giovedì 3 aprile 2008

Fa Cup, statistiche e buone letture

Le semifinali di Coppa d’Inghilterra si avvicinano. Ormai il conto alla rovescia per il primo match – WBA-Portsmouth, forse la finale anticipata – segna meno due, e allora val la pena spulciarsi un po’ di dati statistici che stanno contribuendo a rendere questa edizione della Coppa d’Inghilterra una delle più memorabili degli ultimi decenni. Sicuramente il 17 maggio, giorno della finale, non si fronteggeranno team di Manchester, Liverpool o Londra. L’ultima volta che una tale evenienza si verificò era il 1973, allorché il Sunderland superò a sorpresa il Leeds. Per trovare una semifinale senza squadre delle tre città calcisticamente più forti d’Inghilterra bisogna tornare indietro addirittura di quasi 50 anni (1960, Blackburn Rovers, Sheffield Wednesday, Wolverhampton Wanderers e Aston Villa, poi vinsero i Wolves). In realtà anche l’anno precedente si assistette a una situazione del genere, con Luton Town, Norwich City, Aston Villa e Nottingham Forest ai nastri di partenza delle semifinali. Nella squadra del Forest che sconfisse gli Hatters di Luton per 2-1 in finale, aggiudicandosi la seconda coppa nella storia del club, giocava anche lo scozzese Stewart Imlach. La sua storia di calciatore ai tempi del salary cap – quando il divario salariale tra tifoso sugli spalti e giocatore in campo era spesso risibile – è narrata con enorme maestria del figliolo Gary, affermato giornalista della BBC, nel libro “My Father And Other Working Class Football Heroes”. Una lettura fondamentale, per capire come era e come è cambiato (tanto) il calcio inglese. Purtroppo dubito che se ne trovi una traduzione in italiano.

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