lunedì 14 dicembre 2009

In vetta c’è spazio anche per l’Aston Villa?

I minimi comuni denominatori della sedicesima giornata di Premier? Lo spettacolo e le sorprese, non c’è dubbio. Scoppiettanti 3-3, l’Aston Villa che viola dopo 26 anni l’Old Trafford, gol da centrocampo, i Wolves che sorprendono il Tottenham in casa, le prodezze di quel fenomeno di Didier Drogba, l’Everton che strappa un clamoroso pareggio allo Stamford Bridge.

A proposito del Chelsea, nelle precedenti sette partite casalinghe in Premier aveva sempre vinto, subendo un solo gol all’esordio stagionale con l’Hull. Con i Toffees i Blues incappano nel quarto incontro senza vittoria, ma giocano meglio e con più concentrazione rispetto a quanto mostrato in coppa con l’Apoel. Il problema per Carlo Ancelotti è che a un Drogba da leggenda – con la doppietta di sabato è capocannoniere con 13 reti – fa da contraltare un Peter Cech in un pessimo stato di forma. Dopo la papere del City of Manchester Stadium, con l’Everton il ceco ha preso ben due abbagli. Certo continuando di questo passo Henrique Hilario o il giovane Ross Turnbull potrebbero giocarsi le loro chance, anche se è improbabile che il tecnico italiano voglia privarsi di Cech troppo a cuor leggero.

“E’ stata solo una giornata storta”. Così ha commentato Alex Ferguson il primo passo falso casalingo in Premier dal capitombolo (1-4) contro il Liverpool del marzo scorso. Grande merito all’Aston Villa della stella Gabriel Agbonlahor e del fumantino allenatore nord-irlandese Martin O’Neill. Se era quasi tre decenni che i Villans non passavano all’Old Trafford, era comunque 14 anni che non battevano i Red Devils che, a dirla tutta, un pareggio lo avrebbero più che meritato. Però a pensare che Dimitar Berbatov è costato oltre 30 milioni di euro e a vederlo ciccare palle facili come un paio con il Villa si inizia a credere che il bulgaro sia un dei peggiori investimenti degli ultimi anni dell’intero campionato inglese.

La scorsa stagione aveva segnato tutti i gol dell’Arsenal nell’incredibile 4-4 finale di Liverpool-Arsenal, domenica Andrey Arshavin ha realizzato una sola rete (per altro uguale a una del celebre poker), ma così facendo ha regalato tre punti che tengono i Gunners sulla scia delle prime due. Fa impressione come i Reds si siano spenti dopo un bel primo tempo, chiuso peraltro in vantaggio. La sfortuna ci ha messo sicuramente lo zampino – vedi il comico autogol di Glen Johnson – ma anche la decisione di Rafa Benitez di concedere solo 25 minuti a un Alberto Aquilani apparso tonico e in buona forma ha giocato un ruolo non proprio secondario.

Ottavo pareggio in nove partite per il Manchester City, che però insieme al pericolante Bolton è protagonista di una delle partite più intense della giornata. Lì dove serve la grinta, la “garra” come si dice al suo Paese, ecco primeggiare Carlitos Tevez, tornato a segnare con una certa costanza dopo un inizio campagna con le polveri bagnate – la doppietta al Reebok Stadium, dopo il gol della vittoria con il Chelsea, lo porta a cinque in totale in Premier.

Forse la sorpresa più eclatante di questo turno giunge dal White Hart Lane. Un Tottenham brutto e confusionario cede l’intera posta in palio contro il Wolverhampton, adesso fuori dalle zona caldissima della classifica, dove invece precipita il West Ham. Al St Andrews decide un tifoso e un ex giocatore degli Irons, quel Lee Bowyer che regala al Birmingham la quarta affermazione consecutiva e l’ottava piazza in Premier.

Chiusura d’obbligo per la prodezza di Maynor Figueroa. Nell’agosto del 1996 David Beckham segnò un gol al Wimbledon da centrocampo. Al Britannia Stadium di Stoke il difensore honduregno lo ha imitato alla perfezione. Chapeau!

Scritto per Goal.com

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