lunedì 13 febbraio 2012

Il nome dello stadio lo decidono i tifosi

La nuova frontiera dei naming rights è quella della lotteria per decidere il nome di uno stadio. Si versano 50 sterline e il gioco è fatto. Un importo ridotto, certo, visto che il club in questione è il Bath City, quinta serie del calcio inglese. L'impianto da ribattezzare è il Twerton Park, un'anzianità di servizio notevole (ha aperto i battenti nel 1909), una capienza degna di ben altri palcoscenici (8.800 posti, tanto che tra il 1986 e il 1996 ha ospitato il Bristol Rovers) e un fascino un po' retrò imbattibile, visto che dalle sue vecchie gradinate si possono ammirare gli eleganti edifici della città termale fondata dai Romani duemila anni fa.

La scelta della dirigenza del Bath è dettata da evidenti motivi economici. La media spettatori è bassa, anche perché la squadra se la passa maluccio (è ultima in Conference National) e gli sponsor non sono così munifici. Il fortunato vincitore della lotteria potrebbe decidere di chiamare lo stadio come più gli aggrada. Ipoteticamente il nome potrebbe rimanere lo stesso, oppure si potrebbe prendere ispirazione da vecchie glorie del passato o invece omaggiare amici e parenti. Se la dea bendata dovesse favorire una compagnia privata, si seguirebbe uno schema più classico, che va tanto in voga in Inghilterra negli ultimi anni. In Premier ci sono il Reebok Stadium, l'Emirates, l'Etihad, il DW e da poco anche la Sport's Direct Arena. Ma anche nelle divisioni inferiori ci sono parecchi esempi, come, tanto per citarne un paio, l'American Express Community Stadium (Brighton) o la Ricoh Arena (Coventry). Fino al 2010 c'era anche il Kit Kat Crescent, ma una volta scaduto l'accordo di sponsorizzazione il glorioso Bootham Crescent, casa dello York City dal 1932, ha (fortunatamente) riacquisito la vecchia denominazione

Tornando alla singolare storia del Bath City, numerosi giocatori hanno già fatto sapere di aver aderito all'iniziativa. Jim Rollo, capitano e bandiera della squadra con oltre 450 presenze, si è addirittura espresso in toni entusiastici, definendola “un'ottima idea”.

Chissà se proverà la sorte anche il tifoso più celebre dei Romans (il soprannome del Bath), ovvero il regista Ken Loach. Uno dei più apprezzati esponenti della cinematografia britannica il marzo scorso si era dichiarato entusiasta di una precedente trovata del suo club: vendere biglietti scontati dell'80 per cento agli esponenti della nutrita comunità polacca di Bath. Per la verità non tutti i tifosi della compagine del sud dell'Inghilterra hanno espresso un parere positivo sul tentativo di aumentare la base di sostenitori con agevolazioni così “singolari”. Ma tant'è, a Bath non si può certo dire che se ne stiano con le mani in mano e che la gestione societaria si basi su schemi troppo convenzionali.

Adesso toccherà solo aspettare le festività pasquali per scoprire chi avrà vinto il sorteggio, quanti soldi saranno stati raccolti e se il Twerton Park cambierà sul serio nome.

In ogni caso non sarebbe per molto, visto che i naming rights scadranno dopo una sola stagione. Va bene stravolgere la tradizioni, ma non esageriamo!

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