Per i tifosi del Southampton la stagione 2011-12 potrebbe rivelarsi una delle più memorabili di sempre. Non solo perché la loro squadra, da neo-promossa in Championship, si avvia a centrare il secondo salto di categoria consecutivo, ritornando così in Premier dopo un’assenza di sette anni. La campagna attuale, infatti, sta riservando delle sorprese molto sgradite alla principale rivale dei Saints: il Portsmouth. Il club del Fratton Park è entrato in amministrazione controllata e l’automatica decurtazione di dieci punti lo ha relegato nelle posizioni più calde della classifica. Con il caos societario che ormai impera da troppo tempo e una rosa ridotta all’osso proprio per le insufficienti disponibilità economiche, il rischio del capitombolo in League One è più che concreto.
A rileggere la storia delle due realtà dell’Hampshire nell’ultimo decennio salta all’occhio come il loro cammino sia stato completamente inverso: quando una andava bene (vedi il Portsmouth nel 2008, con la storica affermazione in FA Cup), l’altra se la passava malissimo (a corto di quattrini, si avviava a una pessima stagione culminata con il capitombolo in League One). Poi è toccato ai Pompey sprofondare nei debiti e ai Saints risollevarsi, anche grazie all’intervento nel 2009 del neo-proprietario Markus Liebherr, poi deceduto prematuramente nell’agosto del 2010.
Ora il Southampton se la passa abbastanza bene dal punto di vista finanziario, può contare su uno stadio capiente e moderno (il St Mary’s è stato inaugurato nel 2001 e ospita oltre 32mila spettatori), su una Academy di valore assoluto (che di recente ha sfornato gente del calibro di Theo Walcott, Gareth Bale e Alex Oxlade-Chamberlain) e su una prima squadra in crescita esponenziale.
Una bella fetta di merito per gli exploit attuali va ascritta al manager Nigel Adkins. Uno dei pochissimi allenatori nel calcio inglese ad avere un passato come portiere – difese la porta del Tranmere Rovers e del Wigan a cavallo tra anni Ottanta e Novanta – Adkins ha una storia quanto mai singolare. Iniziò la sua carriera di tecnico con i Gallesi del Bangor City nel 1993, con cui vinse pure due titoli nazionali, ma pur di tornare a un club inglese di medio livello si adattò a fare addirittura il fisioterapista allo Scunthorpe United. In realtà al Glanford Park era divenuto una sorta di tutto fare, tanto che quando fu nominato al posto del partente Brian Laws nessuno si stupì più di tanto. I tifosi coniarono un coretto quanto mai divertente (tradotto suona più o meno “chi ha bisogno di Mourinho, noi abbiamo il nostro fisioterapista!”). I buoni risultati raggiunti con lo Scunthorpe (due promozioni in Championship) hanno poi convinto il board del Southampton ad affidarsi ad Adkins per riportare in auge i Saints. Per il momento il buon Nigel sta facendo ben oltre il suo dovere.
Il team biancorosso pratica un calcio di buona qualità, incentrato sul possesso palla e sui guizzi delle due stelle Adam Lallana (altro prodotto del vivaio) e Rickie Lambert (una macchina da goal da quando veste le maglia dei Saints). A loro nella finestra invernale di mercato si è aggiunto il bomber Billy Sharp che l’anno scorso, quando giocava ancora con il Doncaster, aveva commosso tutta l’Inghilterra per aver dedicato una marcatura al figlioletto morto pochi giorni prima.
Certo, non stiamo parlando di fenomeni come Alan Shearer o Matthew Le Tissier, i quali con le loro prodezze deliziarono la tifoseria del Southampton negli anni Novanta, quando le partite casalinghe si disputavano ancora al The Dell, famoso per avere una delle due curve “tagliata” di traverso” e per la distanza minima tra le tribune e il campo. Sarebbe già importante però ritornare ad assaporare il gusto della massima divisione inglese. E a potersi fregiare del titolo di unica squadra della costa meridionale in Premiership.
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