Scritto per Goal.com.
Se parlate con un appassionato di lunga data di calcio inglese dell'evoluzione attuale del Beautiful Game, vi dirà che, stante il processo di continentalizzazione delle squadre della Premier, nelle divisioni minori si gioca ancora il football “di una volta”. Ovvero tanta corsa, agonismo alle stelle, infarcito di contrasti ruvidi, alchimie tattiche ridotte all'osso, stelle straniere pochine e “prodotti” locali in abbondanza. Da attenti osservatori della Championship, ma anche di League One e Two, a dir la verità negli ultimi anni abbiamo notato che sono sempre più numerose le compagini che cercano di tenere la palla bassa e articolare fraseggi di una discreta qualità. Basti pensare alle neo-promosse in Premier Swansea e Norwich, che tanto bene stanno facendo nella massima serie inglese.
La sfida di bassa classifica di Championship tra Millwall e Watford a cui abbiamo assistito martedì scorso, però, non prometteva certo un calcio troppo raffinato. Le due formazioni si trovavano a solo una manciata di punti dalle ultime tre posizioni in classifica e, come succede un po' ovunque in giro per il mondo, prima di dare spettacolo dovevano pensare a mettere un po' di fieno in cascina.
Consci che avremmo assistito a una partita combattutissima, con un pubblico molto caldo nonostante la rigida serata invernale, ci auguravamo quanto meno di poter ammirare la stellina Marvin Sordell, quasi ventunenne attaccante dai buoni mezzi tecnici e che nelle movenze ricorda un po' Ashley Young (esterno offensivo attualmente in forza al Manchester United). Young e Sordell sono due dei tanti giocatori usciti da una Academy da sempre di ottimo livello. A tre ore dal fischio di inizio il ragazzino è stato tolto dalla formazione titolare dall'allenatore degli Hornets Sean Dyche. Il motivo era semplice, troppe squadre di Premier vogliose di assicurarsi i suoi servigi – alla fine la spunterà il Bolton Wanderers per una cifra che pare si aggiri intorno ai quattro milioni di euro.
Non ci rimane che goderci le imprese di qualche onesto mestierante di categoria e di un paio di giovani del Tottenham in prestito al Millwall: Ryan Mason e Harry Kane. Se il primo disputa un partita senza infamia e senza lode, il secondo, attaccante che pure ha vestito la maglia delle selezioni under 17 e 19 dell'Inghilterra, è quanto di più macchinoso e impacciato ci sia capitato di vedere da parecchio tempo a questa parte. Intendiamoci, sono tutti i Lions di Londra sud a deludere i quasi diecimila presenti, che a più riprese manifestano il loro disappunto in maniera sempre molto colorita. In tanti si aspettavano i tre punti per garantirsi una bella boccata d'ossigeno in classifica e soprattutto per vendicare l'umiliante 1-6 subito la stagione passata in quello che non è proprio un derby (Watford è una delle cittadine sorte nelle propaggini settentrionali di Londra), ma poco ci manca. Il derby, quello vero, si gioca sabato con il West Ham. Ma questa è una storia che richiederebbe un articolo a sé.
Meglio tornare a parlare del match infrasettimanale, in cui il Millwall subisce il gioco più armonico e ragionato degli avversari, che senza strabiliare chiudono il primo tempo in vantaggio di due reti. Nella seconda frazione di gioco a nulla servono i confusionari attacchi di Darius Henderson (l'ex di giornata) e compagni. Anzi, il buon Darius nei minuti finali pensa bene anche di sbagliare un rigore, assicurandosi una decina di minuti di cori di scherno da parte dei suoi ex supporter.
A prescindere dal risultato finale che arride agli ospiti, una cosa è certa: nessuna delle due squadre promette di ripetere a breve i fasti degli anni Ottanta. Il periodo d'oro del Watford di John Barnes e Luther Blissett (poi “storico” bidone rifilato al Milan), con l'azionista forte Elton John, coincise con un clamoroso secondo posto in campionato alle spalle del grande Liverpool di Kenny Dalglish e una finale di FA Cup persa contro l'Everton. Nella seconda metà del decennio anche il Millwall di Tony Cascarino e Teddy Sheringham si cimentò per la prima volta nella massima serie inglese, centrando un sorprendente decimo posto prima di retrocedere l'anno successivo. Altri tempi e altro stadio, per i Lions (che hanno un buon seguito pure in Italia, come si può leggere sul blog http://millwallitalia.blogspot.com/). La vecchia tana, il the Den che tanto timore – a ragione – metteva a giocatori e tifosi avversari a Cold Blow Lane non esiste più dal 1993, sostituito dal nuovo Den. Un impianto moderno e funzionale, dove l'ex East Stand da non molto è stata ribattezzata Dockers Stand, in omaggio ai primi giocatori e ai tifosi dei biancoblu. Scaricatori di porto senza troppi fronzoli e orgogliosi della propria squadra. Nel bene, ma soprattutto nel male.
Nessun commento:
Posta un commento