giovedì 22 marzo 2012

Diritti TV Premier, arrivano Google e Apple?

Mio articolo uscito oggi sull'Unità.

Manca ancora un anno alla rinegoziazione dei diritti Tv della Premier League inglese, ma le grandi manovre sembrano già iniziate. Il predominio di Sky è sotto assedio, almeno a dar retta alle voci provenienti da oltre Manica che vorrebbero addirittura Apple e Google interessate al business del football in tv. Per il momento non c'è nulla di ufficiale, ma sia il Guardian che il Daily Mail nelle settimane passate hanno riportato l'intenzione dell'azienda di Cupertino di aumentare le vendite della Apple TV e dell'Ipad tramite la trasmissione dei match della massima divisione inglese. La compagnia fondata da Steve Jobs non ha mai puntato forte sullo strumento televisivo e per invertire questa tendenza, almeno sul mercato britannico, sembrerebbe volersi affidare a eventi live di grande richiamo come il football.

Google ha acquistato i diritti della Premier League di cricket indiana da mandare su You Tube, le sue app hanno invaso gli sport americani e in Inghilterra ci sono squadre di alto profilo come il Manchester City che sempre su you Tube hanno un canale molto ben organizzato e ricco di contenuti. L'idea di guardare una partita su internet, poi, non costituisce più una novità. Lo era nel 2009, quando l'ininfluente sfida per le qualificazioni ai Mondiali sudafricani tra la nazionale dei Tre Leoni e l'Ucraina i sudditi della regina la poterono seguire – a pagamento – dai computer di casa e non in televisione. Ma quando nei primi mesi dell'attuale stagione è arrivata la notizia che l'incontro del turno preliminare di FA Cup tra Ascot United e Wembley sarebbe andato in streaming sulla pagina Facebook di una nota birra statunitense, nessuno ci ha fatto troppo caso.

Avviso ai naviganti: i diritti della Premier costano molto cari. Quelli relativi al periodo 2010-13 sono stati venduti alla ragguardevole cifra di 1,7 miliardi di sterline (in euro fanno poco più di due miliardi). A differenza di quanto accade da noi, si possono trasmettere in diretta solo gli anticipi e i posticipi, non gli incontri del sabato pomeriggio – uno dei motivi per cui gli stadi inglesi sono sempre affollati. Su un totale di 138 partite l'anno, 115 vanno sono un'esclusiva di Sky, 23 spettano alla ESPN (di proprietà della Disney), che dopo essere subentrata all'irlandese Setanta quando quest'ultima dichiarò bancarotta nel 2009, ha poi deciso di continuare a partecipare al gran ballo della Premier. Però la ESPN ha fatto sapere di non essere disposta a fare follie qualora le due compagnie Hi Tech e soprattutto Al Jazeera – soggetto più “istituzionale” anch'esso già apparso all'orizzonte – dovessero fare sul serio.

Insomma, in vista della prossima asta di ipotesi e di nomi se ne fanno parecchi. Perso il monopolio nel 2007-08 a seguito di un pronunciamento dell'Unione europea, ora la tv satellitare di Rupert Murdoch rischia di ricoprire un ruolo secondario nel campionato di calcio che dal 1992, anno di fondazione della Premier, ha contribuito a valorizzare ma che senza il quale non avrebbe potuto costruire una buona fetta delle sue fortune. Prima del fatidico 1992, infatti, Sky perdeva 10 milioni di sterline a settimana. La soluzione si chiamava football. La prima asta se l'aggiudicò grazie a un offerta finale di 304 milioni di sterline, una cinquantina in più di quelli messi sul piatto dalla ITV, la televisione privata che, forte dell’appoggio dei grandi club come Liverpool, Arsenal e Manchester United, aveva provato a opporsi al gruppo di Murdoch, e che in precedenza deteneva i diritti televisivi.

Sky poteva contare sull’appoggio dei club minori, guidati dall’allora ancora “povero” Chelsea, e dal Tottenham di Alan Sugar, in ottimi rapporti con il miliardario australiano e fornitore tramite la sua società (l’Amstrad) dei sistemi per la piattaforma digitale. Una figura molto discussa, quella di Sugar. Oltre a rompere il fronte delle Big, il nostro favorì Sky con una soffiata sulle cifre offerte dalla ITV, in barba all’etica e al conflitto di interessi (ammettendo però le sue colpe in un secondo momento). Ma Sugar fece anche di più. Il suo voto – ovviamente decisivo – contribuì ad assegnare i diritti televisivi all’amico Murdoch. Uno che, a giudicare anche dagli ultimi scandali che lo vedono coinvolto, non si è mai fatto scrupoli nell'utilizzo di metodi poco ortodossi. Chissà che cosa si inventerà questa volta per non lasciarsi sfuggire la sua “amata” Premier.

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