Per ora non se ne parla nemmeno. In futuro chissà, tutto è possibile. L'idea di eliminare le retrocessioni dalla Premier League, facendo così del massimo campionato inglese una lega ancor più a immagine e somiglianza di quelle dei grandi sport americani, è balenata nella mente di alcuni proprietari stranieri. Almeno così ha riferito Richard Bevan, il presidente della League Manager's Association, durante una conferenza che la sua organizzazione ha tenuto a Londra a metà ottobre. Gli azionisti di maggioranza di Manchester United, Liverpool, Arsenal e Aston Villa non solo sono statunitensi, ma hanno anche delle partecipazioni o in alcuni casi detengono franchigie di football americano piuttosto che di baseball. Capire da chi parta questa intuizione quanto mai “anomala” non è dunque un'impresa impossibile.
C'è da dire che un po' tutti, a cominciare da Alex Ferguson e dal gran capo della Premier Richard Scudamore, si sono subito opposti in modo molto netto alla proposta, bollata come senza senso e altamente dannosa per il mondo del football d'oltre Manica. Proprio un altro strappo alla tradizione, quello di giocare un trentanovesimo match di campionato al di fuori dei confini inglesi, suggerito proprio da Scudamore, in passato non aveva avuto successo, per cui è quanto mai improbabile che la posizione dei proprietari stranieri in merito alle retrocessioni possa un giorno o l'altro affermarsi. Ma in un calcio globalizzato non si può più vivere di certezze assolute.
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