Sono partiti Cristiano Ronaldo e Xabi Alonso, sono arrivati Carlo Ancelotti e Alberto Aquilani. La Premier League inglese sabato si presenta ai nastri di partenza senza più la sua stella di prima grandezza - ma tutto sommato rimane il campionato di maggior spessore tecnico del mondo - e con un fardello di debito da «far invidia» a un paese africano. I bilanci dello scorso anno dei 20 club della massima divisione d'oltre Manica ci raccontano di oltre 3 miliardi di euro di esposizione totale. Sarà per questo e per la crisi, che in Inghilterra si fa sentire più che da altre parti, che il mercato estivo non ha riservato troppi colpi a sensazione, fatta eccezione per la cessione di Ronaldo dal Manchester United al Real Madrid per la cifra iperbolica di 90 milioni di euro e per l'iper-attivismo del Manchester City. Bella forza, con i miliardi degli sceicchi di Abu Dhabi sono capaci tutti a spendere 200 milioni in giocatori nello spazio di soli 12 mesi. Nelle settimane appena trascorse, però, la dirigenza dei Blues del Lancashire ha dimostrato di aver imparato la lezione, acquistando con criterio e non un po' alla rinfusa come era accaduto nel recente passato. Santa Cruz, Adebayor, Tevez, Barry e Touré sono tutti acquisti di valore pronti a puntellare ogni reparto di gioco. Insomma, se l'oligopolio delle Big Four (Manchester United, Liverpool, Chelsea e Arsenal, in ordine di classifica 2008-09) non verrà scalfito quest'anno, non verrà scalfito mai più.
Anche perché sulla carta almeno tre grandi si sono indebolite. I campioni uscenti dei Red Devils, in cerca del poker di successi consecutivi in Premier, hanno preso il promettente colombiano Antonio Valencia e l'ex grande nemico Michael Owen per sostituire Tevez e mister 90 milioni, l'Arsenal ha ceduto pedine fondamentali come Adebayor e Touré e deve fare i conti con gli infortuni di Nasri e Rosicki, mentre il Liverpool spera nella resurrezione di Aquilani per mettere una pezza alla fuga di Xabi Alonso. Curioso come sia Alex Ferguson che Rafa Benitez - che si odiano ferocemente - si affidino a due giocatori dall'infortunio a dir poco facile.
Sempre a proposito dei Reds, c'è da segnalare il solito fermento per le sorti della società. Al momento, il club è nelle mani del duo americano Gillett-Hicks, che ha appena rinegoziato con la Royal Bank of Scotland un debito di 350 milioni di euro, ma i supporter si stanno organizzando in grande stile per creare una valida alternativa.
Due gruppi, Share Liverpool FC e Spirit of Shankly Campaign, stanno muovendo i loro primi passi per rilevare la società. L'obiettivo è particolarmente ambizioso: raccogliere 250 milioni dai tifosi e altri 100 da un partner commerciale. Staremo a vedere se riusciranno nel loro intento. Il Chelsea si è pressoché mantenuto immutato, considerati anche i gran rifiuti di Andrea Pirlo e Daniele De Rossi e fatti salvi eventuali colpi di mercato dell'ultima ora (leggi Pato o Ribery, ndr.). Il vero valore aggiunto della campagna acquisti del club dello Stamford Bridge dovrebbe quindi essere Carlo Ancelotti. Saprà imitare i successi di Josè Mourinho, oppure farà la fine ingloriosa di Felipao Scolari? Per adesso, l'ex allenatore del Milan ha già messo in bacheca la Charity Shield (la supercoppa inglese), strappata domenica scorsa al Manchester United. Non sarà il trofeo più importante della storia, ma è meglio di niente.
Everton e Aston Villa si dovranno accontentare del solito piazzamento Uefa - o Europa League che dir si voglia - duellando con un manipolo di squadre londinesi, West Ham, Fulham e Tottenham.
Proprio gli Spurs hanno preso il lungagnone ex Portsmouth Peter Crouch e scaricato al Sunderland il reietto Darren Bent, che prima della tanto attesa cessione aveva trovato il modo di attaccare il suo ormai ex club utilizzando Twitter. Un chiaro segno dei tempi...
Tutte le altre rischiano il salto nel purgatorio della Championship e il conseguente ingente danno economico ad esso legato. Come al solito faranno fatica le neopromosse, per il 2009-10 Wolverhampton, Birmingham e Burnley. Quest'ultima rappresenta la città più piccola ad aver mai «messo piede» in Premier dalla sua fondazione (1992). E pensare che una volta anche i piccoli Clarets riuscivano a salire sul trono d'Inghilterra. Accadde nel 1960. Più di una vita fa, calcisticamente parlando.
Pubblicato sul Manifesto di giovedì scorso.
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