lunedì 2 luglio 2012

Il Sunderland e il greenwashing

Per una volta il mio lavoro e il mio hobby si incrociano! Questa l'ho scritta per uno dei siti per i quali scrivo, per la precisione staccalaspina.org

Dietro l’organizzazione no profit Invest in Africa, nuovo sponsor della compagine della Premier League del Sunderland, si cela la discussa multinazionale petrolifera con sede a Londra Tullow Oil. A denunciarlo l’Ong inglese Platform, la quale reputa che la Tullow Oil stia così cercando una sorta di legittimazione agli occhi dell’opinione pubblica britannica.

Un’operazione che in parte era già riuscita, se è vero che il vice-presidente del Sunderland, l’ex ministro degli Esteri David Miliband, aveva definito il contratto della durata di due anni con la Invest in Africa “una pietra miliare nella storia della Premier League”.

La denuncia di Platform, cui hanno fatto eco altre realtà britanniche ed africane, ha avuto vasto risalto sui media britannici. In particolare si evidenzia come la Tullow Oil sia ben poco trasparente – non pubblica nessuno dei suoi contratti con i vari governi africani con cui collabora – e in particolare in Ghana, dove gestisce un numero molto cospicuo di pozzi petroliferi, le sue pratiche a dir poco controverse abbiano danneggiato le imprese e le popolazioni locali. Il fatto che la oil corporation non sia riuscita a limitare gli impatti ambientali ha conseguenze soprattutto sulle comunità di pescatori, troppo spesso costrette a operare in bacini d’acqua inquinati.

Intanto a Sunderland qualche tifoso inizia a storcere il naso. Martin McFadden, direttore di una delle fanzine sulla squadra del nord-est dell’Inghilterra ha affermato che “il football non può sempre e solo essere una questione di soldi”.

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