Domenica a Wembley andrà in scena una finale di Coppa di Lega – denominata Capital One Cup in onore dello sponsor di turno – a dir poco inedita. In maniera del tutto inaspettata, a fronteggiarsi saranno lo Swansea City, realtà ormai affermata di Premier, ma che fino a non tanti anni fa bazzicava i bassifondi della Football League, e un team di quarta serie, il Bradford City. Chiariamo subito un punto, i Bantams hanno tradizione e storia degne di palcoscenici più illustri (fra il 1999 e il 2001 hanno anche disputato il massimo campionato inglese), ma rientrano nella categoria della “nobile decaduta”, che oltre Manica può contare su un numero crescente di membri.
La cavalcata del Bradford in League Cup è di quelle da calcio d'altri tempi. Durante il loro cammino hanno eliminato diversi team di categorie superiori, tra cui il Watford allenato da Gianfranco Zola, Wigan, Arsenal e Aston Villa, queste ultime tre tutte di Premier. Eppure non è la prima volta che una compagine di quarta serie approda alla finale. Qui però va fatta una contestualizzazione indispensabile. Si fa presto a dire che la Coppa di Lega attualmente è solo un peso per la grandi, che la snobbano schierando nei loro impegni le seconde e terze linee. Nei suoi primi anni di vita, infatti, la competizione ha goduto di un profilo ancora più basso. Il Liverpool, tanto per fare un esempio, giocò l'edizione d'esordio (1960-61), ma poi si chiamò fuori fino al 1967-68. La finale secca fu introdotta solo nel 1967. Prima si tenevano due match di andata e ritorno, per la verità tra l'indifferenza generale. Nel 1961 per organizzare la seconda partita tra Aston Villa (poi trionfatore) e il Rotherham si aspettò addirittura l'inizio della stagione successiva. Ovvero quella in cui il Rochdale, discreto club dell'allora Fourth Division, fronteggiò il Norwich City (protagonista di un mediocre campionato in Second Division). Da notare come, in assenza di alcune delle 92 squadre della Football League, alcuni turni furono compressi e in pratica il Dale si trovò a passare direttamente dai sedicesimi ai quarti di finale.
Ma fu un semifinale che la squadra del Lancashire compì il classico miracolo. Curiosamente con la stessa successione di risultati del Bradford contro il Villa (3-1 in casa e 1-2 fuori), il Rochdale buttò fuori a sorpresa il Blackburn Rovers (club di First Division). Tuttavia non si ripeté in finale. Davanti a oltre 11mila spettatori dovette issare ben presto bandiera bianca allo Spotland, dove i Canaries dominarono (3-0 lo score andato in archivio). In occasione del ritorno, al Carrow Road di Norwich non si registrò il tutto esaurito, a conferma dello scarso interesse per la Coppa. Dopo un match fiacco e poco appassionante, i padroni di casa incamerarono uno striminzito 1-0 che bastò e avanzò per esporre in bacheca il trofeo.
In tema di underdog, ancora più bravi del Rochdale furono i ragazzi del QPR, ispirati dal talentuoso ma umorale Rodney Marsh, che nell'anno della prima finale a Wembley (1967) rimontarono due goal di svantaggio al West Bromwich Albion per poi vincere 3-2. I Super Hoops militavano in Third Division, come lo Swindon Town, che nel 1969, nonostante due categorie di differenza, sconfisse un Arsenal decimato dall'influenza Ora il Bradford proverà a riscrivere la storia, traendo ispirazione da QPR e Swindon. Good luck, Bantams!
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