mercoledì 4 luglio 2012

Rangers esclusi dalla Premier League scozzese

Dopo 122 anni la massima divisione scozzese è destinata a rimanere orfana dell'Old Firm. Il derby di Glasgow, lo scontro atavico tra protestanti e cattolici, filo-irlandesi e lealisti, nel 2012-13 non si giocherà. I Rangers, infatti, sono stati estromessi dalla Scottish Premier League. I presidenti degli altri club non hanno accettato che la nuova società, subentrata alla precedente costretta a dichiarare fallimento, rilevasse senza colpo ferire anche i diritti sportivi. Entro una settimana si capirà se i Light Blues ripartiranno dalla First Division (l'equivalente della nostra Serie B), oppure dal quarto e ultimo gradino dei campionati professionistici a nord del Vallo di Adriano. Le dirigenze di tante realtà della First Division hanno già storto il naso, sebbene gli spin doctor del mondo del pallone scozzese abbiano ipotizzato che i Rangers in quarta serie costerebbero all'intero movimento circa 16 milioni di sterline.

Insomma, non bastassero le randellate prese a ogni piè sospinto dalla nazionale, ora ci si mette pure la compagine più titolata del Paese (54 campionati e 33 coppe nazionali) a inguaiare il già agonizzante fitba.

Avviso ai naviganti, i Gers se la sono cercata, eccome. Le due precedenti proprietà hanno fatto più danni della grandine. David Murray era solito pagare parte dei salari dei giocatori tramite trust anonimi registrati nelle isolette della Manica – in pratica eludeva la tasse grazie a dei paradisi fiscali. Peccato che abbia lo stesso accumulato un mucchio di debiti di ogni genere, sia con soggetti privati che con lo Stato. Poi ha pensato bene di cedere la società a tale Craig Whyte, uno dei tanti avventurieri che solcano i mari del calcio moderno. Per comprarsi le quote dei Rangers, Whyte ha usato lo stesso trucchetto adottato dai padroni americani del Manchester United: accollare la spesa alla società appena acquistata. Per far ciò ha “impegnato” gli introiti derivanti dagli abbonamenti di quattro stagioni, facendosi anticipare il denaro dalla Ticketus, una compagnia specializzata in questo tipo di operazioni.

E pensare che prima dell'esplosione del bubbone il blogger che aveva iniziato a spifferare qualche dettaglio sui problemi dei Rangers era stato minacciato di morte...

Impossibile che la squadra espressione della metà ricca, borghese e protestante di Glasgow potesse navigare in brutte acque. Certo, come no, se la ridono nemmeno troppo sotto i baffi i supporter dei Celtic. Per anni sbeffeggiati come i paria della città più popolosa della Scozia, ora si stanno prendendo una bella rivincita.

Proprio loro che furono fondati nel lontano 1888 da fratello Walfrid, un prete cattolico che con i ricavi della neonata squadra di calcio intendeva finanziare la Poor Children's Dinner Table, una delle istituzioni caritatevoli che per decenni aiutò a sopravvivere i poveri figli della sfortunata comunità cattolica.

Charlese Green, l'amministratore delegato della newco, non aveva certo tali intenti filantropici, quando è entrato a far parte della cordata composta anche da uomini d'affari asiatici che ora ha rilevato i Rangers. Green ha confermato che ovunque lo spediranno, il team bianco-blu scenderà in campo. Chissà con quali giocatori, visto che solo 13 si sono presentati al ritiro. Gli altri erano impegnati a figurare come attori principali del film dell'horror che sta scombussolando una parte di Glasgow e nel complesso il calcio scozzese: “2012, fuga da Ibrox Park”.

Scritto per slow.foot.eu

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