella fatta per Pubblico), con foto e box. Buona lettura!
martedì 12 febbraio 2013
Il punto sulla Premier – Campionato chiuso?
Il Manchester City naufraga a Southampton, lo United ne approfitta sbarazzandosi dell'Everton e salendo a +12 in classifica.
Vincono le londinesi Chelsea, Tottenham e Arsenal. Nel Monday Night brutta battuta d’arresto per il Liverpool. Lo Swansea inguaia il QPR. Già dissolto l’effetto Redknapp?
COS'E' SUCCESSO – Nel recente passato il Southampton ha giocato più di un brutto scherzo al Manchester United, tanto che celeberrimo è rimasto un 6-3 inflitto dai Saints di Matt Le Tissier allo squadrone allenato da Alex Ferguson. Sabato a lasciarci le penne sulla costa meridionale dell'Inghilterra sono stati i cugini del City, protagonisti di un match tra i peggiori della loro storia recente e giustamente battuti per 3-1. I Red Devils, invece, hanno cancellato il brutto ricordo del 4-4 interno con l'Everton dello scorso anno – risultato che costò una bella fetta di titolo ai biancorossi – con un 2-0 che non ammette discussioni. Ora lo United deve amministrare un vantaggio all'apparenza più che confortevole, anche alla luce della scarsa forma palesata di recente dai cugini (due punti nelle ultime tre gare). Reduce da quattro match senza vittorie, il Chelsea si è imposto sul Wigan non senza qualche patema d'animo di troppo. Per fiaccare la resistenza dei Latics ci è voluta la dodicesima marcatura stagionale di Frank Lampard, ormai a sole quattro lunghezze dal record di Bobby Tambling di miglior marcatore della storia dei Blues. Un Tottenham spuntato (Adebayor a mezzo servizio e Defoe infortunato) ha avuto la meglio del Newcastle grazie al suo fromboliere Gareth Bale. Tiene botta l'Arsenal, corsaro a Sunderland, mentre il Liverpool si è sciolto nei minuti finali al cospetto del West Bromwich. In coda perdono un po' tutte, tranne l'Aston Villa, che con quantità industriali di cuore e grinta ha battuto un discreto West Ham.
IL TOP – Quattro goal realizzati nelle ultime tre gare, tocchi e scatti che fanno ammattire le difese avversarie e tanto per gradire anche buone coperture difensive. Signori, ecco a voi Gareth Bale. Un vero fenomeno che, qualora il Tottenham si dovesse qualificare per la Champions League, continuerà a deliziare i fan della Premier e non quelli della Liga.
IL FLOP – Una prestazione imbarazzante, che va ben al di là dei comici errori di Hart e Barry, quella del Manchester City a Southampton. I ragazzi allenati da Roberto Mancini non l'hanno mai vista e avrebbero meritato di perdere con risultato ancor più ampio del già severo 3-1 finale.
LA SORPRESA – Detto del risultato shock del St Mary's, non può certo passare inosservato il colpaccio del West Bromwich Albion (solo due vittorie nelle ultime dodici partite) ad Anfield Road. Il Liverpool ha sprecato tanto, anche un rigore con Steven Gerrard, e i Baggies hanno colpito in maniera chirurgica nel finale.
TOH CHI SI RIVEDE – Il suo digiuno durava da 580 minuti, precisamente da quando aveva impallinato l'estremo difensore del Manchester United David De Gea. Michu è tornato finalmente al goal con una doppietta al QPR (la prima realizzazione a dir poco fortunosa) che rappresenta un ottimo biglietto da visita in vista della finale di Coppa di Lega, in programma il prossimo 24 febbraio contro la cenerentola Bradford City.
LA CHICCA – Da quando è passato dal Chelsea allo Stoke nel 2009-10, Robert Huth ha segnato 13 reti in Premier League, compresa quella di sabato al Reading. Tra i difensori, nello stesso periodo solo Leighton Baines dell'Everton ha fatto meglio del tedesco, battendo 15 volte i portieri avversari.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Se l’Aston Villa riuscirà a salvarsi, buona parte del merito dovrà essere attribuita all’attaccante belga di origini congolesi Christian Benteke. Una vera forza della natura, che non lesina certo i goal (già 11 in Premier).
Vincono le londinesi Chelsea, Tottenham e Arsenal. Nel Monday Night brutta battuta d’arresto per il Liverpool. Lo Swansea inguaia il QPR. Già dissolto l’effetto Redknapp?
COS'E' SUCCESSO – Nel recente passato il Southampton ha giocato più di un brutto scherzo al Manchester United, tanto che celeberrimo è rimasto un 6-3 inflitto dai Saints di Matt Le Tissier allo squadrone allenato da Alex Ferguson. Sabato a lasciarci le penne sulla costa meridionale dell'Inghilterra sono stati i cugini del City, protagonisti di un match tra i peggiori della loro storia recente e giustamente battuti per 3-1. I Red Devils, invece, hanno cancellato il brutto ricordo del 4-4 interno con l'Everton dello scorso anno – risultato che costò una bella fetta di titolo ai biancorossi – con un 2-0 che non ammette discussioni. Ora lo United deve amministrare un vantaggio all'apparenza più che confortevole, anche alla luce della scarsa forma palesata di recente dai cugini (due punti nelle ultime tre gare). Reduce da quattro match senza vittorie, il Chelsea si è imposto sul Wigan non senza qualche patema d'animo di troppo. Per fiaccare la resistenza dei Latics ci è voluta la dodicesima marcatura stagionale di Frank Lampard, ormai a sole quattro lunghezze dal record di Bobby Tambling di miglior marcatore della storia dei Blues. Un Tottenham spuntato (Adebayor a mezzo servizio e Defoe infortunato) ha avuto la meglio del Newcastle grazie al suo fromboliere Gareth Bale. Tiene botta l'Arsenal, corsaro a Sunderland, mentre il Liverpool si è sciolto nei minuti finali al cospetto del West Bromwich. In coda perdono un po' tutte, tranne l'Aston Villa, che con quantità industriali di cuore e grinta ha battuto un discreto West Ham.
IL TOP – Quattro goal realizzati nelle ultime tre gare, tocchi e scatti che fanno ammattire le difese avversarie e tanto per gradire anche buone coperture difensive. Signori, ecco a voi Gareth Bale. Un vero fenomeno che, qualora il Tottenham si dovesse qualificare per la Champions League, continuerà a deliziare i fan della Premier e non quelli della Liga.
IL FLOP – Una prestazione imbarazzante, che va ben al di là dei comici errori di Hart e Barry, quella del Manchester City a Southampton. I ragazzi allenati da Roberto Mancini non l'hanno mai vista e avrebbero meritato di perdere con risultato ancor più ampio del già severo 3-1 finale.
LA SORPRESA – Detto del risultato shock del St Mary's, non può certo passare inosservato il colpaccio del West Bromwich Albion (solo due vittorie nelle ultime dodici partite) ad Anfield Road. Il Liverpool ha sprecato tanto, anche un rigore con Steven Gerrard, e i Baggies hanno colpito in maniera chirurgica nel finale.
TOH CHI SI RIVEDE – Il suo digiuno durava da 580 minuti, precisamente da quando aveva impallinato l'estremo difensore del Manchester United David De Gea. Michu è tornato finalmente al goal con una doppietta al QPR (la prima realizzazione a dir poco fortunosa) che rappresenta un ottimo biglietto da visita in vista della finale di Coppa di Lega, in programma il prossimo 24 febbraio contro la cenerentola Bradford City.
LA CHICCA – Da quando è passato dal Chelsea allo Stoke nel 2009-10, Robert Huth ha segnato 13 reti in Premier League, compresa quella di sabato al Reading. Tra i difensori, nello stesso periodo solo Leighton Baines dell'Everton ha fatto meglio del tedesco, battendo 15 volte i portieri avversari.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Se l’Aston Villa riuscirà a salvarsi, buona parte del merito dovrà essere attribuita all’attaccante belga di origini congolesi Christian Benteke. Una vera forza della natura, che non lesina certo i goal (già 11 in Premier).
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