mercoledì 13 aprile 2011

La classe infinita di Giggs

Questo pezzo riprende, aggiornandolo, uno già scritto per Goal.com qualche tempo fa. Impossibile non rendere omaggio a un fenomeno come il gallese.

C’è un telecronista di Sky Italia che chiede a gran voce di clonarlo. Ci sono editorialisti del Guardian che solo un paio di anni fa lo hanno definito “il nuovo Ronaldo”. Ci sono i tifosi della Stretford End dell’Old Trafford che gli hanno dedicato uno striscione che rammenta agli avversari chi, dal 1991, fa a pezzi le loro difese. Lui, Ryan Joseph Giggs, da 20 anni incanta le platee inglesi e non solo con una naturalezza e uno stile da Olimpo del calcio. Accarezza la palla come forse unicamente un certo Zinedine Zidane ha saputo fare negli ultimi due decenni. Il suo prezioso sinistro, che fece innamorare un presidente spendaccione ma amante del bel gioco come Massimo Moratti, sforna assist al bacio che rendono il football ancora una meravigliosa disciplina. Ogni tanto segna pure qualche gol, quasi mai banali, anzi, spesso geniali – e perdonateci la rima. Chi, forse perché troppo giovincello, non ha visto la magica serpentina al White Hart Lane nel 1993 o lo slalom con annesso tiro fantastico nella celebre semifinale di FA Cup del 1999 con l’Arsenal si faccia subito in giretto su You Tube. Impossibile rimanere delusi.

Dal momento che abbiamo citato il sublime Zizou, viene spontaneo paragonare le rispettive carriere in nazionale dei due campioni. Giocare con la Francia o con il Galles fa una bella differenza, sia a livello di trofei accumulati, sia in termini di ribalta mediatica. I dragoni non giocano un mondiale dal 1958, quando al centro dell’attacco c’era quel gigante buono di John Charles. Giggs, oltre a collezionare 64 presenze con 12 gol, ha ingoiato solo bocconi amari, tanto che già nel 2007 ha abbandonato i gradi di capitano e la maglia numero 11.

In un’epoca in cui a volte le nazionali vengono viste con fastidio, mai come per il buon Ryan si conferma invece la vecchia regola del calcio che vuole la definitiva consacrazione di un campione avvenire compiendo gesta da leggenda con la selezione del proprio Paese.

A dirla tutta Giggs avrebbe potuto prendere possesso della fascia sinistra di un altro team prestigioso: l’Inghilterra, con cui aveva esordito nelle selezioni giovanili come Ryan Wilson, dal cognome del babbo rugbista (e scavezzacollo). Nel proseguo della sua carriera e divenuto Ryan Giggs per rispetto alla madre, ha scelto di cantare Land of my Fathers e non God Save the Queen. Questo anche perché, nonostante le dicerie e qualche imprecisione, di nonni o nonne inglesi non ne aveva…

Al di là della questione nazionale, il nostro non è una star hollywoodiana alla Cristiano Ronaldo o un personaggio controverso tipo Zlatan Ibrahimovic. Giggs è uno che non fa polemiche, in campo si comporta bene (espulso solo una volta, in un match disputato con il Galles nel 2001) e non ama la pubblicità, sia essa positiva o negativa.

Però è una sorta di record vivente. È l’unico ad aver sempre giocato – e segnato – in Premier dalla sua nascita e, soprattutto, ha scalzato Sir Bobby Charlton dal primo posto dei giocatori con più presenze con la maglia del Manchester United. Ora è a quota 870, oltre 600 raccolte in campionato. Ironia della sorte, lui che fino a 14 anni aveva militato nel City, con i Red Devils ha vinto undici titoli nazionali (anche in questo caso è l’unico), quattro FA Cup, quattro Coppe di Lega, due Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e due Intercontinentali.

Il conto, che corrisponde quasi alla perfezione a quello di Sir Alex Ferguson – cui va aggiunta una FA Cup – è ancora aperto. Sulla soglia dei 38 anni, che compirà a fine novembre, in questa stagione il mago gallese ha continuato a dispensare assist meravigliosi, per informazioni chiedere a quelli del Chelsea. Ogni tanto, proprio come nel ritorno dei quarti di finale di Champions League, viene schierato da centrale di centrocampo, un’intuizione di Ferguson che gli sta allungando la carriera – destinata a proseguire anche nel 2011-12.

Non a caso i suoi muscoli, un tempo fin troppo delicati, per adesso sembrano reggere alla grande. Gli amanti del bel calcio ringraziano commossi.

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