giovedì 19 gennaio 2012

Una luce all'orizzonte per il Blackburn?

Non c'è pace a Ewood Park. I deludenti risultati dei Rovers fanno il paio con la gestione societaria, che sta suscitando più di una perplessità, tanto per usare un eufemismo. Ormai è passato oltre un anno da quando la Venky India Limited – società indiana che opera nel campo alimentare – ha rilevato il Blackburn e la sensazione che gli assetti societari siano quanto mai incerti e forieri di un futuro molto nebuloso è molto forte, sia tra gli addetti ai lavori che nella tifoseria locale.

Eppure qualche incoraggiante segnale di ripresa c’è, eccome. Alle imprese di Anfield Road e dell’Old Trafford, si è aggiunta la bella vittoria contro il Fulham. L’espulsione dopo soli 20 minuti di Yakubu – nettamente il miglior giocatore dei Rovers nel corso della prima metà della campagna 2011-12 – non ha tagliato le gambe alla squadra, che anzi ha lottato su ogni pallone ed è riuscita ad aggiudicarsi i tre punti con un convincente 3-1.

Con le dovute eccezioni – come la richiesta di trasferimento intavolata dal forte difensore congolese Christopher Samba, cercato da Tottenham, QPR e Paris Saint Germain – i giocatori stanno cercando di fare fronte comune per provare a evitare la retrocessione in Championship. Il problema, e anche di dimensioni notevoli, riguarda piuttosto la società. O quel che ne rimane. La carica di presidente è vacante da mesi, il debito di una ventina di milioni di sterline non è certo risibile, per un club delle dimensioni del Blackburn, però sarebbe “accettabile” se la Venky desse qualche segno di vita (e soprattutto qualche rassicurazione) in più. Per esempio rispondendo alle domande dei tifosi o del quotidiano locale Lancashire Telegraph, cui non viene dato molto ascolto.

Forse perché è uno dei tanti media che ha iniziato a ventilare l'ipotesi che la Venky sia solo una copertura per chissà quale affare poco pulito e che in precedenza aveva già evidenziato come la nuova proprietà avesse “ricompensato” fin troppo lautamente Jerome Anderson. Ovvero colui che aveva fatto da intermediario per il passaggio di mano del club, nonché padre di Myles (mediocre difensore improvvisamente ritrovatosi con un contratto da professionista in Premier) e agente di Steve Kean (il manager nemico pubblico numero uno all'Ewood Park). Per la serie i casi della vita. Se almeno Myles Anderson di danni ne ha causati ben pochi – non ha ancora esordito in campionato e chissà se mai lo farà – l'allenatore scozzese è visto come l'origine di tutti i mali della squadra. La protesta nei suoi confronti ha raggiunto toni quanto mai aspri, con striscioni allo stadio e... in cielo (la scritta “Kean out” è apparsa attaccata alla coda di un aeroplano) e momenti di tensione quando in alcune circostanze gli steward hanno usato modi un po' spicci con i tifosi “dissenzienti”.

Sono ormai passati i tempi di quando l'ex presidente John Williams invitata i supporter delusi dai risultati della squadra a prendere una tazza di the da lui per spiegare le sue decisioni. Nemmeno a parlarne dei fasti del compianto Jack Walker. Un imprenditori locale – ma residente per motivi fiscali nelle isole della Manica – che dopo aver fatto la sua fortuna con l'acciaio aveva rilevato la squadra per cui faceva il tifo fin da bambino sull'orlo della retrocessione in terza serie nel 1990, per poi portarla al successo in Premier nella stagione 1994-95. D'altronde il centravanti dei Rovers a quell'epoca era un certo Alan Shearer...

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