lunedì 8 febbraio 2010

Ormai per il titolo è corsa a due

Evviva, finalmente il gossip dai toni boccacceschi lascia spazio al campo e si torna a parlare (quasi) solo di calcio giocato! In tutta onestà non se ne poteva più dello stillicidio di notizie sulla vita privata dell’ex capitano dei Tre Leoni, che però al Chelsea ha mantenuto la fascia – e nelle interviste del dopo partita Carlo Ancelotti si è riferito più volte a John Terry chiamandolo “il mio capitano”…

Al di là delle opinioni personali sulla condotta del fedifrago impenitente, il suddetto nel derby con l’Arsenal ha disputato un ottimo match, al pari del fenomeno Drogba (che con la doppietta di domenica raggiunge quota 12 reti contro i Gunners). Terry ha ricevuto un sostegno incredibile dai suoi tifosi, consci che in trasferta il trattamento che gli sarà riservato dai supporter avversari sarà ben altro – come si è già potuto notare in quel di Hull nel recupero di martedì scorso. Grazie alle ottime performance dei suoi campioni, il Chelsea ha mantenuto invariato il vantaggio sul Manchester United, vincendo il quarto confronto su quattro contro una cosiddetta Big Four.

Per l’Arsenal, che invece con i Blues e lo United ha sempre perso, la gara dello Stamford Bridge è stata altamente paradigmatica sotto vari punti di vista. I Gunners hanno giocato bene, costruito un buon numero di occasioni da rete ma non hanno mai concretizzato, subendo i “soliti” gol sui calci piazzati e sulle ripartenze. Ormai lo ha ammesso anche Arsene Wenger: l’Arsenal non ha quasi più nessuna chance di riconquistare il titolo di campione d’Inghilterra che al club manca dal 2004.

Nel giorno delle celebrazioni del cinquantaduesimo anniversario della sciagura di Monaco di Baviera, che decimò i celeberrimi babes di Matt Busby, il Manchester United maramaldeggia sul povero Portsmouth. I Pompey, giunti nel frattempo al terzo cambio di proprietà in meno di un anno, ci hanno pure messo del loro, segnandosi due autogol e mezzo. Con un Wayne Rooney così, sempre più capocannoniere con 21 gol all’attivo, i Red Devils possono sognare un sorpasso che tutto sommato avrebbe del clamoroso.

Il quarto gol di Dirk Kuijt in un derby della Merseyside decide una sfida tra Liverpool ed Everton povera dal punto di vista dello spettacolo, infarcita di nervosismo, falli ed entrate criminali come quella che a fine primo tempo costa il rosso al difensore greco Sotiros Kyrgiakos – ma in precedenza era da cacciare anche Pienaar per un intervento tra i più brutti visti quest’anno. I Reds, con Alberto Aquilani ancora “bloccato” in panchina, approfittano del pari bello ma senza reti tra Tottenham e Aston Villa e si insediano al quarto posto. Ovvero quanto basta per salvare una stagione da dimenticare.

Una delle storie del giorno ha per protagonista il “vecchio” Kevin Phillips. Uno che di smettere di segnare gol non ne vuole proprio sapere. A 36 anni suonati fa fatica a trovare il posto in squadra – ieri ha affermato che “è stato bello entrare in campo, dal momento che non mi capita più tanto spesso” – ma nel derby con il Wolverhampton è riuscito a regalare i tre punti al suo Birmingham con una doppietta negli ultimi minuti. I fasti di Sunderland (113 gol in 208 partite), che gli valsero otto convocazioni in nazionale, sembrano ormai solo un bel ricordo, ma quando serve una mano il buon Kevin non si tira indietro. E una mano Phillips l’ha data anche al West Ham, sconfiggendo una concorrente nella lotta per non retrocedere. Peccato che gli Irons non ne abbiano approfittato, perdendo lo scontro diretto con il Burnley. Insomma, considerato il pessimo week end di Gianfranco Zola e Roberto Mancini (che tonfo, a Hull!), l’unico allenatore italiano a sorridere è stato ancora una volta Ancelotti.

Scritto per Goal.com

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