domenica 18 marzo 2012

Omaggio allo Swansea

Scritto per il numero scorso di Calcio 2000.

La nazionale in forte ripresa grazie a giovani promettenti e un fenomeno come Gareth Bale, lo Swansea City promosso in Premier League, il Cardiff City tra le squadre più forti del campionato di Championship. Aggiungiamoci che la storica compagine del Wrexham grazie al decisivo contributo dei suoi tifosi si è finalmente scrollata di dosso annose difficoltà finanziarie e sta provando a risalire la china, e avremo un quadro quasi idilliaco del calcio gallese. Purtroppo, però, alla fine del 2011 un'ombra pesantissima si è posata sull'intero movimento: l'improvvisa morte del tecnico della nazionale Gary Speed.

Uno shock profondo per una popolazione fiera delle sue tradizioni e della sua complicatissima lingua, che vive di rugby ma per il momento si gode il successo delle squadre di calcio di punta e ricorda con affetto quel grande uomo di calcio che era Speed.

Chiariamolo subito, da sempre i top team gallesi sono “ospiti” dei campionati professionistici inglesi. Da una ventina d'anni c'è una Premier gallese, ma è composta da squadre semi-dilettantistiche e l'attenzione del grande pubblico è rivolta altrove.

Negli anni Venti il Cardiff è stato addirittura una potenza del calcio britannico tout court. I Bluebirds hanno figurato a lungo in First Division, rischiando di vincerla nel 1924, quando si classificarono secondi per un soffio. Persero il titolo per una media goal di 0,024 inferiore all’Huddersfield Town (allenato dal grande Herbert Chapman) solo perché all'ultima giornata il centravanti Len Davies sbagliò un rigore nel match poi terminato 0-0 con il Birmingham City. Il risultato che ha fatto epoca è senza dubbio il successo nella finale di FA Cup del 1927 (passata alla storia anche per essere stata la prima trasmessa per radio dalla BBC). L'eroe di giornata fu lo scozzese Hugh Ferguson, per la verità aiutato da una gigantesca papera del portiere dei Gunners Dan Lewis, il quale, nemmeno a farlo apposta, era gallese! La colpa del misfatto fu addossata alla maglia “troppo nuova” di Lewis, che avrebbe contribuito a far schizzare via il pallone, e non ovviamente alle sue origini. Sia come sia, mai una squadra non inglese aveva vinto la competizione più antica del mondo del calcio. Il Cardiff aveva già sfiorato il prestigioso trofeo nel 1925 (sconfitta di misura 1-0 per mano dello Sheffield United) ed è andato vicino al bis una manciata di anni fa, quando nel 2008 una zampata maligna di Nwanku Kanu del Portsmouth ha spento i sogni dei 40mila supporter biancoblu accorsi fino a Wembley. Quello è stato il primo segnale di riscatto del football dei dragoni, reduce da anni grami, infarciti solo di delusioni. Il Cardiff ha sfiorato a più riprese il salto in Premier (clamoroso il 4-3 subito dal Blackpool nella finale dei play offs del 2010) e ha continuato a brillare nelle coppe (come dimostra la bella cavalcata nell'edizione attuale di Carling Cup).

Tuttavia la vera sorpresa è rappresentata dallo Swansea. In pochi si sarebbero immaginati che i Jacks l'anno scorso avrebbero raggiunto e poi dominato l'atto conclusivo dei play offs contro il Reading salendo così in Premier. Merito dell'ottimo lavoro svolto dal nord-irlandese Brendan Rodgers, che ha aggiunto un pizzico di grinta e concretezza tutta britannica all'ottimo impianto di gioco prettamente latino messo su da Paulo Sousa e prima di lui da Roberto Rodriguez (ora manager del Wigan dei miracoli) tra il 2007 e il 2010. Al Liberty Stadium, il moderno impianto che ha sostituito il vetusto Vetch Field dopo 93 anni di onorato servizio, sono abituati a vedere la squadra fare tanto possesso palla, a eleganti triangolazioni e a un numero risibile – soprattutto per un team d'oltre Manica – di palle lunghe. Insomma una sorta di Barcellona in sedicesimo, anche perché la compagine bianconera non difetta certo di gente con i piedi buoni come Joe Allen, George Graham, Nathan Dyer e Scott Sinclair. Quest’ultimo, prodotto del vivaio del Chelsea forse lasciato partire troppo presto dallo Stamford Bridge, è stato l’eroe dello storico match con il Reading, al quale ha rifilato una fantastica tripletta.

Dopo il traumatico esordio a Eastlands contro il Manchester City di uno scoppiettante Kun Aguero, lo Swansea ha iniziato a macinare punti, offrendo prestazioni di ottimo livello soprattutto in casa, dove il tutto esaurito è garantito e la passione incontenibile. La prima squadra gallese a farsi onore in Premier è stata anche l'ultima a competere nella vecchia First Division, dopo la retrocessione del Cardiff nel 1961.

Era l'ormai lontano 1981. In Galles le miniere chiudevano una dopo l'altra e la crisi economica lasciava voragini nel tessuto sociale del Paese, ma incredibilmente i piccoli Swans inanellavano la terza promozione in soli quattro anni. Sì, avete capito bene, nel 1978 i bianconeri se la vedevano ancora con squadre nel calibro del Torquay United o dell'Halifax Town nella quarta serie del football inglese. Dopo decenni passati in Second Division e varie capatine nelle divisioni inferiori, i in quel fatidico 1981-82 i Jacks ruppero il ghiaccio con la massima categoria umiliando per 5-1 il Leeds, che non era più una potenza come lo squadrone messo su da Don Revie negli anni Settanta, ma costituiva pur sempre un bello scalpo da mettere nel carniere. Sulla panchina bianconera sedeva una delle leggende del football gallese: John Toshack. Uno che al Liverpool faceva coppia con King Kevin Keegan prima di dover interrompere la carriera di giocatore ad altissimi livelli in maniera prematura a causa di una serie di brutti infortuni, vedendosi costretto ad accettare il ruolo di player-manager allo Swansea. Il futuro allenatore del Real Madrid e della nazionale dei dragoni fu l'artefice del triplo salto dei Jacks, contribuendo alla promozione in Second Division anche con un goal in un match contro il Chesterfield. I giovani leoni guidati da Jeremy Charles (il nipote del grande John che negli anni Cinquanta fece la fortuna della Juventus) e Alan Curtis nel corso degli anni avevano mandato a memoria le lezioni impartite dal loro sapiente allenatore e i consigli dei veterani Phil Boersma, Tommy Smith e Ian Callaghan – tutti ex compagni di Toshack ai tempi del Liverpool – e si apprestavano a beneficiare del prezioso apporto di un altro transfuga della Merseyside, il bomber Bob Latchford (però prelevato dall'Everton).

Nessuno però, nemmeno il più ottimista dei frequentatori del Vetch Field, si sarebbe immaginato che lo Swansea a Pasqua del 1982 potesse guardare tutti gli avversari dall'alto. Un primato in classifica giustificato da epiche affermazioni contro praticamente tutte le grandi del calcio inglese (Arsenal, Liverpool, Manchester United e Tottenham). La bella favola dei “cigni neri” - allora come oggi capaci di un football di ottima qualità – non ebbe il sospirato lieto fine. Un finale da incubo (una sola vittoria nelle ultime sei partite) relegò i gallesi al sesto posto della classifica. Ma il peggio doveva ancora venire. Alla vigilia del calcio d'inizio della campagna 1982-83, Toshack si autoproclamò il miglior manager britannico dopo Bob Paisley e Brian Clough. Mal gliene incolse. Lo Swansea non solo non riuscì a riconfermarsi, ma finì per retrocedere. I pezzi pregiati dell'argenteria di famiglia furono venduti per far cassa, sebbene nel 1985-86 la bancarotta fu evitata solo per il rotto della cuffia. In quei mesi i Jacks erano di nuovo “ospiti” della Fourth Division, a vedersela con i soliti Torquay e Halifax (per la verità anche con il Cardiff...) dopo aver provato il brivido di Anfield o Highbury. Esonerato in maniera definitiva Toshack nel 1983, nemmeno un tourbillon di allenatori che sarebbe piaciuto tanto a Maurizio Zamparini riuscì infatti a evitare il peggio. Per 24 anni si è vissuto di ricordi e di scialbe prestazioni in terza e quarta serie. Poi dei preparati tecnici iberici hanno spezzato l'incantesimo del ritorno in Championship (raggiunta nel 2008) e gettato le basi per un eclatante ritorno nell'élite del football inglese – per la rabbia degli arci-rivali del Cardiff. Al Liberty Stadium tutti sperano che la storia non si ripeta e che la compagine bianconera possa rimanere a lungo al top.

Di certo adesso la stabilità finanziaria assicurata anche dal grande contributo offerto nell'ultimo decennio dallo Swansea Supporters Trust è quanto mai incoraggiante. Gli Swans sono l'unico club della Premier con un tifoso tra i membri del consiglio d'amministrazione e in cui il Trust dei supporters detiene il 20 per cento delle quote (il suo contributo finora è ammontato a circa 200mila sterline). In Galles c'è un altro club storico come il Wrexham, oggi in quinta serie ma per anni ben più in alto nella piramide calcistica inglese, dove i supporters sono addirittura proprietari della totalità delle azioni e gestiscono quindi in prima persona la società che hanno contribuito a salvare dal baratro dell'estinzione solo lo scorso agosto. Al Racecourse Ground, dove nel 1984 giocò anche la Roma per un incontro di ottavi di finale dell'ormai defunta Coppa delle Coppe, sognano in grande, sperando di giocare quanto prima un derby con il Cardiff o lo Swansea. La rinascita del calcio gallese è appena iniziata.

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