lunedì 31 marzo 2008

Big Four con il vento in poppa

Il fine settimana che precede i quarti di finale di Champions League, che vedranno ai nastri di partenza tutte e quattro le Big Four inglesi, non propone particolari scossoni. Proprio le quattro grandi vincono le loro sfide, dimostrando ancora una volta di essere superiori al resto dei team di Premier.

Passeggiata del Manchester United sull’Aston Villa. E’ vero che i Villans sono fuori forma – non vincono da fine febbraio – e che la formazione messa in campo da O’Neil sembrava troppo spregiudicata – Harewood, Young e Carew avanti – ma la qualità tecnico-tattica espressa dai Red Devils è stata davvero impressionante. Quando giocano in velocità i vari Rooney, Tevez, Giggs e Ronaldo fanno veramente paura. Già, Ronaldo. Per il portoghese un gol da favola di tacco e tre – sì, avete capito bene, tre – assist (uno di tacco, tanto per cambiare). Per Spalletti le uniche buone notizie vengono dai problemi fisici che sembrano affliggere Giggs, Carrick e Evra, in dubbio per martedì. Ferguson intanto si gode i cinque punti di vantaggio sul Chelsea, un bottino discreto a sei turni dalla fine.

I Blues non disputano un incontro memorabile in casa contro il relativamente tranquillo Middlesbrough, se è vero che a togliere le castagne dal fuoco ci pensa un difensore come Carvalho e che se non fosse per i legni della porta difesa da Cudicini – colpiti ben tre volte dai giocatori del Boro – forse i Blues avrebbero finito per compromettere la loro rincorsa al titolo. In realtà il Chelsea potrebbe approfittare del fatto che in Champions League deve fronteggiare un avversario sulla carta non irresistibile – il Fenerbache – e che in campionato avrà il vantaggio del campo nello scontro diretto con lo United. Allo Stamford Bridge ci credono ancora.

La partita dell’Arsenal al Reebok Stadium di Bolton (dove i Gunners avevano perso gli ultimi tre appuntamenti in Premier) è a dir poco epica, di quelle che i tifosi ricorderanno per anni. Sotto di due gol e con un uomo in meno, dopo la sacrosanta espulsione di Daby, i ragazzi di Wenger riacciuffano una partita che sembrava dover finire malissimo, specialmente dopo che a inizio ripresa i Trotters avevano sfiorato più volte il meritato tris. Bravi e fortunati, i biancorossi di Londra Nord. Ingenua la difesa dei padroni di casa, che prima lascia solo Gallas per il gol della speranza, poi concede un rigore forse evitabile e infine agevola il gol del sorpasso di un titanico Fabregas con una goffa deviazione di Samuel. Per l’Arsenal è ancora decisivo nei minuti finali l’inserimento di Walcott, tenuto sotto osservazione anche da Capello.

Il derby della Merseyside, decisivo per la quarta piazza in campionato, termina in favore del Liverpool, che ora potrà affrontare con più serenità il trittico di partite con l’Arsenal (oltre alla Champions le due squadre si incontrano anche sabato in campionato). L’unico gol della stracittadina porta la firma – manco a dirlo – del Nino Torres. Per lui 21 gol in Premier, cinque in meno dell’altro extraterrestre Ronaldo. Il Liverpool forse avrebbe meritato di vincere con uno scarto più ampio, considerando poi che l’Everton, privo di due pedine fondamentali come Johnson e Cahill, non ha quasi mai tirato in porta.

Prosegue il suo ottimo campionato il Portsmouth, che sconfigge un Wigan sciupone (rigore sbagliato da Taylor) grazie ad una doppietta di un ritrovato Defoe.

Sul versante della lotta per non retrocedere è stato forse scritto un capitolo decisivo. Il Fulham si suicida a Derby – da sabato matematicamente retrocesso – non andando oltre il pareggio. Il Bolton, come visto, butta dalla finestra tre punti di platino e deve pure vedere le dirette concorrenti vincere match delicatissimi. Il Sunderland rimonta e sconfigge nel recupero il West Ham, il Birmingham piega 3-1 il bruttissimo Manchester City di fine stagione. Chiusura sul Newcastle, che con la larga vittoria al White Hart Lane si assicura la salvezza e ritrova un Martins finalmente decisivo.

domenica 30 marzo 2008

Old Firm e cattive abitudini

I troubles in Irlanda del Nord saranno anche finiti, ma sotto la cenere cova ancora l’orribile odio settario che da decenni sta martoriando le sei contee irlandesi sotto l’autorità britannica. Ieri pomeriggio, pochi minuti dopo la fine del derby di Glasgow, nel centro di Belfast un tifoso del Celtic è stato accoltellato alla gola nei pressi di un pub. In realtà pare si sia trattato di un attacco premeditato da parte di una sessantina di supporter del Linfield (protestanti) contro gli avventori del locale – per lo più cattolici e sostenitori dei Celtic. La polizia locale ha confermato di essere dovuta intervenire per sedare una rissa di vasta proporzioni. L’unica colpa della persona ferita – ricoverata in gravi condizioni in ospedale – era quella di indossare una maglietta a strisce orizzontali bianco-verdi...

giovedì 27 marzo 2008

Intervista al tecnico del QPR Gigi De Canio

Gigi De Canio è il terzo allenatore italiano a sedere sulla panchina di un club inglese, dopo Gianluca Vialli e Claudio Ranieri. Ci siamo fatti una chiacchierata con lui mentre insieme alla squadra si stava recando a Cardiff per un turno infrasettimanale di Championship.
Mister come vanno le cose con la sua nuova squadra?
Mi sto assestando e sto imparando a conoscere tutti i giocatori che ho a disposizione. Negli ultimi tempi abbiamo avuto una serie di risultati un po’ altalenanti, però stiamo riuscendo a tirarci fuori dalle zone meno nobili della classifica.
A gennaio ci sono stati tanti nuovi innesti. E’ soddisfatto? O voleva anche Di Vaio?
Sì, sono stati fatti dei buoni acquisti, con un mix equilibrato di giocatori di categoria e giovani promesse. Abbiamo voluto puntare sul fatto che fossero inglesi, perché ci sembrava che potessero garantire una maggior compattezza alla squadra. Riguardo Di Vaio posso dire di non averne mai parlato, è stata una voce tirata fuori dalla stampa e niente più.
Avete preso in prestito anche un giovane difensore del Manchester United, Kieran Lee. Rimarrà al QPR anche in futuro?
Per quel che ho potuto vedere fino adesso credo proprio di sì. Il nostro obiettivo è tenere i giocatori forti, per cui è probabile che faremo in modo di acquistare Lee a titolo definitivo.
Francesco Coco sembrava dovesse vestire la maglia del QPR. Invece non se n’è fatto più niente. Come è andata realmente?
A lui abbiamo dato la possibilità di allenarsi con noi, sapendo che era molto tempo che non giocava e che aveva bisogno di calcare di nuovo i campi. Chiaro che ci interessava. Poi dopo un giorno è sparito, io lo aspettavo al campo di allenamento, ma lui era già in Italia. Dopo non l’ho più sentito.
Avete qualche chance di arrivare al sesto posto in classifica, che vi permetterebbe di giocare ai play offs per l’accesso in Premier League?
Quando arriva una vittoria iniziamo a farci un pensierino, però obiettivamente è meglio prendere una partita alla volta e non fare troppi sogni. Quando sono arrivato il QPR era sul fondo della classifica, adesso si sta risollevando, perciò accontentiamoci della salvezza, che spero arriverà senza troppi patemi. Alla promozione ci pensiamo il prossimo anno, adesso ci sono troppe squadre forti con molti più punti di noi.
Mi sembra di capire che l’anno prossimo la squadra sarà ulteriormente rafforzata, viste anche le potenzialità economiche dell’attuale dirigenza. E’ così?
Certo, però gli acquisti saranno fatti in maniera oculata, un po’ come abbiamo fatto di recente con il mercato di gennaio, che non ci è costato quasi nulla. Ciò non toglie che, qualora dovesse arrivare il salto di categoria, Flavio Briatore e soci sono pronti a fare investimenti di una certa consistenza, anche per calciatori che attualmente giocano in campionati stranieri. La nuova dirigenza del club coniuga alla perfezione passione sportiva e business, un concetto che qui in Inghilterra hanno ben presente e realizzano alla perfezione. Chi detiene le azioni del QPR è ricco, molto ricco, ma ha preso la squadra per farla crescere in maniera graduale, senza buttare i soldi dalla finestra.
Però Briatore è sicuro che nello spazio di soli quattro anni i Super Hoops giocheranno in Champions League.
Beh, me lo auguro, è chiaro, e spero di essere ancora qui per vivere in prima persona quell’esperienza.
In quel caso ci sarà bisogno di un nuovo impianto al posto del glorioso ma vetusto Loftus Road. Ci sono già voci su un possibile nuovo stadio?
Non ne so nulla, però se il QPR dovesse raggiungere gli obiettivi che la dirigenza si è prefissata l’idea di uno stadio più comodo e spazioso sarebbe del tutto scontata.
Dopo poche settimane dal suo arrivo a Londra i tabloid inglesi avevano parlato di Vialli come suo probabile sostituto. Tutte frottole?
Posso solo dire che per me è un onore che un personaggio come Vialli sia accostato ad un club attualmente allenato da me. Anche in questo caso sono voci ma dietro non c’era nulla di concreto. Io ho un ottimo rapporto con l’attuale dirigenza del club.
Se non ci fossero stati Briatore e Ecclestone sarebbe andato lo stesso ad allenare il QPR?
No, io non ero in cerca di una panchina a tutti i costi, a me interessava un progetto serio. Prima di arrivare a Londra avevo intavolato un discorso con la Stella Rossa di Belgrado, che però non è andato in porto. Poi è arrivata a proposta dell’attuale dirigenza del QPR e ho preso l’occasione al volo. Ci tengo anche a precisare che non è nemmeno una questione solo di soldi, visto che non è vero che qui guadagno cifre iperboliche come qualcuno ha insinuato.
Come giudica il livello della Championship rispetto alla Serie B italiana?
Anche qui ci sono dei bravi giocatori, con una buona tecnica individuale e doti atletiche notevoli. Tirano e crossano il pallone molto bene, forse a volte peccano di fantasia, ma nel complesso direi che il livello è buono, paragonabile a quello della nostra serie cadetta. La differenza è che qui non si smette mai di giocare, si prova a fare gol fino all’ultimo, è nella loro mentalità. Poi c’è un alto grado di sportività, sia in campo che fuori.
Va bene, i giocatori se la cavano come i nostri, e gli allenatori? Non sarà un caso se hanno chiamato Fabio Capello ad allenare la nazionale...
Gli allenatori italiani hanno una preparazione più a 360 gradi, che spazia da conoscenze di psicologia a una maggiore sapienza tattica. Anche qui sono bravi, però è vero che negli allenamenti puntano di meno sulla tattica. Sono sicuro che Capello farà molto bene con la nazionale inglese, è quasi inutile dire che nella sua carriera ha ampiamente dimostrato di essere un grandissimo tecnico, un vincente nato.
In generale come ha trovato l’ambiente del calcio inglese?
Molto buono. Qui c’è una passione genuina per il gioco del calcio, ma non c’è l’esasperazione che c’è da noi, dove troppo spesso conta solo vincere. Non a caso gli arbitri sono più sereni, c’è maggiore dialogo con i giocatori. Certo, sbagliano anche loro, ma non vengono criminalizzati come si verifica in Italia. I tifosi del QPR, ma più in generale i tifosi inglesi, sono appassionati nella giusta maniera. Noi arriviamo allo stadio con il pullman della squadra senza bisogno di scorte di polizia, quando scendiamo siamo contornati dai nostri supporter o da quelli avversari, senza che accada nulla di spiacevole.
Come si trova a Londra?
Bene, sto imparando l’inglese, però visto che c’è tanto da lavorare non ho molto tempo per godermi tutte le bellezze della capitale inglese.

Sempre tratto da Calcio 2000 del mese di marzo. Da notare la risposta che De Canio mi ha dato sul Loftus Road... Un po' quello che ha detto ieri Briatore alla stampa inglese. Insomma, se il QPR avrà successo scordiamoci il caro vecchio Loftus Road. Lo stesso Briatore però ha parlato di un possibile nuovo stadio da realizzare vicino a quello vecchio. Staremo a vadere.

Un po' di storia del QPR

Lo hanno già soprannominato il nuovo Chelsea. E non a caso i tifosi del Queen’s Park Rangers proprio allo Stamford Bridge, in occasione del derby valido per il terzo turno della Coppa d’Inghilterra, hanno avuto la sfrontatezza di sventolare in faccia ai tifosi dei Blues mazzi di banconote con l’altero profilo di Elisabetta Seconda. “Voi avrete pure Abramovich, ma noi abbiamo il trio delle meraviglie Briatore, Ecclestone e Mittal”, il messaggio dei supporter del QPR. Come dargli torto, considerati i conti in banca dei tre personaggi appena citati? Soprattutto Lakshmi Mittal, indiano con residenza nel Regno Unito e da fine dicembre proprietario del 20% delle azioni del club londinese, è uno dei grossi calibri della finanza mondiale. Re incontrastato dell’acciaio britannico e, secondo le stime di Forbes, l’uomo più ricco d’Inghilterra – e quinto del pianeta – con un patrimonio calcolato sugli 80 miliardi di euro, Mittal è uno abituato a fare le cose in grande. Tanto per capirci, il nostro proprio da Ecclestone qualche tempo fa comprò una casetta a Kensington per la modica cifra di 110 milioni di euro. Insomma, i tifosi del QPR hanno di che ben sperare. Intanto si sono “accontentati” di una campagna acquisti fatta di giovani promesse e di onesti mestieranti di categoria, non foss’altro perché il loro club sta con fatica cercando di uscire dalle secche della Championship, l’equivalente inglese della nostra serie B. Prima dell’avvento di Gigi De Canio, tecnico ex Siena e Napoli, il QPR ha addirittura occupato l’ultima posizione in classifica, in una stagione funestata al suo principio dalla morte del diciottenne prodotto del vivaio Ray Jones. Di recente qualche bella vittoria ha risollevato le sorti della compagine che avrebbe potuto annoverare tra le sue fila anche Francesco Coco se l’ex milanista non avesse litigato con Briatore.

La strada verso la terra promessa della Premier, da cui il QPR manca da ben 12 anni, è lunga e lastricata di difficoltà. Però con le risorse attualmente a disposizione un eventuale approdo nella massima divisione potrebbe comportare uno shopping “alla Abramovich” e pazienza se poi i Super Hoops – soprannome che la compagine deve alle splendide magliette a strisce orizzontali bianche e blu – da perdenti e simpatici diverrano vincenti ed invisi ai più.

Senza voler precorrere troppo i tempi, c’è da ricordare che a fronte di una storia ultracentenaria, cominciata nel 1882 dopo la fusione di St Jude’s Institute e Christchurch Rangers - ma allora le maglie erano bianche e verdi – il QPR ha una bacheca alquanto spoglia di trofei. L’unico di pregio è la Coppa di Lega (oggi Carling Cup) portata a casa nel 1967, stabilendo il record ancora imbattuto di unica formazione di terza serie ad aver mai vinto la competizione. Punta di diamante di quella edizione dei bianco-blu era il talentuoso Rodney Marsh, fino a poco tempo fa caustico commentatore televisivo. Sempre verso la fine degli anni sessanta (1968), arrivò il primo approdo nell’allora First Division, conclusosi con una retrocessione immediata ed il minimo storico di punti. I Rangers si comportarono meglio negli anni settanta, con sei stagioni nell’elite e un secondo posto nel 1976, quando ben 31mila persone si stiparono in un Loftus Road traboccante di entusiamo per vedere l’ultima partita di campionato contro il Leeds. Il QPR vinse, ma finì per perdere il titolo, che andò al Liverpool. Erano i Reds di King Kevin Keegan e dell’allenatore Bob Paisley, successore del mitico Bill Shankly, non una squadra qualunque. Fatale, per quella meravigliosa campagna, era stata una sconfitta a Norwich per 3-2 poche settimane prima, come ricordava in una recente intervista al match-programme del QPR lo storico giornalista inglese Brian Glanville, simpatizzante del club di Shepherds Bush.

In quel team forte e spettacolare il pezzo pregiato era Stan Bowles, scarmigliato attaccante un po’ mattacchione, con un debole per donne, alcool, tabacco e scommesse (non esattamente in quest’ordine). Uno che nel 1973 a Sunderland, durante una partita di campionato, scommise con i compagni che avrebbe centrato con una pallonata la Coppa d’Inghilterra, esposta a bordo campo. Vinse lui, ma i supporter locali non la presero troppo bene... Per i fan del QPR però rimane un idolo assoluto, tanto che la sua effigie è immortalata anche sulle tazze da the in vendita allo stadio.

I due decenni seguenti avrebbero riservato al popolo del Loftus Road molte annate nella massima serie, una finale di FA Cup persa contro il Tottenham nel 1982, risultati eclatanti – anche un 6-2 al Partizan Belgrado nella Coppa Uefa 1984-85, poi seguito da un tragico 0-4 in trasferta – ed un campo in sintetico, l’Omniturf, in servizio dal 1981 al 1988, che sembrava più un gigantesco panno del Subbuteo che un terreno da gioco per calciatori professionisti.

Dodici anni fa, con gli ex milanisti Hateley e Wilkins in rosa, il QPR fu costretto suo malgrado ad abbandonare la Premier per demeriti sportivi, proprio nel momento del boom definitivo della nuova lega. Pessimo tempismo. I mancati introiti si fecero sentire, il club retrocesse addirittura nella terza serie, risalendo poi al piano superiore nel 2004. Le difficoltà finanziarie sono state la costante degli ultimi anni trascorsi nel purgatorio del calcio inglese, nonostante gli sforzi del presidente Gianni Paladini, imprenditore napoletano trapiantato da decenni a Londra. Con il cambio di proprietà a Paladini è stata confermata la carica di chairman. Facile immaginare come dopo tante traversie anche lui non veda l’ora che si verifichi quanto auspicato da Flavio Briatore, ovvero i Super Hoops in Champions League nello spazio di quattro stagioni. In bocca al lupo!

Da Calcio 2000, mese di marzo

lunedì 24 marzo 2008

La super domenica di Drogba

Super Sunday doveva essere e Super Sunday è stato. La Premier celebra la domenica di Pasqua con due super sfide fra le big-four, le quattro grandi (o neo-grandi, come il Chelsea) del calcio inglese. Le attese non sono state tradite con gol e spattacolo – non in dosi industriali, si badi bene – ad impreziosire la giornata. Si apre con il derby del Lancashire tra Manchester United e Liverpool. Giornataccia per i Reds, con Mascherano espulso per proteste (sciocco lui ma anche severo l’arbitro Bennett), Reina pessimo in uscita sui gol di Brown e Ronaldo (venticinquesimo centro in Premier) e Torres ben imbrigliato dalla difesa dei padroni di casa. Lo United quando gioca in velocità fa veramente paura, osservazione tanto scontata quanto ben risaputa da Spalletti e tutti i suoi adepti.

Con i Red Devils in fuga, il derby dello Stamford Bridge diventava una sorta di gara ad eliminazione diretta per la sfidante al titolo della Premier. Primo tempo con le due squadre un po’ bloccate, seconda frazione più frizzante, con vantaggio quasi immediato dell’Arsenal – ennesimo gol preso su corner dal Chelsea – e primo gol in maglia biancorossa di Sagna. La reazione rabbiosa dei Blues non si fa attendere. Grant mette Anelka e il modulo a due “torri” dà i suoi frutti soprattutto per merito della giornata di grazia di quel grande campione che risponde al nome di Didì Drogba. L’ivoriano trafigge due volte Almunia e dall’altra parte Adebayor e Van Persie appaiono un po’ spuntati, risultato: il Chelsea sale al secondo posto e l’Arsenal scivola a meno sei dal primo posto – per i Gunners ci sono solo quattro punti nelle ultime cinque partite.

Il sabato da registrare il mezzo passo falso dell’Everton in casa contro il West Ham falcidiato dagli infortuni e imbottito di ragazzini dell’Academy. Eppure l’ennesimo gol di Yakubu dopo pochi minuti di partita aveva garantito un prezioso vantaggio ai Toffees, poi vanificato da una bella marcatura del redivivo Ashton (buone notizie per Capello). Irons che nel finale sfiorano anche la vittoria, grazie ad una prova coraggiosa e tutta grinta. A posteriori l’Everton può mangiarsi le mani per non aver approfittato del capitombolo dei cugini e ora è consapevole che un posto in Champions League nella prossima stagione sarà duro da conquistare.

La tattica attendista del Portsmouth non paga al White Hart Lane di Londra. La sfida tra le due (possibili) regine di coppa, il Tottenham trionfatore in Coppa di Lega ed i Pompey grandi favoriti in FA Cup, si risolve negli ultimi dieci minuti, quando Bent e la giovane promessa O’Hara abbattono il muro messo in piedi da Redknapp. Il Portsmouth rimane ugualmente sesto, con un punto di vantaggio sull’Aston Villa, in evidente calo di forma e sconfitto in casa dal Sunderland, sul Blackburn, che invece è in ascesa e rimanda la festa salvezza del Wigan, e per finire sul Manchester City.

Proprio quello tra i Citizens e il Bolton al Reebok Park è l’unico 0-0 della giornata. Un pareggio che serve a poco ad entrambe. Eriksson vede allontanarsi sempre di più il treno dell’Europa, Megson si avvicina un po’ al Birmingham – sconfitto nello scontro diretto di Reading – ma al contempo si ritrova staccato proprio da Reading e Sunderland.
Chiusura d’obbligo sulla partita del St James’ Park. La prima vittoria di Keegan sulla panchina del Newcastle coincide con un’affermazione fondamentale per i Magpies per la sopravvivenza in Premier. Viduka (su cui giravano voci di forti dissidi con KKK) e Owen affossano il Fulham e ridanno fiato alla Toon Army, che almeno la Pasqua l’hanno trascorsa con un pizzico di ottimismo in più. I Cottagers invece hanno poco da stare allegri, pensando ad una probabile stagione 2008-2009 da passare nel purgatorio della Championship.

Da Goal.com 24/03/08

giovedì 20 marzo 2008

Un rinvio di 137 anni

Se siete malati – ma proprio di brutto – di calcio inglese, la domenica di Pasqua c’è un appuntamento imperdibile. Si gioca il primo turno della Coppa d’Inghilterra 1871-72 tra Reigate Priory e Royal Engineers! No, non siamo impazziti, il match tra le due squadre si terrà sul serio al Park Lane di Reigate domenica prossima. In realtà si tratterà di un’amichevole a scopo benefico, con tanto di memorabilia fair, grigliata e caccia all’uovo pasquale per i più piccini. Il tutto in ricordo di un incontro per cui ci sono voluti ben 137 affinché fosse disputato. Nel 1871 la compagine del Surrey, fondata solo un anno prima, si ritirò dalla prima FA Cup nonostante si fosse regolarmente iscritta e avesse così partecipato al sorteggio, che per l’appunto prevedeva la sfida in trasferta contro i Royal Engineers. Il team dell’esercito poi si qualificò per la finale, persa 1-0 con i Wanderers. Ai RE andò meglio nel 1875, allorché al replay dell’atto conclusivo della competizione superarono per 2-0 gli Old Etonians. Il Priory non è mai andato oltre il secondo turno, beccando spesso sonore sconfitte, vedi il rotondo 0-8 inflittogli dal Cambridge University nell’edizione 1875-76. Chissà se questa volta sapranno fare meglio e battere i più titolati avversari.

I trofei del Wimbledon tornano a casa

Sono passati venti anni – giorno più, giorno meno – da quando il Wimbledon FC, la Crazy Gang, alzò al cielo di Wembley la Coppa d’Inghilterra. In una delle finali più sorpredenti della storia, i Dons si presero il lusso di battere nientemeno che il grande Liverpool. Poi sappiamo tutti come è andata a finire: il trasferimento a Milton Keynes fortemente voluto dal presidente Pete Winkelman, le proteste dei tifosi, che fondano il Wimbledon AFC, le polemiche per il primo caso di “club franchigia” nel calcio inglese. Pochi giorni fa l’attuale dirigenza dei Milton Keynes Dons, primi nella vecchia Fourth Division, ha restituito i trofei ai responsabili del “nuovo” Wimbledon. Un atto concordato sulla base di un compromesso: noi vi diamo le coppe e voi limitate in maniera sensibile il boicottaggio e le critiche ai MK Dons. Tra i tifosi del Wimbledon non tutti hanno appoggiato questo tipo di intesa, ma tant’è. Una cosa però accomuna i fan giallo-blu ed è ovviamente l’odio sportivo per gli “altri” Dons, che non vedono l’ora di poter incontrare su un campo di calcio. La strada da fare è ancora tanta – l’AFC è secondo in Ryman League-Premier Division, settimo livello della piramide del calcio inglese – ma sognare l’agognato derby non costa nulla...

martedì 18 marzo 2008

Il Manchester United si affida a Ronaldo

La classica buccia di banana su cui ti capita di scivolare e fare un ruzzolone pazzesco. Fino ad un quarto d’ora dalla fine il Derby County deve essere sembrato proprio questo ad un nervosissimo e preoccupatissimo Sir Alex Ferguson. Il tecnico scozzese ha visto per oltre un’ora di gioco i suoi sprecare qualche occasione di troppo ma anche rischiare di brutto in almeno tre circostanze contro i Rams sospinti dal sacro fuoco dell’orgoglio. Poi ci ha pensato Ronaldo (al quinto tentativo utile) a mettere le cose a posto e a garantire agli euro-avversari della Roma spallettiana un primo posto che sembrava impossibile solo un mese fa. Il Derby, invece, sembra destinato a riscrivere i libri dei record (negativi) della Premier. Per superare – si fa per dire – i soli 15 punti del Sunderland edizione 2005-06 servono ancora sei lunghezze. Troppe?

La nuova capolista deve ringraziare sì il suo fuoriclasse portoghese (capocannoniere della Premier con 22 gol), ma anche l’ennesimo passo falso dell’Arsenal. Quattro pareggi consecutivi e per di più contro squadre spesso di secondo piano costano ai Gunners la vetta della classifica e un po’ delle certezze acquisite durante buona parte della stagione. La stanchezza di qualche titolare – Clichy e Hleb su tutti – e la non eccelsa profondità della panchina, sommata con qualche infortunio di troppo, iniziano a pesare sul cammino del team di Wenger. Fabregas e compagni sono stati comunque bravi a riacciuffare il pareggio in extremis, così come già accaduto nell’incontro con l’Aston Villa. L’Arsenal ora è a pari punti con il Manchester United, ma si vede sopravanzare dai rivali per la loro migliore differenza reti.

Se i Red Devils hanno anche una partita da recuperare, il Chelsea si è riavvicinato a meno tre capitalizzando sul primo gol in campionato di Terry. Passata in vantaggio ad inizio primo tempo, la compagine londinese ha poi tenuto testa agli assalti dei padroni di casa del Sunderland, come al solito molto intraprendente ma poco lucido sotto porta – anche se va rimarcata la buona prova di Cudicini. Negli ultimi tempi senza dubbio i Blues hanno giocato partite di qualità superiore, ma in questo caso i tre punti erano di importanza capitale per continuare a cullare il sogno proibito della Premier.

Gode di buonissima salute il Liverpool. I giustizieri dell’Inter conservano la quarta posizione in classifica superando in rimonta un buon Reading, passato subito in vantaggio grazie ad una bella stoccata al volo del promettente giovane centrocampista ceco Matejovski. Una volta raggiunto il pareggio con una delle rare marcature di Mascherano – ora divenuto al 100% di proprietà del club di Anfield Road – i Reds trovano il gol vittoria con il solito, immenso Torres.

Perde terreno l’Everton, subito penalizzato dall’infortunio a Johnson. I Toffees pagano lo sforzo della gara di Uefa contro la Fiorentina e finiscono per soccombere contro un Fulham volenteroso e di nuovo in corsa per la salvezza. Il Portsmouth conferma il suo ottimo periodo di forma, culminato nella vittoria all’Old Trafford in Fa Cup, sconfiggendo 2-0 l’Aston Villa. A dir poco comica l’autorete di Reo-Coker che ha fissato il risultato finale. Nelle retrovie i due incontri caldi della giornata erano a Wigan e Birmingham. I Latics si garantiscono un buon margine di vantaggio sulla zona pericolo grazie al gol di Heskey sul Bolton. I Trotters rimangono terzultimi e si mangiano le mani per non aver sfruttato una superiorità numerica durata ben 85 minuti (Koumas subito espulso per i Latics). Al St Andrew’s i Magpies evitano di precipitare sull’orlo del baratro grazie ad un guizzo di Owen. Al Birmingham non basta il solito immenso Mc Fadden e Mc Leish mastica amaro per non aver intascato i tre punti.

Per la domenica di Pasqua è in programma un Super-Sunday di quelli da leccarsi i baffi: Manchester United-Liverpool e Chelsea-Arsenal!

Da Goal.com 18/03/08

lunedì 17 marzo 2008

La firma di Keegan

Sembrerò un po’ troppo retorico, però l’immagine di Kevin Keegan che questa sera firmava autografi prima dell’inizio del match al St Andrew’s di Birmingham mi ha come al solito riappacificato con il calcio – almeno come lo intendo io. Fare un gesto simile prima di un incontro da far tremare i polsi, con la tua squadra che sta giocando male e che quasi rischia la retrocessione, è da veri uomini di sport. Faccio notare che coloro i quali volevano uno svolazzo di KKK o semplicemente stringergli la mano erano tutti tifosi dei Blues. Fossero stati i membri della Toon Army sarebbe stato troppo facile...

sabato 15 marzo 2008

Povero Gazza

Ne sta passando di tutti i colori, tra crisi depressive, problemi con alcool e chissà cos’altro e comportamenti violenti che non gli fanno certo onore. Paul Gascoigne, l’ex stella più fulgida – ma anche più intermitente – del calcio inglese degli anni novanta non finisce di comparire sulla carta stampata a causa delle sue disavventure. Gazza, ormai quarantenne, vive un periodo – diciamo così – di tale confusione che lo scorso sabato era convinto di aver giocato per un periodo per il Barnsley. Non a caso il nostro aveva festeggiato la storica vittoria dei Tykes in Fa Cup contro il Chelsea. Peccato che Gazza abbia giocato nel Burnley (che si trova nel Lancashire) e non nel Barnsley (cittadina dello Yorkshire)...

giovedì 13 marzo 2008

Cardiff, quanti pensieri...

Oberato di debiti ma ad una passo dalla storia. Il Cardiff City del presidente Peter Ridsdale – ex chairman del Leeds, dove non ha lasciato esattamente un buon ricordo … - deve far fronte ad una situazione finanziaria molto complessa. La dirigenza attuale sostiene che il debito di 24 milioni di sterline contratto dalla precedente gestione debba essere ripagato entro il 2016, mentre la finanziaria svizzera Langston, principale creditore del club, è certa che il denaro vada restituito in tempi notevolmente più brevi. Per dirimere l’intricata matassa ci penserà a breve un tribunale del Regno. Attualmente il Cardiff ha intrapreso una nuova battaglia, questa volta in ambito sportivo. La FA inglese non vuole concedere ai Blue Birds la possibilità di giocare la Coppa Uefa, qualora dovessero aggiudicarsi la Coppa d’Inghilterra. “E’ vero che giocano nella Championship inglese, ma lo fanno perché noi li ospitiamo, formalmente sono membri della FA gallese”, questa l’argomentazione dei vertici di Soho Square. Il Cardiff ha interpellato l’Uefa, che pare abbia socchiuso l’uscio per un’eventuale comparsata europea del club di Ninian Park (storico impianto sulla via del pensionamento). Intanto, però, c’è da ripetere i fasti del team del 1927. L’unica squadra “straniera” ad aver mai vinto la FA Cup.

lunedì 10 marzo 2008

Lunga vita alla FA Cup!

Era da cento anni giusti giusti che tre squadre provenienti dale divisioni minori non raggiungevano le semifinali di Coppa d’Inghilterra. Nel 1908 a giocarsi l’accesso alla finale furono Newcastle United (First Division), Wolverhampton, Fulham (entrambi club iscritti alla Second Division) e Southampton (addirittura “impelagata” in Southern League). Alla fine vinsero i Wolves. Verranno imitati da Barnsley, Cardiff o WBA? Una cosa è certa, nel fine settimana la magia della Coppa si è esibita in un ennesimo fragoroso colpo di coda, dopo che tante persone – me compreso – davano la FA Cup un po’ in sofferenza (e sto usando un eufemismo…). Che importa se a Wembley il 17 maggio non ci sarà l’ennesima riproposizione di un Arsenal vs Manchester United o il replay del match del 2007 tra Chelsea e Red Devils, per accrescere il mito – si spera immortale – della Coppa d’Inghilterra servono i Blues Birds di Cardiff piuttosto che i Tykes di Barnsley. Ora attendiamo con trepidazione il sorteggio…

Liverpool in grande forma, Inter attenta!

La Premier gioca solo sei partite della ventinovesima giornata, sono di scena i quarti di finale della Coppa d’Inghilterra. E sorprese a non finire. Escono dal torneo le due finaliste dello scorso anno e le due favorite per il successo finale: Chelsea e Manchester United. I Red Devils sprecano l’impossibile e poi si fanno beffare da un rigore di Muntari ad un quarto d’ora dal termine nell’incontro casalingo contro il Portsmouth. Ma l’esito della sfida dell’Old Trafford è forse quello meno eclatante, se si pensa che il Chelsea perde a Barnsley per 1-0 e il Middlesbrough cade addirittura in casa con il Cardiff. Due compagini di Championship in paradiso, con i Tykes dello Yorkshire che dopo il Liverpool sbattono fuori anche i ricconi dello Stamford Bridge. E pensare che 11 anni fa il Chelsea all’epoca di Vialli passò a Barnsley per 6-0, con ben quattro marcature dell’attuale commentatore televisivo...

Anche le poche partite giocatesi in Premier sono state foriere di sorprese. In realtà ad essere contro pronostico è soprattutto il pareggio del JJB Stadium tra Wigan e i conquistatori del Milan, l’Arsenal. Sarà per la stanchezza accumulata in settimana o per le precarie condizioni del campo – su cui gioca anche il locale team di rugby a 13 – ma i Gunners sono riusciti di rado a costruire le loro solite trame di gioco. Eppure nei primi cinque minuti iniziali Adebayor aveva subito avuto due ghiotte occasioni, lasciando presagire ben altro pomeriggio. Nel secondo tempo i Latics hanno pure creato un paio di pericoli alla porta di Almunia. Ora l’Arsenal rischia di essere sorpassato dallo United, qualora i Red Devils vincano il non proibitivo recupero casalingo del 19 marzo contro il Bolton.Nella gara con il Newcastle Benitez non risparmia Gerrard e Torres e i fatti gli danno ragione. I Reds trovano un gol a dir poco fortunato con Pennant – la palla rimbalza su di lui e rotola in rete ... – ma poi segnano due marcature splendide, per la “gioia” di Moratti & co. Gli eurorivali dell’Inter raddoppiano a fine primo tempo con un capolavoro del Nino, che su assit di Gerrard dribbla Harper senza toccare palla e con una finta di corpo alla Pelè – che nella semifinale dei mondiali del 1970 si esibì nella stessa giocata, tirando però di poco a lato – per poi segnare a porta vuota. Ad inizio seconda frazione Torres restituisce il favore a Stevie G che chiude il match. Amaro ritorno di Keegan e Owen ad Anfeld. Magpies in crisi nerissima e ormai pienamente coinvolti nella lotta per non retrocedere.

E’ una sorpresa solo parziale il rovescio del Manchester City a Reading. I Royals si rilanciano per la permanenza in Premier, mentre i Citizen – dopo Richards ed Onua perdono pure Dunne e rimangono con i difensori contati – dopo aver cullato invano il sogno Champions League vedono allontanarsi anche l’approdo in Uefa. Niente Europa nemmeno per il West Ham, surclassato per 4-0 nel derby contro gli Spurs. Per gli Irons è il terzo 4-0 subito in soli otto giorni... Se l’1-1 dell’Ewood Park tra Blackburn e Fulham scontenta entrambi i team – Rovers lontani dall’Europa, Cottagers dalla salvezza – è esiziale l’1-0 dell’Everton a Sunderland. Ora come ora i Toffees sono fuori dalla Champions League solo per la differenza reti rispetto ai cugini del Liverpool. Da segnalare che il gol della vittoria di Johnson ha fatto infuriare i Black Cats. L’ex centravanti del Crystal Palace, infatti, l’ha messa dentro di braccio...

Da Goal.com 10/03/08

sabato 8 marzo 2008

Una rivincita attesa 11 anni

L’ultima partita a The Oakwell tra Barnsley e Chelsea me la ricordo bene. L’ho vista in un pub irlandese del centro di Roma. Era un caldo pomeriggio dell’agosto 1997 e tra gli avventori ce n’erano tanti – tutti di nazionalità inglese – che a fine match se la sghignazzavano allegramente alle spalle dei poveri Tykes. Ovvio, i Blues avevavo surclassato gli avversari, subissandoli di gol. Nello 0-6 finale la parte del leone la fece Luca Vialli, in una delle poche giornate di gloria da giocatore del Chelsea. Suoi furono ben quattro marcature del club dello Stamford Bridge.
Il Barnsley era alla prima – e finora unica – stagione della sua storia in Premier League. A maggio 1998 retrocesse subito nell’allora Division One. Con l’incredibile successo in FA Cup i Tykes hanno cancellato l’onta subita più di un decennio fa. Ora tutti a parlare della magia della Coppa e di quanto l’intera rosa del Barnsley sia costata metà Lampard o due terzi di Drogba...

giovedì 6 marzo 2008

Corsi e ricorsi storici

Non so se la Premier League è veramente il miglior campionato d’Europa (e quindi del mondo), ma l’ennesima prova di forza delle grandi d’Inghilterra non può non inorgoglire i sudditi di Sua Maestà. In attesa che il Liverpool completi un en plein storico, occorre rammentare che anche lo scorso anno i top team inglesi erano andati alla grande, piazzando tre squadre su quattro in semifinale. Poi la coppa andò al Milan, ma ciò non sminuisce certo il valore d’insieme del movimento. Certo, di inglese l’Arsenal piuttosto che il Chelsea o il Liverpool non hanno poi tantissimo – anche se gli uomini chiave di Blues e Reds detengono passaporto britannico – e che il tutto sembra andare a scapito della nazionale. Però anche tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta le inglesi dominavano in Europa e la nazionale se la passava maluccio (fallendo la qualificazione ai mondiali del 1974 e del 1978). Ma all’epoca di stranieri nei vari Liverpool, Nottingham Forest, Aston Villa e Ipswich ce n’erano proprio pochini...

lunedì 3 marzo 2008

Gunners con il fiato corto

Se non avesse i suoi di problemi, tra infortuni e risultati altalenanti, Carlo Ancelotti potrebbe guardare con grande ottimismo alla gara di ritorno contro l’Arsenal in Champions League. Sabato i Gunners sono riusciti a pareggiare il difficile match casalingo con l’Aston Villa solo ad una manciata di secondi dal fischio finale. Merito di un duetto tra i due “nemici” Adebayor-Bendtner. Ma al di là della sfortunata autorete di Senderos, l’Arsenal è apparso un po’ in calo di forma – non troppo brillanti Clichy, Fabregas e Flamini – e forse con la testa già a San Siro. Mettiamoci pure che l’infermeria dei londinesi è affollata (Touré, Rosicki, Eduardo e Van Persie non sono giocatori che si regalano a cuor leggero) e il faccia a faccia tra Wenger e Ancelotti si prospetta all’insegna della grande paura.

Per adesso in Premier i Gunners sono ancora al comando, ma hanno bruciato quattro punti di vantaggio in sette giorni a causa del doppio pareggio con le due compagini di Birmingham – a proposito, grande plauso al solito ottimo Aston Villa. Il Manchester United gongola e mette la freccia, con la vetta ora lontana un solo punticino.

Al Craven Cottage i Red Devils si possono permettere il lusso di lasciare in panchina campioni del calibro di Rooney e Ronaldo e stravincere una partita dominata per ampi tratti. Certo, se poi a segnare ci pensano Hargreaves e Park, che la buttano dentro veramente di rado, vuol dire proprio che per il povero Fulham di Mr Roy Hodgson è notte fonda. Aggiungiamoci che i Cottagers, a secco di gol da tre partite, durante la gestione Hodgson hanno incamerato una sola vittoria, ed allora avremo già il nome della seconda squadra destinata a seguire il Derby in Championship.

Il Chelsea degli ex Lampard (fischiatissimo dal suo pubblico) e Joe Cole travolge il West Ham. Sono proprio i due prodotti della Academy degli Irons a segnare le prime due reti. Poi una splendida rete di Ballack e il poker di Ashley Cole sigillano una partita da sogno per i Blues – i quali hanno un turno da recuperare e gli scontri diretti con Arsenal e Manchester United entrambi allo Stamford Bridge. Hai visto mai...

Quelli che alla vigilia Rafa Benitez ha definito i dieci giorni chiave per la stagione del Liverpool si aprono alla grande, con la netta vittoria in casa del Bolton ed il bel gioco mostrato per quasi tutti i novanta minuti. A facilitare il compito dei Reds ci ha pensato ad inizio primo tempo Jaaskelainen. La sua papera su un tiro di Gerrard tutt’altro che irresistibile – e forse destinato ad uscire –avrebbe fatto la felicità della Gialappa’s. Da segnalare che il gol della bandiera dei Trotters l’ha segnato Tamier Cohen, figliolo di quel Avi giocatore del Liverpool negli anni ottanta.

Per ora il quarto posto rimane appannaggio dell’Everton, però. L’ex Yakubu regola la pratica Portsmouth, apparsa molto complicata per tratti del secondo tempo. Ora ai Toffees spetterà tifare West Ham nel recupero di mercoledì ad Anfield Road. Meno paura fa il Manchester City, solo 0-0 in casa con il pericolante Wigan.
Dopo otto sconfitte consecutive torna finalmente al successo il Reading. Vale platino il gol al novantesimo di Harper al Riverside di Middlesbrough, contro un Boro ancora non al 100% tranquillo. Sempre all’ultimo minuto di gioco è Derbyshire a regalare tre punti che sanno di Europa al suo Blackburn e a far sprofondare nella disperazione il Newcastle, che nelle sei partite della gestione Keegan ha racimolato la miseria di due punti. Lo spettro della retrocessione inizia ad aleggiare al St James’ Park. Per finire due parole sui recenti vincitori della Carling Cup. Forse un po’ appagati, gli Spurs si fanno asfaltare dal Birmingham del redivivo Forssel (tripletta per lui).

Da Goal.com 03/03/08