“Mi avete stufato, mi prendo la palla e il campo e vado a giocare per conto mio”. Ormai John Houlding ne aveva le scatole piene dei suoi colleghi del board dell'Everton. L'ennesimo furibondo litigio gli fece prendere la decisione che avrebbe cambiato la storia del football, non solo sulla Merseyside. Era il 1892, Liverpool poteva contare su uno dei porti più importanti del Regno Unito e di riflesso del Pianeta; l'Inghilterra vittoriana era il cuore di un impero smisurato.
L'Everton, nato nel 1878, era uno dei 12 membri fondatori della Football League e già nel 1891 si era laureato campione nazionale. Insomma, era senza dubbio una delle realtà di spicco del gioco che in Inghilterra stava appassionando le masse e che per molti esponenti della working class era diventato una professione molto meno alienante di un'occupazione da operaio in una fumosa fabbrica o da scaricatore di porto nei docks. Dal 1884 i Toffeemen si esibivano presso l'impianto sulla Anfield Road, di proprietà dell'amico di Houlding John Orrell, il quale affittò l'arena al club dell'omonimo quartiere a ridosso del centro di Liverpool.
Houlding era uno dei personaggi più in vista della città. Proprietario di una fabbrica di birra di grande successo, titolare di un seggio in Parlamento, in futuro sarebbe stato anche Lord Mayor, ovvero sindaco di Liverpool. Sembra che per mere questioni economiche – l'aumento degli interessi sul prestito concesso al club in primis – i dissidi tra il parlamentare conservatore e gli altri membri del consiglio dell'Everton raggiunsero un punto di non ritorno, con scontri durissimi con personaggi quali George Mahon, astemio molto “radicale” e per questo inviso al padrone di una delle brewery più importanti del Paese. I Toffeemen decisero di attraversare lo Stanley Park e farsi una nuova casa al Goodison Park, a Houlding rimase l'allora piccolo stadio di Anfield Road, al quale il facoltoso uomo d'affari diede subito un inquilino nuovo di zecca e dalla denominazione molto poco originale: Everton Athletic.
Per decisione delle massime autorità calcistiche, Houlding fu quasi subito costretto a cambiare nome al “secondo” Everton. Nacque così il Liverpool F.C.
Un club che si rivelò fin dai primi vagiti molto ambizioso. Il braccio destro del presidente, tale John McKenna, fu sguinzagliato a nord del Vallo di Adriano alla ricerca di talenti, che all'epoca in Scozia abbondavano, soprattutto perché lì il calcio non era un fatto di contrasti assassini e anarchia totale, come in Inghilterra, ma di passaggi accurati e dribbling brucianti. Fu così che le grandi scozzesi di fine Diciannovesimo secolo – Dumbarton, Renton e Cambuslang – fornirono il loro tributo di ben 12 giocatori alla compagine non a caso definita “the team of all the Macs”, che era di bianco, blu e azzurro vestita. E sì, perché i futuri Reds il rosso cittadino come colore sociale lo adottarono solo nel 1896. Quando avevano già vinto una Lancashire League e due volte la Second Division del calco inglese. Robetta, in confronto alla messe di vittorie degli anni a venire, allorché un personaggio leggendario come Bill Shankly “made the people happy”. Ovvero fece impazzire di gioia la metà rossa di Liverpool.
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