Sul 4-0 per i Royals ho mandato un sms all'amico Max Troiani (noto gooner e con cui ovviamente ho scritto il libro London Calling) ipotizzando uno scenario simile all'ormai famoso Manchester United v Arsenal 8-2 dello scorso anno.
Evidentemente sono stato un pelino smentito dai fatti...Tanto per intenderci, l'Arsenal ha anche centrato un record assoluto, ovvero segnare sei o più goal in due match consecutivi di Coppa di Lega.
mercoledì 31 ottobre 2012
martedì 30 ottobre 2012
La top 10 del calcio inglese scritta per Calcissimo.com
10 – Il 219esimo derby della Merseyside è stato emozionante, spettacolare, vibrante, indimenticabile. Per carica agonistica una delle migliori partite degli ultimi 2-3 anni.
9 – E bravo Chicharito. Uno che se chiamato a giocare le sue chance non si tira mai indietro e in quattro giorni regala allo United i tre punti in Champions League e contro il Chelsea. Scusate se è poco!
8 – Il Cardiff City fa sul serio. Dopo una sequela di tentativi falliti, i Bluebirds quest’anno sembrano destinati a vincere la Championship a mani basse. All’orizzonte si profila un derby da favola con lo Swansea in Premier…
7 – Povero Julio Cesar, sta parando tutto il parabile e anche di più. Ma i suoi compagni di squadra proprio non ce la fanno a stare al suo passo.
6 – Mai dare per morto il Wigan. Un primo segnale di ripresa è arrivato già sabato, con l’esiziale vittoria con il West Ham. Scommettiamo che anche quest’anno i Latics non finiranno tra le ultime tre?
5 – Singolare e quanto mai dannoso (per i colori dell’Aston Villa) che Joe Bennett si sia fatto espellere per due falli da cartellino giallo commessi ai danni di un altro Bennett, Leon del Norwich.
4 – Caro Luis Suarez, ma ne devi sempre combinare una storta anche quando sei il migliore in campo? Errare è umano, perseverare diabolico…
3 – Una grande che tale non è più da troppo tempo. Il Leeds United continua il suo infinito calvario. In Championship i Whites zoppicano anche quest’anno. E la promozione per il momento è solo un miraggio.
2 – E’ vero, sia in questa stagione che nella passata il Manchester City in Champions League ha rimediato un girone di ferro. Però, visti anche i soldi spesi dagli sceicchi, i risultati sono troppo per essere veri.
1 – Bruttissimo il lancio di oggetti in campo sia allo Stamford Bridge che al Goodison Park. I gesti di Suarez (vedi sopra) e le sviste arbitrali non giustificano follie del genere. Mai.
0 – Firmeremmo volentieri qualsiasi petizione cartacea o online per non vedere più Mark Clattenburg arbitrare partite di calcio. E non solo di Premier.
9 – E bravo Chicharito. Uno che se chiamato a giocare le sue chance non si tira mai indietro e in quattro giorni regala allo United i tre punti in Champions League e contro il Chelsea. Scusate se è poco!
8 – Il Cardiff City fa sul serio. Dopo una sequela di tentativi falliti, i Bluebirds quest’anno sembrano destinati a vincere la Championship a mani basse. All’orizzonte si profila un derby da favola con lo Swansea in Premier…
7 – Povero Julio Cesar, sta parando tutto il parabile e anche di più. Ma i suoi compagni di squadra proprio non ce la fanno a stare al suo passo.
6 – Mai dare per morto il Wigan. Un primo segnale di ripresa è arrivato già sabato, con l’esiziale vittoria con il West Ham. Scommettiamo che anche quest’anno i Latics non finiranno tra le ultime tre?
5 – Singolare e quanto mai dannoso (per i colori dell’Aston Villa) che Joe Bennett si sia fatto espellere per due falli da cartellino giallo commessi ai danni di un altro Bennett, Leon del Norwich.
4 – Caro Luis Suarez, ma ne devi sempre combinare una storta anche quando sei il migliore in campo? Errare è umano, perseverare diabolico…
3 – Una grande che tale non è più da troppo tempo. Il Leeds United continua il suo infinito calvario. In Championship i Whites zoppicano anche quest’anno. E la promozione per il momento è solo un miraggio.
2 – E’ vero, sia in questa stagione che nella passata il Manchester City in Champions League ha rimediato un girone di ferro. Però, visti anche i soldi spesi dagli sceicchi, i risultati sono troppo per essere veri.
1 – Bruttissimo il lancio di oggetti in campo sia allo Stamford Bridge che al Goodison Park. I gesti di Suarez (vedi sopra) e le sviste arbitrali non giustificano follie del genere. Mai.
0 – Firmeremmo volentieri qualsiasi petizione cartacea o online per non vedere più Mark Clattenburg arbitrare partite di calcio. E non solo di Premier.
lunedì 29 ottobre 2012
Il punto sulla Premier – Ammucchiata in vetta
Il Manchester United passa allo Stamford Bridge in un match macchiato da almeno un paio di gravi errori arbitrali.
Anche il City si avvicina alla vetta, forte dell’affermazione sullo Swansea. La partita più bella della giornata è però il derby della Merseyside, che finisce in parità dopo mille emozioni.
COS'E' SUCCESSO – Chelsea v Manchester United è una delle nuove classiche del calcio inglese. Come spesso in passato, anche questa volta non ha lesinato colpi di scena ed episodi controversi. Dopo allunghi e recuperi da brividi, qualche topica di troppo della terna arbitrale ha facilitato il compito ai Red Devils, che così hanno centrato la prima vittoria in campionato al Bridge dal 2002. Peccato per la coda polemica, perché lo spettacolo ammirato in campo per ampi tratti di gara valeva abbondantemente il prezzo del biglietto. Anche al Goodison Park è andato in scena un derby – il 219esimo della storia dei confronti tra Everton e Liverpool – tra i migliori degli ultimi anni per contenuti tecnici, ma soprattutto agonistici. Giusto il pareggio finale, sebbene in pieno recupero a nostra opinione sia stato annullato un goal valido a Luis Suarez. Affermazioni di misura per Arsenal e Manchester City, con la non trascurabile differenza che i Gunners hanno dominato il fanalino di coda QPR – con Julio Cesar impegnato a sfornare miracoli in dosi industriali – mentre i Light Blues se la sono vista brutta contro uno Swansea molto agguerrito e pericoloso in varie occasioni. Sono servite la solita prodezza di Carlos Tevez e un paio di paratone di Joe Hart per allentare un po' la pressione su Roberto Mancini, reduce da una settimana da incubo dopo il flop in Champions League. Nelle retrovie ancora deludenti l'Aston Villa (una sola vittoria nelle ultime 20 gare di Premier) e il Southampton, sconfitto in casa dal Tottenham dell’ex Gareth Bale, autore con una bella inzuccata dalla rete del momentaneo 1-0.
IL TOP – Everton e Liverpool hanno dato vita a un derby spettacolare, vibrante, equilibrato ed emozionante. Insomma, un concentrato di tutto il meglio delle caratteristiche del calcio inglese, per di più con sullo sfondo una cornice splendida come il Goodison Park. Ringraziamo i Toffees e i Reds per le emozioni che ci hanno dispensato, soprattutto nel primo tempo.
IL FLOP – Non è nostro costume mettere in croce gli arbitri, ma quanto (poco di buono) combinato in carriera da Mark Clattenburg sembra aver avuto il suo nadir nel match di sabato allo Stamford Bridge, specialmente se, come affermano i giocatori del Chelsea, il direttore di gara ha usato un linguaggio poco adeguato nei loro confronti. L’espulsione di Fernando Torres, poi, ha finito per rovinare parzialmente una partita fino a quel momento bellissima. Uno dei tanti, tantissimi errori di un arbitro mediocre, ormai pronto per la pensione.
LA SORPRESA – Pensavamo che il West Ham fosse pronto a cancellare l’orrendo ricordo del 3-2 subito a Wigan due anni fa, costato la retrocessione agli Irons. Invece la lanciatissima squadra di Sam Allardyce anche questa volta ha patito l’iniziativa dei Latics, di nuovo vincenti dopo sei match.
TOH CHI SI RIVEDE – Tutti gli appassionati di calcio non possono che gioire alla notizia del ritorno in campo di Jack Wilshere dopo un calvario durato quasi un anno e mezzo. Ci piace pensare che Arsene Wenger e Roy Hogdson abbiano stappato una bella bottiglia di champagne per festeggiare la buona novella.
LA CHICCA – Il difensore dell’Aston Villa Joe Bennett nel match contro il Norwich City si è fatto espellere per doppia ammonizione. Nulla di strano, se non fosse che entrambi i falli costatigli i cartellini gialli li ha commessi contro un altro Bennett, Leon. Forse non ha troppa simpatia per i suoi omonimi…
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Le qualità ci sono, peccato che il costaricano Bryan Ruiz non sia proprio un mostro di costanza. Ma forse ci sta lavorando su, e in quel caso lo vedremmo bene anche in una squadra di alto profilo. Finora in stagione l’attaccante del Fulham ha scodellato quattro assist, non proprio un dato da disprezzare. Sabato a Reading ha pure ritrovato il goal (che per la verità mancava da troppo tempo). Che sia sulla buona strada?
Anche il City si avvicina alla vetta, forte dell’affermazione sullo Swansea. La partita più bella della giornata è però il derby della Merseyside, che finisce in parità dopo mille emozioni.
COS'E' SUCCESSO – Chelsea v Manchester United è una delle nuove classiche del calcio inglese. Come spesso in passato, anche questa volta non ha lesinato colpi di scena ed episodi controversi. Dopo allunghi e recuperi da brividi, qualche topica di troppo della terna arbitrale ha facilitato il compito ai Red Devils, che così hanno centrato la prima vittoria in campionato al Bridge dal 2002. Peccato per la coda polemica, perché lo spettacolo ammirato in campo per ampi tratti di gara valeva abbondantemente il prezzo del biglietto. Anche al Goodison Park è andato in scena un derby – il 219esimo della storia dei confronti tra Everton e Liverpool – tra i migliori degli ultimi anni per contenuti tecnici, ma soprattutto agonistici. Giusto il pareggio finale, sebbene in pieno recupero a nostra opinione sia stato annullato un goal valido a Luis Suarez. Affermazioni di misura per Arsenal e Manchester City, con la non trascurabile differenza che i Gunners hanno dominato il fanalino di coda QPR – con Julio Cesar impegnato a sfornare miracoli in dosi industriali – mentre i Light Blues se la sono vista brutta contro uno Swansea molto agguerrito e pericoloso in varie occasioni. Sono servite la solita prodezza di Carlos Tevez e un paio di paratone di Joe Hart per allentare un po' la pressione su Roberto Mancini, reduce da una settimana da incubo dopo il flop in Champions League. Nelle retrovie ancora deludenti l'Aston Villa (una sola vittoria nelle ultime 20 gare di Premier) e il Southampton, sconfitto in casa dal Tottenham dell’ex Gareth Bale, autore con una bella inzuccata dalla rete del momentaneo 1-0.
IL TOP – Everton e Liverpool hanno dato vita a un derby spettacolare, vibrante, equilibrato ed emozionante. Insomma, un concentrato di tutto il meglio delle caratteristiche del calcio inglese, per di più con sullo sfondo una cornice splendida come il Goodison Park. Ringraziamo i Toffees e i Reds per le emozioni che ci hanno dispensato, soprattutto nel primo tempo.
IL FLOP – Non è nostro costume mettere in croce gli arbitri, ma quanto (poco di buono) combinato in carriera da Mark Clattenburg sembra aver avuto il suo nadir nel match di sabato allo Stamford Bridge, specialmente se, come affermano i giocatori del Chelsea, il direttore di gara ha usato un linguaggio poco adeguato nei loro confronti. L’espulsione di Fernando Torres, poi, ha finito per rovinare parzialmente una partita fino a quel momento bellissima. Uno dei tanti, tantissimi errori di un arbitro mediocre, ormai pronto per la pensione.
LA SORPRESA – Pensavamo che il West Ham fosse pronto a cancellare l’orrendo ricordo del 3-2 subito a Wigan due anni fa, costato la retrocessione agli Irons. Invece la lanciatissima squadra di Sam Allardyce anche questa volta ha patito l’iniziativa dei Latics, di nuovo vincenti dopo sei match.
TOH CHI SI RIVEDE – Tutti gli appassionati di calcio non possono che gioire alla notizia del ritorno in campo di Jack Wilshere dopo un calvario durato quasi un anno e mezzo. Ci piace pensare che Arsene Wenger e Roy Hogdson abbiano stappato una bella bottiglia di champagne per festeggiare la buona novella.
LA CHICCA – Il difensore dell’Aston Villa Joe Bennett nel match contro il Norwich City si è fatto espellere per doppia ammonizione. Nulla di strano, se non fosse che entrambi i falli costatigli i cartellini gialli li ha commessi contro un altro Bennett, Leon. Forse non ha troppa simpatia per i suoi omonimi…
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Le qualità ci sono, peccato che il costaricano Bryan Ruiz non sia proprio un mostro di costanza. Ma forse ci sta lavorando su, e in quel caso lo vedremmo bene anche in una squadra di alto profilo. Finora in stagione l’attaccante del Fulham ha scodellato quattro assist, non proprio un dato da disprezzare. Sabato a Reading ha pure ritrovato il goal (che per la verità mancava da troppo tempo). Che sia sulla buona strada?
venerdì 26 ottobre 2012
La linea del colore che divide il football
Uscito oggi su Pubblico e firmato dal sottoscritto.
Le due settimane contro il razzismo nel calcio non potevano coincidere con un momento più delicato, almeno in Inghilterra. Oltre Manica divampano le polemiche, ma sotto i riflettori non ci sono i tifosi – che pure ogni tanto ne combinano ancora di cotte e di crude – ma addirittura giocatori di alto profilo. Nel giro di pichi giorni si è creato addirittura il paradosso per cui Rio Ferdinand, difensore e storico leader del Manchester United, da sempre in prima fila nelle battaglie sociali del calcio inglese, si è rifiutato di indossare la maglietta della campagna “Let's Kick Racism Out of Football”. Mentre JohnTerry, capitano del Chelsea, appena squalificato per insulti razzisti al fratello di Ferdinand (Anton), è sceso in campo in Champion's League con una faccia sul braccio su cui c'era scritto “Uniti contro il razzismo”.
Andiamo con ordine e proviamo a dipanare una matassa che nel corso degli ultimi mesi è diventata intricatissima e si è arricchita di episodi clamorosi e inaspettati.
La nostra storia inizia giusto un anno fa, il 23 ottobre 2011. Al Loftus Road il Queen's Park Rangers affronta il Chelsea nel derby del West End londinese. All'85° minuto il capitano dei Blues John Terry ha uno scatto d'ira e rivolge un epiteto razzista ad Anton Ferdinand, fratello del suo collega di nazionale Rio. Il difensore del QPR ha appena ricordato a Terry la sua scarsa fedeltà alla moglie, tradita tra le altre con la fidanzata dell'ex amico e compagno Wayne Bridge.
All'inizio il caso sembra destinato a sgonfiarsi senza lasciare alcun strascico, ma ecco il primo colpo di scena. Qualcuno molto abile a leggere il labiale e che assiste al match per televisione sporge denuncia, convincendo anche un fin a quel punto titubante Anton a prendere posizione contro il rivale. Scoppia un putiferio, anche perché Terry è uno dei simboli del calcio inglese, nonché capitano della nazionale, allora ancora allenata da Fabio Capello. Il suo gesto, poi, giunge pochi giorni dopo gli insulti razzisti vomitati in faccia a più riprese a Patrice Evra da Luis Suarez del Liverpool, per cui l'uruguayano riceverà otto giornate di sospensione. Insomma, una delle piaghe ulceranti del passato pare fare di nuovo la sua comparsa, ma in campo e non sugli spalti.
Nel caso di JT la FA se la prende comoda, ma anche a seguito di “sollecitazioni governative” intima a Capello di togliere la fascia al forte centrale difensivo. Apriti cielo, Don Fabio non ci sta e se ne va sbattendo la porta. Nel frattempo viene concordata la data dell'udienza penale. Terry rischia una sanzione pecuniaria di circa 3mila euro – spiccioli, per uno come lui – ma la figuraccia planetaria sarebbe garantita. Si muovono gli avvocati e guarda caso viene stabilito che la sentenza sarà emessa dopo l'Europeo di Polonia e Ucraina, che quindi il villain del nostro racconto può disputare senza problemi. Una competizione per cui invece il nuovo manager dei Tre Leoni Roy Hodgson non convoca Rio Ferdinand (che ovviamente ha preso le parti del fratello). Ufficialmente perché non ce la fa più a reggere i ritmi di un torneo così impegnativo, in realtà perché Mister Roy voleva evitare risse da saloon negli spogliatoi tra i due contendenti.
Euro 2012 finisce con la solita eliminazione ai rigori nei quarti di finale. Giusto il tempo di un paio di tuffi nel mare di qualche località esotica ed ecco che arriva il tanto atteso giorno della sentenza. A sorpresa la corte dichiara Terry non colpevole, per la gioia di Ashley Cole, terzino sinistro nero del Chelsea che ha testimoniato sull'integrità morale del compagno di squadra. Così facendo si merita l'appellativo di choc ice (slang che signorilmente si può tradurre con “amico dei bianchi”), come scrive uno dei follower di Rio Ferdinand su Twitter. Un commento pubblicamente lodato dal difensore dello United sul popolare social network. Nota bene, per il cinguettio di apprezzamento il buon Rio ha ricevuto una di multa di oltre 50mila euro dalla FA perché ritenuto “razzista”. E qui ormai siamo ai confini del paradosso.
Il verdetto di innocenza lascia esterrefatta una buona fetta dell'opinione pubblica britannica. Terry capisce l'aria che tira e abbandona la nazionale. Chi lo sostituirà, Rio? Nemmeno per idea, come confessa Hodgson durante un viaggio in metropolitana ad alcuni passeggeri! Roba da far invidia ai Monty Python.
Il 27 settembre finalmente arriva la decisione della federazione: 300mila euro di multa e quattro giornate di squalifica, con la postilla che “Terry è sì colpevole, ma non razzista”. Una farsa, nell'opinione di una decina di giocatori neri, che il fine settimana scorso puntano i piedi e decidono di non vestire le maglie della campagna Kick it out Racism. Tra questi, oltre al promotore dell'iniziativa Jason Roberts del Reading, ça va sans dire, i fratelli Ferdinand, tanto da portare Rio a litigare addirittura con il suo mentore Alex Ferguson. Per carità, va detto che in due decenni la campagna contro il razzismo di risultati ne ha prodotti, non fosse altro perché ancora negli anni Ottanta e all'inizio dei Novanta alcune tifoserie – tra cui quella del Chelsea – erano solite tirare banane ai giocatori neri e non “contare” i goal che questi realizzavano. Ora la questione razzismo è considerata una priorità, ma visto che Kick it out Racism è finanziata dalla Premier League e dalla FA, organismi dimostratisi fino troppo clementi con Terry, l'azione di boicottaggio ci sta tutta.
Mentre monta la protesta, comincia a circolare pure una voce clamorosa che spaventa la Federazione: Rio sarebbe pronto a fondare un sindacato per soli neri che non si sentono più rappresentati della Professional Football Association (PFA). Sempre via Twitter, Ferdinand l'ha parzialmente smentita (“non date fede a tutto quello che leggete”) ma la PFA si è affrettata a stilare un nuovo piano in sei punti di lotta al razzismo che va dall'inasprimento dei procedimenti disciplinari all'obbligo di offrire le panchine anche agli allenatori di coloro che, persino nella multiculturale Inghilterra, sono ancora pochissimi.
L'altro ieri infine i fratelli Ferdinand hanno deciso di fare una dichiarazione congiunta per ricomporre la frattura con gli organizzatori di Kick It Out, ai quali hanno riconosciuto il lavoro importantissimo svolto sin qui in termini di educazione e consapevolezza del problema, ma hanno anche ricordato che i tempi cambiano e organizzazioni come queste devono adeguare i propri strumenti di lotta. Nonostante il risentimento nei confronti della Federazione e del Sindacato, loro si sono detti disposti ad aiutare Kick it Out e infatti, in segno di pace, Rio Ferdinand ha deciso che domenica prima del calcio d'inizio di Chelsea-Manchester United stringerà la mano ad Ashley Cole, il difensore dei Blues che Anton si era invece rifiutato di salutare quando si erano rivisti in campo a settembre. Tutti i giocatori del Chelsea indosseranno per l'occasione la maglietta “Kick It Out”. Tutti tranne il convitato di pietra John Terry, assente per squalifica da razzismo.
Le due settimane contro il razzismo nel calcio non potevano coincidere con un momento più delicato, almeno in Inghilterra. Oltre Manica divampano le polemiche, ma sotto i riflettori non ci sono i tifosi – che pure ogni tanto ne combinano ancora di cotte e di crude – ma addirittura giocatori di alto profilo. Nel giro di pichi giorni si è creato addirittura il paradosso per cui Rio Ferdinand, difensore e storico leader del Manchester United, da sempre in prima fila nelle battaglie sociali del calcio inglese, si è rifiutato di indossare la maglietta della campagna “Let's Kick Racism Out of Football”. Mentre JohnTerry, capitano del Chelsea, appena squalificato per insulti razzisti al fratello di Ferdinand (Anton), è sceso in campo in Champion's League con una faccia sul braccio su cui c'era scritto “Uniti contro il razzismo”.
Andiamo con ordine e proviamo a dipanare una matassa che nel corso degli ultimi mesi è diventata intricatissima e si è arricchita di episodi clamorosi e inaspettati.
La nostra storia inizia giusto un anno fa, il 23 ottobre 2011. Al Loftus Road il Queen's Park Rangers affronta il Chelsea nel derby del West End londinese. All'85° minuto il capitano dei Blues John Terry ha uno scatto d'ira e rivolge un epiteto razzista ad Anton Ferdinand, fratello del suo collega di nazionale Rio. Il difensore del QPR ha appena ricordato a Terry la sua scarsa fedeltà alla moglie, tradita tra le altre con la fidanzata dell'ex amico e compagno Wayne Bridge.
All'inizio il caso sembra destinato a sgonfiarsi senza lasciare alcun strascico, ma ecco il primo colpo di scena. Qualcuno molto abile a leggere il labiale e che assiste al match per televisione sporge denuncia, convincendo anche un fin a quel punto titubante Anton a prendere posizione contro il rivale. Scoppia un putiferio, anche perché Terry è uno dei simboli del calcio inglese, nonché capitano della nazionale, allora ancora allenata da Fabio Capello. Il suo gesto, poi, giunge pochi giorni dopo gli insulti razzisti vomitati in faccia a più riprese a Patrice Evra da Luis Suarez del Liverpool, per cui l'uruguayano riceverà otto giornate di sospensione. Insomma, una delle piaghe ulceranti del passato pare fare di nuovo la sua comparsa, ma in campo e non sugli spalti.
Nel caso di JT la FA se la prende comoda, ma anche a seguito di “sollecitazioni governative” intima a Capello di togliere la fascia al forte centrale difensivo. Apriti cielo, Don Fabio non ci sta e se ne va sbattendo la porta. Nel frattempo viene concordata la data dell'udienza penale. Terry rischia una sanzione pecuniaria di circa 3mila euro – spiccioli, per uno come lui – ma la figuraccia planetaria sarebbe garantita. Si muovono gli avvocati e guarda caso viene stabilito che la sentenza sarà emessa dopo l'Europeo di Polonia e Ucraina, che quindi il villain del nostro racconto può disputare senza problemi. Una competizione per cui invece il nuovo manager dei Tre Leoni Roy Hodgson non convoca Rio Ferdinand (che ovviamente ha preso le parti del fratello). Ufficialmente perché non ce la fa più a reggere i ritmi di un torneo così impegnativo, in realtà perché Mister Roy voleva evitare risse da saloon negli spogliatoi tra i due contendenti.
Euro 2012 finisce con la solita eliminazione ai rigori nei quarti di finale. Giusto il tempo di un paio di tuffi nel mare di qualche località esotica ed ecco che arriva il tanto atteso giorno della sentenza. A sorpresa la corte dichiara Terry non colpevole, per la gioia di Ashley Cole, terzino sinistro nero del Chelsea che ha testimoniato sull'integrità morale del compagno di squadra. Così facendo si merita l'appellativo di choc ice (slang che signorilmente si può tradurre con “amico dei bianchi”), come scrive uno dei follower di Rio Ferdinand su Twitter. Un commento pubblicamente lodato dal difensore dello United sul popolare social network. Nota bene, per il cinguettio di apprezzamento il buon Rio ha ricevuto una di multa di oltre 50mila euro dalla FA perché ritenuto “razzista”. E qui ormai siamo ai confini del paradosso.
Il verdetto di innocenza lascia esterrefatta una buona fetta dell'opinione pubblica britannica. Terry capisce l'aria che tira e abbandona la nazionale. Chi lo sostituirà, Rio? Nemmeno per idea, come confessa Hodgson durante un viaggio in metropolitana ad alcuni passeggeri! Roba da far invidia ai Monty Python.
Il 27 settembre finalmente arriva la decisione della federazione: 300mila euro di multa e quattro giornate di squalifica, con la postilla che “Terry è sì colpevole, ma non razzista”. Una farsa, nell'opinione di una decina di giocatori neri, che il fine settimana scorso puntano i piedi e decidono di non vestire le maglie della campagna Kick it out Racism. Tra questi, oltre al promotore dell'iniziativa Jason Roberts del Reading, ça va sans dire, i fratelli Ferdinand, tanto da portare Rio a litigare addirittura con il suo mentore Alex Ferguson. Per carità, va detto che in due decenni la campagna contro il razzismo di risultati ne ha prodotti, non fosse altro perché ancora negli anni Ottanta e all'inizio dei Novanta alcune tifoserie – tra cui quella del Chelsea – erano solite tirare banane ai giocatori neri e non “contare” i goal che questi realizzavano. Ora la questione razzismo è considerata una priorità, ma visto che Kick it out Racism è finanziata dalla Premier League e dalla FA, organismi dimostratisi fino troppo clementi con Terry, l'azione di boicottaggio ci sta tutta.
Mentre monta la protesta, comincia a circolare pure una voce clamorosa che spaventa la Federazione: Rio sarebbe pronto a fondare un sindacato per soli neri che non si sentono più rappresentati della Professional Football Association (PFA). Sempre via Twitter, Ferdinand l'ha parzialmente smentita (“non date fede a tutto quello che leggete”) ma la PFA si è affrettata a stilare un nuovo piano in sei punti di lotta al razzismo che va dall'inasprimento dei procedimenti disciplinari all'obbligo di offrire le panchine anche agli allenatori di coloro che, persino nella multiculturale Inghilterra, sono ancora pochissimi.
L'altro ieri infine i fratelli Ferdinand hanno deciso di fare una dichiarazione congiunta per ricomporre la frattura con gli organizzatori di Kick It Out, ai quali hanno riconosciuto il lavoro importantissimo svolto sin qui in termini di educazione e consapevolezza del problema, ma hanno anche ricordato che i tempi cambiano e organizzazioni come queste devono adeguare i propri strumenti di lotta. Nonostante il risentimento nei confronti della Federazione e del Sindacato, loro si sono detti disposti ad aiutare Kick it Out e infatti, in segno di pace, Rio Ferdinand ha deciso che domenica prima del calcio d'inizio di Chelsea-Manchester United stringerà la mano ad Ashley Cole, il difensore dei Blues che Anton si era invece rifiutato di salutare quando si erano rivisti in campo a settembre. Tutti i giocatori del Chelsea indosseranno per l'occasione la maglietta “Kick It Out”. Tutti tranne il convitato di pietra John Terry, assente per squalifica da razzismo.
martedì 23 ottobre 2012
La top 10 del calcio inglese scritta per Calcissimo.com
0 – I tifosi del Leeds United che sono entrati sul campo da gioco e hanno aggredito il portiere dello Sheffield Wednesday Chris Kirkland. Tanto per non smentire la loro fama di supporter tra i meno “educati” di Inghilterra.
1 – Cheik Tioté con il suo fallo da causa penale nei confronti di Steven Fletcher ha buonissime chance di vincere il premio “macellaio dell'anno”. Speriamo che non lo superi nessuno.
2 – La FA ha inflitto quattro giornate di qualifica a John Terry per gli insulti razziali nei confronti di Anton Ferdinand. Giusto, ma perché a Luis Suarez furono inflitti otto turni di stop. Per la serie, due pesi e due misure?
3 – West Bromwich Albion. Vedi alla voce, come buttare via una partita quasi vinta e che invece i Baggies sono addirittura riusciti a perdere.
4 – Povero Aston Villa, continuando di questo passo tornerà a giocare il derby con il Birmingham City. In Championship.
5 – L'uscita di Joe Jart che ha favorito il goal del pareggio della Polonia nel match di qualificazione ai Mondiali ci ha fatto tornare alla mente David “Calamity” James. Uno del quale i supporter dei Tre Leoni non hanno per niente nostalgia.
6 – Voto di incoraggiamento a Fabio Borini, protagonista di un altalenante inizio stagione e ora fuori circa tre mesi per infortunio. Gli auguriamo tempi migliori.
7 – Grant Holt è l'anima del Norwich che prova a evitare una retrocessione pronosticata in estate da fin troppi addetti ai lavori. Lui non si rassegna mai e intanto bastona il solito Arsenal afflitto da deficit di personalità.
8 – Dopo aver impallinato il Reading, Raheem Sterling occupa ora l'ottava posizione nella classifica dei più giovani marcatori della Premier. Per noi diverrà un giocatore determinante. Speriamo di non bruciarlo...
9 – C'è chi pensa che possa diventare una sorta di regista di centrocampo, alla Paul Scholes. Contro lo Stoke Wayne Rooney ha chiarito che i goal li sa ancora mettere a segno. Fa niente che uno l'ha realizzato anche al suo compagno di squadra De Gea.
10 – Tre goal e cinque assist nelle ultime quattro partite di Premier. Eppure Juan Mata è spesso criticato per non essere determinante nelle partite decisive. Quella con il Tottenham, non fosse altro perché era un derby, lo era. E lui l'ha dominata in lungo e in largo.
1 – Cheik Tioté con il suo fallo da causa penale nei confronti di Steven Fletcher ha buonissime chance di vincere il premio “macellaio dell'anno”. Speriamo che non lo superi nessuno.
2 – La FA ha inflitto quattro giornate di qualifica a John Terry per gli insulti razziali nei confronti di Anton Ferdinand. Giusto, ma perché a Luis Suarez furono inflitti otto turni di stop. Per la serie, due pesi e due misure?
3 – West Bromwich Albion. Vedi alla voce, come buttare via una partita quasi vinta e che invece i Baggies sono addirittura riusciti a perdere.
4 – Povero Aston Villa, continuando di questo passo tornerà a giocare il derby con il Birmingham City. In Championship.
5 – L'uscita di Joe Jart che ha favorito il goal del pareggio della Polonia nel match di qualificazione ai Mondiali ci ha fatto tornare alla mente David “Calamity” James. Uno del quale i supporter dei Tre Leoni non hanno per niente nostalgia.
6 – Voto di incoraggiamento a Fabio Borini, protagonista di un altalenante inizio stagione e ora fuori circa tre mesi per infortunio. Gli auguriamo tempi migliori.
7 – Grant Holt è l'anima del Norwich che prova a evitare una retrocessione pronosticata in estate da fin troppi addetti ai lavori. Lui non si rassegna mai e intanto bastona il solito Arsenal afflitto da deficit di personalità.
8 – Dopo aver impallinato il Reading, Raheem Sterling occupa ora l'ottava posizione nella classifica dei più giovani marcatori della Premier. Per noi diverrà un giocatore determinante. Speriamo di non bruciarlo...
9 – C'è chi pensa che possa diventare una sorta di regista di centrocampo, alla Paul Scholes. Contro lo Stoke Wayne Rooney ha chiarito che i goal li sa ancora mettere a segno. Fa niente che uno l'ha realizzato anche al suo compagno di squadra De Gea.
10 – Tre goal e cinque assist nelle ultime quattro partite di Premier. Eppure Juan Mata è spesso criticato per non essere determinante nelle partite decisive. Quella con il Tottenham, non fosse altro perché era un derby, lo era. E lui l'ha dominata in lungo e in largo.
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lunedì 22 ottobre 2012
Il punto sulla Premier – Nemmeno Villas-Boas ferma il Chelsea
Guidati da un fantastico Mata, i Blues passano al White Hart Lane in un derby spettacolare e molto combattuto. Ritorno al goal di Rooney e i Red Devils si sbarazzano dello Stoke.
Il Manchester City coglie i tre punti in maniera rocambolesca a West Bromwich. Ancora decisivo Edin Dzeko, autore di una doppietta. Male l'Arsenal, che si fa sorprendere dal Norwich. Continuano i problemi per il QPR, ultimo e ancora senza vittorie.
COS'E' SUCCESSO – In tanti lo avevano dipinto come il match della grande rivincita di André Villas-Boas nei confronti del Chelsea. Alla fine, per la prima volta dal 2005, i Blues hanno espugnato il campo degli storici rivali, confermandosi la prima forza del campionato e l’ex allenatore del Porto si è ritirato in buon ordine. Se non fosse stato per la dissennata condotta del West Bromwich Albion – e per la papera di Ben Foster – i ragazzi di Roberto Di Matteo avrebbero allungato il passo sul Manchester City, in cui Edin Dzeko per ora risulta più efficace dell’altalenante Mario Balotelli. Fa tutto Rooney (goal, autorete e assist) nel successo interno del Manchester United a spese dello Stoke City, ma a tenere banco sono le polemiche tra Alex Ferguson e Rio Ferdinand, che per protesta contro la sentenza ritenuta troppo morbida della FA contro John Terry non ha vestito la maglietta della campagna per debellare il razzismo nel football “Kick it out”. Negli altri match da segnalare il tonfo dell’Arsenal a Norwich, il ritorno alla vittoria del Liverpool contro un Reading sempre più in brutte acque e il pareggio nel combattutissimo derby del Tyne-Wear.
IL TOP – Tre goal e cinque assist in quattro partite di Premier. Anche leggendo le statistiche, è indubbio che Mata sia uno dei giocatori più in forma e determinanti dell'intero campionato. Se non si fa valere il suo compatriota Fernando Torres, ci pensa lui a togliere le castagne dal fuoco a Di Matteo. E il Chelsea continua a vincere...
IL FLOP – Prima ha provato a rifilare un gomitata a Jack Colback, poi ha rischiato di rompere una gamba al malcapitato Steven Fletcher. Scontato il rosso per Cheik Tioté, che con la sua follia – per la verità non la prima in carriera – ha finito per condizionare negativamente il derby per il Newcastle.
LA SORPRESA – Finora il Norwich aveva raccolto solo scoppole a destra e a manca, palesando una fragilità difensiva a tratti imbarazzante – tanto che, fatta eccezione per il Southampton, il suo era il peggior reparto arretrato del campionato. Con l'Arsenal non solo ha vinto, ma ha tenuto a bada senza troppi patemi d'animo l'attacco avversario. I Canarini provano a tornare quelli dell'anno scorso e la lotta per non retrocedere si infiamma.
TOH CHI SI RIVEDE – Per festeggiare i suoi dieci anni di carriera in Premier League ha pensato bene di segnare una doppietta (raggiungendo un totale di 200 goal per i club per cui ha giocato), distribuire un assist e...centrare una clamorosa autorete! C'è poco da fare, Wayne Rooney è tutto tranne che un giocatore banale, in qualsiasi ruolo lo schieri il suo allenatore.
LA CHICCA – Quello rimediato da Steven Pienaar nella seconda frazione di gioco contro il QPR è il 74esimo cartellino rosso mostrato a un giocatore dell'Everton nei 20 anni di storia della Premier. Peggio ha fatto solo il Blackburn, con 76 espulsioni.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Volete un centrocampista solido, grintoso e mai domo? Uno che se la cava sui calci piazzati e ogni tanto segna anche qualche goal decisivo. Date un’occhiata al giocatore simbolo del West Ham, Mark Noble, non rimarrete delusi.
Il Manchester City coglie i tre punti in maniera rocambolesca a West Bromwich. Ancora decisivo Edin Dzeko, autore di una doppietta. Male l'Arsenal, che si fa sorprendere dal Norwich. Continuano i problemi per il QPR, ultimo e ancora senza vittorie.
COS'E' SUCCESSO – In tanti lo avevano dipinto come il match della grande rivincita di André Villas-Boas nei confronti del Chelsea. Alla fine, per la prima volta dal 2005, i Blues hanno espugnato il campo degli storici rivali, confermandosi la prima forza del campionato e l’ex allenatore del Porto si è ritirato in buon ordine. Se non fosse stato per la dissennata condotta del West Bromwich Albion – e per la papera di Ben Foster – i ragazzi di Roberto Di Matteo avrebbero allungato il passo sul Manchester City, in cui Edin Dzeko per ora risulta più efficace dell’altalenante Mario Balotelli. Fa tutto Rooney (goal, autorete e assist) nel successo interno del Manchester United a spese dello Stoke City, ma a tenere banco sono le polemiche tra Alex Ferguson e Rio Ferdinand, che per protesta contro la sentenza ritenuta troppo morbida della FA contro John Terry non ha vestito la maglietta della campagna per debellare il razzismo nel football “Kick it out”. Negli altri match da segnalare il tonfo dell’Arsenal a Norwich, il ritorno alla vittoria del Liverpool contro un Reading sempre più in brutte acque e il pareggio nel combattutissimo derby del Tyne-Wear.
IL TOP – Tre goal e cinque assist in quattro partite di Premier. Anche leggendo le statistiche, è indubbio che Mata sia uno dei giocatori più in forma e determinanti dell'intero campionato. Se non si fa valere il suo compatriota Fernando Torres, ci pensa lui a togliere le castagne dal fuoco a Di Matteo. E il Chelsea continua a vincere...
IL FLOP – Prima ha provato a rifilare un gomitata a Jack Colback, poi ha rischiato di rompere una gamba al malcapitato Steven Fletcher. Scontato il rosso per Cheik Tioté, che con la sua follia – per la verità non la prima in carriera – ha finito per condizionare negativamente il derby per il Newcastle.
LA SORPRESA – Finora il Norwich aveva raccolto solo scoppole a destra e a manca, palesando una fragilità difensiva a tratti imbarazzante – tanto che, fatta eccezione per il Southampton, il suo era il peggior reparto arretrato del campionato. Con l'Arsenal non solo ha vinto, ma ha tenuto a bada senza troppi patemi d'animo l'attacco avversario. I Canarini provano a tornare quelli dell'anno scorso e la lotta per non retrocedere si infiamma.
TOH CHI SI RIVEDE – Per festeggiare i suoi dieci anni di carriera in Premier League ha pensato bene di segnare una doppietta (raggiungendo un totale di 200 goal per i club per cui ha giocato), distribuire un assist e...centrare una clamorosa autorete! C'è poco da fare, Wayne Rooney è tutto tranne che un giocatore banale, in qualsiasi ruolo lo schieri il suo allenatore.
LA CHICCA – Quello rimediato da Steven Pienaar nella seconda frazione di gioco contro il QPR è il 74esimo cartellino rosso mostrato a un giocatore dell'Everton nei 20 anni di storia della Premier. Peggio ha fatto solo il Blackburn, con 76 espulsioni.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Volete un centrocampista solido, grintoso e mai domo? Uno che se la cava sui calci piazzati e ogni tanto segna anche qualche goal decisivo. Date un’occhiata al giocatore simbolo del West Ham, Mark Noble, non rimarrete delusi.
sabato 20 ottobre 2012
Addio ai replay della FA Cup?
Se ne parla da tempo, forse è arrivata la volta buona. La Premier League potrebbe seguire in parte il modello tedesco e introdurre una pausa invernale di almeno un paio di settimane. L’amministratore delegato del massimo campionato inglese, Richard Scudamore, ha fatto presente che il Winter Break comporterà il sacrificio dei replay della Coppa d’Inghilterra, tutt’ora gestita dalla Football Association, che quindi dovrà essere coinvolta nelle prossime trattative sul provvedimento.
Si prospetta quindi un altro strappo alla tradizione, con la FA Cup che rischia di perdere ancora più importanza. Per la verità le celeberrime ripetizioni ad oltranza (ora si rigioca una sola volta e in caso di parità si va ai rigori) erano già state cancellate negli anni Novanta, decennio che ha segnato l’inizio del declino della competizione più antica del Pianeta – la prima edizione si disputò nel 1871-72. Se i puristi del gioco e tanti appassionati già storcono il naso, la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori è apertamente a favore della pausa.
Sono anni che manager del calibro di Arsene Wenger la chiedono a gran voce, ma forse il più felice di tutti è l’attuale commissario tecnico della nazionale Roy Hodgson. L’idea di ritrovarsi calciatori meno stanchi alla vigilia dei grandi impegni internazionali – dove in effetti l’Inghilterra da anni fallisce miseramente anche a causa di una condizione fisica molto approssimativa – farà senza dubbio dormire sonni più sereni a Mister Roy. E per questa ragione anche la Football Association potrebbe rassegnarsi presto a dover cancellare i replay di coppa.
Si prospetta quindi un altro strappo alla tradizione, con la FA Cup che rischia di perdere ancora più importanza. Per la verità le celeberrime ripetizioni ad oltranza (ora si rigioca una sola volta e in caso di parità si va ai rigori) erano già state cancellate negli anni Novanta, decennio che ha segnato l’inizio del declino della competizione più antica del Pianeta – la prima edizione si disputò nel 1871-72. Se i puristi del gioco e tanti appassionati già storcono il naso, la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori è apertamente a favore della pausa.
Sono anni che manager del calibro di Arsene Wenger la chiedono a gran voce, ma forse il più felice di tutti è l’attuale commissario tecnico della nazionale Roy Hodgson. L’idea di ritrovarsi calciatori meno stanchi alla vigilia dei grandi impegni internazionali – dove in effetti l’Inghilterra da anni fallisce miseramente anche a causa di una condizione fisica molto approssimativa – farà senza dubbio dormire sonni più sereni a Mister Roy. E per questa ragione anche la Football Association potrebbe rassegnarsi presto a dover cancellare i replay di coppa.
venerdì 19 ottobre 2012
Gli squali del credito che turbano Newcastle
L'articolo che segue è il primo - e spero non l'ultimo - che scrivo per il quotidiano "Pubblico".In sostanza è un approfondimento della news pubblicata qualche giorno fa.
In tempi di crisi non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno agli sponsor. Se in Grecia due squadre minori, Paliopyrgos e Voukefalas, sulle loro maglie fanno pubblicità rispettivamente a un’agenzia di pompe funebri e a un bordello, il ben più famoso Newcastle United ha accettato con entusiasmo la lucrosa offerta della Wonga. Non vi fate ingannare dal nome apparentemente esotico, che potrebbe far pensare a una placida isoletta del Pacifico, la compagnia che dalla stagione 2013-14 e fino al 2016-17 pagherà quasi 30 milioni di euro per comparire sulle maglie bianconere indossate nel recente passato da campioni del calibro di Paul Gascoigne, Alan Shearer e David Ginola è di quelle da prendere con le molle.
O meglio da evitare come la peste, dal momento che presta denaro a tassi da far invidia al più incallito degli strozzini. Tanto per capire in che cosa si traduca lo “short-term, high-cost credit” che dichiara di praticare la Wonga, se un tifoso del Newcastle si facesse anticipare oggi le 49,99 sterline necessarie per comprare una maglia della sua squadra del cuore, fra un mese ne dovrebbe restituire 71,92. Il tasso annuo ammonterebbe al 4.212 per cento ma, si affrettano a precisare i vertici della società, non ci si spinge mai così in là con le scadenze temporali. Per la serie, i soldi li rivogliamo subito e con lauti interessi. D’altronde il credit crunch, i tagli del governo di coalizione guidato dal conservatore David Cameron e la disoccupazione in continuo aumento, soprattutto nel nord dell’Inghilterra, spingono sempre più persone a far ricorso agli onerosi servizi della Wonga, che infatti fra il 2010 e il 2011 ha visto passare i suoi profitti da 14,1 a 59,2 milioni di sterline. E che in una regione molto depressa dal punto di vista economico come il Lancashire già sponsorizza una compagine di medio cabotaggio quale il Blackpool, attualmente a metà classifica nella Serie B inglese.
Come si può immaginare, le critiche a chi specula senza remore sulla pelle delle classi meno abbienti fioccano. Vari parlamentari nazionali ne hanno stigmatizzato l’operato, mentre il presidente del consiglio comunale di Newcastle, il laburista Nick Forbes, ha attaccato frontalmente il club della sua città per la “relazione pericolosa” con la Wonga. “Sono disgustato dalla condotta della dirigenza, che in nome del profitto a ogni costo ha siglato un accordo con dei veri e propri squali del credito” ha tuonato il politico.
In attesa che Office of Fair Trading chiarisca se il settore della concessione di crediti a breve termine sia o meno una iattura per la società britannica (e casomai lo metta fuori legge), ha detto la sua anche il Muslim Council of Britain. L’istituzione ha intimato a Demba Ba, Papiss Cissé, Cheick Tioté e Hatem Ben Arfa, tutti giocatori di primo piano attualmente in forza al Newcastle e tutti musulmani, di rifiutarsi di scendere in campo con le maglie sponsorizzate da una società le cui attività violano in modo palese la Sharia. Secondo la religione islamica, infatti, non si può lucrare sulla concessione di un prestito. Per il momento i diretti interessati rimangono silenti, ma non sono da escludere prese di posizione clamorose come quella che convinse i vertici del Siviglia ad “accontentare” Frédéric Kanouté. Il maliano, molto osservante, non ne voleva sapere di fare pubblicità a un sito di scommesse (altra pratica osteggiata dalla Sharia) e dopo un iniziale tira e molla gli fu permesso di giocare con una divisa “old style”. Ossia senza scritte e loghi vari.
Per zittire almeno parzialmente i mugugni degli esponenti della Toon Army delusi dall’affaire Wonga, nel frattempo il proprietario del Newcastle Mike Ashley ha deciso di tornare all’antico con il nome dello stadio. Non più Sport Direct – società che fa capo allo stesso Ashley – bensì di nuovo St James’ Park, come da oltre 100 anni i Geordies chiamano la casa del loro amato club.
Per indorare ancor più la pillola, il manager Alan Pardew ha ricordato a tutti che con il denaro del nuovo sponsor si può rafforzare la squadra. Avviso ai naviganti, a parte qualche coppetta da quattro soldi, il Newcastle non vince un trofeo degno di questo nome dal 1969, quando si aggiudicò la Coppa delle Fiere. L’ultima affermazione in campionato risale addirittura al 1926-27, in FA Cup al 1955. Nonostante questa fastidiosa astinenza il Supporters’ Trust e la maggioranza dei tifosi intervistati per un sondaggio hanno già fatto sapere di non aver digerito l’intesa con la Wonga. Non che il precedente sponsor dal 2003 al 2011, la banca Northern Rock fosse di loro gradimento. Passata alla storia come la prima banca salvata dal governo durante la crisi, i suoi tassi di interesse per i mutui sulla case erano tutt’altro che contenuti.
All'inizio del 2012 è stata inglobata dalla Virgin Money, la banca di servizi finanziari di Sir Richard Branson, che ha subito appiccicato sulle miaglie bianconere il proprio logo con la scritta “Denaro” ben in vista. Ora la Wonga. Quando si dice, dalla padella alla brace.
In tempi di crisi non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno agli sponsor. Se in Grecia due squadre minori, Paliopyrgos e Voukefalas, sulle loro maglie fanno pubblicità rispettivamente a un’agenzia di pompe funebri e a un bordello, il ben più famoso Newcastle United ha accettato con entusiasmo la lucrosa offerta della Wonga. Non vi fate ingannare dal nome apparentemente esotico, che potrebbe far pensare a una placida isoletta del Pacifico, la compagnia che dalla stagione 2013-14 e fino al 2016-17 pagherà quasi 30 milioni di euro per comparire sulle maglie bianconere indossate nel recente passato da campioni del calibro di Paul Gascoigne, Alan Shearer e David Ginola è di quelle da prendere con le molle.
O meglio da evitare come la peste, dal momento che presta denaro a tassi da far invidia al più incallito degli strozzini. Tanto per capire in che cosa si traduca lo “short-term, high-cost credit” che dichiara di praticare la Wonga, se un tifoso del Newcastle si facesse anticipare oggi le 49,99 sterline necessarie per comprare una maglia della sua squadra del cuore, fra un mese ne dovrebbe restituire 71,92. Il tasso annuo ammonterebbe al 4.212 per cento ma, si affrettano a precisare i vertici della società, non ci si spinge mai così in là con le scadenze temporali. Per la serie, i soldi li rivogliamo subito e con lauti interessi. D’altronde il credit crunch, i tagli del governo di coalizione guidato dal conservatore David Cameron e la disoccupazione in continuo aumento, soprattutto nel nord dell’Inghilterra, spingono sempre più persone a far ricorso agli onerosi servizi della Wonga, che infatti fra il 2010 e il 2011 ha visto passare i suoi profitti da 14,1 a 59,2 milioni di sterline. E che in una regione molto depressa dal punto di vista economico come il Lancashire già sponsorizza una compagine di medio cabotaggio quale il Blackpool, attualmente a metà classifica nella Serie B inglese.
Come si può immaginare, le critiche a chi specula senza remore sulla pelle delle classi meno abbienti fioccano. Vari parlamentari nazionali ne hanno stigmatizzato l’operato, mentre il presidente del consiglio comunale di Newcastle, il laburista Nick Forbes, ha attaccato frontalmente il club della sua città per la “relazione pericolosa” con la Wonga. “Sono disgustato dalla condotta della dirigenza, che in nome del profitto a ogni costo ha siglato un accordo con dei veri e propri squali del credito” ha tuonato il politico.
In attesa che Office of Fair Trading chiarisca se il settore della concessione di crediti a breve termine sia o meno una iattura per la società britannica (e casomai lo metta fuori legge), ha detto la sua anche il Muslim Council of Britain. L’istituzione ha intimato a Demba Ba, Papiss Cissé, Cheick Tioté e Hatem Ben Arfa, tutti giocatori di primo piano attualmente in forza al Newcastle e tutti musulmani, di rifiutarsi di scendere in campo con le maglie sponsorizzate da una società le cui attività violano in modo palese la Sharia. Secondo la religione islamica, infatti, non si può lucrare sulla concessione di un prestito. Per il momento i diretti interessati rimangono silenti, ma non sono da escludere prese di posizione clamorose come quella che convinse i vertici del Siviglia ad “accontentare” Frédéric Kanouté. Il maliano, molto osservante, non ne voleva sapere di fare pubblicità a un sito di scommesse (altra pratica osteggiata dalla Sharia) e dopo un iniziale tira e molla gli fu permesso di giocare con una divisa “old style”. Ossia senza scritte e loghi vari.
Per zittire almeno parzialmente i mugugni degli esponenti della Toon Army delusi dall’affaire Wonga, nel frattempo il proprietario del Newcastle Mike Ashley ha deciso di tornare all’antico con il nome dello stadio. Non più Sport Direct – società che fa capo allo stesso Ashley – bensì di nuovo St James’ Park, come da oltre 100 anni i Geordies chiamano la casa del loro amato club.
Per indorare ancor più la pillola, il manager Alan Pardew ha ricordato a tutti che con il denaro del nuovo sponsor si può rafforzare la squadra. Avviso ai naviganti, a parte qualche coppetta da quattro soldi, il Newcastle non vince un trofeo degno di questo nome dal 1969, quando si aggiudicò la Coppa delle Fiere. L’ultima affermazione in campionato risale addirittura al 1926-27, in FA Cup al 1955. Nonostante questa fastidiosa astinenza il Supporters’ Trust e la maggioranza dei tifosi intervistati per un sondaggio hanno già fatto sapere di non aver digerito l’intesa con la Wonga. Non che il precedente sponsor dal 2003 al 2011, la banca Northern Rock fosse di loro gradimento. Passata alla storia come la prima banca salvata dal governo durante la crisi, i suoi tassi di interesse per i mutui sulla case erano tutt’altro che contenuti.
All'inizio del 2012 è stata inglobata dalla Virgin Money, la banca di servizi finanziari di Sir Richard Branson, che ha subito appiccicato sulle miaglie bianconere il proprio logo con la scritta “Denaro” ben in vista. Ora la Wonga. Quando si dice, dalla padella alla brace.
mercoledì 17 ottobre 2012
Il Barnet le prova tutte...
Se ne erano perse le tracce dalla seconda metà del 2010, quando fece una rapida apparizione con la maglia del Crystal Palace in Championship. Alla tenera età di 39 anni Edgar Davids ha deciso di rimettersi in gioco affrontando una sfida quasi impossibile. L’olandese è infatti il nuovo giocatore/allenatore del Barnet, squadra dell’estrema periferia settentrionale di Londra che milita nella quarta e ultima serie professionistica del calcio inglese.
Un team che negli ultimi due anni si è salvato in maniera rocambolesca dal tonfo nei semi-professionisti e che ha iniziato la stagione con un ruolino di marcia a dir poco tragico. Già dopo un quarto di campionato si trova molto distante dalla zona salvezza e appare destinato a rivestire fino a maggio il ben poco ambito ruolo di peggior compagine della Football League. L’ex cagnaccio del centrocampo di Ajax, Juventus e Barcellona, ben 74 presenze in maglia orange, ha già fatto sapere che punterà tutto sui giovani, secondo lui non valorizzati appieno in Inghilterra.
Fungerà inoltre da balia a Mark Robson, un discreto passato da giocatore al Charlton e discusso manager dei Bees dallo scorso agosto. Come se la caverà Davids in un contesto così diverso a quelli cui era abituato? Non sono da escludere miracoli, anche perché l’ex idolo dei tifosi juventini ha confessato che dopo l’esperienza al Selhurst Park ha allenato una squadra amatoriale delle Sunday Leagues, il Brixton United, vincendo pure un paio di trofei.
Un team che negli ultimi due anni si è salvato in maniera rocambolesca dal tonfo nei semi-professionisti e che ha iniziato la stagione con un ruolino di marcia a dir poco tragico. Già dopo un quarto di campionato si trova molto distante dalla zona salvezza e appare destinato a rivestire fino a maggio il ben poco ambito ruolo di peggior compagine della Football League. L’ex cagnaccio del centrocampo di Ajax, Juventus e Barcellona, ben 74 presenze in maglia orange, ha già fatto sapere che punterà tutto sui giovani, secondo lui non valorizzati appieno in Inghilterra.
Fungerà inoltre da balia a Mark Robson, un discreto passato da giocatore al Charlton e discusso manager dei Bees dallo scorso agosto. Come se la caverà Davids in un contesto così diverso a quelli cui era abituato? Non sono da escludere miracoli, anche perché l’ex idolo dei tifosi juventini ha confessato che dopo l’esperienza al Selhurst Park ha allenato una squadra amatoriale delle Sunday Leagues, il Brixton United, vincendo pure un paio di trofei.
giovedì 11 ottobre 2012
Bobby Charlton, la leggenda compie 75 anni
Di lui basta dire che solo un fenomeno di longevità come Ryan Giggs gli ha soffiato il record di presenze con lo United (il suo era 758) e che è tuttora il miglior marcatore della storia dei Tre Leoni (49 goal in 106 match). Intervistarlo è da anni un mio sogno, speriamo che si avveri...
mercoledì 10 ottobre 2012
Newcastle, uno sponsor molto scomodo
Ben quattro giocatori dei Magpies sono musulmani osservanti: Demba Ba, Papiss Cissé, Cheick Tioté e Hatem Ben Arfa. Secondo il British Muslim Council, tutti loro si dovrebbero rifiutare di vestire la maglia del Newcastle con il logo del nuovo sponsor: Wonga.
Ovvero una società che presta denaro a breve termine a tassi molto elevati – pratica vietata dalla religione islamica. Un po’ come fece Frederick Kanouté al Siviglia, quando per ragioni di fede non volle indossare la divisa griffata 888.com (sito di scommesse). Una richiesta che fu accettata dalla società – l’ex attaccante del West Ham, infatti, portava una maglia senza sponsor.
Per la verità nemmeno le autorità cittadine sembrano troppo felici che la Wonga – i cui vertici sono stati definiti “squali” per il tipo di attività condotta – sponsorizzi il Newcastle.
Ai bianconeri per il momento tutte queste polemiche non sembrano importare molto, visto che dalla compagnia riceveranno un assegno di 24 milioni di sterline l’anno…
Ovvero una società che presta denaro a breve termine a tassi molto elevati – pratica vietata dalla religione islamica. Un po’ come fece Frederick Kanouté al Siviglia, quando per ragioni di fede non volle indossare la divisa griffata 888.com (sito di scommesse). Una richiesta che fu accettata dalla società – l’ex attaccante del West Ham, infatti, portava una maglia senza sponsor.
Per la verità nemmeno le autorità cittadine sembrano troppo felici che la Wonga – i cui vertici sono stati definiti “squali” per il tipo di attività condotta – sponsorizzi il Newcastle.
Ai bianconeri per il momento tutte queste polemiche non sembrano importare molto, visto che dalla compagnia riceveranno un assegno di 24 milioni di sterline l’anno…
martedì 9 ottobre 2012
Il meglio e il peggio di una settimana di calcio inglese
Nuova rubrica scritta per il sito Calcissimo.com.
10 – Ci sembra giusto iniziare questa rubrica citando con rispetto e ammirazione tutti coloro che per 23 anni si sono impegnati per far venire a galla la verità sul dramma dell’Hillsborough. Giustizia è in parte fatta, con colpevole ritardo.
9 – Non ce ne voglia Mario Balotelli, ma in attacco il vero fuoriclasse del Manchester City è Sergio Aguero, non lui.
8 - Diavolo di un Ferguson. Dopo Cluj fa il cazziatone ai difensori e loro la domenica che cosa ti combinano? Due goal all’attivo e zero al passivo. Nonostante in porta giocasse De Gea.
7 – Tu mi metti in panchina perché non rinnovo il contratto? Io poi entro in campo e segno subito! Bravo Theo Walcott, una bella dose di personalità nel calcio non guasta mai.
6 – Sette tiri nello specchio della porta, cinque goal. Bel fenomeno lo spagnolo dello Swansea City Michu. Uno che con un nome così non poteva non essere un nostro idolo.
5 – Il cinque è l’insufficienza per antonomasia. Il voto più adatto al rendimento del Liverpool in campionato dal 1990 a questa parte. Ovvero 22, quasi 23 anni senza mai fregiarsi del titolo di campioni d’Inghilterra.
4 – Visto che dall’inizio della stagione Luis Suarez e Gareth Bale hanno già rimediato due cartellini gialli per simulazione, non escludiamo si stiano allenando per le Olimpiadi di Rio 2016. La specialità? I tuffi, of course.
3 – Quando eravamo bambini Mark Hughes era uno dei nostri giocatori preferiti. Segnava goal prodigiosi, impossibili. Come allenatore è impossibile che faccia ancora carriera.
2 – Due anni fa il Birmingham City vinceva la Carling battendo in finale niente meno che l’Arsenal. Ora langue nelle ultime posizioni della Championship. Per la serie dalle stelle alle stalle.
1 – Il gioco delle belle statuine sbarca in Premier. Ai difensori del Norwich City piace tantissimo e lo hanno praticato con grande entusiasmo sabato allo Stamford Bridge.
0 – Ashley Cole, benedetto ragazzo, ma c’era proprio bisogno di quel cinguettio di insulti nei confronti della Football Association? Come se poi il caso Terry-Ferdinand non fosse già durato abbastanza.
10 – Ci sembra giusto iniziare questa rubrica citando con rispetto e ammirazione tutti coloro che per 23 anni si sono impegnati per far venire a galla la verità sul dramma dell’Hillsborough. Giustizia è in parte fatta, con colpevole ritardo.
9 – Non ce ne voglia Mario Balotelli, ma in attacco il vero fuoriclasse del Manchester City è Sergio Aguero, non lui.
8 - Diavolo di un Ferguson. Dopo Cluj fa il cazziatone ai difensori e loro la domenica che cosa ti combinano? Due goal all’attivo e zero al passivo. Nonostante in porta giocasse De Gea.
7 – Tu mi metti in panchina perché non rinnovo il contratto? Io poi entro in campo e segno subito! Bravo Theo Walcott, una bella dose di personalità nel calcio non guasta mai.
6 – Sette tiri nello specchio della porta, cinque goal. Bel fenomeno lo spagnolo dello Swansea City Michu. Uno che con un nome così non poteva non essere un nostro idolo.
5 – Il cinque è l’insufficienza per antonomasia. Il voto più adatto al rendimento del Liverpool in campionato dal 1990 a questa parte. Ovvero 22, quasi 23 anni senza mai fregiarsi del titolo di campioni d’Inghilterra.
4 – Visto che dall’inizio della stagione Luis Suarez e Gareth Bale hanno già rimediato due cartellini gialli per simulazione, non escludiamo si stiano allenando per le Olimpiadi di Rio 2016. La specialità? I tuffi, of course.
3 – Quando eravamo bambini Mark Hughes era uno dei nostri giocatori preferiti. Segnava goal prodigiosi, impossibili. Come allenatore è impossibile che faccia ancora carriera.
2 – Due anni fa il Birmingham City vinceva la Carling battendo in finale niente meno che l’Arsenal. Ora langue nelle ultime posizioni della Championship. Per la serie dalle stelle alle stalle.
1 – Il gioco delle belle statuine sbarca in Premier. Ai difensori del Norwich City piace tantissimo e lo hanno praticato con grande entusiasmo sabato allo Stamford Bridge.
0 – Ashley Cole, benedetto ragazzo, ma c’era proprio bisogno di quel cinguettio di insulti nei confronti della Football Association? Come se poi il caso Terry-Ferdinand non fosse già durato abbastanza.
lunedì 8 ottobre 2012
Il Punto sulla Premier – Grandi a gonfie vele, sprofonda solo il Liverpool
Le Big della Premier vincono tutte in maniera netta, con l’eccezione dei Reds, bloccati in casa dallo Stoke e ormai destinati a un ruolo di comprimari.
Nei quartieri alti della classifica continuano a risiedere Everton e West Bromwich Albion, le rivelazioni assolute di questo primo scorcio di stagione. Malissimo QPR e Norwich, tradite da reparti arretrati non all’altezza della Premier.
COS'E' SUCCESSO – Mai come in questo fine settimana il divario tra le favorite per il titolo e le “altre” è sembrato così netto. Nell’impegno con il Norwich il Chelsea ha sudato freddo solo qualche minuto, per poi schiacciare la debole resistenza dei Canarini. Copione pressoché simile per il Manchester City, convincente e per la prima volta in stagione con la porta inviolata contro un Sunderland mai pericoloso. Ha destato un’ottima impressione anche lo United, con i difensori tanto criticati in settimana da Ferguson dopo la trasferta di Cluj che non solo hanno tenuto a bada gli avversari ma, nel caso di Evans ed Evra, sono pure risultati match-winner. Nell’Arsenal corsaro al Boleyn Ground segna finalmente il primo goal in Premier Olivier Giroud, che fin qui era apparso come una sorta di Darko Pancev in salsa francese. Non si arresta l’ascesa di West Bromwich Albion (bel successo casalingo contro il QPR) ed Everton, che pareggia a Wigan con un rigore di Baines negli ultimi minuti – sebbene in precedenza forse di penalty l’arbitro ne avrebbe dovuti accordare almeno altri tre!
IL TOP – Spesso anche noi abbiamo imputato all’Arsenal un deficit di personalità. Dopo l’immeritata sconfitta interna con il Chelsea, i Gunners si sono trovati in svantaggio anche nel derby contro il West Ham. Invece di abbattersi, come accaduto non di rado in passato, hanno ribaltato il match offrendo una prestazione ricca di grinta e sangue freddo. Che sia un importante segnale della tanta attesa inversione di tendenza auspicata da Arsene Wenger?
IL FLOP – Non siamo del tutto convinti che cacciare Mark Hughes possa rappresentare la panacea di tutti i mali del QPR, però, visto il mercato estivo, le premesse per un campionato meno sofferto rispetto a quello dello scorso anno c’erano tutte. L’ex attaccante di Manchester United e Bayern Monaco era rinomato per curare con attenzione la fase difensiva, ma la retrovia dei Super Hoops è fin troppo simile a un colabrodo…
LA SORPRESA – Visto l’attuale livello di gioco del Liverpool, il pareggio dello Stoke City ad Anfield Road non è un risultato così eclatante. Certo, se si considerano i precedenti (39 sconfitte, 10 pareggi e nessuna vittoria), per i Potters lo 0-0 di domenica potrebbe sembrare una piacevole novità.
TOH CHI SI RIVEDE – Aaron Lennon ha messo il punto esclamativo all’affermazione del Tottenham sull’Aston Villa. Il guizzante esterno destro del Tottenham ha così certificato un periodo di continua ripresa rispetto alle scialbe prestazioni fornite nel 2011-12.
LA CHICCA – In settimana era scoppiata una polemica sui “tuffatori”. Secondo Alex Ferguson a “buttarsi” sono soprattutto i giocatori stranieri. Le statistiche non sembrano dargli del tutto ragione. Per ora gli unici giocatori ad aver rimediato più di un cartellino giallo per aver simulato sono un uruguayano (Luis Suarez, chi altri…) e un britannico (Gareth Bale).
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Grant Holt è l’unico giocatore del disastrato Norwich che sta mantenendo gli standard di gioco espressi l’anno scorso – quando realizzò 12 goal in Premier. Il suo allenatore Chris Hughton l’avrebbe voluto vedere tra i convocati della nazionale guidata da Roy Hodgson, lui si è consolato per la mancata chiamata segnando uno splendido goal allo Stamford Bridge. Tutto inutile, se gli altri 10 in campo fanno più danni della grandine.
Nei quartieri alti della classifica continuano a risiedere Everton e West Bromwich Albion, le rivelazioni assolute di questo primo scorcio di stagione. Malissimo QPR e Norwich, tradite da reparti arretrati non all’altezza della Premier.
COS'E' SUCCESSO – Mai come in questo fine settimana il divario tra le favorite per il titolo e le “altre” è sembrato così netto. Nell’impegno con il Norwich il Chelsea ha sudato freddo solo qualche minuto, per poi schiacciare la debole resistenza dei Canarini. Copione pressoché simile per il Manchester City, convincente e per la prima volta in stagione con la porta inviolata contro un Sunderland mai pericoloso. Ha destato un’ottima impressione anche lo United, con i difensori tanto criticati in settimana da Ferguson dopo la trasferta di Cluj che non solo hanno tenuto a bada gli avversari ma, nel caso di Evans ed Evra, sono pure risultati match-winner. Nell’Arsenal corsaro al Boleyn Ground segna finalmente il primo goal in Premier Olivier Giroud, che fin qui era apparso come una sorta di Darko Pancev in salsa francese. Non si arresta l’ascesa di West Bromwich Albion (bel successo casalingo contro il QPR) ed Everton, che pareggia a Wigan con un rigore di Baines negli ultimi minuti – sebbene in precedenza forse di penalty l’arbitro ne avrebbe dovuti accordare almeno altri tre!
IL TOP – Spesso anche noi abbiamo imputato all’Arsenal un deficit di personalità. Dopo l’immeritata sconfitta interna con il Chelsea, i Gunners si sono trovati in svantaggio anche nel derby contro il West Ham. Invece di abbattersi, come accaduto non di rado in passato, hanno ribaltato il match offrendo una prestazione ricca di grinta e sangue freddo. Che sia un importante segnale della tanta attesa inversione di tendenza auspicata da Arsene Wenger?
IL FLOP – Non siamo del tutto convinti che cacciare Mark Hughes possa rappresentare la panacea di tutti i mali del QPR, però, visto il mercato estivo, le premesse per un campionato meno sofferto rispetto a quello dello scorso anno c’erano tutte. L’ex attaccante di Manchester United e Bayern Monaco era rinomato per curare con attenzione la fase difensiva, ma la retrovia dei Super Hoops è fin troppo simile a un colabrodo…
LA SORPRESA – Visto l’attuale livello di gioco del Liverpool, il pareggio dello Stoke City ad Anfield Road non è un risultato così eclatante. Certo, se si considerano i precedenti (39 sconfitte, 10 pareggi e nessuna vittoria), per i Potters lo 0-0 di domenica potrebbe sembrare una piacevole novità.
TOH CHI SI RIVEDE – Aaron Lennon ha messo il punto esclamativo all’affermazione del Tottenham sull’Aston Villa. Il guizzante esterno destro del Tottenham ha così certificato un periodo di continua ripresa rispetto alle scialbe prestazioni fornite nel 2011-12.
LA CHICCA – In settimana era scoppiata una polemica sui “tuffatori”. Secondo Alex Ferguson a “buttarsi” sono soprattutto i giocatori stranieri. Le statistiche non sembrano dargli del tutto ragione. Per ora gli unici giocatori ad aver rimediato più di un cartellino giallo per aver simulato sono un uruguayano (Luis Suarez, chi altri…) e un britannico (Gareth Bale).
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Grant Holt è l’unico giocatore del disastrato Norwich che sta mantenendo gli standard di gioco espressi l’anno scorso – quando realizzò 12 goal in Premier. Il suo allenatore Chris Hughton l’avrebbe voluto vedere tra i convocati della nazionale guidata da Roy Hodgson, lui si è consolato per la mancata chiamata segnando uno splendido goal allo Stamford Bridge. Tutto inutile, se gli altri 10 in campo fanno più danni della grandine.
venerdì 5 ottobre 2012
London Orient?
Continuano le grandi manovre per aggiudicarsi l’utilizzo dello stadio Olimpico di Londra, per il momento “promesso” al West Ham United. Barry Hearn, il proprietario del piccolo Leyton Orient (compagine di terza serie) le sta provando tutte per assicurarsi quanto meno la possibilità di dividere l’impianto con gli ingombranti vicini di casa dell’East End.
La sua ultima proposta è cambiare il nome del suo club in London Orient. Sarebbe una novità assoluta, visto che nessuna squadra della capitale inglese ha mai utilizzato il termine Londra nella sua denominazione.
Così facendo, Hearn è convinto di riuscire ad allargare la base di tifosi, invero parecchio ridotta, visto che a vedere il Leyton adesso in media vanno in appena 5mila. Lui è convinto di riuscire ad attestarsi sulle 30mila unità e tiene a specificare che non lo fa per soldi, ma “per il bene della comunità”.
Dobbiamo credergli?
La sua ultima proposta è cambiare il nome del suo club in London Orient. Sarebbe una novità assoluta, visto che nessuna squadra della capitale inglese ha mai utilizzato il termine Londra nella sua denominazione.
Così facendo, Hearn è convinto di riuscire ad allargare la base di tifosi, invero parecchio ridotta, visto che a vedere il Leyton adesso in media vanno in appena 5mila. Lui è convinto di riuscire ad attestarsi sulle 30mila unità e tiene a specificare che non lo fa per soldi, ma “per il bene della comunità”.
Dobbiamo credergli?
Febbre da cavallo in salsa inglese
Calciatori inglesi come Enrico Montesano e Gigi Proietti nel celebre film degli anni Settanta? A quanto riferiscono i media d'oltre Manica l’ex promessa del Newcastle, ora all’Ipswich Town, Michael Chopra e altri due giocatori di secondo piano (James Coppinger del Nottingham e Mark Wilson, attualmente senza contratto) si sarebbero spinti ben al di là della semplice passione per le corse dei cavalli.
Insieme ad altre sei persone, infatti, avrebbero “addomesticato” delle gare e offerto cospicue mazzette a diversi fantini. E pensare che Chopra qualche tempo fa aveva ammesso di aver dilapidato quasi due milioni di euro scommettendo sui cavalli – “correva” a una media di 25mila euro al giorno…
L’attaccante anglo-indiano si era pure sottoposto a una terapia di “disintossicazione” dal gioco. Una cura che evidentemente non aveva fatto troppo effetto…
Insieme ad altre sei persone, infatti, avrebbero “addomesticato” delle gare e offerto cospicue mazzette a diversi fantini. E pensare che Chopra qualche tempo fa aveva ammesso di aver dilapidato quasi due milioni di euro scommettendo sui cavalli – “correva” a una media di 25mila euro al giorno…
L’attaccante anglo-indiano si era pure sottoposto a una terapia di “disintossicazione” dal gioco. Una cura che evidentemente non aveva fatto troppo effetto…
giovedì 4 ottobre 2012
L'altro Ince
Se il padre era un centrocampista dal tackle deciso e dalla grinta infinita, il figlio è un esterno offensivo fantasioso e dallo scatto bruciante, tanto che il suo allenatore Ian Holloway lo paragona già a talenti del calibro di Theo Walcott e Alex Oxlade-Chambarlein. Paul Ince se lo ricordano bene anche gli interisti, per cui è stato un idolo, il ventenne Tom potrebbe presto giocare al Theatre of Dreams dell’Old Trafford e già in tanti lo vorrebbero tra i convocati della nazionale allenata da Roy Hodgson.
Ince Junior è un prodotto della giovanili del Liverpool, ma ora è di proprietà del Blackpool, club che attualmente milita in Championship. Secondo il tabloid inglese The Sun, papà Paul starebbe facendo di tutto per portarlo a Manchester, sponda United. Il contratto di Tom Ince scade nell’estate del 2013 e sulla sua permanenza al Bloomfield Road di Blackpool non mi sentirei di scommettere nemmeno un penny...
Ince Junior è un prodotto della giovanili del Liverpool, ma ora è di proprietà del Blackpool, club che attualmente milita in Championship. Secondo il tabloid inglese The Sun, papà Paul starebbe facendo di tutto per portarlo a Manchester, sponda United. Il contratto di Tom Ince scade nell’estate del 2013 e sulla sua permanenza al Bloomfield Road di Blackpool non mi sentirei di scommettere nemmeno un penny...
mercoledì 3 ottobre 2012
Il Punto sulla Premier – Vola il Chelsea, si rivede il Tottenham
I Blues si aggiudicano il big match con l'Arsenal e conservano la vetta della classifica. Colpaccio degli Spurs in casa del Manchester United.
Una doppietta di Peter Crouch dello Stoke City affossa lo Swansea, la rivelazione delle primissime giornate. Non si ferma l'irresistibile ascesa dell'Everton, guidato dal bomber croato, ex Rangers di Glasgow, Nikica Jelavic.
COS'E' SUCCESSO – L'ormai infinito affaire Terry, le voci di mercato (che coinvolgono in particolare Ashley Cole) e qualche recente prestazione che non aveva convinto troppo la critica e i tifosi. Il Chelsea ha spazzato via in un colpo solo i mille pensieri della settimana che ha preceduto il derby con l'Arsenal infliggendo la prima sconfitta stagionale ai Gunners con una prestazione tutta sostanza. Il team di Londra nord è stato tradito dalla difesa, un po' quello che è accaduto al Manchester United contro il Tottenham. Pesa tanto l'assenza di Nemanja Vidic (il serbo mancherà per almeno due mesi) nel rocambolesco 3-2 per gli Spurs, sebbene vada concesso il giusto merito ai londinesi per quanto fatto vedere nel Teatro dei Sogni. Vittoria di fondamentale importanza per l'altra squadra di Manchester, il City, che però riesce ad avere la meglio del Fulham, privo dell'infortunato Dimitar Berbatov, solo nei minuti finali. Decisivo l'innesto di Edin Dzeko – a segno 66 secondi dopo essere entrato dalla panchina. Ormai Mario Balotelli appare il quarto in ordine d'importanza tra gli attaccanti dei Light Blues. Belle affermazioni anche per i team di Liverpool; l'Everton in rimonta con il Southampton, i Reds, al primo squillo in campionato, maramaldi a Norwich. I giovani dell'Aston Villa (che in casa però ha vinto solo tre degli ultimi 18 incontri) impongono il pareggio al West Bromwich Albion. I Baggies rimangono sempre nelle posizioni d'alta classifica.
IL TOP – E chi se lo aspettava, un Tottenham che si presenta sul campo stregato dell'Old Trafford (dove non vinceva dal 1989 e aveva collezionato 18 sconfitte e 4 pareggi) a fare sfoggio di così tanta personalità e grinta da riuscire a portare a casa l'intero bottino. Il trionfo sullo United è una grande iniezione di fiducia per André Villas-Boas, oltre a rappresentare il miglior momento della sua per il momento mediocre carriera inglese. Attenzione a darlo per rinato, sebbene le premesse ci siano tutte.
IL FLOP – Nell'estate del 2010 l'acquisto di Laurent Koscielny da parte dell'Arsenal era stato giudicato da molti addetti ai lavori e soprattutto da Arsene Wenger come un vero colpo di mercato. Il francese non ha mai tenuto fede alle aspettative. Ormai si deve accontentare del ruolo di riserva, anche perché quando gioca troppo spesso ne combina di tutti i colori. Sabato è stato protagonista in negativo su entrambi i goal del Chelsea. Troppo, no?
LA SORPRESA – Parliamo di Newcastle, ma non tanto del pareggio a Reading, che ci può tranquillamente stare. Vogliamo piuttosto menzionare il suo allenatore, Alan Pardew, e soprattutto il suo nuovo contratto, in scadenza addirittura nel 2020. Da non credere...
TOH CHI SI RIVEDE – Se giocasse sempre come fa contro il Norwich, l'attaccante del Liverpool Luis Suarez sarebbe già diventato il giocatore più forte dell'orbe terracqueo. Negli ultimi due match al Carrow Road, compreso quello di questo fine settimana, ha messo a segno due triplette (la seconda è pure la 250esima nei 20 anni di esistenza della Premier). Peccato per lui che pecchi, e tanto, di continuità.
LA CHICCA – Steven Fletcher del Sunderland è solo il secondo giocatore nella storia della Premier ad aver segnato tutte le prime cinque marcature di una singola squadra. E dopo ben quattro pareggi questa volta i Black Cats hanno pure vinto.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Il ventiduenne Joe Bennett è cresciuto in un vivaio, quello del Middlesbrough, che è un assoluto marchio di garanzia. Approdato in estate all'Aston Villa per circa tre milioni di euro, ha mostrato nel derby contro il WBA di essere un difensore centrale completo e abbastanza veloce. È senza dubbio una delle grandi speranze della squadra di Birmingham, reduce da troppe stagioni storte.
Una doppietta di Peter Crouch dello Stoke City affossa lo Swansea, la rivelazione delle primissime giornate. Non si ferma l'irresistibile ascesa dell'Everton, guidato dal bomber croato, ex Rangers di Glasgow, Nikica Jelavic.
COS'E' SUCCESSO – L'ormai infinito affaire Terry, le voci di mercato (che coinvolgono in particolare Ashley Cole) e qualche recente prestazione che non aveva convinto troppo la critica e i tifosi. Il Chelsea ha spazzato via in un colpo solo i mille pensieri della settimana che ha preceduto il derby con l'Arsenal infliggendo la prima sconfitta stagionale ai Gunners con una prestazione tutta sostanza. Il team di Londra nord è stato tradito dalla difesa, un po' quello che è accaduto al Manchester United contro il Tottenham. Pesa tanto l'assenza di Nemanja Vidic (il serbo mancherà per almeno due mesi) nel rocambolesco 3-2 per gli Spurs, sebbene vada concesso il giusto merito ai londinesi per quanto fatto vedere nel Teatro dei Sogni. Vittoria di fondamentale importanza per l'altra squadra di Manchester, il City, che però riesce ad avere la meglio del Fulham, privo dell'infortunato Dimitar Berbatov, solo nei minuti finali. Decisivo l'innesto di Edin Dzeko – a segno 66 secondi dopo essere entrato dalla panchina. Ormai Mario Balotelli appare il quarto in ordine d'importanza tra gli attaccanti dei Light Blues. Belle affermazioni anche per i team di Liverpool; l'Everton in rimonta con il Southampton, i Reds, al primo squillo in campionato, maramaldi a Norwich. I giovani dell'Aston Villa (che in casa però ha vinto solo tre degli ultimi 18 incontri) impongono il pareggio al West Bromwich Albion. I Baggies rimangono sempre nelle posizioni d'alta classifica.
IL TOP – E chi se lo aspettava, un Tottenham che si presenta sul campo stregato dell'Old Trafford (dove non vinceva dal 1989 e aveva collezionato 18 sconfitte e 4 pareggi) a fare sfoggio di così tanta personalità e grinta da riuscire a portare a casa l'intero bottino. Il trionfo sullo United è una grande iniezione di fiducia per André Villas-Boas, oltre a rappresentare il miglior momento della sua per il momento mediocre carriera inglese. Attenzione a darlo per rinato, sebbene le premesse ci siano tutte.
IL FLOP – Nell'estate del 2010 l'acquisto di Laurent Koscielny da parte dell'Arsenal era stato giudicato da molti addetti ai lavori e soprattutto da Arsene Wenger come un vero colpo di mercato. Il francese non ha mai tenuto fede alle aspettative. Ormai si deve accontentare del ruolo di riserva, anche perché quando gioca troppo spesso ne combina di tutti i colori. Sabato è stato protagonista in negativo su entrambi i goal del Chelsea. Troppo, no?
LA SORPRESA – Parliamo di Newcastle, ma non tanto del pareggio a Reading, che ci può tranquillamente stare. Vogliamo piuttosto menzionare il suo allenatore, Alan Pardew, e soprattutto il suo nuovo contratto, in scadenza addirittura nel 2020. Da non credere...
TOH CHI SI RIVEDE – Se giocasse sempre come fa contro il Norwich, l'attaccante del Liverpool Luis Suarez sarebbe già diventato il giocatore più forte dell'orbe terracqueo. Negli ultimi due match al Carrow Road, compreso quello di questo fine settimana, ha messo a segno due triplette (la seconda è pure la 250esima nei 20 anni di esistenza della Premier). Peccato per lui che pecchi, e tanto, di continuità.
LA CHICCA – Steven Fletcher del Sunderland è solo il secondo giocatore nella storia della Premier ad aver segnato tutte le prime cinque marcature di una singola squadra. E dopo ben quattro pareggi questa volta i Black Cats hanno pure vinto.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Il ventiduenne Joe Bennett è cresciuto in un vivaio, quello del Middlesbrough, che è un assoluto marchio di garanzia. Approdato in estate all'Aston Villa per circa tre milioni di euro, ha mostrato nel derby contro il WBA di essere un difensore centrale completo e abbastanza veloce. È senza dubbio una delle grandi speranze della squadra di Birmingham, reduce da troppe stagioni storte.
lunedì 1 ottobre 2012
Colonie e dintorni
Per ora è stata ammessa come membro provvisorio. Ma il prossimo maggio la federazione calcistica di Gibilterra (nata addirittura nel 1895) potrebbe diventare a tutti gli effetti il 54esimo componente dell’Uefa quando l’esecutivo dell’istituzione guidata da Michel Platini si riunirà a Londra.
Il minuscolo territorio sulla punta delle penisola iberica (solo 24mila abitanti), tutt’ora colonia inglese, una volta membro effettivo potrebbe partecipare alle competizioni continentali. Per buona pace della Spagna, che proprio sulla sovranità di Gibilterra ha in atto un secolare contenzioso con la Gran Bretagna. Ma per gli spagnoli il problema potrebbe essere anche un altro, ovvero il rischio che l’Uefa possa accordare una sorta di status indipendente anche ai Paesi Baschi e alla Catalogna, le cui selezioni sono già attive da un po’ di tempo.
Il minuscolo territorio sulla punta delle penisola iberica (solo 24mila abitanti), tutt’ora colonia inglese, una volta membro effettivo potrebbe partecipare alle competizioni continentali. Per buona pace della Spagna, che proprio sulla sovranità di Gibilterra ha in atto un secolare contenzioso con la Gran Bretagna. Ma per gli spagnoli il problema potrebbe essere anche un altro, ovvero il rischio che l’Uefa possa accordare una sorta di status indipendente anche ai Paesi Baschi e alla Catalogna, le cui selezioni sono già attive da un po’ di tempo.
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