Gli hanno dedicato una tribuna dell'Old Trafford, uno degli stadi più famosi e belli del globo. Ha vinto per la dodicesima volta il campionato inglese, facendo salire il Manchester United a quota 19 (record assoluto). Trionfando in Charity Shield si è aggiudicato il 48esimo titolo di una carriera ineguagliabile. Ma i 25 anni di regno di Alex Ferguson (Sir per meriti sportivi) come manager dei Red Devils sono pure coincisi con la lezione di calcio subita dal Barcellona nella finale di Champions League, l'inaspettata eliminazione nella stessa competizione da parte del Basilea e il traumatico 6-1 rimediato nel derby contro il City allenato da Roberto Mancini.
Domani compirà 70 anni, ma l'orgoglioso scozzese figlio di un lavoratore dei cantieri navali di Glasgow e di provata fede laburista non ha nessuna intenzione di passare la mano. Lo United di recente ha fatto registrare qualche passo falso di troppo, ma lui continua a puntare forte sui giovani e sullo spirito di gruppo. A chi gli parla di ciclo finito, Sir Alex ricorda le tante volte che i Diavoli Rossi hanno saputo rialzare la testa e proseguire nella loro incetta di trofei. Chissà, come al solito alla fine avrà ancora ragione lui.
P.S. Lo sanno in pochi, ma in Gran Bretagna c'è un altro tecnico “longevo” quanto Ferguson. Si chiama Ronnie McFall e allena il Portadown (Irlanda del Nord) anche lui da 25 anni. Certo, il buon Ronnie non ha vinto quanto Sir Alex...
venerdì 30 dicembre 2011
martedì 27 dicembre 2011
ll Punto sulla Premier – City e United a braccetto
Red Devils dilaganti con il Wigan, l'aggancio si materializza grazie all'ottima prova del West Bromwich contro Balotelli e compagni. Mentre Arsenal e Chelsea faticano di brutto in casa, il Tottenham si conferma terza forza del campionato. Gli Spurs sono a meno sette dalle capolista e hanno ancora una partita da recuperare in casa con l'Everton.
COS'E' SUCCESSO – Le statistiche ci raccontano di 19 reti con ben sette pareggi e appena una vittoria casalinga. Il Boxing Day 2011 non ricorda certo quello celeberrimo del 1963 (66 goal in dieci match, con risultati a dir poco eclatanti) ma nel complesso riserva qualche sorpresa e dei cambiamenti significativi in classifica. Il secondo 5-0 consecutivo del Manchester United permette ai ragazzi allenati da Alex Ferguson di impattare i punti dei cugini, sebbene la differenza reti sia ancora favorevole al City. Light Blues fermati da un West Bromwich in gran forma. Prima partita a secco per l'attacco più prolifico della Premier. Blitz del Tottenham in casa del Norwich. Sono gli Spurs a tenere alta la bandiera della capitala londinese, “tradita” da Arsenal e Chelsea. Gunners costretti al pari dai pericolanti Wolves, per di più ridotti in dieci nel finale di gara. Blues opachi per larghi tratti del primo tempo contro il Fulham, che aveva vinto solo una delle ultime 30 gare con il team dello Stamford Bridge. Maluccio anche il Liverpool, solo 1-1 in casa con il Blackburn, mentre finalmente si risolleva il Newcastle del goleador Demba Ba. In coda preziosi pareggi per QPR e Aston Villa. I Villans saranno privi di Darren Bent ancora per un bel po'. Un infortunio pesantissimo da sopportare per la compagine di Birmingham.
IL TOP – Se non ha problemi fisici a frenare il suo impeto, Gareth Bale diventa un giocatore assolutamente immarcabile per chiunque (chiedere a Maicon per delucidazioni in merito). Al Carrow Road di Norwich ha messo a ferro e a fuoco la difesa dei Canaries. Tanto per gradire ha pure segnato un paio di goal, permettendosi pure il lusso di sprecare un paio di occasioni facili – almeno per i suoi piedi fatati – nel primo tempo.
IL FLOP – Due pareggi consecutivi con la malmesse Wigan e Blackburn sono l'ennesima riprova della stagione “anomala” del Liverpool, che gioca bene e fa punti con le grandi, per poi balbettare con le piccole. Bisogna ammettere che l'estremo difensore dei Rovers Mark Bunn ha compiuto miracoli in quantità industriale, ma un team ambizioso come quello dell'Anfield Road non può continuare a dilapidare punti in partite che in teoria dovrebbe chiudere in massimo mezzora.
LA SORPRESA – Bisogna riconoscere che il Wolverhampton riesce spesso a stupire anche i suoi critici più accaniti. Dopo aver incassato un goal nei primi dieci minuti, il destino dei Wolves in quel dell'Emirates sembrava segnato in maniera definitiva. E invece l'Old Gold è tornato a casa con un punto d'oro, se non di platino.
TOH CHI SI RIVEDE – Ormai per Alex Ferguson è il quarto attaccante dello United, dietro a Rooney, Hernandez e Welbeck. Ma Dimitar Berbatov è pur sempre il capocannoniere uscente della Premier. Uno che per tecnica ha pochi eguali in Europa, non a caso contro una squadra di secondo piano come il Wigan il bulgaro non ha fatto quasi fatica a centrare la nona tripletta della sua carriera in Inghilterra.
LA CHICCA – Durante il periodo natalizio del lontano campionato 1957-58 si giocò una delle partite più incredibili della storia del calcio inglese. Protagoniste, nella vecchia Second Division, il Charlton e l'Huddersfield (allora allenato dal leggendario Bill Shankly). A mezzora dalla fine, i londinesi si ritrovarono sotto per 5-1 e con un uomo in meno, causa infortunio. Il match si concluse 7-6 per gli Addicks, con l'ala Johnny Summers a vestire i panni di eroe di giornata. Segnò cinque goal e fornì due assist, per un Natale veramente da ricordare!
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – David Stockdale si era già fatto notare durante le settimane di prestito all'Ipswich Tow. Richiamato in fretta e furia a seguito dell'infortunio occorso a Mark Schwarzer, il giovane portiere del Fulham ha dato spettacolo in un match sentito e delicato come il derby contro il Chelsea.
COS'E' SUCCESSO – Le statistiche ci raccontano di 19 reti con ben sette pareggi e appena una vittoria casalinga. Il Boxing Day 2011 non ricorda certo quello celeberrimo del 1963 (66 goal in dieci match, con risultati a dir poco eclatanti) ma nel complesso riserva qualche sorpresa e dei cambiamenti significativi in classifica. Il secondo 5-0 consecutivo del Manchester United permette ai ragazzi allenati da Alex Ferguson di impattare i punti dei cugini, sebbene la differenza reti sia ancora favorevole al City. Light Blues fermati da un West Bromwich in gran forma. Prima partita a secco per l'attacco più prolifico della Premier. Blitz del Tottenham in casa del Norwich. Sono gli Spurs a tenere alta la bandiera della capitala londinese, “tradita” da Arsenal e Chelsea. Gunners costretti al pari dai pericolanti Wolves, per di più ridotti in dieci nel finale di gara. Blues opachi per larghi tratti del primo tempo contro il Fulham, che aveva vinto solo una delle ultime 30 gare con il team dello Stamford Bridge. Maluccio anche il Liverpool, solo 1-1 in casa con il Blackburn, mentre finalmente si risolleva il Newcastle del goleador Demba Ba. In coda preziosi pareggi per QPR e Aston Villa. I Villans saranno privi di Darren Bent ancora per un bel po'. Un infortunio pesantissimo da sopportare per la compagine di Birmingham.
IL TOP – Se non ha problemi fisici a frenare il suo impeto, Gareth Bale diventa un giocatore assolutamente immarcabile per chiunque (chiedere a Maicon per delucidazioni in merito). Al Carrow Road di Norwich ha messo a ferro e a fuoco la difesa dei Canaries. Tanto per gradire ha pure segnato un paio di goal, permettendosi pure il lusso di sprecare un paio di occasioni facili – almeno per i suoi piedi fatati – nel primo tempo.
IL FLOP – Due pareggi consecutivi con la malmesse Wigan e Blackburn sono l'ennesima riprova della stagione “anomala” del Liverpool, che gioca bene e fa punti con le grandi, per poi balbettare con le piccole. Bisogna ammettere che l'estremo difensore dei Rovers Mark Bunn ha compiuto miracoli in quantità industriale, ma un team ambizioso come quello dell'Anfield Road non può continuare a dilapidare punti in partite che in teoria dovrebbe chiudere in massimo mezzora.
LA SORPRESA – Bisogna riconoscere che il Wolverhampton riesce spesso a stupire anche i suoi critici più accaniti. Dopo aver incassato un goal nei primi dieci minuti, il destino dei Wolves in quel dell'Emirates sembrava segnato in maniera definitiva. E invece l'Old Gold è tornato a casa con un punto d'oro, se non di platino.
TOH CHI SI RIVEDE – Ormai per Alex Ferguson è il quarto attaccante dello United, dietro a Rooney, Hernandez e Welbeck. Ma Dimitar Berbatov è pur sempre il capocannoniere uscente della Premier. Uno che per tecnica ha pochi eguali in Europa, non a caso contro una squadra di secondo piano come il Wigan il bulgaro non ha fatto quasi fatica a centrare la nona tripletta della sua carriera in Inghilterra.
LA CHICCA – Durante il periodo natalizio del lontano campionato 1957-58 si giocò una delle partite più incredibili della storia del calcio inglese. Protagoniste, nella vecchia Second Division, il Charlton e l'Huddersfield (allora allenato dal leggendario Bill Shankly). A mezzora dalla fine, i londinesi si ritrovarono sotto per 5-1 e con un uomo in meno, causa infortunio. Il match si concluse 7-6 per gli Addicks, con l'ala Johnny Summers a vestire i panni di eroe di giornata. Segnò cinque goal e fornì due assist, per un Natale veramente da ricordare!
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – David Stockdale si era già fatto notare durante le settimane di prestito all'Ipswich Tow. Richiamato in fretta e furia a seguito dell'infortunio occorso a Mark Schwarzer, il giovane portiere del Fulham ha dato spettacolo in un match sentito e delicato come il derby contro il Chelsea.
sabato 24 dicembre 2011
Fever Pitch & Seasonal Greetings
Fatevi un bel regalo di Natale: un abbonamento a Fever Pitch, del quale è appena uscito il numero 12. Per tutte le informazioni sulla mitica fanzine sul calcio inglese: www.feverpitch.it.
Visto che mi trovo, buon Natale a tutti! E soprattutto buon Boxing Day con l'English Footy!
P.S. oggi gioca pure la Premier scozzese...
Visto che mi trovo, buon Natale a tutti! E soprattutto buon Boxing Day con l'English Footy!
P.S. oggi gioca pure la Premier scozzese...
giovedì 22 dicembre 2011
Una giornata da ricordare
Ryan Giggs che, segnando il terzo goal nel 5-0 del Manchester United al Fulham, si conferma come l'unico giocatore ad aver realizzato almeno una rete in ognuno dei 22 campionati di Premier, Marc Albrighton che centra la marcatura numero 20mila della storia della Premier e il Manchester City che per la prima volta dal 1929 trascorre il Natale in testa alla classifica. Insomma, ieri di cose da ricordare ce ne sono state, eccome!
lunedì 19 dicembre 2011
ll Punto sulla Premier – Il Manchester City ritrova il sorriso
Dopo la controversa sconfitta allo Stamford Bridge, i Light Blues tornano al successo nel big match con l'Arsenal.
I cugini dello United però si tengono in scia grazie a una convincente prestazione in casa del QPR. Tottenham di nuovo terzo. Mezzo passo falso del Chelsea a Wigan. Addio sogni di gloria per i ragazzi di Villas-Boas?
COS'E' SUCCESSO – Rimane invariata la distanza tra le due battistrada. Il Manchester City vendica lo 0-3 interno subito l'anno scorso dall'Arsenal puntellando il suo primato con una marcatura da rapinatore d'area di David Silva. Match molto spettacolare, quello tra Light Blues e Gunners, sulla falsariga di un QPR v Manchester United ricco di occasioni da goal e di emozioni. Decidono Wayne Rooney (l'indicatore dello stato di salute della squadra, se segna lui di solito lo United vince) e Michael Carrick, a digiuno in Premier da quasi due anni. Nelle ultime partite contro il Chelsea, il Wigan aveva subito ben 15 goal, senza segnarne nemmeno uno. Sabato ha strappato un 1-1 che ha un valore inestimabile nella lotta per non retrocedere. Ora i Blues sono quarti a due punti dal Tottenham (a fatica vincitore per 1-0 sul Sunderland), contro il quale in infrasettimanale disputeranno un derby che si preannuncia fin da ora infuocato. Blitz del Liverpool al Villa Park. Dopo un quarto d'ora il match è in cassaforte, con Craig Bellamy ancora decisivo. Rallenta ulteriormente il Newcastle (due soli punti in cinque partite), mentre lo Stoke dei miracoli inguaia il Wolverhampton. Nei bassifondi della classifica se la passano molto male il Blackburn (ennesima sconfitta casalinga contro il West Bromwich Albion) e il Bolton, trafitto due volte dal Fulham. Al Reebok Stadium in questo periodo ci sono ben poche ragioni per festeggiare.
IL TOP – La grande squadra è quella in grado di reagire al meglio alle avversità. Il Manchester United si è rituffato a capofitto nella Premier dopo la clamorosa eliminazione in Champions League. Al Loftus Road i Red Devils hanno mostrato per lunghi tratti il gioco spettacolare ed efficace di inizio stagione. E se Wayne Rooney riprende a segnare con costanza nessun obiettivo è precluso al team dell'Old Trafford.
IL FLOP – Profondo rosso per il Bolton, che perde la tredicesima gara di Premier al Craven Cottage, contro una diretta concorrente per la salvezza quale il Fulham. Brutta prova del team allenato da Owen Coyle, che ha messo in evidenza poca convinzione e capacità di reazione prossima allo zero. Continuando di questo passo il destino dei Trotters è segnato.
LA SORPRESA – Come la scorsa settimana, è di nuovo il Wigan a destare sensazione. Utilissimo quanto meritato il pareggio interno contro un Chelsea in grande crescita. La squadra allenata da Roberto Martinez ha saputo tenere a bada gli avversari e anche quando è andata sotto non si è scomposta, riacciuffando il pareggio nel finale.
TOH CHI SI RIVEDE – Roman Pavlyuchenko trova sempre meno spazio in un Tottenham ormai abituato a giocare con una sola punta di ruolo come Emmanuel Adebayor e Rafa Van Der Vart a sostegno. Non è un caso se in casa Spurs anche Jermain Defoe abbia fatto capire di voler essere ceduto. Entrato in campo per sostituire l'infortunato Aaron Lennon – per lui si parla di un lungo stop – il russo però ha subito timbrato il cartellino, dimostrando che di non aver perso il vizio del goal.
LA CHICCA – Nelle dieci partite di Premier spalmate tra sabato e domenica non si è registrata nemmeno un'espulsione. E pensare che a Brighton, nel match valido per la Championship tra i locali e il Burnley, nei primi 12 minuti si sono visti ben due cartellini rossi, entrambi per giocatori dei Seagulls. Nonostante ciò gli ospiti hanno vinto solo per 1-0.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Il centrocampista offensivo del West Bromwich Albion James Morrison è uno dei tanti prodotti di quell'inesauribile fonte di talenti che sono le giovanili del Middlesbrough. Sabato ha trovato il suo secondo goal stagionale con una incredibile bordata da fuori area. Roba per palati sopraffini.
I cugini dello United però si tengono in scia grazie a una convincente prestazione in casa del QPR. Tottenham di nuovo terzo. Mezzo passo falso del Chelsea a Wigan. Addio sogni di gloria per i ragazzi di Villas-Boas?
COS'E' SUCCESSO – Rimane invariata la distanza tra le due battistrada. Il Manchester City vendica lo 0-3 interno subito l'anno scorso dall'Arsenal puntellando il suo primato con una marcatura da rapinatore d'area di David Silva. Match molto spettacolare, quello tra Light Blues e Gunners, sulla falsariga di un QPR v Manchester United ricco di occasioni da goal e di emozioni. Decidono Wayne Rooney (l'indicatore dello stato di salute della squadra, se segna lui di solito lo United vince) e Michael Carrick, a digiuno in Premier da quasi due anni. Nelle ultime partite contro il Chelsea, il Wigan aveva subito ben 15 goal, senza segnarne nemmeno uno. Sabato ha strappato un 1-1 che ha un valore inestimabile nella lotta per non retrocedere. Ora i Blues sono quarti a due punti dal Tottenham (a fatica vincitore per 1-0 sul Sunderland), contro il quale in infrasettimanale disputeranno un derby che si preannuncia fin da ora infuocato. Blitz del Liverpool al Villa Park. Dopo un quarto d'ora il match è in cassaforte, con Craig Bellamy ancora decisivo. Rallenta ulteriormente il Newcastle (due soli punti in cinque partite), mentre lo Stoke dei miracoli inguaia il Wolverhampton. Nei bassifondi della classifica se la passano molto male il Blackburn (ennesima sconfitta casalinga contro il West Bromwich Albion) e il Bolton, trafitto due volte dal Fulham. Al Reebok Stadium in questo periodo ci sono ben poche ragioni per festeggiare.
IL TOP – La grande squadra è quella in grado di reagire al meglio alle avversità. Il Manchester United si è rituffato a capofitto nella Premier dopo la clamorosa eliminazione in Champions League. Al Loftus Road i Red Devils hanno mostrato per lunghi tratti il gioco spettacolare ed efficace di inizio stagione. E se Wayne Rooney riprende a segnare con costanza nessun obiettivo è precluso al team dell'Old Trafford.
IL FLOP – Profondo rosso per il Bolton, che perde la tredicesima gara di Premier al Craven Cottage, contro una diretta concorrente per la salvezza quale il Fulham. Brutta prova del team allenato da Owen Coyle, che ha messo in evidenza poca convinzione e capacità di reazione prossima allo zero. Continuando di questo passo il destino dei Trotters è segnato.
LA SORPRESA – Come la scorsa settimana, è di nuovo il Wigan a destare sensazione. Utilissimo quanto meritato il pareggio interno contro un Chelsea in grande crescita. La squadra allenata da Roberto Martinez ha saputo tenere a bada gli avversari e anche quando è andata sotto non si è scomposta, riacciuffando il pareggio nel finale.
TOH CHI SI RIVEDE – Roman Pavlyuchenko trova sempre meno spazio in un Tottenham ormai abituato a giocare con una sola punta di ruolo come Emmanuel Adebayor e Rafa Van Der Vart a sostegno. Non è un caso se in casa Spurs anche Jermain Defoe abbia fatto capire di voler essere ceduto. Entrato in campo per sostituire l'infortunato Aaron Lennon – per lui si parla di un lungo stop – il russo però ha subito timbrato il cartellino, dimostrando che di non aver perso il vizio del goal.
LA CHICCA – Nelle dieci partite di Premier spalmate tra sabato e domenica non si è registrata nemmeno un'espulsione. E pensare che a Brighton, nel match valido per la Championship tra i locali e il Burnley, nei primi 12 minuti si sono visti ben due cartellini rossi, entrambi per giocatori dei Seagulls. Nonostante ciò gli ospiti hanno vinto solo per 1-0.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Il centrocampista offensivo del West Bromwich Albion James Morrison è uno dei tanti prodotti di quell'inesauribile fonte di talenti che sono le giovanili del Middlesbrough. Sabato ha trovato il suo secondo goal stagionale con una incredibile bordata da fuori area. Roba per palati sopraffini.
sabato 17 dicembre 2011
Adieu Anelka
Nicolas Anelka deve molto al calcio inglese, sebbene sia stato un suo connazionale, Arsene Wenger, a portarlo all'Arsenal alla tenera età di 18 anni. Il talentuoso attaccante fu uno dei primissimi acquisti dell'alsaziano dopo il suo arrivo a Highbury. Il buon Nicolas ripagò subito il suo mentore con prestazioni di grande spessore e goal di eccelsa fattura, confermandosi uno dei giovani più promettenti del panorama calcistico internazionale. Ma con i Gunners Anelka sarebbe rimasto solo fino all'estate del 1999, quando per oltre 20 milioni di euro fu ceduto al Real Madrid.
Il flop in Spagna rappresentò l'inizio di un lungo peregrinare che ha portato l'umorale campione transalpino di nuovo al Paris Saint Germain – club con cui aveva esordito nel calcio che contava – in Turchia ma soprattutto a cambiare molto maglie in Premier. Liverpool, Manchester City, Bolton Wanderers e Chelsea lo hanno schierato con discreto successo nelle proprie fila. In particolare ai Blues ha ritrovato la tranquillità e lo smalto dei primi tempi. Anelka deve tanto a Carlo Ancelotti, che lo ha sempre apprezzato molto ed è riuscito ad allungargli la carriera riuscendo a schierarlo al fianco di Didier Drogba – una sorta di azzardo tattico per Felipe Scolari, che infatti non riteneva possibile spedirli in campo insieme. L'arrivo di André Villas-Boas ha segnato la fine del suo tempo allo Stamford Bridge.
Meglio andare a svernare allo Shangai Shenua, per un salario che si vocifera si aggiri sui nove milioni di euro l'anno. Chissà se in Cina troverà il modo di litigare con il suo nuovo allenatore, come gli è accaduto spesso in passato. Per informazioni chiedere a Raymond Domenech...
Il flop in Spagna rappresentò l'inizio di un lungo peregrinare che ha portato l'umorale campione transalpino di nuovo al Paris Saint Germain – club con cui aveva esordito nel calcio che contava – in Turchia ma soprattutto a cambiare molto maglie in Premier. Liverpool, Manchester City, Bolton Wanderers e Chelsea lo hanno schierato con discreto successo nelle proprie fila. In particolare ai Blues ha ritrovato la tranquillità e lo smalto dei primi tempi. Anelka deve tanto a Carlo Ancelotti, che lo ha sempre apprezzato molto ed è riuscito ad allungargli la carriera riuscendo a schierarlo al fianco di Didier Drogba – una sorta di azzardo tattico per Felipe Scolari, che infatti non riteneva possibile spedirli in campo insieme. L'arrivo di André Villas-Boas ha segnato la fine del suo tempo allo Stamford Bridge.
Meglio andare a svernare allo Shangai Shenua, per un salario che si vocifera si aggiri sui nove milioni di euro l'anno. Chissà se in Cina troverà il modo di litigare con il suo nuovo allenatore, come gli è accaduto spesso in passato. Per informazioni chiedere a Raymond Domenech...
venerdì 16 dicembre 2011
Bravo Birmingham
Nonostante l'eliminazione, in Europa League i Brummies se la sono cavata alla grande. Sono sì arrivati terzi nel girone, ma a un solo punto dall'accoppiata Bruges e Braga. Certo, molto più onorevole l'uscita da giochi del Birmingham che quelle di Fulham e Tottenham. Un'ulteriore del momento non proprio esaltante, almeno in termini di risultati, che sta attraversando il calcio inglese.
martedì 13 dicembre 2011
ll Punto sulla Premier – Il Chelsea riapre il campionato
Prima sconfitta in Premier per il Manchester City, che ora ha solo due punti di vantaggio sui cugini dello United.
Bene anche Arsenal e Liverpool, mentre il Tottenham incappa in un brutto passo falso sul campo dello Stoke. Harry Redknapp va su tutte le furie per alcune controverse decisioni arbitrali.
COS'E' SUCCESSO – Per merito dell’impresa del Chelsea torna l’equilibrio nelle alte sfere della Premier. La squadra di Andrè Villas-Boas riacciuffa e poi supera un City che non riesce a sfruttare al meglio l’ottava marcatura in campionato di Mario Balotelli. Dopo otto giornate a digiuno, torna al goal Wayne Rooney. La sua doppietta e quella di Nani riavvicinano il Manchester United alla vetta e leniscono un po' i tanti patemi per la clamorosa eliminazione dalla Champions League. Dopo sei vittorie consecutive brusco stop per il Tottenham, affondato a Stoke dall'ex Matthew Etherington. Potters ottavi, a un passo dall'Europa League. Nel match celebrativo del 125esimo compleanno dell’Arsenal, Robin Van Persie segna la 33esima rete del 2011 sotto gli occhi di Titì Henry, al quale è stata appena dedicata una statua davanti all’Emirates Stadium. Il Liverpool ritrova i tre punti e un buon livello di gioco contro il QPR, mentre il Newcastle rimedia la terza sconfitta in quattro match al cospetto di un Norwich molto brillante e concreto. Nelle retrovie colpo di coda del Wigan a West Bromwich e rocambolesco successo del Sunderland a spese del Blackburn. La prima in panchina di Martin O’Neill allo Stadium of Light si trasforma in un trionfo nei minuti di recupero, dopo che per buona parte del match i Black Cats si erano ritrovati sotto.
IL TOP – Le amnesie difensive rimangono, vedi in particolare sul goal di Balotelli, ma la crisi di gioco e risultati sembra ormai solo un brutto ricordo. Il Chelsea si aggiudica tre punti di platino grazie a un match di grande spessore contro la capolista. Una menzione più che dovuta per Dean Sturridge, determinante in entrambe le marcature dei Blues. Fernando Torres, chi era costui?
IL FLOP – Tiratina d’orecchie per il Newcastle – eccezion fatta per il solito, dilagante Demba Ba. Perdere contro Chelsea e Manchester City ci può stare, rimediare quattro sberle a Norwich molto meno, specialmente se si hanno ambizioni di un piazzamento in Europa.
LA SORPRESA – Il Wigan non molla mai, come abbondantemente dimostrato nelle sue sei stagioni consecutive di permanenza in Premier. Reduci dalla lezione subita in casa dall'Arsenal, i Latics hanno centrato la seconda vittoria consecutiva in trasferta a spese di una diretta concorrente come il West Bromwich Albion. Sugli scudi il giovane attaccante Victor Moses, autore di una prova magistrale coronata dal goal del pareggio e dal fallo subito che ha determinato il rigore del definitivo 2-1.
TOH CHI SI RIVEDE – Tra presunti insulti razziali e accertati gestacci al pubblico avversario, Luis Suarez è finito sotto la lente dei riflettori per una serie di problematiche di carattere comportamentale. La sua quarta rete in Premier, oltre a regalare i tre punti al Liverpool, fa sì che si torni a parlare dell'uruguayano solo per le prodezze sul rettangolo da gioco.
LA CHICCA – Il match tra Manchester United e Wolverhampton è stato diretto senza particolari problemi da Michael Oliver, divenuto lo scorso anno, alla tenera età di 25 anni, il più giovane arbitro della storia della Premier.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Ashley Williams è una delle colonne del sorprendente Swansea City di questa prima metà della stagione. Il terzino destro, nazionale gallese, presidia con stile la sua fascia, non disdegnando puntate offensive. Da tenere d’occhio.
Bene anche Arsenal e Liverpool, mentre il Tottenham incappa in un brutto passo falso sul campo dello Stoke. Harry Redknapp va su tutte le furie per alcune controverse decisioni arbitrali.
COS'E' SUCCESSO – Per merito dell’impresa del Chelsea torna l’equilibrio nelle alte sfere della Premier. La squadra di Andrè Villas-Boas riacciuffa e poi supera un City che non riesce a sfruttare al meglio l’ottava marcatura in campionato di Mario Balotelli. Dopo otto giornate a digiuno, torna al goal Wayne Rooney. La sua doppietta e quella di Nani riavvicinano il Manchester United alla vetta e leniscono un po' i tanti patemi per la clamorosa eliminazione dalla Champions League. Dopo sei vittorie consecutive brusco stop per il Tottenham, affondato a Stoke dall'ex Matthew Etherington. Potters ottavi, a un passo dall'Europa League. Nel match celebrativo del 125esimo compleanno dell’Arsenal, Robin Van Persie segna la 33esima rete del 2011 sotto gli occhi di Titì Henry, al quale è stata appena dedicata una statua davanti all’Emirates Stadium. Il Liverpool ritrova i tre punti e un buon livello di gioco contro il QPR, mentre il Newcastle rimedia la terza sconfitta in quattro match al cospetto di un Norwich molto brillante e concreto. Nelle retrovie colpo di coda del Wigan a West Bromwich e rocambolesco successo del Sunderland a spese del Blackburn. La prima in panchina di Martin O’Neill allo Stadium of Light si trasforma in un trionfo nei minuti di recupero, dopo che per buona parte del match i Black Cats si erano ritrovati sotto.
IL TOP – Le amnesie difensive rimangono, vedi in particolare sul goal di Balotelli, ma la crisi di gioco e risultati sembra ormai solo un brutto ricordo. Il Chelsea si aggiudica tre punti di platino grazie a un match di grande spessore contro la capolista. Una menzione più che dovuta per Dean Sturridge, determinante in entrambe le marcature dei Blues. Fernando Torres, chi era costui?
IL FLOP – Tiratina d’orecchie per il Newcastle – eccezion fatta per il solito, dilagante Demba Ba. Perdere contro Chelsea e Manchester City ci può stare, rimediare quattro sberle a Norwich molto meno, specialmente se si hanno ambizioni di un piazzamento in Europa.
LA SORPRESA – Il Wigan non molla mai, come abbondantemente dimostrato nelle sue sei stagioni consecutive di permanenza in Premier. Reduci dalla lezione subita in casa dall'Arsenal, i Latics hanno centrato la seconda vittoria consecutiva in trasferta a spese di una diretta concorrente come il West Bromwich Albion. Sugli scudi il giovane attaccante Victor Moses, autore di una prova magistrale coronata dal goal del pareggio e dal fallo subito che ha determinato il rigore del definitivo 2-1.
TOH CHI SI RIVEDE – Tra presunti insulti razziali e accertati gestacci al pubblico avversario, Luis Suarez è finito sotto la lente dei riflettori per una serie di problematiche di carattere comportamentale. La sua quarta rete in Premier, oltre a regalare i tre punti al Liverpool, fa sì che si torni a parlare dell'uruguayano solo per le prodezze sul rettangolo da gioco.
LA CHICCA – Il match tra Manchester United e Wolverhampton è stato diretto senza particolari problemi da Michael Oliver, divenuto lo scorso anno, alla tenera età di 25 anni, il più giovane arbitro della storia della Premier.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Ashley Williams è una delle colonne del sorprendente Swansea City di questa prima metà della stagione. Il terzino destro, nazionale gallese, presidia con stile la sua fascia, non disdegnando puntate offensive. Da tenere d’occhio.
domenica 11 dicembre 2011
Community Shield via da Wembley causa Olimpiadi
Copio e incollo da Goal.com
Cambia sede la Community Shield. La celebre competizione, paragonabile alla nostra Supercoppa, vede scontrarsi ad inizio stagione i vincitori della Premier League e della FA Cup. Ma c'è qualcosa in più: La Community Shield si disputa nel teatro dei sogni, home of dreams che dir si voglia, ossia lo stadio di Wembley, la casa della nazionale inglese e delle finali.
Quest'anno, però, a causa delle Olimpiadi che si disputeranno in agosto, il celebre stadio londinese non è disponibile. Così la federazione inglese ha optato per il Millennium Stadium di Cardiff ma anche l'impianto gallese sarà impegnato nell'ospitare eventi nell'ambito della manifestazione a cinque cerchi.
Secondo il Birmingham Mail, i negoziati con la Football Association per portare la prestigiosa competizione al Villa Park sono in fase avanzata. La seconda scelta è l'Old Trafford, che però non verrà presa in considerazione qualora una delle due squadre di Manchester si qualifichi per la sfida del 13 agosto.
Cambia sede la Community Shield. La celebre competizione, paragonabile alla nostra Supercoppa, vede scontrarsi ad inizio stagione i vincitori della Premier League e della FA Cup. Ma c'è qualcosa in più: La Community Shield si disputa nel teatro dei sogni, home of dreams che dir si voglia, ossia lo stadio di Wembley, la casa della nazionale inglese e delle finali.
Quest'anno, però, a causa delle Olimpiadi che si disputeranno in agosto, il celebre stadio londinese non è disponibile. Così la federazione inglese ha optato per il Millennium Stadium di Cardiff ma anche l'impianto gallese sarà impegnato nell'ospitare eventi nell'ambito della manifestazione a cinque cerchi.
Secondo il Birmingham Mail, i negoziati con la Football Association per portare la prestigiosa competizione al Villa Park sono in fase avanzata. La seconda scelta è l'Old Trafford, che però non verrà presa in considerazione qualora una delle due squadre di Manchester si qualifichi per la sfida del 13 agosto.
venerdì 9 dicembre 2011
Modifiche al Craven Cottage?
Come dovrebbe essere la nuova Riverside Stand dello stadio del Fulham qualora venissero portati avanti i lavori di espansione. Io sono molto scettico, lascerei tutto come è adesso...
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martedì 6 dicembre 2011
ll Punto sulla Premier - Man City schiacciasassi, chi lo ferma?
Dodicesima vittoria dei Citizens, dominatori assoluti di questa prima fase di campionato. Lo United regge a fatica il passo.
Rinasce il Chelsea, che infligge la seconda sconfitta stagionale al Newcastle. Sesto successo consecutivo del Tottenham, terzo in classifica con un pensiero alla piazza d'onore.
COS'E' SUCCESSO - La quattordicesima giornata del massimo campionato inglese è all'insegna del ricordo di Gary Speed, la cui morte ha scioccato tutto il mondo del football d'oltre Manica. Per il resto il campo ha riservato ben pochi scossoni alla classifica. Il Norwich non aveva mai vinto in casa del Manchester City nei sedici precedenti incontri e non è apparso di certo in grado di farlo quest’anno. Nettissimo il risultato e il divario tra le due compagini.
Perde pezzi (Chicharito Hernandez) ma passa al Villa Park il Manchester United, braccato da vicino dal Tottenham maramaldo sul Bolton. I Trotters, va detto, sono stati penalizzati dalla prematura espulsione di Gary Cahill, apparsa ingiustificata. Si risolleva il Chelsea. Il 3-0 con cui sommerge il Newcastle è però bugiardo, i Magpies non avevano demeritato. Nel Liverpool che perde in extremis con il Fulham, scoppia una nuova polemica sulla condotta di Luis Suarez, reo di aver fatto un gestaccio nei confronti del pubblico del Craven Cottage. L’Arsenal strapazza un Wigan che evidenzia una difesa a tratti imbarazzante. Finalmente una vittoria per il Blackburn e il Wolverhampton. I Wolves approfittano delle distrazioni e del pessimo stato di forma del Sunderland, ormai ufficialmente in lotta per non retrocedere.
IL TOP - Il contestatissimo allenatore del Blackburn Steve Kean dovrà offrire più di una cena a Yakubu, che con il suo fantastico poker di reti gli ha, per il momento, salvato la panchina. L'attaccante di origini nigeriane, per la verità già autore di triplette con Portsmouth ed Everton, era arrivato a Ewood Park molto in sordina, senza la garanzia di un posto da titolare. Ora rischia di diventare il protagonista assoluto di una salvezza che è probabilissimo i Rovers dovranno inseguire fino all'ultima giornata di campionato.
IL FLOP - Alex McLeish paga la sua consueta condotta di gara attendista, reiterata anche dopo il vantaggio del Manchester United nel primo tempo della gara del Villa Park. Con i Red Devils in non eccellente stato di forma, forse sarebbe stato meglio osare di più. Intanto l’Aston Villa si allontana dai piazzamenti validi per un posto in Europa League, avvicinandosi alla zona calda della classifica.
LA SORPRESA - Mai avremmo creduto che un attaccante in apparenza adatto solo alle divisioni minori e anche un po' stagionato come Heidur Helguson potesse segnare sei goal in Premier – l'ultimo nel match casalingo del QPR contro il West Bromwich. E pensare che non siamo nemmeno a metà campionato...
TOH CHI SI RIVEDE - Dopo un anno sabbatico, Martin O'Neill è tornato ad allenare una squadra di Premier. L'ex tecnico dell'Aston Villa domenica non era in panchina - esordirà la settimana prossima - per il match che il suo Sunderland ha perso in maniera rocambolesca a Wolverhampton. Il compito che attende il nord-irlandese e senza dubbio molto complicato. A dir poco.
LA CHICCA - Se Aston Villa-Manchester United è stata la partita degli infortuni di una certa entità (Hernandez, Given e Jenas, in ordine temporale), Newcastle v Chelsea sarà ricordata per i tanti legni colpiti dalle due squadre, ben cinque.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - L'olandese Tim Krul è uno dei giovani portieri più interessanti del panorama europeo. Sabato, nonostante i tre gol subiti dal Chelsea, ha sfoderato una prestazione magistrale, parando alla grande un rigore allo specialista Frankie Lampard e compiendo almeno altri tre miracoli. Il Newcastle ha senza dubbio trovato il degno erede di Shay Given.
Rinasce il Chelsea, che infligge la seconda sconfitta stagionale al Newcastle. Sesto successo consecutivo del Tottenham, terzo in classifica con un pensiero alla piazza d'onore.
COS'E' SUCCESSO - La quattordicesima giornata del massimo campionato inglese è all'insegna del ricordo di Gary Speed, la cui morte ha scioccato tutto il mondo del football d'oltre Manica. Per il resto il campo ha riservato ben pochi scossoni alla classifica. Il Norwich non aveva mai vinto in casa del Manchester City nei sedici precedenti incontri e non è apparso di certo in grado di farlo quest’anno. Nettissimo il risultato e il divario tra le due compagini.
Perde pezzi (Chicharito Hernandez) ma passa al Villa Park il Manchester United, braccato da vicino dal Tottenham maramaldo sul Bolton. I Trotters, va detto, sono stati penalizzati dalla prematura espulsione di Gary Cahill, apparsa ingiustificata. Si risolleva il Chelsea. Il 3-0 con cui sommerge il Newcastle è però bugiardo, i Magpies non avevano demeritato. Nel Liverpool che perde in extremis con il Fulham, scoppia una nuova polemica sulla condotta di Luis Suarez, reo di aver fatto un gestaccio nei confronti del pubblico del Craven Cottage. L’Arsenal strapazza un Wigan che evidenzia una difesa a tratti imbarazzante. Finalmente una vittoria per il Blackburn e il Wolverhampton. I Wolves approfittano delle distrazioni e del pessimo stato di forma del Sunderland, ormai ufficialmente in lotta per non retrocedere.
IL TOP - Il contestatissimo allenatore del Blackburn Steve Kean dovrà offrire più di una cena a Yakubu, che con il suo fantastico poker di reti gli ha, per il momento, salvato la panchina. L'attaccante di origini nigeriane, per la verità già autore di triplette con Portsmouth ed Everton, era arrivato a Ewood Park molto in sordina, senza la garanzia di un posto da titolare. Ora rischia di diventare il protagonista assoluto di una salvezza che è probabilissimo i Rovers dovranno inseguire fino all'ultima giornata di campionato.
IL FLOP - Alex McLeish paga la sua consueta condotta di gara attendista, reiterata anche dopo il vantaggio del Manchester United nel primo tempo della gara del Villa Park. Con i Red Devils in non eccellente stato di forma, forse sarebbe stato meglio osare di più. Intanto l’Aston Villa si allontana dai piazzamenti validi per un posto in Europa League, avvicinandosi alla zona calda della classifica.
LA SORPRESA - Mai avremmo creduto che un attaccante in apparenza adatto solo alle divisioni minori e anche un po' stagionato come Heidur Helguson potesse segnare sei goal in Premier – l'ultimo nel match casalingo del QPR contro il West Bromwich. E pensare che non siamo nemmeno a metà campionato...
TOH CHI SI RIVEDE - Dopo un anno sabbatico, Martin O'Neill è tornato ad allenare una squadra di Premier. L'ex tecnico dell'Aston Villa domenica non era in panchina - esordirà la settimana prossima - per il match che il suo Sunderland ha perso in maniera rocambolesca a Wolverhampton. Il compito che attende il nord-irlandese e senza dubbio molto complicato. A dir poco.
LA CHICCA - Se Aston Villa-Manchester United è stata la partita degli infortuni di una certa entità (Hernandez, Given e Jenas, in ordine temporale), Newcastle v Chelsea sarà ricordata per i tanti legni colpiti dalle due squadre, ben cinque.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - L'olandese Tim Krul è uno dei giovani portieri più interessanti del panorama europeo. Sabato, nonostante i tre gol subiti dal Chelsea, ha sfoderato una prestazione magistrale, parando alla grande un rigore allo specialista Frankie Lampard e compiendo almeno altri tre miracoli. Il Newcastle ha senza dubbio trovato il degno erede di Shay Given.
domenica 4 dicembre 2011
Una serata allo Stamford Bridge
Lo pubblico con ritardo, visto che tra lavoro e influenza ci ho messo un po' per scriverlo...
Venti match in sette anni. È la sfida infinita, quella dei blu contro i rossi, che, visto l'elemento cromatico, ricorda tanto le interminabili partite di Subbuteo di quando si era bambini. Chelsea vs Liverpool è ormai una delle nuove classiche del calcio inglese. Sono soprattutto i recenti duelli in Champions League ad aver fomentato una rivalità che corre sul filo della storica contrapposizione tra nord e sud dell'Inghilterra. Per i quarti di finale di Carling Cup la tifoseria dei Reds è scesa in massa nel West End londinese, anche grazie alla maggior disponibilità di biglietti che per regola devono essere messi a disposizione per le gare di coppa. La Shed End riservata agli Scousers è stracolma, come del resto le altre tre tribune dello stadio che la dirigenza dei Blues vorrebbe tanto abbandonare per altri lidi – e capienze maggiori – ma che per una complicata storia di diritti di proprietà che coinvolge un gruppo di supporter forse si dovranno tenere per qualche anno ancora. A proposito dei fan del Chelsea, sulle balaustre della West Stand e della East Stand ci sono striscioni di club di tifosi che testimoniano come il club guidato da Roman Abramovich sia ormai un “brand” globale: Malta, Texas, Belgio ma anche Olomouc, cittadina della Repubblica Ceca.
Nella Matthew Harding End, vice-presidente negli anni Novanta morto poi in un incidente aereo, c'è chi esprime affetto e solidarietà a André Villas-Boas, sebbene tutti quelli con cui scambiamo due chiacchiere siano prontissimi a ribadire che Josè Mourinho “era un'altra cosa”.
Era ben altra cosa anche Frankie Lampard, quando guidava il centrocampo e segnava goal a grappoli. Ora non è che la pallida ombra di quel giocatore e il popolo di Stamford Bridge se ne rende conto perfettamente. Per carità, nessuno lo contesta. Anzi, il buon Frankie viene spesso incoraggiato, ma che lui sia una delle note dolenti dei Blues è un dato di fatto.
Infarcite di riserve – sei-sette per team – Chelsea e Liverpool non mettono in scena un primo tempo memorabile. L'elegante possesso palla dei Reds, già ammirato nell'incontro di campionato di dieci giorni prima, si ripete, per la frustrazione della tifoseria locale e, immaginiamo, di Villas-Boas. In mezzo al campo Josh McEachran è troppo leggero e pure costretto a uscire anzitempo per infortunio, avanti Fernando Torres, per la gioia degli Scousers, ne imbrocca poche e Romelu Lukaku è macchinoso e impacciato. A essere ottimisti, il ragazzone belga ma di origini congolesi è un diamante ancora molto grezzo, con ampi margini di miglioramento.
Anche dall'altra parte Andy Carroll – uno costato una quarantina di milioni di euro – delude e non solo perché spreca un rigore scaraventando la palla addosso a Ross Turnbull. Fortuna per Kenny Dalglish – continuamente osannato dai suoi tifosi – che Craig Bellamy sia molto ispirato, nonostante si trovi ancora sotto shock per la morte del suo amico Gary Speed. Due assist del gallese per Maxi Rodriguez (già in rete nel match di campionato) e Martin Kelly (prima marcatura con la maglia della compagine per cui tifava da bimbo) e il passaggio alle semifinali è cosa fatta. La passerella finale e l'abbraccio che Dalglish riserva a Bellamy è reso ancora più significativo dal coro “There's only one Gary Speed” intonato dal contingente arrivato dalla Merseyside, dal momento che il compianto allenatore del Galles aveva indossato la maglia dei rivali cittadini dell'Everton.
Le imprese nelle coppe che evocava il programma del match, come il leggendario 4-2 del 1978 inflitto a un Liverpool campione d'Europa in carica e il 2-0 del 1982, quando il Chelsea vivacchiava in Second Division, non sono evidentemente servite da stimolo e ispirazione per i ragazzi in blu.
Mentre dal quarto tutto rosso dello stadio si alza l'immortale “You'll Never Walk Alone”, i supporter del team londinese iniziano a prendere la strada di casa. “Continuiamo a perdere”, mormora un ragazzino al papà, il quale forse memore dei pochi alti e dei tanti bassi dell'era pre-Abramovich, non sembra farsene troppo un cruccio.
Venti match in sette anni. È la sfida infinita, quella dei blu contro i rossi, che, visto l'elemento cromatico, ricorda tanto le interminabili partite di Subbuteo di quando si era bambini. Chelsea vs Liverpool è ormai una delle nuove classiche del calcio inglese. Sono soprattutto i recenti duelli in Champions League ad aver fomentato una rivalità che corre sul filo della storica contrapposizione tra nord e sud dell'Inghilterra. Per i quarti di finale di Carling Cup la tifoseria dei Reds è scesa in massa nel West End londinese, anche grazie alla maggior disponibilità di biglietti che per regola devono essere messi a disposizione per le gare di coppa. La Shed End riservata agli Scousers è stracolma, come del resto le altre tre tribune dello stadio che la dirigenza dei Blues vorrebbe tanto abbandonare per altri lidi – e capienze maggiori – ma che per una complicata storia di diritti di proprietà che coinvolge un gruppo di supporter forse si dovranno tenere per qualche anno ancora. A proposito dei fan del Chelsea, sulle balaustre della West Stand e della East Stand ci sono striscioni di club di tifosi che testimoniano come il club guidato da Roman Abramovich sia ormai un “brand” globale: Malta, Texas, Belgio ma anche Olomouc, cittadina della Repubblica Ceca.
Nella Matthew Harding End, vice-presidente negli anni Novanta morto poi in un incidente aereo, c'è chi esprime affetto e solidarietà a André Villas-Boas, sebbene tutti quelli con cui scambiamo due chiacchiere siano prontissimi a ribadire che Josè Mourinho “era un'altra cosa”.
Era ben altra cosa anche Frankie Lampard, quando guidava il centrocampo e segnava goal a grappoli. Ora non è che la pallida ombra di quel giocatore e il popolo di Stamford Bridge se ne rende conto perfettamente. Per carità, nessuno lo contesta. Anzi, il buon Frankie viene spesso incoraggiato, ma che lui sia una delle note dolenti dei Blues è un dato di fatto.
Infarcite di riserve – sei-sette per team – Chelsea e Liverpool non mettono in scena un primo tempo memorabile. L'elegante possesso palla dei Reds, già ammirato nell'incontro di campionato di dieci giorni prima, si ripete, per la frustrazione della tifoseria locale e, immaginiamo, di Villas-Boas. In mezzo al campo Josh McEachran è troppo leggero e pure costretto a uscire anzitempo per infortunio, avanti Fernando Torres, per la gioia degli Scousers, ne imbrocca poche e Romelu Lukaku è macchinoso e impacciato. A essere ottimisti, il ragazzone belga ma di origini congolesi è un diamante ancora molto grezzo, con ampi margini di miglioramento.
Anche dall'altra parte Andy Carroll – uno costato una quarantina di milioni di euro – delude e non solo perché spreca un rigore scaraventando la palla addosso a Ross Turnbull. Fortuna per Kenny Dalglish – continuamente osannato dai suoi tifosi – che Craig Bellamy sia molto ispirato, nonostante si trovi ancora sotto shock per la morte del suo amico Gary Speed. Due assist del gallese per Maxi Rodriguez (già in rete nel match di campionato) e Martin Kelly (prima marcatura con la maglia della compagine per cui tifava da bimbo) e il passaggio alle semifinali è cosa fatta. La passerella finale e l'abbraccio che Dalglish riserva a Bellamy è reso ancora più significativo dal coro “There's only one Gary Speed” intonato dal contingente arrivato dalla Merseyside, dal momento che il compianto allenatore del Galles aveva indossato la maglia dei rivali cittadini dell'Everton.
Le imprese nelle coppe che evocava il programma del match, come il leggendario 4-2 del 1978 inflitto a un Liverpool campione d'Europa in carica e il 2-0 del 1982, quando il Chelsea vivacchiava in Second Division, non sono evidentemente servite da stimolo e ispirazione per i ragazzi in blu.
Mentre dal quarto tutto rosso dello stadio si alza l'immortale “You'll Never Walk Alone”, i supporter del team londinese iniziano a prendere la strada di casa. “Continuiamo a perdere”, mormora un ragazzino al papà, il quale forse memore dei pochi alti e dei tanti bassi dell'era pre-Abramovich, non sembra farsene troppo un cruccio.
venerdì 2 dicembre 2011
domenica 27 novembre 2011
ll Punto sulla Premier – Il City rallenta, ma lo United non ne approfitta
Nel fine settimana funestato dalla terribile notizia della morte di Gary Speed solo un pareggio per entrambi i team di Manchester. Una menzione speciale per il Tottenham che, se non avesse iniziato in maniera pessima la stagione, ora si troverebbe testa a testa con il Manchester City.
COS'E' SUCCESSO – Swansea-Aston Villa si è disputata lo stesso, mentre Craig Bellamy ha chiesto e ottenuto di non essere schierato da Kenny Dalglish nell'undici titolare del Liverpool. L'incredibile fine dell'allenatore del Galles, nonché protagonista assoluto in Premier con ben 535 presenze, ha condizionato e non poco la domenica di campionato. Nel big match dell'Anfield Road i Reds hanno imposto il pareggio alla capolista, sfiorando il successo nel finale. Male Mario Balotelli, espulso. Manchester United infuriato contro l'arbitro Mike Jones, colpevole di aver dato retta al guardalinee nell'assegnare un (inesistente) rigore al Newcastle, uscito così imbattuto dall'Old Trafford. Paradossalmente i Red Devils hanno disputato una partita di gran lunga migliore rispetto a quelle viste nell'ultimo periodo, raccogliendo però un solo punto e non riuscendo così ad accorciare le distanze con i cugini. Brodino caldo per André Villas-Boas, che per il momento salva la sua panchina. I suoi Blues strapazzano un Wolverhampton troppo tenero per impensierire una compagine comunque in crisi come il Chelsea. Quinto successo consecutivo per il Tottenham, che a West Bromwich prima va sotto e poi dilaga. Ancora sugli scudi l'ex Gunner Emmanuel Adebayor. A proposito di Arsenal, brutta battuta d'arresto interna contro il Fulham, che raccoglie un punto d'oro nella lotta per non retrocedere. Nelle parti basse della classifica sprofonda il Blackburn, superato da uno Stoke alla prima affermazione dopo quattro sconfitte. Colpo di coda del Wigan, bravo a recuperare lo svantaggio sul campo del Sunderland – disastroso Wes Brown, responsabile per il goal del 2-1 dei Latics. Ancora malissimo il Bolton, che subisce l'espulsione di David Wheater dopo appena 20 minuti e poi deve alzare bandiera bianca al cospetto dell'Everton.
IL TOP – Un paio di settimane fa abbiamo affermato senza mezzi termini che il Liverpool è fuori dalla corsa al titolo. Continuiamo a pensarlo, però se dipendesse solo dagli scontri diretti forse i Reds potrebbero occupare ben altra posizione in classifica. Vittoriosi a Londra contro Chelsea e Arsenal, in casa hanno pareggiato con tutte e due le squadre di Manchester. Ma sia con lo United che domenica contro il City meritavano senza dubbio di aggiudicarsi l'intera posta in palio.
IL FLOP – Un'affermazione contro il Wigan poteva significare mettere parecchio fieno in cascina nella lotta per evitare il capitombolo in Championship. Il Sunderland aveva pure iniziato bene, portandosi in vantaggio, ma poi all'insegna di clamorosi errori difensivi e inconsistenza in attacco i Black Cats hanno finito per soccombere. Tra i boo del pubblico dello Stadium of Light, che aveva ben donde di essere infuriato.
LA SORPRESA – Reduce da un filotto di cinque vittorie consecutive in campionato, l'Arsenal era atteso da un compito relativamente facile contro il pericolante Fulham. I Cottagers non solo hanno giocato un'ottima partita, ma hanno anche sfiorato il successo. Ma di questi tempi dalle parti dell'Emirates anche pareggio è impresa non da poco.
TOH CHI SI RIVEDE – Con l'arrivo di Emmanuel Adebayor ha perso in maniera pressoché definitiva il posto da titolare. Ma oltre a segnare valanghe di goal nel campionato riserve (cinque nell'impegno infrasettimanale contro il Charlton), Jermain Defoe viene spesso impiegato da Harry Redknapp a partita iniziata per scardinare le difese avversarie. Contro il West Bromwich ha segnato il goal del 2-1 che ha spianato la strada agli Spurs, ormai a un passo dal secondo posto.
LA CHICCA – I giocatori dello Stoke City hanno raccolto l'invito di Robert Huth, uno dei promotori della raccolta fondi sulla ricerca sul cancro alla prostata, e da qualche giorno si sono fatti crescere i baffi, come si poteva ben notare nel match casalingo contro il Blackburn, dominato dai Potters.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Apostolos Vellios, ora in forza all'Everton, è un diciannovenne attaccante greco prelevato in estate dall'Iraklis. Il suo impatto in Premier è stato finora bel al di là delle attese. Nonostante non giochi quasi mai da titolare, infatti, ha già realizzato tre reti. I Toffeemen hanno un budget sempre più limitato, quindi riuscire a scovare giovani talenti per loro diventa di fondamentale importanza per mantenersi a buoni livelli in campionato.
COS'E' SUCCESSO – Swansea-Aston Villa si è disputata lo stesso, mentre Craig Bellamy ha chiesto e ottenuto di non essere schierato da Kenny Dalglish nell'undici titolare del Liverpool. L'incredibile fine dell'allenatore del Galles, nonché protagonista assoluto in Premier con ben 535 presenze, ha condizionato e non poco la domenica di campionato. Nel big match dell'Anfield Road i Reds hanno imposto il pareggio alla capolista, sfiorando il successo nel finale. Male Mario Balotelli, espulso. Manchester United infuriato contro l'arbitro Mike Jones, colpevole di aver dato retta al guardalinee nell'assegnare un (inesistente) rigore al Newcastle, uscito così imbattuto dall'Old Trafford. Paradossalmente i Red Devils hanno disputato una partita di gran lunga migliore rispetto a quelle viste nell'ultimo periodo, raccogliendo però un solo punto e non riuscendo così ad accorciare le distanze con i cugini. Brodino caldo per André Villas-Boas, che per il momento salva la sua panchina. I suoi Blues strapazzano un Wolverhampton troppo tenero per impensierire una compagine comunque in crisi come il Chelsea. Quinto successo consecutivo per il Tottenham, che a West Bromwich prima va sotto e poi dilaga. Ancora sugli scudi l'ex Gunner Emmanuel Adebayor. A proposito di Arsenal, brutta battuta d'arresto interna contro il Fulham, che raccoglie un punto d'oro nella lotta per non retrocedere. Nelle parti basse della classifica sprofonda il Blackburn, superato da uno Stoke alla prima affermazione dopo quattro sconfitte. Colpo di coda del Wigan, bravo a recuperare lo svantaggio sul campo del Sunderland – disastroso Wes Brown, responsabile per il goal del 2-1 dei Latics. Ancora malissimo il Bolton, che subisce l'espulsione di David Wheater dopo appena 20 minuti e poi deve alzare bandiera bianca al cospetto dell'Everton.
IL TOP – Un paio di settimane fa abbiamo affermato senza mezzi termini che il Liverpool è fuori dalla corsa al titolo. Continuiamo a pensarlo, però se dipendesse solo dagli scontri diretti forse i Reds potrebbero occupare ben altra posizione in classifica. Vittoriosi a Londra contro Chelsea e Arsenal, in casa hanno pareggiato con tutte e due le squadre di Manchester. Ma sia con lo United che domenica contro il City meritavano senza dubbio di aggiudicarsi l'intera posta in palio.
IL FLOP – Un'affermazione contro il Wigan poteva significare mettere parecchio fieno in cascina nella lotta per evitare il capitombolo in Championship. Il Sunderland aveva pure iniziato bene, portandosi in vantaggio, ma poi all'insegna di clamorosi errori difensivi e inconsistenza in attacco i Black Cats hanno finito per soccombere. Tra i boo del pubblico dello Stadium of Light, che aveva ben donde di essere infuriato.
LA SORPRESA – Reduce da un filotto di cinque vittorie consecutive in campionato, l'Arsenal era atteso da un compito relativamente facile contro il pericolante Fulham. I Cottagers non solo hanno giocato un'ottima partita, ma hanno anche sfiorato il successo. Ma di questi tempi dalle parti dell'Emirates anche pareggio è impresa non da poco.
TOH CHI SI RIVEDE – Con l'arrivo di Emmanuel Adebayor ha perso in maniera pressoché definitiva il posto da titolare. Ma oltre a segnare valanghe di goal nel campionato riserve (cinque nell'impegno infrasettimanale contro il Charlton), Jermain Defoe viene spesso impiegato da Harry Redknapp a partita iniziata per scardinare le difese avversarie. Contro il West Bromwich ha segnato il goal del 2-1 che ha spianato la strada agli Spurs, ormai a un passo dal secondo posto.
LA CHICCA – I giocatori dello Stoke City hanno raccolto l'invito di Robert Huth, uno dei promotori della raccolta fondi sulla ricerca sul cancro alla prostata, e da qualche giorno si sono fatti crescere i baffi, come si poteva ben notare nel match casalingo contro il Blackburn, dominato dai Potters.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Apostolos Vellios, ora in forza all'Everton, è un diciannovenne attaccante greco prelevato in estate dall'Iraklis. Il suo impatto in Premier è stato finora bel al di là delle attese. Nonostante non giochi quasi mai da titolare, infatti, ha già realizzato tre reti. I Toffeemen hanno un budget sempre più limitato, quindi riuscire a scovare giovani talenti per loro diventa di fondamentale importanza per mantenersi a buoni livelli in campionato.
Gary Speed è morto a soli 42 anni
L'allenatore del Galles e uno dei migliori centrocampisti degli ultimi anni pare si sia suicidato nella notte. Francamente stento a crederci, è una notizia sconvolgente, a dir poco...
venerdì 25 novembre 2011
Young guns
Lo inseguivano tutte le grandi, alla fine l'ha spuntata il Chelsea. Pare che Oluwaseyi Ojo, quattordicenne di origini nigeriane, sia un centrocampista dal fulgido futuro, tanto che i Blues per strapparlo al Franchise F.C. (pardon, ai Milton Keynes Dons) hanno sborsato 1,5 milioni di sterline, che potrebbero diventare due qualora il ragazzo si facesse valere. Nazionale under 16, Ojo potrebbe però essere uno degli ultimi adolescenti a venir pagato così tanto.
Secondo il nuovo sistema concordato dalla Football League, a fronte di un aumento dei fondi messi a disposizione anche dai club di Premier per i settori giovanili delle compagini di Championship, League One e Two, il “costo” delle promesse in erba dovrebbe diminuire. Staremo a vedere, nella speranza che lo strapotere della Premier League non l'abbia vinta ancora una volta...
Secondo il nuovo sistema concordato dalla Football League, a fronte di un aumento dei fondi messi a disposizione anche dai club di Premier per i settori giovanili delle compagini di Championship, League One e Two, il “costo” delle promesse in erba dovrebbe diminuire. Staremo a vedere, nella speranza che lo strapotere della Premier League non l'abbia vinta ancora una volta...
giovedì 24 novembre 2011
Recensione molto gradita
Quella di Roberto Gotta sul suo blog Mr Football all'interno del sito del Guerin Sportivo. Lui sì che è un grandissimo esperto di calcio inglese, oltre a essere un ottimo giornalista.
Copio e incollo qui di seguito.
E quando Londra chiama siamo tutti sull’attenti, anche se la capitale si sta un po’ involgarendo. London Calling nella sua accezione migliore dal punto di vista calcistico, partendo dall’Arsenal ed estendendosi al resto della metropoli, è però il titolo dell’ultimo libro dell’accoppiata Luca Manes-Max Troiani, già autori di Celtic Forever, e un filo che collega due grandi squadre (e due grandi città di calcio) identificabili per qualcosa di più che non il nome e la notorietà si nota immediatamente.
Sarebbe disonesto recensire un libro che non abbiamo (ancora) letto, ma vi potete fidare del giudizio di Mister Football, perché dietro a London Calling c’è la garanzia di studio, serietà e passione da parte degli autori. E su questo ribadiamo il concetto a costo di essere pedanti e scontrosi: troppo facile negli ultimi tempi gettarsi a denti scoperti sul calcio inglese, divenuto una sorta di passione collettiva (che raramente hanno basi solide), troppi che vi si dedicano per puro cinismo e calcolo commerciale, mentre va molto più seguito chi, come Luca e Max, l’attrazione verso quel calcio la prova da quando qui in Italia essere appassionati di calcio britannico voleva dire sentirsi mosche bianche, sportivi quasi bizzarri, persino sospetti. Erano i tempi in cui i media di una nazione in cui alle partite si sparavano razzi assassini e petardi da marina preferiva ironizzare sugli hooligans (orrendi, per carità) e qualsiasi accenno di simpatia verso quel tipo di calcio, che vinceva coppe europee senza stranieri se non altri britannici, zero argentini e zero brasiliani, veniva osservato con perplessità quando andava bene. È un calcio non perfetto e non del tutto pulito in alcuni aspetti (alcuni dei personaggi che vi circolano non ci piacciono per nulla), ma non ha ancora prodotto scandali come Calciopoli, ed è già qualcosa, anzi molto. Luca e Max, anche se più giovani dell’estensore di Mister Football, hanno compreso questa realtà prima che il calcio inglese fosse accessibile a tutti, e per questo motivo ogni loro opera è, ci ripetiamo, una garanzia.
Per completezza e correttezza, infine, ecco l’auto-descrizione del libro, alias sinossi, anche se Mister Football, che è un po’ ignorante, non sa cosa voglia dire, esattamente.
“Monarchia, ma anche mode e sottoculture giovanili. Democrazia parlamentare e pure gruppi musicali. E ancora finanza e musical. Londra è sinonimo di queste e di un’infinità di altre cose. Non poteva allora non essere sinonimo di football. Nella capitale inglese sono state codificate le regole poi adottate in giro per il globo, sono nate la prima federazione nazionale, la prima lega e la prima competizione a squadre. Nessuna città al mondo può vantare così tante squadre professionistiche, così tanti derby, così tanti stadi. L’Arsenal, la squadra più amata a Londra, vanta in Italia un nutrito numero di fan club. Inoltre, sono decine di migliaia gli italiani appassionati del calcio inglese”…
… anche se, e qui si reinserisce il parere di Mister Football sulle ultime parole della sinossi, una volta scremato chi lo segue per moda senza averne compreso il reale spirito il numero scenderebbe di parecchio. Ma non è un peccato.
Copio e incollo qui di seguito.
E quando Londra chiama siamo tutti sull’attenti, anche se la capitale si sta un po’ involgarendo. London Calling nella sua accezione migliore dal punto di vista calcistico, partendo dall’Arsenal ed estendendosi al resto della metropoli, è però il titolo dell’ultimo libro dell’accoppiata Luca Manes-Max Troiani, già autori di Celtic Forever, e un filo che collega due grandi squadre (e due grandi città di calcio) identificabili per qualcosa di più che non il nome e la notorietà si nota immediatamente.
Sarebbe disonesto recensire un libro che non abbiamo (ancora) letto, ma vi potete fidare del giudizio di Mister Football, perché dietro a London Calling c’è la garanzia di studio, serietà e passione da parte degli autori. E su questo ribadiamo il concetto a costo di essere pedanti e scontrosi: troppo facile negli ultimi tempi gettarsi a denti scoperti sul calcio inglese, divenuto una sorta di passione collettiva (che raramente hanno basi solide), troppi che vi si dedicano per puro cinismo e calcolo commerciale, mentre va molto più seguito chi, come Luca e Max, l’attrazione verso quel calcio la prova da quando qui in Italia essere appassionati di calcio britannico voleva dire sentirsi mosche bianche, sportivi quasi bizzarri, persino sospetti. Erano i tempi in cui i media di una nazione in cui alle partite si sparavano razzi assassini e petardi da marina preferiva ironizzare sugli hooligans (orrendi, per carità) e qualsiasi accenno di simpatia verso quel tipo di calcio, che vinceva coppe europee senza stranieri se non altri britannici, zero argentini e zero brasiliani, veniva osservato con perplessità quando andava bene. È un calcio non perfetto e non del tutto pulito in alcuni aspetti (alcuni dei personaggi che vi circolano non ci piacciono per nulla), ma non ha ancora prodotto scandali come Calciopoli, ed è già qualcosa, anzi molto. Luca e Max, anche se più giovani dell’estensore di Mister Football, hanno compreso questa realtà prima che il calcio inglese fosse accessibile a tutti, e per questo motivo ogni loro opera è, ci ripetiamo, una garanzia.
Per completezza e correttezza, infine, ecco l’auto-descrizione del libro, alias sinossi, anche se Mister Football, che è un po’ ignorante, non sa cosa voglia dire, esattamente.
“Monarchia, ma anche mode e sottoculture giovanili. Democrazia parlamentare e pure gruppi musicali. E ancora finanza e musical. Londra è sinonimo di queste e di un’infinità di altre cose. Non poteva allora non essere sinonimo di football. Nella capitale inglese sono state codificate le regole poi adottate in giro per il globo, sono nate la prima federazione nazionale, la prima lega e la prima competizione a squadre. Nessuna città al mondo può vantare così tante squadre professionistiche, così tanti derby, così tanti stadi. L’Arsenal, la squadra più amata a Londra, vanta in Italia un nutrito numero di fan club. Inoltre, sono decine di migliaia gli italiani appassionati del calcio inglese”…
… anche se, e qui si reinserisce il parere di Mister Football sulle ultime parole della sinossi, una volta scremato chi lo segue per moda senza averne compreso il reale spirito il numero scenderebbe di parecchio. Ma non è un peccato.
mercoledì 23 novembre 2011
Primo turno della coppa più bella del mondo
L'ho scritto tante volte: sono un inguaribile romantico, almeno quando si parla di calcio inglese. Però il pensiero che nessuno dei replay del First Round Proper della FA Cup si sia concluso ai rigori mi fa andare a ninna più sereno. Che ci volete fare, dipendesse da me la Coppa d'Inghilterra sarebbe ancora la competizione più prestigiosa del Pianeta. Purtroppo non lo è più, nemmeno per la maggioranza dei tifosi di oltre Manica. Ma meglio scacciar via i cattivi pensieri e accontentarsi del poco di un turno senza l'orrore dei penalty.
martedì 22 novembre 2011
ll Punto sulla Premier – Tra le grandi stecca solo il Chelsea
Male i Blues, ancora sconfitti in casa. Continua il testa a testa tra United e City, mentre le altre big londinesi non perdono un colpo
Ottime prestazioni per Arsenal e Tottenham, in corsa per un posto in Champions League nonostante un inizio campionato molto balbettante. Prima sconfitta stagionale per il Newcastle.
COS'E' SUCCESSO – Di questo passo raccontare delle gesta del Manchester City rischia di diventare stucchevole. I Light Blues vincono sempre (11 successi su 12 match giocati) e con un margine abbastanza ampio. Anche il Newcastle, fino a sabato imbattuto, non ha quindi fatto eccezione. A tenere viva la lotta per il titolo ci ha pensato il Chicharito Hernandez, che ha colpito a freddo uno Swansea alla prima sconfitta interna stagionale. Robin Van Persie sale a 31 gol realizzati nel 2011 e l'Arsenal prosegue la sua rincorsa alle posizioni di vertice dominando il Norwich ben al di là del 2-1 finale. Nono risultato utile consecutivo per il Tottenham, che stritola un Aston Villa troppo timoroso per impensierire gli scintillanti Spurs di questo frangente. Meritata affermazione del Liverpool allo Stamford Bridge, dove King Kenny Dalglish non ha mai dovuto soccombere né da giocatore né da manager. Per i Blues si può ormai parlare di crisi profonda. Una doppietta di Heidur Helguson regala al QPR tre punti d'oro sul campo dello Stoke. Super Hoops lontani dalla zona retrocessione, dove rimangono ben radicate Blackburn e Wigan, protagonisti di uno spettacolare quanto inutile pareggio nello scontro diretto in programma al DW Stadium.
IL TOP – In nazionale per il momento è chiuso da Glen Johnson e Kyle Walker, ma Micah Richards ce la sta mettendo tutta per far ricredere Fabio Capello. Contro il Newcastle ha segnato un gol di sinistro – che non è il suo piede – si è procurato un rigore e ha difeso alla grande. Insomma, i Tre Leoni nel ruolo di terzino destro hanno solo l'imbarazzo della scelta.
IL FLOP – Gioco spettacolare pochissimo, mister 50 milioni Fernando Torres più spesso in panchina che in campo, difesa porosa come un pietra pomice – John Terry inizia a mostrare i segni dell'età e David Luiz non è ancora all'altezza – e sconfitte in serie contro le grandi. Fare paragoni con il Chelsea di José Mourinho a Carlo Ancelotti sarebbe quanto mai impietoso, anche perché troppi giocatori della rosa attuale sembrano piuttosto bolliti, però André Villas-Boas per il momento non ha certamente conquistato i cuori dei tifosi dello Stamford Bridge. E già si parla dello spettro di Gus Hiddink.
LA SORPRESA – Nel fine settimana non ci sono stati risultati particolarmente eclatanti, ma continua a stupire come il capocannoniere della scorsa stagione, il bulgaro del Manchester United Dimitar Berbatov, non venga mai utilizzato da Ferguson. Che per lui sia prevista una cessione nella finestra invernale del mercato?
TOH CHI SI RIVEDE – Lo scorso 2 novembre aveva subito un intervento d'urgenza alle coronarie. Harry Redknapp si è subito ripreso e già nell'impegno casalingo degli Spurs contro l'Aston Villa era in panchina a timbrare il cartellino. I suoi ragazzi hanno preferito evitargli qualsiasi patema d'animo, dominando in lungo e in largo gli avversari.
LA CHICCA – Nel 2002-03 lo Swansea City andò vicinissimo al capitombolo nel football non league. Si salvò per un solo punto dalla retrocessione nella quinta serie del calcio inglese. Chi l'avrebbe detto che meno di dieci anni dopo dalle parti del Liberty Stadium avrebbero fatto la loro apparizione i campioni d'Inghilterra e vice-campioni d'Europa del Manchester United? Nonostante il risultato negativo, quella di sabato è stata una partita da ricordare per ogni tifoso degli Swans. Specialmente per i fedelissimi che hanno sostenuto la squadra con la stessa passione attuale anche nelle divisioni minori.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Vi serve un difensore esperto, in grado di compiere prodezze come tre salvataggi sulla linea nello spazio di soli 23 minuti o francobollare senza pietà gli attaccanti avversari? Allora Russell Martin, centrale scozzese del Norwich City, fa al caso vostro. Certo, come denotato nel match con l'Arsenal, non gli chiedete troppo spesso di impostare l'azione...
Ottime prestazioni per Arsenal e Tottenham, in corsa per un posto in Champions League nonostante un inizio campionato molto balbettante. Prima sconfitta stagionale per il Newcastle.
COS'E' SUCCESSO – Di questo passo raccontare delle gesta del Manchester City rischia di diventare stucchevole. I Light Blues vincono sempre (11 successi su 12 match giocati) e con un margine abbastanza ampio. Anche il Newcastle, fino a sabato imbattuto, non ha quindi fatto eccezione. A tenere viva la lotta per il titolo ci ha pensato il Chicharito Hernandez, che ha colpito a freddo uno Swansea alla prima sconfitta interna stagionale. Robin Van Persie sale a 31 gol realizzati nel 2011 e l'Arsenal prosegue la sua rincorsa alle posizioni di vertice dominando il Norwich ben al di là del 2-1 finale. Nono risultato utile consecutivo per il Tottenham, che stritola un Aston Villa troppo timoroso per impensierire gli scintillanti Spurs di questo frangente. Meritata affermazione del Liverpool allo Stamford Bridge, dove King Kenny Dalglish non ha mai dovuto soccombere né da giocatore né da manager. Per i Blues si può ormai parlare di crisi profonda. Una doppietta di Heidur Helguson regala al QPR tre punti d'oro sul campo dello Stoke. Super Hoops lontani dalla zona retrocessione, dove rimangono ben radicate Blackburn e Wigan, protagonisti di uno spettacolare quanto inutile pareggio nello scontro diretto in programma al DW Stadium.
IL TOP – In nazionale per il momento è chiuso da Glen Johnson e Kyle Walker, ma Micah Richards ce la sta mettendo tutta per far ricredere Fabio Capello. Contro il Newcastle ha segnato un gol di sinistro – che non è il suo piede – si è procurato un rigore e ha difeso alla grande. Insomma, i Tre Leoni nel ruolo di terzino destro hanno solo l'imbarazzo della scelta.
IL FLOP – Gioco spettacolare pochissimo, mister 50 milioni Fernando Torres più spesso in panchina che in campo, difesa porosa come un pietra pomice – John Terry inizia a mostrare i segni dell'età e David Luiz non è ancora all'altezza – e sconfitte in serie contro le grandi. Fare paragoni con il Chelsea di José Mourinho a Carlo Ancelotti sarebbe quanto mai impietoso, anche perché troppi giocatori della rosa attuale sembrano piuttosto bolliti, però André Villas-Boas per il momento non ha certamente conquistato i cuori dei tifosi dello Stamford Bridge. E già si parla dello spettro di Gus Hiddink.
LA SORPRESA – Nel fine settimana non ci sono stati risultati particolarmente eclatanti, ma continua a stupire come il capocannoniere della scorsa stagione, il bulgaro del Manchester United Dimitar Berbatov, non venga mai utilizzato da Ferguson. Che per lui sia prevista una cessione nella finestra invernale del mercato?
TOH CHI SI RIVEDE – Lo scorso 2 novembre aveva subito un intervento d'urgenza alle coronarie. Harry Redknapp si è subito ripreso e già nell'impegno casalingo degli Spurs contro l'Aston Villa era in panchina a timbrare il cartellino. I suoi ragazzi hanno preferito evitargli qualsiasi patema d'animo, dominando in lungo e in largo gli avversari.
LA CHICCA – Nel 2002-03 lo Swansea City andò vicinissimo al capitombolo nel football non league. Si salvò per un solo punto dalla retrocessione nella quinta serie del calcio inglese. Chi l'avrebbe detto che meno di dieci anni dopo dalle parti del Liberty Stadium avrebbero fatto la loro apparizione i campioni d'Inghilterra e vice-campioni d'Europa del Manchester United? Nonostante il risultato negativo, quella di sabato è stata una partita da ricordare per ogni tifoso degli Swans. Specialmente per i fedelissimi che hanno sostenuto la squadra con la stessa passione attuale anche nelle divisioni minori.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Vi serve un difensore esperto, in grado di compiere prodezze come tre salvataggi sulla linea nello spazio di soli 23 minuti o francobollare senza pietà gli attaccanti avversari? Allora Russell Martin, centrale scozzese del Norwich City, fa al caso vostro. Certo, come denotato nel match con l'Arsenal, non gli chiedete troppo spesso di impostare l'azione...
domenica 20 novembre 2011
Eriksson dà l'addio al Regno Unito?
Avrebbe dovuto riportare il Leicester in Premier, rinverdendo i fasti di Martin O'Neill, quando le Foxes seppero vincere anche due Coppe di Lega. E invece Sven Goran Eriksson al King Power Stadium ha rimediato una cocente delusione, dal momento che è stato esonerato a causa dei troppi passi falsi della sua squadra. Gli è stata fatale la tripletta dell'attaccante del Millwall Darius Henderson, che fino a quel momento in Championship era rimasto all'asciutto. La stagione per lo svedese si era aperta con ben altre premesse. Dopo aver salvato il Leicester 2010-11 (era subentrato in corsa a Paulo Sousa), per la campagna corrente l'obiettivo dichiarato era la promozione nella massima divisione.
Dopo gli alti e bassi con la nazionale, Svennis continua ad aver un rapporto quanto mai controverso con l'Inghilterra. Non ha impressionato a Manchester, sponda City, dove aveva sì condotto il club al miglior risultato in Premier della sua storia, ma anche rimediato cocenti sconfitte come il famoso 8-1 a Middlesbrough (dove si sussurra che i giocatori gli avessero giocato contro). Non meno discussa la sua breve permanenza al Notts County, allora in quarta divisione. Le perplessità, più che sul suo ruolo al Meadow Lane, erano legate alla nuova, oscura, proprietà delle Magpies. Adesso, dopo i disastri con le Foxes, è improbabile che Eriksson possa avere un'altra chance nei campionati inglesi, a meno di clamorose sorprese.
Personalmente non mi mancherà troppo, essendo uno dei manager che non ho mai troppo amato.
Dopo gli alti e bassi con la nazionale, Svennis continua ad aver un rapporto quanto mai controverso con l'Inghilterra. Non ha impressionato a Manchester, sponda City, dove aveva sì condotto il club al miglior risultato in Premier della sua storia, ma anche rimediato cocenti sconfitte come il famoso 8-1 a Middlesbrough (dove si sussurra che i giocatori gli avessero giocato contro). Non meno discussa la sua breve permanenza al Notts County, allora in quarta divisione. Le perplessità, più che sul suo ruolo al Meadow Lane, erano legate alla nuova, oscura, proprietà delle Magpies. Adesso, dopo i disastri con le Foxes, è improbabile che Eriksson possa avere un'altra chance nei campionati inglesi, a meno di clamorose sorprese.
Personalmente non mi mancherà troppo, essendo uno dei manager che non ho mai troppo amato.
venerdì 18 novembre 2011
Primo turno di Coppa
Per chi a un'oretta a disposizione per gustarsi le gioie della FA Cup, sul sito della Football Association ci sono i video con tutti i gol del First Round Proper. Da non perdere le immagini del derby del nord-est tra Blyth Spartans e Gateshead!
Il link è questo: http://www.thefa.com/VideoCentre
Una volta aperta la pagina basta andare alla finestra di destra, sulla parte CUP COMPETITIONS, e il gioco è fatto!
Il link è questo: http://www.thefa.com/VideoCentre
Una volta aperta la pagina basta andare alla finestra di destra, sulla parte CUP COMPETITIONS, e il gioco è fatto!
martedì 15 novembre 2011
Pochini...
Per Inghilterra-Svezia di questa sera oltre Manica si parla di solo 50mila spettatori attesi sugli spalti. Un record negativo, da quando il nuovo Wembley ha riaperto i battenti nel 2007. Rimane il fatto che altrove una cifra del genere, per un'amichevole infrasettimanale della nazionale, sarebbe comunque considerata ottima.
venerdì 11 novembre 2011
Ora Sports Direct Arena, poi chissà
Ci aveva già provato un paio di anni fa, senza però troppa convinzione. Adesso invece Mike Ashley ha deciso di fare le cose sul serio e di spedire in soffitta 119 anni di storia ribattezzando il glorioso St James’ Park con il nome di Sports Direct Arena. Il provvedimento del presidente del Newcastle United è però temporaneo, visto che la Sports Direct è la sua compagnia e che il club non dovrebbe ricavare nemmeno un penny dall'operazione. La mossa di Ashley è infatti tesa a far sapere in giro che i naming rights sono in vendita. Chi è interessato si faccia avanti, possibilmente con un bel po' di quattrini.
Insomma, si vuole imitare quanto già fatto di recente da Arsenal e Manchester City, anche perché le casse societarie non straboccano di denaro, avanzando la consueta giustificazione che con tale provvedimento “il Newcastle United a breve sarà autosufficiente in termini finanziari”. E i tifosi? La Toon Army è da anni in conflitto aperto con Ashley, cui non perdona una valanga di errori, una gestione “opportunistica” e la colpa di aver fatto precipitare la squadra in Championship tre stagioni fa. La svendita di un pezzo importante di storia del club come il nome ultracentenario dello stadio ha già suscitato molte prese di posizione negative. È proprio vero, sul Tyne non c'è mai pace. Anche quando la squadra è protagonista di una delle migliori partenze in campionato nell'arco di qualche decennio, spunta sempre fuori qualche episodio controverso a destabilizzare l'ambiente...
Insomma, si vuole imitare quanto già fatto di recente da Arsenal e Manchester City, anche perché le casse societarie non straboccano di denaro, avanzando la consueta giustificazione che con tale provvedimento “il Newcastle United a breve sarà autosufficiente in termini finanziari”. E i tifosi? La Toon Army è da anni in conflitto aperto con Ashley, cui non perdona una valanga di errori, una gestione “opportunistica” e la colpa di aver fatto precipitare la squadra in Championship tre stagioni fa. La svendita di un pezzo importante di storia del club come il nome ultracentenario dello stadio ha già suscitato molte prese di posizione negative. È proprio vero, sul Tyne non c'è mai pace. Anche quando la squadra è protagonista di una delle migliori partenze in campionato nell'arco di qualche decennio, spunta sempre fuori qualche episodio controverso a destabilizzare l'ambiente...
mercoledì 9 novembre 2011
London Calling
E' andato in stampa lunedì, e sarà dunque in libreria a breve, "London Calling", scritto per la Bradipo Libri in collaborazione con l'amico Max Troiani. Si parla tanto di Arsenal e tantissimo di Londra, ovviamente. Un enorme ringraziamento a Massimo Marianella per la sua disponibilità e la sua splendida prefazione.
martedì 8 novembre 2011
ll Punto sulla Premier – Il Liverpool fuori dalla lotta per il titolo?
I Reds già staccatissimi dalla vetta. United, City e Chelsea vincono di misura. Molto bene Tottenham e Newcastle.
Il pareggio interno con lo Swansea sembra regalare uno dei primi verdetti della Premier 2011-12: per la ventiduesima stagione di fila il Liverpool non si aggiudicherà il titolo di campione d'Inghilterra.
COS'E' SUCCESSO – Non crediamo che sia troppo prematuro affermare che il club dell'Anfield Road non sia più in corsa per il primo posto. Troppo il valore degli avversari, troppi 12 punti da recuperare già a questo punto dell'annata e, come se non bastasse, troppa l'incostanza di Suarez e compagni, come lo scialbo 0-0 con gli ottimi Swans certifica abbondantemente. Decima vittoria su undici match del Manchester City, che al Loftus Road è protagonista dei uno degli incontri più belli di questa edizione di Premier. La compagine allenata da Roberto Mancini nei primi 35 minuti ricorda molto il City rinunciatario e poco intraprendente dell'anno scorso, poi si scatenano Edin Dzeko e David Silva e i problemi svaniscono in un sol colpo. Onore delle armi per un bellissimo QPR, a tratti anche sfortunato. Non entusiasmano ma vincono sia il Manchester United con il Sunderland – cadeau dell'ex Wes Brown – che il Chelsea sul campo del disastrato Blackburn. Inarrestabile il Newcastle, che infligge le quinta sconfitta in sei match all'Everton. Toffeemen che flirtano pericolosamente con la zona retrocessione. Il ventinovesimo goal nel 2011 di Robin Van Persie spiana la strada all'Arsenal contro il West Bromwich Albion. I cugini del Tottenham vincono un altro derby, dopo quello con il QPR, passando con autorità al Craven Cottage, vendicando così lo 0-4 nella scorsa FA Cup . A Rafa Van der Vaart non è riuscita l'impresa di segnare per la sesta partita consecutiva. Poco importa, il 3-1 al Fulham avrà risollevato, e di molto, l'umore di Harry Redknapp, operato al cuore nel corso della settimana appena trascorsa. Anche a lui, come al nostro Antonio Cassano, auguri di pronta guarigione!
IL TOP – Come dicono in Inghilterra, David Silva è l'unsung hero del Manchester City. Tutti parlano delle magie degli attaccanti, ma sono le intuizioni, gli assist e le accelerazioni dello spagnolo che stanno giocando un ruolo fondamentale nella fantastica stagione dei Light Blues. Con il QPR ha pure trovato un goal da centravanti di sfondamento, che volete di più?
IL FLOP – Detto del Liverpool, un team in grandissima difficoltà è senza dubbio il Wigan. Lo scontro diretto perso con il Wolverhampton si potrebbe rivelare uno dei punti di svolta – in negativo – di una campagna che ai Latics finora ha dispensato solo delusioni. Le sconfitte consecutive, dopo i tre risultati utili iniziali, ammontano ora a otto. Troppe, per un club che ambisce a salvarsi per la sesta annata consecutiva.
LA SORPRESA – E' vero, lo Stoke City patisce molto gli impegni infrasettimanali, ma il roboante 5-0 con cui il pericolante Bolton ha umiliato i Potters è uno dei risultati di spicco della giornata. Soprattutto perché i Trotters quest'anno non avevano praticamente mai mostrato il gioco brillante e di qualità che li aveva caratterizzati l'anno passato. Che Owen Coyle abbia finalmente trovato la medicina giusta?
TOH CHI SI RIVEDE – Aaron Lennon era reduce da un periodo nero, sia in nazionale che nel Tottenham, dove Redknapp non sempre lo ha impiegato con continuità. La rete di pregevole fattura nella stracittadina contro il Fulham potrebbe ridargli la fiducia necessaria per un tanto atteso revival.
LA CHICCA – Per festeggiare i 25 anni di carriera di Alex Ferguson alla guida dello United, il club gli ha intitolato una tribuna, abitudine molto britannica come quella di erigere statue in onore dei grandi della storia di un club. Quasi scontato che a breve a Ferguson toccherà anche una statua. Sarà perché ha fatto vincere ai Red Devils la bellezza di 37 trofei?
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Piedi educatissimi e grande visione di gioco, il costaricano Bryan Ruiz è un talento assoluto, che molto probabilmente sarà impiegato sempre più spesso dall’allenatore del Fulham Martin Jol.
Il pareggio interno con lo Swansea sembra regalare uno dei primi verdetti della Premier 2011-12: per la ventiduesima stagione di fila il Liverpool non si aggiudicherà il titolo di campione d'Inghilterra.
COS'E' SUCCESSO – Non crediamo che sia troppo prematuro affermare che il club dell'Anfield Road non sia più in corsa per il primo posto. Troppo il valore degli avversari, troppi 12 punti da recuperare già a questo punto dell'annata e, come se non bastasse, troppa l'incostanza di Suarez e compagni, come lo scialbo 0-0 con gli ottimi Swans certifica abbondantemente. Decima vittoria su undici match del Manchester City, che al Loftus Road è protagonista dei uno degli incontri più belli di questa edizione di Premier. La compagine allenata da Roberto Mancini nei primi 35 minuti ricorda molto il City rinunciatario e poco intraprendente dell'anno scorso, poi si scatenano Edin Dzeko e David Silva e i problemi svaniscono in un sol colpo. Onore delle armi per un bellissimo QPR, a tratti anche sfortunato. Non entusiasmano ma vincono sia il Manchester United con il Sunderland – cadeau dell'ex Wes Brown – che il Chelsea sul campo del disastrato Blackburn. Inarrestabile il Newcastle, che infligge le quinta sconfitta in sei match all'Everton. Toffeemen che flirtano pericolosamente con la zona retrocessione. Il ventinovesimo goal nel 2011 di Robin Van Persie spiana la strada all'Arsenal contro il West Bromwich Albion. I cugini del Tottenham vincono un altro derby, dopo quello con il QPR, passando con autorità al Craven Cottage, vendicando così lo 0-4 nella scorsa FA Cup . A Rafa Van der Vaart non è riuscita l'impresa di segnare per la sesta partita consecutiva. Poco importa, il 3-1 al Fulham avrà risollevato, e di molto, l'umore di Harry Redknapp, operato al cuore nel corso della settimana appena trascorsa. Anche a lui, come al nostro Antonio Cassano, auguri di pronta guarigione!
IL TOP – Come dicono in Inghilterra, David Silva è l'unsung hero del Manchester City. Tutti parlano delle magie degli attaccanti, ma sono le intuizioni, gli assist e le accelerazioni dello spagnolo che stanno giocando un ruolo fondamentale nella fantastica stagione dei Light Blues. Con il QPR ha pure trovato un goal da centravanti di sfondamento, che volete di più?
IL FLOP – Detto del Liverpool, un team in grandissima difficoltà è senza dubbio il Wigan. Lo scontro diretto perso con il Wolverhampton si potrebbe rivelare uno dei punti di svolta – in negativo – di una campagna che ai Latics finora ha dispensato solo delusioni. Le sconfitte consecutive, dopo i tre risultati utili iniziali, ammontano ora a otto. Troppe, per un club che ambisce a salvarsi per la sesta annata consecutiva.
LA SORPRESA – E' vero, lo Stoke City patisce molto gli impegni infrasettimanali, ma il roboante 5-0 con cui il pericolante Bolton ha umiliato i Potters è uno dei risultati di spicco della giornata. Soprattutto perché i Trotters quest'anno non avevano praticamente mai mostrato il gioco brillante e di qualità che li aveva caratterizzati l'anno passato. Che Owen Coyle abbia finalmente trovato la medicina giusta?
TOH CHI SI RIVEDE – Aaron Lennon era reduce da un periodo nero, sia in nazionale che nel Tottenham, dove Redknapp non sempre lo ha impiegato con continuità. La rete di pregevole fattura nella stracittadina contro il Fulham potrebbe ridargli la fiducia necessaria per un tanto atteso revival.
LA CHICCA – Per festeggiare i 25 anni di carriera di Alex Ferguson alla guida dello United, il club gli ha intitolato una tribuna, abitudine molto britannica come quella di erigere statue in onore dei grandi della storia di un club. Quasi scontato che a breve a Ferguson toccherà anche una statua. Sarà perché ha fatto vincere ai Red Devils la bellezza di 37 trofei?
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Piedi educatissimi e grande visione di gioco, il costaricano Bryan Ruiz è un talento assoluto, che molto probabilmente sarà impiegato sempre più spesso dall’allenatore del Fulham Martin Jol.
domenica 6 novembre 2011
Omaggio ad Alex Ferguson, la leggenda vivente dello United
Versione riveduta e corretta di un pezzo scritto qualche tempo fa.
Forse non tutti sanno che il tecnico più vincente della storia del football britannico ha rischiato di finire anzitempo la sua carriera sulla panchina del Manchester United. Non esiste una versione ufficiale, ma è ragionevole pensare che se Alex Ferguson non fosse riuscito a condurre la sua squadra al successo nella Coppa d'Inghilterra edizione 1989-90, l'allora dirigenza dei Red Devils lo avrebbe licenziato. Nella sua recente autobiografia Bobby Charlton, grande estimatore di Ferguson e dirigente del club per cui ha disputato oltre 600 partite, nega che si sia mai presa in considerazione l'ipotesi dell'esonero, ma in tanti tra gli addetti ai lavori e i tifosi hanno ben altra opinione. Il tecnico scozzese deve quindi il suo pressoché ineguagliabile palmares a quel primo, ormai lontano, trionfo nella competizione più longeva della storia del calcio: la FA Cup.
Non che il cammino per raggiungere l'atto finale della coppa non fosse stato lastricato di difficoltà ed imprevisti. Anzi, i maligni dicono che già la vittoria al terzo turno per 1-0 sul Nottingham Forest avesse evitato a Sir Alex una prematura dipartita dal Teatro dei Sogni. Per non parlare della semifinale contro il piccolo Oldham, vinta al replay dopo un rocambolesco 3-3 nel primo match. Una voglia di cambiamento nella gestione tecnica ci poteva anche stare, visti i risultati mediocri raccolti nelle sue prime stagioni da Ferguson. Eppure il futuro Re Mida del calcio inglese era approdato all'Old Trafford nel novembre 1986 con delle ottime referenze. In Scozia il suo Aberdeen non solo era riuscito a spezzare l'eterno duopolio Celtic-Rangers, ma aveva dato lezione al Real Madrid nella finale di Coppa delle Coppe 1982-83. A Manchester, invece, non pareva in grado di spezzare il sortilegio che voleva lo United incapace di aggiudicarsi il titolo di campione d'Inghilterra dal 1967. La dirigenza era perplessa, i frequentatori della Stretford End (la «curva» dei mancuniani), non ancora invasa dai seggiolini di plastica e irrigimentata da draconiane regole comportamentali, mugugnavano sempre di più. Mettete pure che in quegli anni i dominatori vestivano le magliette rosso brillante degli odiati vicini del Lancashire, quel Liverpool padrone sul suolo britannico e in Europa. Insomma, Sir Alex se la passava male. Il riscatto dei Red Devils doveva passare per quella finale che si giocava nel vecchio Wembley. L'avversario non era dei più temibili: il Crystal Palace. La compagine londinese però si era qualificata battendo in semifinale per 4-3 nientemeno che il grande Liverpool.
La partita decisiva per l'assegnazione del trofeo viene ricordata come una delle più appassionanti nella storia ultracentenaria della Fa Cup. Passato in svantaggio, lo United seppe rimontare grazie al capitano di mille battaglie Bryan Robson e ad uno dei tanti gol del gallese Mark Hughes. L'allenatore del Palace ed ex vecchia gloria del centrocampo mancuniano, Steve Coppell, giocò il tutto per tutto mandando in campo un giovane Ian Wright. Il futuro centravanti dell'Arsenal non solo riuscì a forzare la gara ai tempi supplementari, ma nell'extratime portò in vantaggio la sua squadra, approfittando alla perfezione degli infortuni che avevano privato la retroguardia bianco-rossa di Martin e Pallister. Il primo titolo nella storia delle Eagles londinesi sfumò a soli otto minuti dal fischio finale. Hughes rimandò tutto al replay del giovedì successivo - allora i rigori erano eventualità aborrita, almeno nelle finali. La seconda partita fu brutta, noiosa. Le due squadre avevano una fifa blu di perdere. Nel secondo tempo, in una delle poche azioni degne di nota, il carneade Lee Martin appena ricevuta palla nell'area di rigore avversaria scagliò un destro che non lasciò scampo al portiere del Palace. Per Ferguson era il primo dei tanti giorni di festa nella sua ultraventennale esperienza al Manchester United. I suoi diavoli rossi non si sarebbero più fermati. Già nella stagione successiva, quella del ritorno in Europa dopo i fatti dell'Heysel, trionfarono in Coppa delle Coppe sconfiggendo 2-1 il Barcellona. Poi la lunga teoria di vittorie - dodici in Premier, altre quattro in Fa Cup, quattro in Coppa di Lega, due in Champions League e in Coppa Intercontinentale - che sembra destinata a non finire mai. Per i fan diventa the wizard. Il mago.
Ferguson ha fatto addirittura meglio del suo illustre predecessore e connazionale Matt Busby, quello dei Busby Babes e della prima vittoria in Coppa dei Campioni nel 1968. Magistrali nel saper lanciare giovani campioni appena usciti dal vivaio, i due si differenziano per i caratteri apparentemente opposti. Calmo e pacifico Sir Matt, incazzoso e sanguigno Sir Alex. In realtà sono stati entrambi bravi a gestire le teste calde - Best e Law da una parte e Cantona, Ince e Rooney dall'altra - ma non hanno mai visto di buon occhio i contestatori. Busby se ne liberava in maniera «chirurgica», senza troppe discussioni. Ferguson, invece, non ha mai rinunciato a un acceso scambio dialettico - diciamo così - con il giocatore che metteva in discussione la sua linea. E' così che gente del calibro di Van Nistelrooy, Stam, Strachan, Beckham e a fine carriera anche il fido scudiero Roy Keane hanno finito i loro giorni al «Theatre of Dreams». Per la verità tanta intransigenza Sir Alex la dimostra anche nel campo della passione politica. Anni fa dichiarò al Mirror che i danni inferti alla sua terra di Scozia e all'Inghilterra del Nord dal governo dei Tories a cavallo tra anni Ottanta e Novanta erano stati tanti e tali che lui voterà per sempre Labour. Non a caso in più di una circostanza ha presenziato ad incontri ufficiali del partito, da sempre molto popolare al di là del Vallo di Adriano. Poco importa che i laburisti di oggi siano cambiati in maniera profonda rispetto a quando suo padre si guadagnava la giornata facendo il manovale nei cantieri navali di Glasgow. O quando lo stesso giovane Alex lavorava in fabbrica prima di diventare un calciatore professionista. «Io vengo da una famiglia e da una città working class, quelle sono le mie origini», ama ripetere con orgoglio, anche se venticinque anni di magie all'Old Trafford gli hanno regalato tanta fama ed un conto in banca invidiabile.
Forse non tutti sanno che il tecnico più vincente della storia del football britannico ha rischiato di finire anzitempo la sua carriera sulla panchina del Manchester United. Non esiste una versione ufficiale, ma è ragionevole pensare che se Alex Ferguson non fosse riuscito a condurre la sua squadra al successo nella Coppa d'Inghilterra edizione 1989-90, l'allora dirigenza dei Red Devils lo avrebbe licenziato. Nella sua recente autobiografia Bobby Charlton, grande estimatore di Ferguson e dirigente del club per cui ha disputato oltre 600 partite, nega che si sia mai presa in considerazione l'ipotesi dell'esonero, ma in tanti tra gli addetti ai lavori e i tifosi hanno ben altra opinione. Il tecnico scozzese deve quindi il suo pressoché ineguagliabile palmares a quel primo, ormai lontano, trionfo nella competizione più longeva della storia del calcio: la FA Cup.
Non che il cammino per raggiungere l'atto finale della coppa non fosse stato lastricato di difficoltà ed imprevisti. Anzi, i maligni dicono che già la vittoria al terzo turno per 1-0 sul Nottingham Forest avesse evitato a Sir Alex una prematura dipartita dal Teatro dei Sogni. Per non parlare della semifinale contro il piccolo Oldham, vinta al replay dopo un rocambolesco 3-3 nel primo match. Una voglia di cambiamento nella gestione tecnica ci poteva anche stare, visti i risultati mediocri raccolti nelle sue prime stagioni da Ferguson. Eppure il futuro Re Mida del calcio inglese era approdato all'Old Trafford nel novembre 1986 con delle ottime referenze. In Scozia il suo Aberdeen non solo era riuscito a spezzare l'eterno duopolio Celtic-Rangers, ma aveva dato lezione al Real Madrid nella finale di Coppa delle Coppe 1982-83. A Manchester, invece, non pareva in grado di spezzare il sortilegio che voleva lo United incapace di aggiudicarsi il titolo di campione d'Inghilterra dal 1967. La dirigenza era perplessa, i frequentatori della Stretford End (la «curva» dei mancuniani), non ancora invasa dai seggiolini di plastica e irrigimentata da draconiane regole comportamentali, mugugnavano sempre di più. Mettete pure che in quegli anni i dominatori vestivano le magliette rosso brillante degli odiati vicini del Lancashire, quel Liverpool padrone sul suolo britannico e in Europa. Insomma, Sir Alex se la passava male. Il riscatto dei Red Devils doveva passare per quella finale che si giocava nel vecchio Wembley. L'avversario non era dei più temibili: il Crystal Palace. La compagine londinese però si era qualificata battendo in semifinale per 4-3 nientemeno che il grande Liverpool.
La partita decisiva per l'assegnazione del trofeo viene ricordata come una delle più appassionanti nella storia ultracentenaria della Fa Cup. Passato in svantaggio, lo United seppe rimontare grazie al capitano di mille battaglie Bryan Robson e ad uno dei tanti gol del gallese Mark Hughes. L'allenatore del Palace ed ex vecchia gloria del centrocampo mancuniano, Steve Coppell, giocò il tutto per tutto mandando in campo un giovane Ian Wright. Il futuro centravanti dell'Arsenal non solo riuscì a forzare la gara ai tempi supplementari, ma nell'extratime portò in vantaggio la sua squadra, approfittando alla perfezione degli infortuni che avevano privato la retroguardia bianco-rossa di Martin e Pallister. Il primo titolo nella storia delle Eagles londinesi sfumò a soli otto minuti dal fischio finale. Hughes rimandò tutto al replay del giovedì successivo - allora i rigori erano eventualità aborrita, almeno nelle finali. La seconda partita fu brutta, noiosa. Le due squadre avevano una fifa blu di perdere. Nel secondo tempo, in una delle poche azioni degne di nota, il carneade Lee Martin appena ricevuta palla nell'area di rigore avversaria scagliò un destro che non lasciò scampo al portiere del Palace. Per Ferguson era il primo dei tanti giorni di festa nella sua ultraventennale esperienza al Manchester United. I suoi diavoli rossi non si sarebbero più fermati. Già nella stagione successiva, quella del ritorno in Europa dopo i fatti dell'Heysel, trionfarono in Coppa delle Coppe sconfiggendo 2-1 il Barcellona. Poi la lunga teoria di vittorie - dodici in Premier, altre quattro in Fa Cup, quattro in Coppa di Lega, due in Champions League e in Coppa Intercontinentale - che sembra destinata a non finire mai. Per i fan diventa the wizard. Il mago.
Ferguson ha fatto addirittura meglio del suo illustre predecessore e connazionale Matt Busby, quello dei Busby Babes e della prima vittoria in Coppa dei Campioni nel 1968. Magistrali nel saper lanciare giovani campioni appena usciti dal vivaio, i due si differenziano per i caratteri apparentemente opposti. Calmo e pacifico Sir Matt, incazzoso e sanguigno Sir Alex. In realtà sono stati entrambi bravi a gestire le teste calde - Best e Law da una parte e Cantona, Ince e Rooney dall'altra - ma non hanno mai visto di buon occhio i contestatori. Busby se ne liberava in maniera «chirurgica», senza troppe discussioni. Ferguson, invece, non ha mai rinunciato a un acceso scambio dialettico - diciamo così - con il giocatore che metteva in discussione la sua linea. E' così che gente del calibro di Van Nistelrooy, Stam, Strachan, Beckham e a fine carriera anche il fido scudiero Roy Keane hanno finito i loro giorni al «Theatre of Dreams». Per la verità tanta intransigenza Sir Alex la dimostra anche nel campo della passione politica. Anni fa dichiarò al Mirror che i danni inferti alla sua terra di Scozia e all'Inghilterra del Nord dal governo dei Tories a cavallo tra anni Ottanta e Novanta erano stati tanti e tali che lui voterà per sempre Labour. Non a caso in più di una circostanza ha presenziato ad incontri ufficiali del partito, da sempre molto popolare al di là del Vallo di Adriano. Poco importa che i laburisti di oggi siano cambiati in maniera profonda rispetto a quando suo padre si guadagnava la giornata facendo il manovale nei cantieri navali di Glasgow. O quando lo stesso giovane Alex lavorava in fabbrica prima di diventare un calciatore professionista. «Io vengo da una famiglia e da una città working class, quelle sono le mie origini», ama ripetere con orgoglio, anche se venticinque anni di magie all'Old Trafford gli hanno regalato tanta fama ed un conto in banca invidiabile.
martedì 1 novembre 2011
Correva l'anno 1892, da una costola dell'Everton nacque il Liverpool
“Mi avete stufato, mi prendo la palla e il campo e vado a giocare per conto mio”. Ormai John Houlding ne aveva le scatole piene dei suoi colleghi del board dell'Everton. L'ennesimo furibondo litigio gli fece prendere la decisione che avrebbe cambiato la storia del football, non solo sulla Merseyside. Era il 1892, Liverpool poteva contare su uno dei porti più importanti del Regno Unito e di riflesso del Pianeta; l'Inghilterra vittoriana era il cuore di un impero smisurato.
L'Everton, nato nel 1878, era uno dei 12 membri fondatori della Football League e già nel 1891 si era laureato campione nazionale. Insomma, era senza dubbio una delle realtà di spicco del gioco che in Inghilterra stava appassionando le masse e che per molti esponenti della working class era diventato una professione molto meno alienante di un'occupazione da operaio in una fumosa fabbrica o da scaricatore di porto nei docks. Dal 1884 i Toffeemen si esibivano presso l'impianto sulla Anfield Road, di proprietà dell'amico di Houlding John Orrell, il quale affittò l'arena al club dell'omonimo quartiere a ridosso del centro di Liverpool.
Houlding era uno dei personaggi più in vista della città. Proprietario di una fabbrica di birra di grande successo, titolare di un seggio in Parlamento, in futuro sarebbe stato anche Lord Mayor, ovvero sindaco di Liverpool. Sembra che per mere questioni economiche – l'aumento degli interessi sul prestito concesso al club in primis – i dissidi tra il parlamentare conservatore e gli altri membri del consiglio dell'Everton raggiunsero un punto di non ritorno, con scontri durissimi con personaggi quali George Mahon, astemio molto “radicale” e per questo inviso al padrone di una delle brewery più importanti del Paese. I Toffeemen decisero di attraversare lo Stanley Park e farsi una nuova casa al Goodison Park, a Houlding rimase l'allora piccolo stadio di Anfield Road, al quale il facoltoso uomo d'affari diede subito un inquilino nuovo di zecca e dalla denominazione molto poco originale: Everton Athletic.
Per decisione delle massime autorità calcistiche, Houlding fu quasi subito costretto a cambiare nome al “secondo” Everton. Nacque così il Liverpool F.C.
Un club che si rivelò fin dai primi vagiti molto ambizioso. Il braccio destro del presidente, tale John McKenna, fu sguinzagliato a nord del Vallo di Adriano alla ricerca di talenti, che all'epoca in Scozia abbondavano, soprattutto perché lì il calcio non era un fatto di contrasti assassini e anarchia totale, come in Inghilterra, ma di passaggi accurati e dribbling brucianti. Fu così che le grandi scozzesi di fine Diciannovesimo secolo – Dumbarton, Renton e Cambuslang – fornirono il loro tributo di ben 12 giocatori alla compagine non a caso definita “the team of all the Macs”, che era di bianco, blu e azzurro vestita. E sì, perché i futuri Reds il rosso cittadino come colore sociale lo adottarono solo nel 1896. Quando avevano già vinto una Lancashire League e due volte la Second Division del calco inglese. Robetta, in confronto alla messe di vittorie degli anni a venire, allorché un personaggio leggendario come Bill Shankly “made the people happy”. Ovvero fece impazzire di gioia la metà rossa di Liverpool.
L'Everton, nato nel 1878, era uno dei 12 membri fondatori della Football League e già nel 1891 si era laureato campione nazionale. Insomma, era senza dubbio una delle realtà di spicco del gioco che in Inghilterra stava appassionando le masse e che per molti esponenti della working class era diventato una professione molto meno alienante di un'occupazione da operaio in una fumosa fabbrica o da scaricatore di porto nei docks. Dal 1884 i Toffeemen si esibivano presso l'impianto sulla Anfield Road, di proprietà dell'amico di Houlding John Orrell, il quale affittò l'arena al club dell'omonimo quartiere a ridosso del centro di Liverpool.
Houlding era uno dei personaggi più in vista della città. Proprietario di una fabbrica di birra di grande successo, titolare di un seggio in Parlamento, in futuro sarebbe stato anche Lord Mayor, ovvero sindaco di Liverpool. Sembra che per mere questioni economiche – l'aumento degli interessi sul prestito concesso al club in primis – i dissidi tra il parlamentare conservatore e gli altri membri del consiglio dell'Everton raggiunsero un punto di non ritorno, con scontri durissimi con personaggi quali George Mahon, astemio molto “radicale” e per questo inviso al padrone di una delle brewery più importanti del Paese. I Toffeemen decisero di attraversare lo Stanley Park e farsi una nuova casa al Goodison Park, a Houlding rimase l'allora piccolo stadio di Anfield Road, al quale il facoltoso uomo d'affari diede subito un inquilino nuovo di zecca e dalla denominazione molto poco originale: Everton Athletic.
Per decisione delle massime autorità calcistiche, Houlding fu quasi subito costretto a cambiare nome al “secondo” Everton. Nacque così il Liverpool F.C.
Un club che si rivelò fin dai primi vagiti molto ambizioso. Il braccio destro del presidente, tale John McKenna, fu sguinzagliato a nord del Vallo di Adriano alla ricerca di talenti, che all'epoca in Scozia abbondavano, soprattutto perché lì il calcio non era un fatto di contrasti assassini e anarchia totale, come in Inghilterra, ma di passaggi accurati e dribbling brucianti. Fu così che le grandi scozzesi di fine Diciannovesimo secolo – Dumbarton, Renton e Cambuslang – fornirono il loro tributo di ben 12 giocatori alla compagine non a caso definita “the team of all the Macs”, che era di bianco, blu e azzurro vestita. E sì, perché i futuri Reds il rosso cittadino come colore sociale lo adottarono solo nel 1896. Quando avevano già vinto una Lancashire League e due volte la Second Division del calco inglese. Robetta, in confronto alla messe di vittorie degli anni a venire, allorché un personaggio leggendario come Bill Shankly “made the people happy”. Ovvero fece impazzire di gioia la metà rossa di Liverpool.
ll Punto sulla Premier – L'Arsenal rialza la testa
Finalmente una bella impresa dei Gunners. Quinta vittoria consecutiva del Manchester City, sempre capolista solitario.
I cugini dello United si riprendono almeno un po' dallo shock del derby, violando il Goodison Park. Molto bene Liverpool e Tottenham, il Newcastle clamorosamente terzo da solo.
COS'E' SUCCESSO – Trentanove goal in dieci partite sono un ottimo biglietto da visita per la Premier, che continua sì a vivere del dominio delle due squadre di Manchester, ma propone anche qualche nome nuovo come il Newcastle e la resurrezione dell'Arsenal. Ai Light Blues serve un tempo per prendere le misure dei Wolves, che alzano bandiera bianca solo nei muniti finali della contesa. Match di grande sofferenza per il Manchester United al Goodison Park, dove però i Red Devils capitalizzano sulla marcatura del ritrovato Cicharito Hernandez. Allo Stamford Bridge va in scena lo spettacolo del derby tra Chelsea e Arsenal. I Gunners commettono meno errori e si godono un Theo Walcott straripante. André Villas Boas dovrà lavorare molto per provare inserirsi di nuovo nella lotta per il titolo, dopo i due rovesci consecutivi subiti nelle stracittadine londinesi. Una tripletta di Demba Ba vale il terzo posto in solitaria del Newcastle, che però ora è atteso da un trittico di match di fuoco contro le due di Manchester e il Chelsea. Una sorta di esame di maturità, che le due matricole Norwich e Swansea sembrano essere sul punto di passare, viste le ottime prestazioni degli ultimi tempi. Considerate le pessime notizie sullo stato di saluto di Steven Gerrard, il Liverpool si può consolare in maniera almeno parziale violando il The Hawthorns di West Bromwich contro l'ex dal dente avvelenato Roy Hodgson. Ottima prova del Tottenham contro il QPR e del Fulham nello scontro diretto a Wigan.
IL TOP – Welcome back, Gunners! Dopo un'inizio stagione a dir poco complicato, l'Arsenal è finalmente tornato a mostrare lampi di gioco sopraffino e soprattutto a raccogliere punti pesanti, come i tre strappati al Chelsea allo Stamford Bridge. La difesa, priva di Thomas Vermaelen, palesa ancora molte difficoltà, ma i colpi di classe di Robin Van Persie, Theo Walcott e Aaron Ramsey possono fare la differenza in ogni momento, come si sono accorti i Blues.
IL FLOP – Se giochi contro una corazzata come il Manchester City e sei una “piccola” come il Wolverhampton, puoi anche mettere in conto di prendere tre reti. Però se due barra tre di queste sono da imputare in maniera quasi esclusiva alle papere del tuo portiere – il gallese Wayne Hennessey – c'è di che mangiarsi le mani, specialmente se lo stesso nel primo tempo ha fatto il fenomeno. Menzione d'onore, si fa per dire, per un altro estremo difensore: Peter Cech. Tre goal rimediati con tiri sul primo palo sono tanti. Troppi.
LA SORPRESA – Lo Swansea domina il Bolton, sempre più crisi, e conserva così la sua imbattibilità casalinga, issandosi al decimo posto della classifica. Ma ciò che conforta ulteriormente tutto l'ambiente degli Swans è il rapido adattamento ai ritmi della Premier – cosa che non era per niente scontata – e il notevole livello di gioco espresso dai ragazzi allenati da Brendan Rodgers.
TOH CHI SI RIVEDE – Gareth Bale si è abbattuto come una furia sul malcapitato QPR, rifilandogli la prima doppietta del suo 2011-12. Negli ultimi tempi non sempre era stato all'altezza della sua fama, soprattutto a causa dei postumi di varie botte prese alle caviglie. Ma quando è in forma e non ha problemi fisici sulla fascia non lo ferma nessuno e se riesce a tirare in porta diventa letale. Chiedere a Paddy Kenny per credere.
LA CHICCA – In estate sembrava fatta per il passaggio di Demba Ba allo Stoke. Poi non se ne fece più nulla, per presunti problemi fisici dell'attaccante senegalese. Una volta messo sotto contratto dal Newcastle, indovinate Ba ha chi ha segnato la sua prima tripletta in Premier...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Al Sunderland è costato un mucchio di quattrini: otto milioni di sterline, che potrebbero salire fino a dodici qualora il giovanotto si faccia valere nei prossimi quattro anni. Solo in presenza di un'offerta irrinunciabile l'Ipswich si è privato di un talento offensivo come quello di Connor Wickham, un lungagnone dai piedi buoni che sabato ha segnato il primo goal in Premier della sua carriera. Ci sbaglieremo, ma siamo disposti a scommettere che ne aggiungerà molti altri al suo record personale.
I cugini dello United si riprendono almeno un po' dallo shock del derby, violando il Goodison Park. Molto bene Liverpool e Tottenham, il Newcastle clamorosamente terzo da solo.
COS'E' SUCCESSO – Trentanove goal in dieci partite sono un ottimo biglietto da visita per la Premier, che continua sì a vivere del dominio delle due squadre di Manchester, ma propone anche qualche nome nuovo come il Newcastle e la resurrezione dell'Arsenal. Ai Light Blues serve un tempo per prendere le misure dei Wolves, che alzano bandiera bianca solo nei muniti finali della contesa. Match di grande sofferenza per il Manchester United al Goodison Park, dove però i Red Devils capitalizzano sulla marcatura del ritrovato Cicharito Hernandez. Allo Stamford Bridge va in scena lo spettacolo del derby tra Chelsea e Arsenal. I Gunners commettono meno errori e si godono un Theo Walcott straripante. André Villas Boas dovrà lavorare molto per provare inserirsi di nuovo nella lotta per il titolo, dopo i due rovesci consecutivi subiti nelle stracittadine londinesi. Una tripletta di Demba Ba vale il terzo posto in solitaria del Newcastle, che però ora è atteso da un trittico di match di fuoco contro le due di Manchester e il Chelsea. Una sorta di esame di maturità, che le due matricole Norwich e Swansea sembrano essere sul punto di passare, viste le ottime prestazioni degli ultimi tempi. Considerate le pessime notizie sullo stato di saluto di Steven Gerrard, il Liverpool si può consolare in maniera almeno parziale violando il The Hawthorns di West Bromwich contro l'ex dal dente avvelenato Roy Hodgson. Ottima prova del Tottenham contro il QPR e del Fulham nello scontro diretto a Wigan.
IL TOP – Welcome back, Gunners! Dopo un'inizio stagione a dir poco complicato, l'Arsenal è finalmente tornato a mostrare lampi di gioco sopraffino e soprattutto a raccogliere punti pesanti, come i tre strappati al Chelsea allo Stamford Bridge. La difesa, priva di Thomas Vermaelen, palesa ancora molte difficoltà, ma i colpi di classe di Robin Van Persie, Theo Walcott e Aaron Ramsey possono fare la differenza in ogni momento, come si sono accorti i Blues.
IL FLOP – Se giochi contro una corazzata come il Manchester City e sei una “piccola” come il Wolverhampton, puoi anche mettere in conto di prendere tre reti. Però se due barra tre di queste sono da imputare in maniera quasi esclusiva alle papere del tuo portiere – il gallese Wayne Hennessey – c'è di che mangiarsi le mani, specialmente se lo stesso nel primo tempo ha fatto il fenomeno. Menzione d'onore, si fa per dire, per un altro estremo difensore: Peter Cech. Tre goal rimediati con tiri sul primo palo sono tanti. Troppi.
LA SORPRESA – Lo Swansea domina il Bolton, sempre più crisi, e conserva così la sua imbattibilità casalinga, issandosi al decimo posto della classifica. Ma ciò che conforta ulteriormente tutto l'ambiente degli Swans è il rapido adattamento ai ritmi della Premier – cosa che non era per niente scontata – e il notevole livello di gioco espresso dai ragazzi allenati da Brendan Rodgers.
TOH CHI SI RIVEDE – Gareth Bale si è abbattuto come una furia sul malcapitato QPR, rifilandogli la prima doppietta del suo 2011-12. Negli ultimi tempi non sempre era stato all'altezza della sua fama, soprattutto a causa dei postumi di varie botte prese alle caviglie. Ma quando è in forma e non ha problemi fisici sulla fascia non lo ferma nessuno e se riesce a tirare in porta diventa letale. Chiedere a Paddy Kenny per credere.
LA CHICCA – In estate sembrava fatta per il passaggio di Demba Ba allo Stoke. Poi non se ne fece più nulla, per presunti problemi fisici dell'attaccante senegalese. Una volta messo sotto contratto dal Newcastle, indovinate Ba ha chi ha segnato la sua prima tripletta in Premier...
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Al Sunderland è costato un mucchio di quattrini: otto milioni di sterline, che potrebbero salire fino a dodici qualora il giovanotto si faccia valere nei prossimi quattro anni. Solo in presenza di un'offerta irrinunciabile l'Ipswich si è privato di un talento offensivo come quello di Connor Wickham, un lungagnone dai piedi buoni che sabato ha segnato il primo goal in Premier della sua carriera. Ci sbaglieremo, ma siamo disposti a scommettere che ne aggiungerà molti altri al suo record personale.
Mea culpa
Quando Alan Pardew arrivò a Newcastle in sostituzione dell'appena licenziato Chris Hughton, fu uno dei primi a sparare ad alto zero sulla dirigenza del Newcastle e a non credere che l'ex manager del West Ham potesse produrre dei risultati positivi. Evidentemente mi sbagliavo e, a giudicare da come stanno veleggiando in alto i Magpies, pure di parecchio...
venerdì 28 ottobre 2011
I furbetti dell'Old Trafford
Mentre il chelsea non riesce a "ricomprarsi" lo Stamford Bridge dai tifosi - ragion per cui lo storico impianto si potrebbe salvare - ecco che cosa combinano quei "mattacchioni di Glazer...
United paid Glazer family over £16.1m in management fees
FIGURES RELEASED BY Manchester United for the financial year ended 30 June 2011 have shown that the club has paid its owners, the Glazer family, over £16.1m in three years in “management fees”.
The Glazer family were paid fees of £6m for the 2011 financial year, £4.325m in 2010, and a little under £3m in 2009.
SLP Partners – a company also controlled by the Glazer family – was also paid £2.9m in consultancy fees in 2010.
United were not obliged to disclose the payments under previous accounting rules, and had accordingly opted not to do so.
However, the change in Premier League financial rules meant they were subsequently forced to publicly own up to these figures.
The new figures mean the total cost of the Glazers’ ownership of the club since their takeover has come to £532m. By comparison, the dividend payments prior to their takeover, between 1991 and 2005, amounted to £62.6million.
The accounts also reveal that Kevin Glazer, who is a non-executive member of the club’s board of directors, and his immediate family own $10.6m worth of the club’s bonds – essentially a form of IOU which allows it to borrow cash from investors.
Those bonds pay an interest interest rate of 8.375 per cent – meaning Kevin’s family earned £379,180 in interest from the club last year.
The family have consistently come under criticism from United supporters after they borrowed hundreds of millions of pounds to finance their purchase of United in 2005 – and then transferred that debt to the club, which had been debt-free before then.
Ticket prices were increased by over 42 per cent following their takeover, which led fans to protest against the owners.
Fonte: The Score
United paid Glazer family over £16.1m in management fees
FIGURES RELEASED BY Manchester United for the financial year ended 30 June 2011 have shown that the club has paid its owners, the Glazer family, over £16.1m in three years in “management fees”.
The Glazer family were paid fees of £6m for the 2011 financial year, £4.325m in 2010, and a little under £3m in 2009.
SLP Partners – a company also controlled by the Glazer family – was also paid £2.9m in consultancy fees in 2010.
United were not obliged to disclose the payments under previous accounting rules, and had accordingly opted not to do so.
However, the change in Premier League financial rules meant they were subsequently forced to publicly own up to these figures.
The new figures mean the total cost of the Glazers’ ownership of the club since their takeover has come to £532m. By comparison, the dividend payments prior to their takeover, between 1991 and 2005, amounted to £62.6million.
The accounts also reveal that Kevin Glazer, who is a non-executive member of the club’s board of directors, and his immediate family own $10.6m worth of the club’s bonds – essentially a form of IOU which allows it to borrow cash from investors.
Those bonds pay an interest interest rate of 8.375 per cent – meaning Kevin’s family earned £379,180 in interest from the club last year.
The family have consistently come under criticism from United supporters after they borrowed hundreds of millions of pounds to finance their purchase of United in 2005 – and then transferred that debt to the club, which had been debt-free before then.
Ticket prices were increased by over 42 per cent following their takeover, which led fans to protest against the owners.
Fonte: The Score
mercoledì 26 ottobre 2011
Wenger, un futuro incerto
“In Arsene We Trust”, recita uno striscione che fa bella mostra di sé nella nuova North Bank a ogni partita casalinga dell’Arsenal. Ma davvero ci si può ancora fidare del Professor Wenger? Vale la pena sposare in toto il suo innovativo, spettacolare ma non sempre vincente concetto di calcio? Dopo le delusioni del recente passato e il mediocre inizio di stagione – che ha avuto il suo nadir nell’umiliazione dell’8-2 dell’Old Trafford – non sono pochi gli addetti ai lavori e i tifosi che si chiedono se abbia ancora senso la permanenza del francese sulla panchina dell’Arsenal.
Un regno, quello di Wenger, che dura da tanto tempo, addirittura dalla stagione 1996-97. Il primo manager straniero della storia dei Gunners fu caldamente raccomandato – ironia della sorte – da un ex stella degli eterni rivali del Tottenham, Glenn Hoddle, rimasto molto colpito dalla maestria tattica del francese ai tempi della comune militanza nel Monaco.
L’Arsenal veniva dai disastrosi 14 mesi di gestione di Bruce Rioch e pur di mettere sotto contratto Wenger decise di aspettare fino al gennaio 1997, accontentandosi si un allenatore ad interim per l’inizio di quella stagione. Il buon Arsene, infatti, era finito a lavorare in Giappone, al Nagoya Grampus Eight, che fortunatamente in un secondo momento si decise a farlo partire prima della scadenza pattuita. La squadra continuava ad andare male e il manager a tempo Stewart Houston aveva già rassegnato il suo mandato.
All’arrivo di Wenger dalle parti di Avenell Road non ci furono certo manifestazioni di giubilo collettive, per l’arrivo del francese. In pochi lo conoscevano, sebbene girasse voce che fosse molto preparato. A Londra lo soprannominarono ben presto il professore perché una delle prime foto rimbalzate sulla carta stampata lo ritraeva accanto a una libreria. Peccato che sugli scaffali non ci fossero le opere immortali di Charles Dickens o William Shakespeare, ma vecchi programmi dell'Arsenal.
I nuovi schemi imperniati su un calcio offensivo, fatto di possesso palla, sovrapposizioni e tagli continui, erano una evidente rottura con il passato fatto di football cinico e concreto, addirittura un catenacciaro, all’ennesima potenza. Il boring (noiso) Arsenal di George Graham, foriero però di tanti successi a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Un po’ come fu rivoluzionario il mitico Herbert Chapman nel periodo prima della Seconda Guerra Mondiale, Wenger non si limitò alla tattica, ma impose forti cambiamenti un po’ ovunque. Convinse il board a investire una decina di milioni di sterline per un nuovo centro allenamenti all’avanguardia, mutò le abitudini alimentari della squadra (niente più cucina inglese ma tanta verdura, riso e pasta) al punto che adesso c’è un dietista che stila un piano personalizzato per ogni giocatore, non mise un veto esplicito sull’alcool, ma fece di tutto per “scoraggiare” il suo consumo, infine istituì un approfondito studio delle statistiche relative a ogni gara disputata. A fine carriera Dennis Bergkamp veniva sostituito sempre al settantesimo perché Wenger sapeva, dati alla mano, che negli ultimi venti minuti di match rendeva pochissimo.
Potendo contare su una grande difesa, plasmata soprattutto da Graham, Wenger inserì pedine fondamentali come un giovane e ancora quasi sconosciuto Patrick Vieira, la promessa Nicolas Anelka e poi via via campioni già affermati come Marc Overmars, Thierry Henry (“scippato” alla Juventus) e Robert Pires. I suoi primi dieci anni di regno hanno prodotto tre vittorie in Premier (quella del 2003-04 senza perdere nemmeno una partita), quattro FA Cup e altrettante Community Shields, facendo di lui il manager più vincente della storia del club del nord di Londra. Nel 2006 ha sfiorato una Champions League, persa sul filo di lana contro il Barcellona di Ronaldinho. Il problema è che adesso i ricordi di quei successi si stanno sbiadendo, a fronte di troppe annate (ormai sei) senza alzare nemmeno un trofeo. Le ultime quattro stagioni sono coincise con la fiera delle illusioni: inizi folgoranti e finali col fiato corto, cortissimo.
I massicci investimenti economici per la realizzazione del nuovo stadio ad Ashburton Grove hanno “obbligato” Wenger ad affidarsi ancor di più ai giovani, che però evidentemente arrivano anche loro nei mesi decisivi troppo spompati fisicamente e di testa per reggere l'urto di match fondamentali per l'esito della Premier o della Champions League.
Il digiuno di affermazioni nei principali tornei domestici o internazionali in occasioni come la finale di Coppa di Lega del 2007 può essere in parte imputato a una sorta di “integralismo” del tecnico francese. Siccome in Carling Cup venivano schierate sempre le seconde linee per fare esperienza, era giusto che scendessero in campo anche nell'atto conclusivo che si erano guadagnate. Pazienza se poi quella partita fu vinta dal Chelsea, che poteva contare sull'undici titolare. Per la verità nel 2011 ha cambiato un po' questo atteggiamento, visto che contro il Birmingham sempre in Coppa di Lega, di riserve ce n'erano pochine. Ma il risultato non è cambiato, con i Gunners che hanno buttato alle ortiche la vittoria sul più bello.
In Inghilterra ormai il dibattito è aperto e quanto mai stimolante, visto che, comunque la si veda, parliamo pur sempre di uno dei migliori allenatori degli ultimi 20 anni a livello internazionale.
Gli estimatori di Wenger, quelli del partito “Arsene knows best”, continuano a esaltare il gioco sublime che spesso offre la squadra e l’ineguagliabile capacità del tecnico francese di tramutare promesse di belle speranze in calciatori di ottimo livello. “Non eri un giocatore di classe mondiale quando sei arrivato a Highbury”, la celebre ed esemplificativa risposta del francese a Patrick Vieira, il quale nel 2004 si era lamentato perché la squadra non era stata rafforzata con quelli che di questi tempi chiameremmo top player.
I fan dell’alsaziano, inoltre, ci tengono a ribadire che lo strapotere economico di squadre come Chelsea e Manchester City – che negli ultimi tempi hanno “depredato” i Gunners, soffiandogli giocatori del calibro di Ashley Cole, Emmanuel Adebayor, Kolo Touré, Gael Clichy e Samir Nasri – è difficile da contrastare.
I detrattori, il cui numero è in crescita, non fosse altro perché chi paga tanto prima o poi si vuole pure togliere la soddisfazione di festeggiare qualche trionfo, rinfacciano al manager una mancanza di flessibilità tattica che porta l’Arsenal a commettere troppe volte gli stessi errori (incapacità di chiudere le partite, frequenti distrazioni sui calci piazzati e gioco offensivo troppo monocorde). Negli ultimi quattro anni ci si è messo pure il calo a inizio marzo a peggiorare le cose. I Gunners iniziavano la stagione facendo fuoco e fiamme, spegnendosi poi miseramente quando arrivavano le partite decisive. La doppia sfida di semifinale contro il Manchester United in Champions League nel 2008-09 è un esempio calzante, mentre in campionato il crollo più clamoroso è senza dubbio quello del 2010-11, quando si è passati dalla lotta per il titolo a uno striminzito quarto posto.
Mettiamola così, Wenger è sì un grande conoscitore di calcio, ma sfuggendo sempre l’ammissione dei propri errori non riesce certo a risolvere i problemi del team. Troppo spesso si è riparato dietro la foglia di fico dei torti arbitrali o del trattamento violento che i suoi ragazzi subiscono dagli avversari. L’errore del giudice di gara ci può stare, ma se a Barcellona (Champions League 2010-11) si va con il proposito di “fare il proprio gioco” e poi si viene dominati in lungo e in largo, qualche mea culpa va fatto.
Un’altra colpa che gli addebita la fazione degli scettici è la cattiva gestione dei movimenti di mercato. Non era meglio vendere Fabregas già nel 2010? Perché per tanti anni nell’Arsenal hanno giocato portieri e difensori di scarsa qualità? Per una volta non era meglio investire una ventina di milioni di sterline su un campione già formato e non un giovane con scarsissima esperienza come Alex Oxlade-Chamberlain? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che rimbalzano sui tanti forum di tifosi dell’Arsenal proliferati negli ultimi tempi su internet.
Estremi difensori del calibro di Jens Lehmann, Manuel Almunia e Lukasz Fabianski – quest’ultimo definito una volta dallo stesso Wenger “portiere di caratura mondiale” – sono forse le prove viventi più palesi della cocciutaggine del tecnico alsaziano. Trovarne di migliori, anche senza spendere una fortuna, non era proprio impossibile. Quello del budget di mercato rimane un altro mistero per molti affezionati biancorossi. Troppe volte il manager dell’Arsenal ha dichiarato di aver a disposizione qualche decina di milioni di sterline per rinforzare la squadra, altrettanto di frequente si sono fatte campagne acquisti di basso profilo, perché Wenger ha preferito non aprire i cordoni della borsa.
Pubblicato sul numero di Calcio 2000 di ottobre
Un regno, quello di Wenger, che dura da tanto tempo, addirittura dalla stagione 1996-97. Il primo manager straniero della storia dei Gunners fu caldamente raccomandato – ironia della sorte – da un ex stella degli eterni rivali del Tottenham, Glenn Hoddle, rimasto molto colpito dalla maestria tattica del francese ai tempi della comune militanza nel Monaco.
L’Arsenal veniva dai disastrosi 14 mesi di gestione di Bruce Rioch e pur di mettere sotto contratto Wenger decise di aspettare fino al gennaio 1997, accontentandosi si un allenatore ad interim per l’inizio di quella stagione. Il buon Arsene, infatti, era finito a lavorare in Giappone, al Nagoya Grampus Eight, che fortunatamente in un secondo momento si decise a farlo partire prima della scadenza pattuita. La squadra continuava ad andare male e il manager a tempo Stewart Houston aveva già rassegnato il suo mandato.
All’arrivo di Wenger dalle parti di Avenell Road non ci furono certo manifestazioni di giubilo collettive, per l’arrivo del francese. In pochi lo conoscevano, sebbene girasse voce che fosse molto preparato. A Londra lo soprannominarono ben presto il professore perché una delle prime foto rimbalzate sulla carta stampata lo ritraeva accanto a una libreria. Peccato che sugli scaffali non ci fossero le opere immortali di Charles Dickens o William Shakespeare, ma vecchi programmi dell'Arsenal.
I nuovi schemi imperniati su un calcio offensivo, fatto di possesso palla, sovrapposizioni e tagli continui, erano una evidente rottura con il passato fatto di football cinico e concreto, addirittura un catenacciaro, all’ennesima potenza. Il boring (noiso) Arsenal di George Graham, foriero però di tanti successi a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Un po’ come fu rivoluzionario il mitico Herbert Chapman nel periodo prima della Seconda Guerra Mondiale, Wenger non si limitò alla tattica, ma impose forti cambiamenti un po’ ovunque. Convinse il board a investire una decina di milioni di sterline per un nuovo centro allenamenti all’avanguardia, mutò le abitudini alimentari della squadra (niente più cucina inglese ma tanta verdura, riso e pasta) al punto che adesso c’è un dietista che stila un piano personalizzato per ogni giocatore, non mise un veto esplicito sull’alcool, ma fece di tutto per “scoraggiare” il suo consumo, infine istituì un approfondito studio delle statistiche relative a ogni gara disputata. A fine carriera Dennis Bergkamp veniva sostituito sempre al settantesimo perché Wenger sapeva, dati alla mano, che negli ultimi venti minuti di match rendeva pochissimo.
Potendo contare su una grande difesa, plasmata soprattutto da Graham, Wenger inserì pedine fondamentali come un giovane e ancora quasi sconosciuto Patrick Vieira, la promessa Nicolas Anelka e poi via via campioni già affermati come Marc Overmars, Thierry Henry (“scippato” alla Juventus) e Robert Pires. I suoi primi dieci anni di regno hanno prodotto tre vittorie in Premier (quella del 2003-04 senza perdere nemmeno una partita), quattro FA Cup e altrettante Community Shields, facendo di lui il manager più vincente della storia del club del nord di Londra. Nel 2006 ha sfiorato una Champions League, persa sul filo di lana contro il Barcellona di Ronaldinho. Il problema è che adesso i ricordi di quei successi si stanno sbiadendo, a fronte di troppe annate (ormai sei) senza alzare nemmeno un trofeo. Le ultime quattro stagioni sono coincise con la fiera delle illusioni: inizi folgoranti e finali col fiato corto, cortissimo.
I massicci investimenti economici per la realizzazione del nuovo stadio ad Ashburton Grove hanno “obbligato” Wenger ad affidarsi ancor di più ai giovani, che però evidentemente arrivano anche loro nei mesi decisivi troppo spompati fisicamente e di testa per reggere l'urto di match fondamentali per l'esito della Premier o della Champions League.
Il digiuno di affermazioni nei principali tornei domestici o internazionali in occasioni come la finale di Coppa di Lega del 2007 può essere in parte imputato a una sorta di “integralismo” del tecnico francese. Siccome in Carling Cup venivano schierate sempre le seconde linee per fare esperienza, era giusto che scendessero in campo anche nell'atto conclusivo che si erano guadagnate. Pazienza se poi quella partita fu vinta dal Chelsea, che poteva contare sull'undici titolare. Per la verità nel 2011 ha cambiato un po' questo atteggiamento, visto che contro il Birmingham sempre in Coppa di Lega, di riserve ce n'erano pochine. Ma il risultato non è cambiato, con i Gunners che hanno buttato alle ortiche la vittoria sul più bello.
In Inghilterra ormai il dibattito è aperto e quanto mai stimolante, visto che, comunque la si veda, parliamo pur sempre di uno dei migliori allenatori degli ultimi 20 anni a livello internazionale.
Gli estimatori di Wenger, quelli del partito “Arsene knows best”, continuano a esaltare il gioco sublime che spesso offre la squadra e l’ineguagliabile capacità del tecnico francese di tramutare promesse di belle speranze in calciatori di ottimo livello. “Non eri un giocatore di classe mondiale quando sei arrivato a Highbury”, la celebre ed esemplificativa risposta del francese a Patrick Vieira, il quale nel 2004 si era lamentato perché la squadra non era stata rafforzata con quelli che di questi tempi chiameremmo top player.
I fan dell’alsaziano, inoltre, ci tengono a ribadire che lo strapotere economico di squadre come Chelsea e Manchester City – che negli ultimi tempi hanno “depredato” i Gunners, soffiandogli giocatori del calibro di Ashley Cole, Emmanuel Adebayor, Kolo Touré, Gael Clichy e Samir Nasri – è difficile da contrastare.
I detrattori, il cui numero è in crescita, non fosse altro perché chi paga tanto prima o poi si vuole pure togliere la soddisfazione di festeggiare qualche trionfo, rinfacciano al manager una mancanza di flessibilità tattica che porta l’Arsenal a commettere troppe volte gli stessi errori (incapacità di chiudere le partite, frequenti distrazioni sui calci piazzati e gioco offensivo troppo monocorde). Negli ultimi quattro anni ci si è messo pure il calo a inizio marzo a peggiorare le cose. I Gunners iniziavano la stagione facendo fuoco e fiamme, spegnendosi poi miseramente quando arrivavano le partite decisive. La doppia sfida di semifinale contro il Manchester United in Champions League nel 2008-09 è un esempio calzante, mentre in campionato il crollo più clamoroso è senza dubbio quello del 2010-11, quando si è passati dalla lotta per il titolo a uno striminzito quarto posto.
Mettiamola così, Wenger è sì un grande conoscitore di calcio, ma sfuggendo sempre l’ammissione dei propri errori non riesce certo a risolvere i problemi del team. Troppo spesso si è riparato dietro la foglia di fico dei torti arbitrali o del trattamento violento che i suoi ragazzi subiscono dagli avversari. L’errore del giudice di gara ci può stare, ma se a Barcellona (Champions League 2010-11) si va con il proposito di “fare il proprio gioco” e poi si viene dominati in lungo e in largo, qualche mea culpa va fatto.
Un’altra colpa che gli addebita la fazione degli scettici è la cattiva gestione dei movimenti di mercato. Non era meglio vendere Fabregas già nel 2010? Perché per tanti anni nell’Arsenal hanno giocato portieri e difensori di scarsa qualità? Per una volta non era meglio investire una ventina di milioni di sterline su un campione già formato e non un giovane con scarsissima esperienza come Alex Oxlade-Chamberlain? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che rimbalzano sui tanti forum di tifosi dell’Arsenal proliferati negli ultimi tempi su internet.
Estremi difensori del calibro di Jens Lehmann, Manuel Almunia e Lukasz Fabianski – quest’ultimo definito una volta dallo stesso Wenger “portiere di caratura mondiale” – sono forse le prove viventi più palesi della cocciutaggine del tecnico alsaziano. Trovarne di migliori, anche senza spendere una fortuna, non era proprio impossibile. Quello del budget di mercato rimane un altro mistero per molti affezionati biancorossi. Troppe volte il manager dell’Arsenal ha dichiarato di aver a disposizione qualche decina di milioni di sterline per rinforzare la squadra, altrettanto di frequente si sono fatte campagne acquisti di basso profilo, perché Wenger ha preferito non aprire i cordoni della borsa.
Pubblicato sul numero di Calcio 2000 di ottobre
lunedì 24 ottobre 2011
ll Punto sulla Premier – Super Mario mette a ferro e a fuoco l'Old Trafford
City senza freni nella stracittadina contro lo United. Il Chelsea perde il West London derby contro il QPR.
I Blues vengono raggiunti in classifica dal Newcastle, ormai una realtà della Premier. Vincono Tottenham e Arsenal, solo pari per il Liverpool.
COS'E' SUCCESSO – Per Alex Ferguson è stata la peggior sconfitta della sua venticinquennale gestione. Una cosa è certa, era dal 1930-31 che il Manchester United non perdeva in maniera così netta all'Old Trafford (allora finì 6-0 per l'Huddersfield). Demeriti di tanti giocatori dei Red Devils, apparsi irriconoscibili, ma anche, se non soprattutto, di un grandissimo Manchester City, autore della partita perfetta. I Light Blues allungano a +5 e beneficiano pure dello scivolone del Chelsea nel derby del West End contro il QPR. Ai piani alti della classifica si confermano il Newcastle (1-0 a fatica ma meritato contro il Wigan) e il Tottenham, che con la doppietta di Rafa Van Der Vart inguaia ulteriormente il Blackburn. Rallenta il Liverpool, bloccato in casa dalla rivelazione Norwich, che ad Anfield sciorina il bel gioco già mostrato in casa di Manchester United e Chelsea, ma questa volta raccoglie anche un punto molto prezioso. Con la seconda doppietta consecutiva Robin Van Persie lascia la sua firma nella corroborante affermazione dell'Arsenal sullo Stoke. In coda gara molto emozionante tra Wolverhampton e Swansea. I gallesi sprecano troppo e i Wolves operano un recupero quasi miracoloso nei minuti finali, sfiorando pure la beffa del 3-2. Dopo 32 anni il West Bromwich Albion passa al Villa Park. Baggies che evidentemente si esaltano nei derby (domenica si erano imposti in quello con il Wolverhampton). Peccato per Roy Hodgson che il Birmingham City giochi in Championship...
IL TOP – Mario Balotelli è fatto così, prendere o lasciare. Il giorno prima della partita “prova” a dare fuoco a casa, poi in uno dei derby più importanti della storia del Manchester City segna con una naturalezza sconcertante la doppietta che marchia in maniera indelebile la contesa. Abbiamo l'impressione che fuori dal campo le marachelle continuerà a combinarle, ma finché sfodererà prestazioni come quelle di domenica i tifosi del City saranno disposti a perdonargli tutto.
IL FLOP – Gli anni si fanno sentire anche per lui, come ha dimostrato il suo mediocre rendimento in questo inizio di stagione. Nonostante tutta la sua grande esperienza, al Loftus Road Didier Drogba si è fatto espellere per un fallo molto sciocco quando il Chelsea era già sotto di un uomo, affossando così ogni residua possibilità dei Blues di riacciuffare il sentito derby contro il QPR.
LA SORPRESA – Proprio la vittoria dei Super Hoops è il risultato che non ti aspetti dell'ultima giornata di Premier. Il Chelsea gli ha senza dubbio dato una bella mano, ma il QPR sta dimostrando di non essere una semplice comparsa nel massimo campionato inglese, come aveva lasciato intendere a seguito del disastroso 0-4 casalingo contro il Bolton alla prima di campionato.
TOH CHI SI RIVEDE – Dopo un anno passato in “purgatorio”, ovvero in Championship alle dipendenze del Cardiff City, la carriera di Craig Bellamy appariva destinata a imboccare la via del tramonto. Kenny Dalglish, invece, gli ha dato una possibilità nel nuovo Liverpool. Contro il Norwich gli ha pure consegnato una maglia da titolare. Il focoso gallese lo ha subito ricompensato con la marcatura del momentaneo vantaggio, poi vanificata dall'ottima prova dei Canaries.
LA CHICCA – All'Ewood Park i tifosi del Blackburn sono rimasti in tanti anche dopo il fischio finale che sanciva la sesta sconfitta sulle nove partite giocate dalla loro squadra. Lo scopo? Contestare con striscioni, bandiere e cori il manager scozzese Steve Kean, che vorrebbero tanto vedere altrove.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Miglior giocatore e capocannoniere – con 24 goal – della scorsa stagione di Championship, in estate Danny Graham è passato dal Watford al neo-promosso Swansea per la cifra record di 3,5 milioni di sterline. Il ventiseienne prodotto dal vivaio del Middlesbrough non sta certo soffrendo il salto di categoria, come dimostrano la marcatura e l'assist di sabato al Molineux Ground di Wolverhampton.
I Blues vengono raggiunti in classifica dal Newcastle, ormai una realtà della Premier. Vincono Tottenham e Arsenal, solo pari per il Liverpool.
COS'E' SUCCESSO – Per Alex Ferguson è stata la peggior sconfitta della sua venticinquennale gestione. Una cosa è certa, era dal 1930-31 che il Manchester United non perdeva in maniera così netta all'Old Trafford (allora finì 6-0 per l'Huddersfield). Demeriti di tanti giocatori dei Red Devils, apparsi irriconoscibili, ma anche, se non soprattutto, di un grandissimo Manchester City, autore della partita perfetta. I Light Blues allungano a +5 e beneficiano pure dello scivolone del Chelsea nel derby del West End contro il QPR. Ai piani alti della classifica si confermano il Newcastle (1-0 a fatica ma meritato contro il Wigan) e il Tottenham, che con la doppietta di Rafa Van Der Vart inguaia ulteriormente il Blackburn. Rallenta il Liverpool, bloccato in casa dalla rivelazione Norwich, che ad Anfield sciorina il bel gioco già mostrato in casa di Manchester United e Chelsea, ma questa volta raccoglie anche un punto molto prezioso. Con la seconda doppietta consecutiva Robin Van Persie lascia la sua firma nella corroborante affermazione dell'Arsenal sullo Stoke. In coda gara molto emozionante tra Wolverhampton e Swansea. I gallesi sprecano troppo e i Wolves operano un recupero quasi miracoloso nei minuti finali, sfiorando pure la beffa del 3-2. Dopo 32 anni il West Bromwich Albion passa al Villa Park. Baggies che evidentemente si esaltano nei derby (domenica si erano imposti in quello con il Wolverhampton). Peccato per Roy Hodgson che il Birmingham City giochi in Championship...
IL TOP – Mario Balotelli è fatto così, prendere o lasciare. Il giorno prima della partita “prova” a dare fuoco a casa, poi in uno dei derby più importanti della storia del Manchester City segna con una naturalezza sconcertante la doppietta che marchia in maniera indelebile la contesa. Abbiamo l'impressione che fuori dal campo le marachelle continuerà a combinarle, ma finché sfodererà prestazioni come quelle di domenica i tifosi del City saranno disposti a perdonargli tutto.
IL FLOP – Gli anni si fanno sentire anche per lui, come ha dimostrato il suo mediocre rendimento in questo inizio di stagione. Nonostante tutta la sua grande esperienza, al Loftus Road Didier Drogba si è fatto espellere per un fallo molto sciocco quando il Chelsea era già sotto di un uomo, affossando così ogni residua possibilità dei Blues di riacciuffare il sentito derby contro il QPR.
LA SORPRESA – Proprio la vittoria dei Super Hoops è il risultato che non ti aspetti dell'ultima giornata di Premier. Il Chelsea gli ha senza dubbio dato una bella mano, ma il QPR sta dimostrando di non essere una semplice comparsa nel massimo campionato inglese, come aveva lasciato intendere a seguito del disastroso 0-4 casalingo contro il Bolton alla prima di campionato.
TOH CHI SI RIVEDE – Dopo un anno passato in “purgatorio”, ovvero in Championship alle dipendenze del Cardiff City, la carriera di Craig Bellamy appariva destinata a imboccare la via del tramonto. Kenny Dalglish, invece, gli ha dato una possibilità nel nuovo Liverpool. Contro il Norwich gli ha pure consegnato una maglia da titolare. Il focoso gallese lo ha subito ricompensato con la marcatura del momentaneo vantaggio, poi vanificata dall'ottima prova dei Canaries.
LA CHICCA – All'Ewood Park i tifosi del Blackburn sono rimasti in tanti anche dopo il fischio finale che sanciva la sesta sconfitta sulle nove partite giocate dalla loro squadra. Lo scopo? Contestare con striscioni, bandiere e cori il manager scozzese Steve Kean, che vorrebbero tanto vedere altrove.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Miglior giocatore e capocannoniere – con 24 goal – della scorsa stagione di Championship, in estate Danny Graham è passato dal Watford al neo-promosso Swansea per la cifra record di 3,5 milioni di sterline. Il ventiseienne prodotto dal vivaio del Middlesbrough non sta certo soffrendo il salto di categoria, come dimostrano la marcatura e l'assist di sabato al Molineux Ground di Wolverhampton.
venerdì 21 ottobre 2011
La Premier come la NFL?
Per ora non se ne parla nemmeno. In futuro chissà, tutto è possibile. L'idea di eliminare le retrocessioni dalla Premier League, facendo così del massimo campionato inglese una lega ancor più a immagine e somiglianza di quelle dei grandi sport americani, è balenata nella mente di alcuni proprietari stranieri. Almeno così ha riferito Richard Bevan, il presidente della League Manager's Association, durante una conferenza che la sua organizzazione ha tenuto a Londra a metà ottobre. Gli azionisti di maggioranza di Manchester United, Liverpool, Arsenal e Aston Villa non solo sono statunitensi, ma hanno anche delle partecipazioni o in alcuni casi detengono franchigie di football americano piuttosto che di baseball. Capire da chi parta questa intuizione quanto mai “anomala” non è dunque un'impresa impossibile.
C'è da dire che un po' tutti, a cominciare da Alex Ferguson e dal gran capo della Premier Richard Scudamore, si sono subito opposti in modo molto netto alla proposta, bollata come senza senso e altamente dannosa per il mondo del football d'oltre Manica. Proprio un altro strappo alla tradizione, quello di giocare un trentanovesimo match di campionato al di fuori dei confini inglesi, suggerito proprio da Scudamore, in passato non aveva avuto successo, per cui è quanto mai improbabile che la posizione dei proprietari stranieri in merito alle retrocessioni possa un giorno o l'altro affermarsi. Ma in un calcio globalizzato non si può più vivere di certezze assolute.
C'è da dire che un po' tutti, a cominciare da Alex Ferguson e dal gran capo della Premier Richard Scudamore, si sono subito opposti in modo molto netto alla proposta, bollata come senza senso e altamente dannosa per il mondo del football d'oltre Manica. Proprio un altro strappo alla tradizione, quello di giocare un trentanovesimo match di campionato al di fuori dei confini inglesi, suggerito proprio da Scudamore, in passato non aveva avuto successo, per cui è quanto mai improbabile che la posizione dei proprietari stranieri in merito alle retrocessioni possa un giorno o l'altro affermarsi. Ma in un calcio globalizzato non si può più vivere di certezze assolute.
lunedì 17 ottobre 2011
ll Punto sulla Premier – In attesa del derby, il City mette la freccia
I Citizens dilagano con l'Aston Villa, lo United si ferma a Liverpool e il sorpasso è cosa fatta. Tiene botta il Chelsea. Continua a stupire il Newcastle, la squadra rivelazione di questa prima parte di campionato vorrebbe rinverdire i fasti del recente passato, quando Alan Shearer faceva sognare la Toon Army.
COS'E' SUCCESSO – Buone notizie per Roberto Mancini: Mario Balotelli è tornato a far parlare di sé per le sue prodezze in campo (meravigliosa la rovesciata che ha sbloccato il risultato contro l’Aston Villa) e il City vola in testa alla classifica. Il match dei tanti ex, da una parte e dall’altra, è quasi una formalità per i Light Blues, che così approfittano del pareggio acciuffato in extremis dai cugini dello United sul campo del Liverpool per isolarsi in vetta. I Reds non sono riusciti a centrare il quarto successo consecutivo ad Anfield contro i rivali di sempre, ma hanno mostrato incoraggianti progressi rispetto alla ultime uscite. Il Chelsea sfata il tabù Everton (imbattuto con i Blues dal 2006) e si mantiene in scia. Sempre più determinante l’apporto di Dean Sturridge, ormai divenuto una piacevole realtà per André Villas-Boas. Due prodezze di Robin Van Persie (la prima dopo una ventina di secondi, il goal più veloce della storia della Premier) risollevano le sorti dell’Arsenal, ancora a tratti balbettante e fortemente penalizzato dagli infortuni. Bel pari tra Tottenham e Newcastle. Nei bassifondi della classifica i colpi di giornata sono del redivivo Bolton (reduce da sei rovesci consecutivi) che passa con autorità a Wigan, e del West Bromwich Albion nel derby della Black Country sul Wolverhampton.
IL TOP – Per una volta non vogliamo premiare un campione o una squadra di primo piano, bensì un carneade che gioca in una neo-promossa. Anthony Pilkington era uscito come assoluto protagonista negativo della sfortunata prova del Norwich all'Old Trafford. Si era divorato un paio di occasioni di platino e aveva favorito con una imperdonabile disattenzione difensiva l'1-0 dello United. Sabato nella sfida con lo Swansea ha dato dimostrazione di avere grande personalità, disputando un match di enorme spessore, condito da una doppietta che lancia i Canarini nella prima metà della classifica.
IL FLOP – I sette punti nelle prime tre partite avevano un po' illuso tutto l'ambiente, reduce da una salvezza acciuffata per i capelli. Il Wolverhampton ci ha messo pochissimo a ritornare quello dell'anno passato, ovvero una squadra che risiedeva in maniera stabile nelle retrovie. Cinque sconfitte in altrettanti match sono un pessimo viatico per il resto della stagione, soprattutto perché l'ultima è coincisa con una “dolorosa” sconfitta nel sentitissimo derby contro il West Bromwich Albion.
LA SORPRESA – Non finisce di stupire il Newcastle, ancora imbattuto dopo otto match. Con gli Spurs i ragazzi allenati da Alan Pardew hanno rincorso due volte gli avversari, rischiando però anche di vincere nel finale (Fabricio Coloccini ha sprecato il 3-2 all’ultimo respiro di partita). Sperando che duri tanto, la Toon Army si gode l’ebbrezza dell’alta classifica.
TOH CHI SI RIVEDE – Non giocava titolare da oltre sette mesi, non realizzava una rete dallo scorso gennaio, quando diede un dispiacere alla difesa del Blackburn. Steven Gerrard deve ancora raggiungere il culmine della forma, ma intanto ha ripreso confidenza con il campo nella partita più sentita da lui e dall'intera tifoseria dei Red, quella contro il Manchester United. Visto che si trovava, ai Red Devils ha pure segnato il sesto goal in carriera. Quando si dice i campioni...
LA CHICCA – AAA cercasi nuovi impianti nel West End londinese. Chelsea e QPR sono intenzionati a traslocare in stadi più capienti – e a giudicare dal quasi costante tutto esaurito dei due club la scelta appare alquanto giustificata – e già si parla di possibili località dove potrebbero sorgere i “successori” dello Stamford Bridge e del Loftus Road. Nel frattempo il Fulham vorrebbe ampliare il mitico Craven Cottage, che però al 100 per cento non sarà abbattuto per far spazio a qualche lucrosa speculazione immobiliare.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Chris Eagles non è riuscito a convincere Alex Ferguson a dargli un futuro all'Old Trafford, nonostante un buon esordio con la maglia dei Red Devils. Dopo un passaggio senza infamia e senza lode al Burnley, ora il ventiseienne esterno offensivo sta rivitalizzando la sua carriera al Reebok Stadium, dove la cura Doyle gli sta giovando.
COS'E' SUCCESSO – Buone notizie per Roberto Mancini: Mario Balotelli è tornato a far parlare di sé per le sue prodezze in campo (meravigliosa la rovesciata che ha sbloccato il risultato contro l’Aston Villa) e il City vola in testa alla classifica. Il match dei tanti ex, da una parte e dall’altra, è quasi una formalità per i Light Blues, che così approfittano del pareggio acciuffato in extremis dai cugini dello United sul campo del Liverpool per isolarsi in vetta. I Reds non sono riusciti a centrare il quarto successo consecutivo ad Anfield contro i rivali di sempre, ma hanno mostrato incoraggianti progressi rispetto alla ultime uscite. Il Chelsea sfata il tabù Everton (imbattuto con i Blues dal 2006) e si mantiene in scia. Sempre più determinante l’apporto di Dean Sturridge, ormai divenuto una piacevole realtà per André Villas-Boas. Due prodezze di Robin Van Persie (la prima dopo una ventina di secondi, il goal più veloce della storia della Premier) risollevano le sorti dell’Arsenal, ancora a tratti balbettante e fortemente penalizzato dagli infortuni. Bel pari tra Tottenham e Newcastle. Nei bassifondi della classifica i colpi di giornata sono del redivivo Bolton (reduce da sei rovesci consecutivi) che passa con autorità a Wigan, e del West Bromwich Albion nel derby della Black Country sul Wolverhampton.
IL TOP – Per una volta non vogliamo premiare un campione o una squadra di primo piano, bensì un carneade che gioca in una neo-promossa. Anthony Pilkington era uscito come assoluto protagonista negativo della sfortunata prova del Norwich all'Old Trafford. Si era divorato un paio di occasioni di platino e aveva favorito con una imperdonabile disattenzione difensiva l'1-0 dello United. Sabato nella sfida con lo Swansea ha dato dimostrazione di avere grande personalità, disputando un match di enorme spessore, condito da una doppietta che lancia i Canarini nella prima metà della classifica.
IL FLOP – I sette punti nelle prime tre partite avevano un po' illuso tutto l'ambiente, reduce da una salvezza acciuffata per i capelli. Il Wolverhampton ci ha messo pochissimo a ritornare quello dell'anno passato, ovvero una squadra che risiedeva in maniera stabile nelle retrovie. Cinque sconfitte in altrettanti match sono un pessimo viatico per il resto della stagione, soprattutto perché l'ultima è coincisa con una “dolorosa” sconfitta nel sentitissimo derby contro il West Bromwich Albion.
LA SORPRESA – Non finisce di stupire il Newcastle, ancora imbattuto dopo otto match. Con gli Spurs i ragazzi allenati da Alan Pardew hanno rincorso due volte gli avversari, rischiando però anche di vincere nel finale (Fabricio Coloccini ha sprecato il 3-2 all’ultimo respiro di partita). Sperando che duri tanto, la Toon Army si gode l’ebbrezza dell’alta classifica.
TOH CHI SI RIVEDE – Non giocava titolare da oltre sette mesi, non realizzava una rete dallo scorso gennaio, quando diede un dispiacere alla difesa del Blackburn. Steven Gerrard deve ancora raggiungere il culmine della forma, ma intanto ha ripreso confidenza con il campo nella partita più sentita da lui e dall'intera tifoseria dei Red, quella contro il Manchester United. Visto che si trovava, ai Red Devils ha pure segnato il sesto goal in carriera. Quando si dice i campioni...
LA CHICCA – AAA cercasi nuovi impianti nel West End londinese. Chelsea e QPR sono intenzionati a traslocare in stadi più capienti – e a giudicare dal quasi costante tutto esaurito dei due club la scelta appare alquanto giustificata – e già si parla di possibili località dove potrebbero sorgere i “successori” dello Stamford Bridge e del Loftus Road. Nel frattempo il Fulham vorrebbe ampliare il mitico Craven Cottage, che però al 100 per cento non sarà abbattuto per far spazio a qualche lucrosa speculazione immobiliare.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Chris Eagles non è riuscito a convincere Alex Ferguson a dargli un futuro all'Old Trafford, nonostante un buon esordio con la maglia dei Red Devils. Dopo un passaggio senza infamia e senza lode al Burnley, ora il ventiseienne esterno offensivo sta rivitalizzando la sua carriera al Reebok Stadium, dove la cura Doyle gli sta giovando.
venerdì 14 ottobre 2011
Rooney sì, Rooney no
Certo che quando c'è una grande competizione internazionale Wayne Rooney non si fa "mancare" proprio niente. Ai Mondiali 2006 e 2010 gli infortuni, per i prossimi europei una lunga squalifica, per la stella del Manchester United non c'è mai pace. Già c'è chi, come Stan Collymore, consiglia a Fabio Capello di non portarlo a Euro 2012. Secondo me alla fine gli leveranno una delle tre giornate comminategli e il ct dei Tre Leoni lo convocherà. Scommettiamo?
PS: di solito queste cose non le imbrocco mai...
PS: di solito queste cose non le imbrocco mai...
mercoledì 12 ottobre 2011
Robin Friday, il George Best dei poveri
Non ha mai giocato nella massima divisione inglese, non ha indossato neanche una volta la maglia della nazionale, non ha vinto nemmeno un trofeo. C'è di più, a 25 anni si era già ritirato dal calcio professionistico. Eppure Robin Friday è un personaggio mitico, un cult hero del calcio d'oltre Manica.
Pare che fosse un fenomeno fin da bimbetto, tanto che attirò l'attenzione dei grandi club della sua città, Londra. Peccato che di bricconate ne facesse già da adolescente. In campo non passava la palla nemmeno sotto tortura, fuori aveva manifestato una certa passione per droghe e alcool, nonché aveva la pessima abitudine di rubacchiare qua e là. A 16 anni la prima esperienza in riformatorio, a 17 il matrimonio “riparatore” con una ragazza di colore. A quei tempi, parliamo di quattro decenni fa, le unioni interrazziali non erano usuali e in tanti, purtroppo, non le vedevano di buon occhio.
Con tutte le difficoltà del caso, Friday continuava a giocare a pallone, sebbene a livello amatoriale. Per tre stagioni mostrò i suoi colpi di genio nelle divisioni non league, divenendo famoso anche per qualche intemperanza di troppo (ben sette le espulsioni comminategli) e numerose bravate (una volta arrivò allo stadio in ritardo di una decina di minuti e, nonostante fosse palesemente ubriaco, realizzò la rete della vittoria).
Il suo talento non poteva passare inosservato e a gennaio del 1974 il Reading (all'epoca compagine di Quarta Divisione) lo mise sotto contratto. Il nostro eroe mise subito a segno grappoli di goal, per la gioia dei tifosi adoranti. Nell'arco di due anni e mezzo i Royals raggiunsero la promozione alla terza serie del football inglese. Un giorno contro il Tranmere controllò il pallone con la stessa eleganza di Maradona o Pelé e da oltre venti metri scoccò un tiro fantastico che si insaccò sotto al sette. L'arbitro, il futuro internazionale Clive Thomas, si complimentò con lui dicendo che era il più bel gol che avesse mai visto. “Davvero? Dovresti venire qui più spesso, lo faccio ogni settimana” la replica di Friday.
Le marachelle non cessarono, anzi. Durante una partita scorse uno spettatore assaporasse del whisky da una fiaschetta e pensò bene di fare una capatina sugli spalti per chiedergli un sorso. L'arbitro prima gli mostrò il cartellino giallo, poi sentita la sua risposta (“era solo un assaggio prima della pinta al pub”) lo espulse. Con il Reading – e la sua giovane consorte – le cose finirono male. Il doppio divorzio lo portò a Cardiff, in Seconda Divisione. Lui avrebbe preferito rimanere a Londra, dove Millwall e Crystal Palace avevano manifestato un certo interesse nei suoi confronti. Quando arrivò in Galles non si prese nemmeno la briga di pagare il biglietto del treno, che si dovette accollare il manager dei Bluebirds Jimmy Andrews.
Tuttavia Friday si fece perdonare segnando una doppietta all'esordio con il Fulham. In quel match ebbe l'ardire di strizzare i testicoli a un'icona come Bobby Moore, “precedendo” così Vinny Jones (che qualche anno dopo compì lo stesso gesto nei confronti di Gazza Gascoigne).
La passione, la voglia di dare il meglio di sé in campo – una volta contro il Charlton giocò oltre un'ora con uno zigomo fratturato – era offuscata di continuo dai soliti eccessi. Dopo la sconfitta contro lo Shrewsbury nella Coppa del Galles del 1977, devastò la sala da biliardo dell'hotel tirando le palle a destra a manca, praticamente in costume adamitico.
Quando non si presentò al ritiro pre-stagionale, Andrews decise che la misura era colma. Nonostante ciò diede a Friday un'ultima opportunità. Il fantasista se la spese malissimo. La sua prestazione nello 0-4 a Brighton fu disastrosa, condita da un gesto di estrema follia. Al quarto d'ora del secondo tempo si fece espellere per un calcio in pieno volto a Mark Lawrenson (al quale, vuole la leggenda, sembra abbia pure lasciato un “ricordino” puzzolente nella borsa).
Il buon Robin ne aveva ormai abbastanza del calcio. Si ritirò giovanissimo, si sposò e divorziò altre due volte, passando ogni tanto qualche mese in prigione. Nel dicembre del 1990, a soli 38 anni, gli fu fatale un attacco di cuore. La notizia della sua morte passò inosservata sui media nazionali, ma di Friday negli ultimi anni si sono riscoperte le “imprese” e sono rispuntati un po' ovunque gli aneddoti più curiosi. Una band di Cardiff, i Super Furry Animals, ha usato addirittura una foto che lo ritrae nell'atto di mandare a quel paese il portiere del Luton Milija Aleksic per il suo singolo The Man Don't Give a F**k. Un titolo che sicuramente sarebbe piaciuto a uno della pasta di Robin Friday.
Pare che fosse un fenomeno fin da bimbetto, tanto che attirò l'attenzione dei grandi club della sua città, Londra. Peccato che di bricconate ne facesse già da adolescente. In campo non passava la palla nemmeno sotto tortura, fuori aveva manifestato una certa passione per droghe e alcool, nonché aveva la pessima abitudine di rubacchiare qua e là. A 16 anni la prima esperienza in riformatorio, a 17 il matrimonio “riparatore” con una ragazza di colore. A quei tempi, parliamo di quattro decenni fa, le unioni interrazziali non erano usuali e in tanti, purtroppo, non le vedevano di buon occhio.
Con tutte le difficoltà del caso, Friday continuava a giocare a pallone, sebbene a livello amatoriale. Per tre stagioni mostrò i suoi colpi di genio nelle divisioni non league, divenendo famoso anche per qualche intemperanza di troppo (ben sette le espulsioni comminategli) e numerose bravate (una volta arrivò allo stadio in ritardo di una decina di minuti e, nonostante fosse palesemente ubriaco, realizzò la rete della vittoria).
Il suo talento non poteva passare inosservato e a gennaio del 1974 il Reading (all'epoca compagine di Quarta Divisione) lo mise sotto contratto. Il nostro eroe mise subito a segno grappoli di goal, per la gioia dei tifosi adoranti. Nell'arco di due anni e mezzo i Royals raggiunsero la promozione alla terza serie del football inglese. Un giorno contro il Tranmere controllò il pallone con la stessa eleganza di Maradona o Pelé e da oltre venti metri scoccò un tiro fantastico che si insaccò sotto al sette. L'arbitro, il futuro internazionale Clive Thomas, si complimentò con lui dicendo che era il più bel gol che avesse mai visto. “Davvero? Dovresti venire qui più spesso, lo faccio ogni settimana” la replica di Friday.
Le marachelle non cessarono, anzi. Durante una partita scorse uno spettatore assaporasse del whisky da una fiaschetta e pensò bene di fare una capatina sugli spalti per chiedergli un sorso. L'arbitro prima gli mostrò il cartellino giallo, poi sentita la sua risposta (“era solo un assaggio prima della pinta al pub”) lo espulse. Con il Reading – e la sua giovane consorte – le cose finirono male. Il doppio divorzio lo portò a Cardiff, in Seconda Divisione. Lui avrebbe preferito rimanere a Londra, dove Millwall e Crystal Palace avevano manifestato un certo interesse nei suoi confronti. Quando arrivò in Galles non si prese nemmeno la briga di pagare il biglietto del treno, che si dovette accollare il manager dei Bluebirds Jimmy Andrews.
Tuttavia Friday si fece perdonare segnando una doppietta all'esordio con il Fulham. In quel match ebbe l'ardire di strizzare i testicoli a un'icona come Bobby Moore, “precedendo” così Vinny Jones (che qualche anno dopo compì lo stesso gesto nei confronti di Gazza Gascoigne).
La passione, la voglia di dare il meglio di sé in campo – una volta contro il Charlton giocò oltre un'ora con uno zigomo fratturato – era offuscata di continuo dai soliti eccessi. Dopo la sconfitta contro lo Shrewsbury nella Coppa del Galles del 1977, devastò la sala da biliardo dell'hotel tirando le palle a destra a manca, praticamente in costume adamitico.
Quando non si presentò al ritiro pre-stagionale, Andrews decise che la misura era colma. Nonostante ciò diede a Friday un'ultima opportunità. Il fantasista se la spese malissimo. La sua prestazione nello 0-4 a Brighton fu disastrosa, condita da un gesto di estrema follia. Al quarto d'ora del secondo tempo si fece espellere per un calcio in pieno volto a Mark Lawrenson (al quale, vuole la leggenda, sembra abbia pure lasciato un “ricordino” puzzolente nella borsa).
Il buon Robin ne aveva ormai abbastanza del calcio. Si ritirò giovanissimo, si sposò e divorziò altre due volte, passando ogni tanto qualche mese in prigione. Nel dicembre del 1990, a soli 38 anni, gli fu fatale un attacco di cuore. La notizia della sua morte passò inosservata sui media nazionali, ma di Friday negli ultimi anni si sono riscoperte le “imprese” e sono rispuntati un po' ovunque gli aneddoti più curiosi. Una band di Cardiff, i Super Furry Animals, ha usato addirittura una foto che lo ritrae nell'atto di mandare a quel paese il portiere del Luton Milija Aleksic per il suo singolo The Man Don't Give a F**k. Un titolo che sicuramente sarebbe piaciuto a uno della pasta di Robin Friday.
martedì 11 ottobre 2011
La saga infinita
Insomma, devo dire che di questa storia dell'Olimpico ormai non ne posso più. Ora sembra che il West Ham dovrà affittare l'impianto (per due milioni di sterline l'anno) e non ne avrà la proprietà. Tutti questi stadi nuovi iniziano a farmi venire l'orticaria...
venerdì 7 ottobre 2011
Bye bye Stamford Bridge e Loftus Road?
Grandi manovre nel West End londinese. Sia il Chelsea che il QPR hanno manifestato la concreta intenzione di trasferirsi in nuovi impianti, più moderni e capienti rispetto ai loro stadi attuali. Ai Blues non bastano i 41.800 posti dello Stamford Bridge, ne occorrono almeno 60mila. Prima di tutto, però, serve ricomprare con almeno una decina di milioni di sterline le quote del Bridge vendute a12mila tifosi nel 1997 proprio per evitare – ironia della sorte – che il Chelsea abbandonasse la sua storica “casa” (l'unica dal 1905, anno di fondazione del club). La dirigenza biancoblu è molto determinata a convincere i supporter, anche perché vari architetti hanno già fatto sapere che tecnicamente è molto difficile ampliare in maniera significativa l'arena esistente.
Già circola qualche nome sui possibili siti alternativi, tutti nel nord-ovest della capitale inglese. Oltre a Earls Court, Imperial Wharf e White City, c'è la suggestiva ipotesi di costruire il nuovo stadio nei pressi della Battersea Park Power Station. La vecchia centrale elettrica, ora in disuso, si trova a due passi dal Tamigi ed è famosa per essere comparsa sulla copertina di “Animals” dei Pink Floyd.
Il QPR per adesso non ha fornito troppi dettagli, ma per bocca del suo amministratore delegato ha chiarito che il Loftus Road, “nonostante fornisca un'atmosfera eccezionale”, è troppo piccolo (meno di 20mila posti) per una compagine che ha l'ambizione di rimanere a lungo in Premier League.
Già circola qualche nome sui possibili siti alternativi, tutti nel nord-ovest della capitale inglese. Oltre a Earls Court, Imperial Wharf e White City, c'è la suggestiva ipotesi di costruire il nuovo stadio nei pressi della Battersea Park Power Station. La vecchia centrale elettrica, ora in disuso, si trova a due passi dal Tamigi ed è famosa per essere comparsa sulla copertina di “Animals” dei Pink Floyd.
Il QPR per adesso non ha fornito troppi dettagli, ma per bocca del suo amministratore delegato ha chiarito che il Loftus Road, “nonostante fornisca un'atmosfera eccezionale”, è troppo piccolo (meno di 20mila posti) per una compagine che ha l'ambizione di rimanere a lungo in Premier League.
giovedì 6 ottobre 2011
Chiarimento
Per chi mi ha scritto per chiedere lumi sul post su Tevez, il riferimento è ai cartelloni che comparvero ovunque nella metropoli del Lancashire quando l'attaccante argentino firmò con il City, nell'estate del 2009. "Carlos, benvenuto a Manchester", c'era scritto. Come dire, finalmente sei venuto nella "vera" squadra di Manchester. A giocare bene per un po' e a non finirla mai di creare problemi...
martedì 4 ottobre 2011
La partita si guarda al pub
News dal Corriere.it. Questa sì che e' una notizia bomba, secondo me avrà serie imlicazioni in futuro.
Calcio, diritti tv via satellite: sentenza Ue, illegittimi i limiti territoriali
Secondo l'Alta corte europea è lecito usare decoder
e schede straniere per vedere il campionato
il ricorso di un pub britannico all'origine del caso
La proprietaria del pub che ha presentato ricorso (dal sito della Bbc)
MILANO - Una sentenza che potrebbe scuotere il mondo dei diritti tv legati al calcio in Europa. Secondo l'Alta corte dell'Unione europea gli appassionati di calcio dovrebbero essere liberi di utilizzare il decoder satellitare più economico a disposizione per guardare le partite, anche se questo va contro gli accordi esclusivi firmati dalle emittenti televisive con le varie Leghe sportive nazionali.
LA SENTENZA - La Corte europea di giustizia ha dichiarato «contrari al diritto comunitario» tutti quei contratti esclusivi firmati dalle emittenti televisive che impediscono agli appassionati di Paesi esteri di vedere le partite dei campionati nazionali con decoder più economici. La decisione colpisce soprattutto il lucrativo contratto firmato dalla Premier League con varie emittenti europee e potrebbe avere un impatto enorme sugli introiti che il campionato inglese riesce ad ottenere dalla cessione dei propri diritti tv nel resto d'Europa. Tutto nasce infatti da una proprietaria di pub in Inghilterra che utilizzava all'interno del locale un decoder con una scheda greca meno costosa dell'equivalente britannica e per questo era stata multata per una cifra pari a 8.000 sterline (circa 9.400 euro).
Calcio, diritti tv via satellite: sentenza Ue, illegittimi i limiti territoriali
Secondo l'Alta corte europea è lecito usare decoder
e schede straniere per vedere il campionato
il ricorso di un pub britannico all'origine del caso
La proprietaria del pub che ha presentato ricorso (dal sito della Bbc)
MILANO - Una sentenza che potrebbe scuotere il mondo dei diritti tv legati al calcio in Europa. Secondo l'Alta corte dell'Unione europea gli appassionati di calcio dovrebbero essere liberi di utilizzare il decoder satellitare più economico a disposizione per guardare le partite, anche se questo va contro gli accordi esclusivi firmati dalle emittenti televisive con le varie Leghe sportive nazionali.
LA SENTENZA - La Corte europea di giustizia ha dichiarato «contrari al diritto comunitario» tutti quei contratti esclusivi firmati dalle emittenti televisive che impediscono agli appassionati di Paesi esteri di vedere le partite dei campionati nazionali con decoder più economici. La decisione colpisce soprattutto il lucrativo contratto firmato dalla Premier League con varie emittenti europee e potrebbe avere un impatto enorme sugli introiti che il campionato inglese riesce ad ottenere dalla cessione dei propri diritti tv nel resto d'Europa. Tutto nasce infatti da una proprietaria di pub in Inghilterra che utilizzava all'interno del locale un decoder con una scheda greca meno costosa dell'equivalente britannica e per questo era stata multata per una cifra pari a 8.000 sterline (circa 9.400 euro).
lunedì 3 ottobre 2011
ll Punto sulla Premier – Il Chelsea prova a fare il terzo incomodo?
Blues travolgenti sul campo del Bolton. Le due di Manchester non smettono di vincere, mentre nella giornata dei derby si conferma il momentaccio dell'Arsenal.
Continua a stupire il Newcastle, la squadra rivelazione di questa prima parte di campionato vorrebbe rinverdire i fasti del recente passato, quando Alan Shearer faceva sognare la Toon Army.
COS'E' SUCCESSO – Avviso alle due superpotenze di Manchester: ci siamo anche noi. Così può essere interpretato il netto 5-1 con cui il Chelsea ha umiliato un Bolton sempre più in crisi (sei sconfitte consecutive) e costantemente alle prese con l'emergenza infortuni. Con un Dean Sturridge come quello visto nel match di domenica i Blues possono davvero lanciare il loro guanto di sfida alle due capolista. Se il City ci ha messo un tempo per trovare le misure al Blackburn, ma poi ha maramaldeggiato, lo United ha giocato la peggior partita del 2011-12, imponendosi in modo del tutto immeritato contro un Norwich bravo quanto sciupone. Le assenze in difesa si sono fatte sentire e ora Alex Ferguson spera di poter approfittare della pausa per recuperare qualche pezzo pregiato del suo reparto arretrato. Bene il Liverpool della coppia Suarez & Carroll, anche se va detto che l'assurda espulsione di Jack Rodwell ha condizionato un derby lo stesso molto avvincente. Sprofonda in classifica l'Arsenal, che al White Hart Lane, nel 167esimo North London Derby, ha mostrato solo qualche barlume del gioco di qualità espresso in passato. Il Fulham ci ha messo sette giornate per trovare la prima vittoria in Premier, però ha voluto centrarla in grande stile, asfaltando per 6-0 i dirimpettai del QPR. Tripletta del redivivo Andy Johnson, che già in Europa League aveva fornito delle indicazioni confortanti. Da menzionare anche l'esiziale vittoria dello Swansea sullo Stoke. Ancora una volta i Potter hanno risentito dell'impegno infrasettimanale in Europa League.
IL TOP – C'era già chi lo dava per finito, al Reebok Stadium Frankie Lampard si è lasciato alle spalle le ormai consuete delusioni in nazionale e qualche passaggio a vuoto in cui era incappato a inizio stagione. Quale segnale migliore di una tripletta per lanciare un messaggio esplicito al mondo del calcio inglese?
IL FLOP – Permetteteci di spedire dietro la lavagna un calciatore che non ha giocato nemmeno un minuto durante l'ultima giornata di Premier. Quanto fatto in settimana da Carlos Tevez, però, merita senza dubbio una menzione nella nostra rubrica. Mettersi contro tutta, ma proprio tutta, una delle tifoserie più calde e appassionate d'Inghilterra è un'impresa difficile da eguagliare. L'argentino ha peggiorato di molto una situazione che si era complicato lui stesso dichiarando un giorno sì e l'altro pure che voleva andare via da Manchester. Bene ha fatto Mancini ha scaricarlo in maniera definitiva.
LA SORPRESA – La vittoria in casa del Wolverhampton ci può anche stare, ma che il Newcastle giochi con personalità partite in cui in passato avrebbe finito per non raccogliere l'intera posta nonostante gli sforzi profusi e soprattutto che si ritrovi in piena zona Champions League a un mese e mezzo dall'inizio del campionato non se lo aspettava praticamente nessuno.
TOH CHI SI RIVEDE – Per la gioia di della sponda di Liverpool tinta di rosso – e di Fabio Capello – Andy Carroll si è finalmente sbloccato, peraltro in un match di fondamentale importanza come il derby contro l'Everton. L'intesa con Luis Suarez è ancora in parte da affinare, ma c'è da scommettere che più goal segnerà l'ex Newcastle, più spazio in campo gli riserverà Kenny Dalglish.
LA CHICCA – A proposito del ritrovato derby del West End, non più tardi di una trentina di anni fa il Fulham rischiò di fondersi con il Queens Park Rangers, per dar vita a un'unica realtà dall'improbabile nome di Fulham Park Rangers. Quella sorta di chimera calcistica avrebbe dovuto giocare al Loftus Road, mentre il Craven Cottage sarebbe dovuto essere abbattuto per far posto ad abitazioni di pregio. La Lega bocciò il progetto, il ministero dei Beni Culturali stabilì che la facciata dell'attuale Johnny Haynes Stand – allora Stevenage Road Stand – e il meraviglioso Cottage dovessero essere preservate e il più bello e romantico stadio inglese scampò per la prima volta a una brutta fine.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Negli ultimi anni il Tottenham ha mandato in prestito Kyle Walker a Sheffield United, QPR e Aston Villa. Nell'attuale stagione non ha nessuna intenzione di privarsi dei servigi del ventunenne terzino destro, per il quale Fabio Capello ha già predetto un destino dorato e che intanto al suo primo derby contro l'Arsenal è risultato addirittura il match winner.
Continua a stupire il Newcastle, la squadra rivelazione di questa prima parte di campionato vorrebbe rinverdire i fasti del recente passato, quando Alan Shearer faceva sognare la Toon Army.
COS'E' SUCCESSO – Avviso alle due superpotenze di Manchester: ci siamo anche noi. Così può essere interpretato il netto 5-1 con cui il Chelsea ha umiliato un Bolton sempre più in crisi (sei sconfitte consecutive) e costantemente alle prese con l'emergenza infortuni. Con un Dean Sturridge come quello visto nel match di domenica i Blues possono davvero lanciare il loro guanto di sfida alle due capolista. Se il City ci ha messo un tempo per trovare le misure al Blackburn, ma poi ha maramaldeggiato, lo United ha giocato la peggior partita del 2011-12, imponendosi in modo del tutto immeritato contro un Norwich bravo quanto sciupone. Le assenze in difesa si sono fatte sentire e ora Alex Ferguson spera di poter approfittare della pausa per recuperare qualche pezzo pregiato del suo reparto arretrato. Bene il Liverpool della coppia Suarez & Carroll, anche se va detto che l'assurda espulsione di Jack Rodwell ha condizionato un derby lo stesso molto avvincente. Sprofonda in classifica l'Arsenal, che al White Hart Lane, nel 167esimo North London Derby, ha mostrato solo qualche barlume del gioco di qualità espresso in passato. Il Fulham ci ha messo sette giornate per trovare la prima vittoria in Premier, però ha voluto centrarla in grande stile, asfaltando per 6-0 i dirimpettai del QPR. Tripletta del redivivo Andy Johnson, che già in Europa League aveva fornito delle indicazioni confortanti. Da menzionare anche l'esiziale vittoria dello Swansea sullo Stoke. Ancora una volta i Potter hanno risentito dell'impegno infrasettimanale in Europa League.
IL TOP – C'era già chi lo dava per finito, al Reebok Stadium Frankie Lampard si è lasciato alle spalle le ormai consuete delusioni in nazionale e qualche passaggio a vuoto in cui era incappato a inizio stagione. Quale segnale migliore di una tripletta per lanciare un messaggio esplicito al mondo del calcio inglese?
IL FLOP – Permetteteci di spedire dietro la lavagna un calciatore che non ha giocato nemmeno un minuto durante l'ultima giornata di Premier. Quanto fatto in settimana da Carlos Tevez, però, merita senza dubbio una menzione nella nostra rubrica. Mettersi contro tutta, ma proprio tutta, una delle tifoserie più calde e appassionate d'Inghilterra è un'impresa difficile da eguagliare. L'argentino ha peggiorato di molto una situazione che si era complicato lui stesso dichiarando un giorno sì e l'altro pure che voleva andare via da Manchester. Bene ha fatto Mancini ha scaricarlo in maniera definitiva.
LA SORPRESA – La vittoria in casa del Wolverhampton ci può anche stare, ma che il Newcastle giochi con personalità partite in cui in passato avrebbe finito per non raccogliere l'intera posta nonostante gli sforzi profusi e soprattutto che si ritrovi in piena zona Champions League a un mese e mezzo dall'inizio del campionato non se lo aspettava praticamente nessuno.
TOH CHI SI RIVEDE – Per la gioia di della sponda di Liverpool tinta di rosso – e di Fabio Capello – Andy Carroll si è finalmente sbloccato, peraltro in un match di fondamentale importanza come il derby contro l'Everton. L'intesa con Luis Suarez è ancora in parte da affinare, ma c'è da scommettere che più goal segnerà l'ex Newcastle, più spazio in campo gli riserverà Kenny Dalglish.
LA CHICCA – A proposito del ritrovato derby del West End, non più tardi di una trentina di anni fa il Fulham rischiò di fondersi con il Queens Park Rangers, per dar vita a un'unica realtà dall'improbabile nome di Fulham Park Rangers. Quella sorta di chimera calcistica avrebbe dovuto giocare al Loftus Road, mentre il Craven Cottage sarebbe dovuto essere abbattuto per far posto ad abitazioni di pregio. La Lega bocciò il progetto, il ministero dei Beni Culturali stabilì che la facciata dell'attuale Johnny Haynes Stand – allora Stevenage Road Stand – e il meraviglioso Cottage dovessero essere preservate e il più bello e romantico stadio inglese scampò per la prima volta a una brutta fine.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Negli ultimi anni il Tottenham ha mandato in prestito Kyle Walker a Sheffield United, QPR e Aston Villa. Nell'attuale stagione non ha nessuna intenzione di privarsi dei servigi del ventunenne terzino destro, per il quale Fabio Capello ha già predetto un destino dorato e che intanto al suo primo derby contro l'Arsenal è risultato addirittura il match winner.
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