martedì 8 febbraio 2011

La bella favola del Nottingham Forest di Brian Clough

Il Nottingham Forest detiene un record pressoché impossibile da battere o quanto meno eguagliare: è l’unico club europeo ad aver vinto più Coppe dei Campioni (due), che campionati (solo uno). Erano altri tempi, e nel calcio inglese una neopromossa si poteva prendere il lusso di sbaragliare il lotto degli avversari perdendo solo tre gare su 42 (le ultime con Leeds e Ipswich a novembre, prima di una striscia di ben 42 risultati utili, un record poi superato dall’Arsenal nel 2004) e schierando in totale unicamente 16 giocatori – anche se l’ala John Robertson fu l’unico a essere sempre presente. E pensare che l’anno prima il salto in First Division era giunto in extremis, con la squadra che si era piazzata terza in classifica.

Artefice di cotanta impresa uno dei personaggi più carismatici e discussi della storia del calcio inglese: Brian Clough. Inizialmente per lui il City Ground rappresentò soprattutto un’oasi di salvezza, di tranquillità, dopo i travagliati e ormai celeberrimi 44 giorni alla guida del Leeds United. Nemmeno il fumantino Cloughie si sarebbe immaginato che con il Forest avrebbe vinto così tanto e in un arco di tempo talmente breve. Ironia della sorte, il buon Brian divenne famoso come manager verso la fine degli anni Sessanta quando portò il Derby County dal purgatorio della Second Division al titolo di campioni d’Inghilterra in sole tre stagioni. Proprio loro, i Rams, i principali avversari del Nottingham…

Ma torniamo a parlare del team che in epoca vittoriana per i suoi colori prese ispirazione dalle camicie rosse di Giuseppe Garibaldi. In quel magico 1977-78 arrivò primo con ben sette punti di vantaggio sul grande Liverpool, che batté pure nella doppia finale di Coppa di Lega. Viv Anderson, Peter Shilton, Martin O’Neill (sì, proprio l’ex manager dell’Aston Villa), Tony Woodcock e la vecchia conoscenza del calcio italiano Trevor Francis divennero un vero incubo per i Reds, sconfitti la stagione successiva nei sedicesimi di finale della Coppa dei Campioni che invece da due anni faceva bella mostra di sé nella sala dei trofei di Anfield Road. Per la verità Kenny Dalglish e compagni si presero la rivincita in campionato, relegando il Forest al secondo posto, ma intanto al City Ground rimase la Coppa di Lega e arrivò quella “dalle grandi orecchie”, vinta in finale con gli svedesi del Malmoe per 1-0.

Il match non fu esattamente memorabile e di alto livello tecnico, ma dalle parti di Nottingham non se ne fecero un cruccio, anzi. Il bis del 1980 vide l’identico risultato (questa volta contro l’Amburgo) e uno Shilton praticamente insuperabile per tutti i 90 minuti.

L’era Clough portò qualche altro trofeo nella bacheca del City Ground (due Coppe di Lega nel 1989 e nel 1990) e un livello di prestazioni sempre molto alto in campionato, dove il Nottingham occupò quasi costantemente le prime posizioni della classifica. Ma le strepitose imprese realizzate a cavallo tra anni Settanta e Ottanta non furono più eguagliate, forse perché nel 1982 il giocatolo si ruppe, almeno in parte, a causa del momentaneo ritiro dalla scene di Peter Taylor. Ovvero l’assistente, nonché l’inseparabile amico di Clough, con cui aveva condiviso tutte le avventure in giro per il Paese. Una sorta di secondo allenatore, che però sei mesi dopo sorprese tutti andandosene a fare il manager niente meno che del Derby, allora invischiato nei bassi fondi della Second Division.

Nel terzo turno della FA Cup 1983, i Rams di Taylor sconfissero il Forest, ma la rottura definitiva tra due personaggi indiscussi del beautiful game di quel periodo è da addebitare al passaggio di Robertson dal Nottingham al Derby nel maggio di quello stesso anno. Sembra che Clough non ne fosse stato informato, così come nel 1980 Taylor non lo consultò quando pubblicò la sua autobiografia, che ovviamente citava vari episodi che coinvolgevano in prima persona il tecnico del Forest.

Il rapporto non fu mai ricucito, anche perché Taylor morì prematuramente nel 1990. Cloughie se ne andò nel 2004, dopo essersi però ritirato nel 1993. Il suo addio al mondo del calcio fu doppiamente amaro, perché i rossi di Nottingham in quella stagione retrocedettero. Da allora il club ha sofferto periodi molto bui, precipitando addirittura nella terza serie del football inglese.

Adesso sotto la guida dello scozzese Billy Davies (anche lui ex Derby…) sta tentando la faticosa risalita in Premier. La squadra è in zona play off in Championship, ma per questa campagna si è già tolta la soddisfazione di battere due volte i Rams (con tre gol di Robert Earnshaw, visto già anche al Pride Park, tanto per cambiare). A proposito, l’allenatore dei bianconeri è un “tale” Nigel Clough, figlio di cotanto padre e, come lui, ex centravanti (tra il 1984 e il 1993 indossò la maglia del Nottingham). Certo, non bisogna scomodare Gianbattista Vico per capire che in tutta questa vicenda di corsi e ricorsi storici ce ne sono in abbondanza.

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