L'articolo che segue è il primo - e spero non l'ultimo - che scrivo per il quotidiano "Pubblico".In sostanza è un approfondimento della news pubblicata qualche giorno fa.
In tempi di crisi non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno agli sponsor. Se in Grecia due squadre minori, Paliopyrgos e Voukefalas, sulle loro maglie fanno pubblicità rispettivamente a un’agenzia di pompe funebri e a un bordello, il ben più famoso Newcastle United ha accettato con entusiasmo la lucrosa offerta della Wonga. Non vi fate ingannare dal nome apparentemente esotico, che potrebbe far pensare a una placida isoletta del Pacifico, la compagnia che dalla stagione 2013-14 e fino al 2016-17 pagherà quasi 30 milioni di euro per comparire sulle maglie bianconere indossate nel recente passato da campioni del calibro di Paul Gascoigne, Alan Shearer e David Ginola è di quelle da prendere con le molle.
O meglio da evitare come la peste, dal momento che presta denaro a tassi da far invidia al più incallito degli strozzini. Tanto per capire in che cosa si traduca lo “short-term, high-cost credit” che dichiara di praticare la Wonga, se un tifoso del Newcastle si facesse anticipare oggi le 49,99 sterline necessarie per comprare una maglia della sua squadra del cuore, fra un mese ne dovrebbe restituire 71,92. Il tasso annuo ammonterebbe al 4.212 per cento ma, si affrettano a precisare i vertici della società, non ci si spinge mai così in là con le scadenze temporali. Per la serie, i soldi li rivogliamo subito e con lauti interessi. D’altronde il credit crunch, i tagli del governo di coalizione guidato dal conservatore David Cameron e la disoccupazione in continuo aumento, soprattutto nel nord dell’Inghilterra, spingono sempre più persone a far ricorso agli onerosi servizi della Wonga, che infatti fra il 2010 e il 2011 ha visto passare i suoi profitti da 14,1 a 59,2 milioni di sterline. E che in una regione molto depressa dal punto di vista economico come il Lancashire già sponsorizza una compagine di medio cabotaggio quale il Blackpool, attualmente a metà classifica nella Serie B inglese.
Come si può immaginare, le critiche a chi specula senza remore sulla pelle delle classi meno abbienti fioccano. Vari parlamentari nazionali ne hanno stigmatizzato l’operato, mentre il presidente del consiglio comunale di Newcastle, il laburista Nick Forbes, ha attaccato frontalmente il club della sua città per la “relazione pericolosa” con la Wonga. “Sono disgustato dalla condotta della dirigenza, che in nome del profitto a ogni costo ha siglato un accordo con dei veri e propri squali del credito” ha tuonato il politico.
In attesa che Office of Fair Trading chiarisca se il settore della concessione di crediti a breve termine sia o meno una iattura per la società britannica (e casomai lo metta fuori legge), ha detto la sua anche il Muslim Council of Britain. L’istituzione ha intimato a Demba Ba, Papiss Cissé, Cheick Tioté e Hatem Ben Arfa, tutti giocatori di primo piano attualmente in forza al Newcastle e tutti musulmani, di rifiutarsi di scendere in campo con le maglie sponsorizzate da una società le cui attività violano in modo palese la Sharia. Secondo la religione islamica, infatti, non si può lucrare sulla concessione di un prestito. Per il momento i diretti interessati rimangono silenti, ma non sono da escludere prese di posizione clamorose come quella che convinse i vertici del Siviglia ad “accontentare” Frédéric Kanouté. Il maliano, molto osservante, non ne voleva sapere di fare pubblicità a un sito di scommesse (altra pratica osteggiata dalla Sharia) e dopo un iniziale tira e molla gli fu permesso di giocare con una divisa “old style”. Ossia senza scritte e loghi vari.
Per zittire almeno parzialmente i mugugni degli esponenti della Toon Army delusi dall’affaire Wonga, nel frattempo il proprietario del Newcastle Mike Ashley ha deciso di tornare all’antico con il nome dello stadio. Non più Sport Direct – società che fa capo allo stesso Ashley – bensì di nuovo St James’ Park, come da oltre 100 anni i Geordies chiamano la casa del loro amato club.
Per indorare ancor più la pillola, il manager Alan Pardew ha ricordato a tutti che con il denaro del nuovo sponsor si può rafforzare la squadra. Avviso ai naviganti, a parte qualche coppetta da quattro soldi, il Newcastle non vince un trofeo degno di questo nome dal 1969, quando si aggiudicò la Coppa delle Fiere. L’ultima affermazione in campionato risale addirittura al 1926-27, in FA Cup al 1955. Nonostante questa fastidiosa astinenza il Supporters’ Trust e la maggioranza dei tifosi intervistati per un sondaggio hanno già fatto sapere di non aver digerito l’intesa con la Wonga. Non che il precedente sponsor dal 2003 al 2011, la banca Northern Rock fosse di loro gradimento. Passata alla storia come la prima banca salvata dal governo durante la crisi, i suoi tassi di interesse per i mutui sulla case erano tutt’altro che contenuti.
All'inizio del 2012 è stata inglobata dalla Virgin Money, la banca di servizi finanziari di Sir Richard Branson, che ha subito appiccicato sulle miaglie bianconere il proprio logo con la scritta “Denaro” ben in vista. Ora la Wonga. Quando si dice, dalla padella alla brace.
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