L'articolo qui di seguito l'ho scritto circa quattro anni fa per la mitica fanza God Save The Football. Mi fa piacere riproporlo alla vigilia del match valido per il secondo turno di Carling Cup che si terrà domani al Boleyn Ground. Peccato non essere lì...
Prendete tre italiani patiti di calcio inglese, per la precisione un tifoso dell’Arsenal, uno del West Ham ed uno del Manchester United ma con spiccate simpatie per il Millwall, e fategli trascorrere un giorno e mezzo a Londra, città che tutti e tre hanno visitato innumerevoli volte. In quel lasso di tempo considerate che c’è pure un imperdibile derby West Ham-Millwall e che i nostri amici hanno tre tagliandi per accedere al Boleyn Ground. E’ abbastanza chiaro che la combriccola di footy-mad passi il suo tempo tra pub, librerie specializzate in sport (o sarebbe meglio dire libreria specializzata, la solita che tutti conosciamo), visite a qualche stadio (Highbury, con annesso giretto nel museo), un salto in alcuni negozi a “tema” (calcio ed affini) e per finire si goda un derby londinese a dir poco sentito, concedendosi un ricco pre-partita nella zona di Upton Park. Tralasciamo il racconto dettagliato sullo smodato uso delle carte di credito in quel di Sport Pages e di Soccer Scene. D’altronde la maglietta del Millwall anni ‘60 della Toffs bisognava comprarla, no? E poi il libro di Simon Inglis sul mitico architetto di stadi Archibald Leitch chi se lo sarebbe lasciato sfuggire? Con tutte quelle foto d’epoca e la storia di come misero su il Craven Cottage piuttosto che Ibrox…
Vabbè, passiamo alla partita, non prima di aver detto che nelle loro peregrinazioni i nostri amici hanno anche visto da lontano il nuovo impianto dell’Arsenal, attualmente in avanzato stato di costruzione. Alla vista delle mastodontiche tribune dell’Emirates Stadium, si sono registrati sentimenti contrastanti per il tifoso dei Gunners, nonostante tutto ancora legatissimo al caro vecchio Arsenal Stadium. Ma torniamo a West Ham-Millwall. Ovvero, come enfaticamente sottolineato dal programma ufficiale della partita, “lo scontro tra le culture calcistiche dell’Est e del Sud di Londra”. Più prosaicamente, una sfida che vede contrapposte due tra le tifoserie più turbolente di tutto il Regno Unito. Tifoserie che si odiano profondamente, non fanno niente per nasconderlo e che negli scorsi decenni hanno causato numerosi episodi di violenza, finendo ripetutamente sulle prime pagine dei giornali. Il perché di tanto astio è presto detto. I supporter delle due squadre sono troppo simili per potersi amare. Sia il Millwall che il West Ham, infatti, hanno una base di tifosi quasi esclusivamente proletaria, fortemente attaccati al loro territorio ed alla sua “difesa”. Anche i fondatori dei due team hanno chiare origini working class, visto che parliamo di operai che verso la fine del diciannovesimo secolo decisero di mettere su una squadra per praticare quel gioco che già all’epoca esercitava tanto fascino proprio sulle masse popolari. Per gli Hammers la sfida con il Millwall rappresenta una sorta di ultima chiamata per i Play Offs di Championship e quindi una chance di tornare in Premier, mentre per i Lions le ambizioni di promozione sono tramontate da qualche settimana.
Insomma, oltre che il derby la partita più importante di tutta la stagione, almeno per gli Hammers. Per ragioni di sicurezza si gioca alle 12.00 di sabato. La fermata della metropolitana di Upton Park, che dista cinque minuti a piedi dallo stadio, è presidiata dalla polizia, che pattuglia in forze le strade prospicenti il Boleyn Ground. Tutto sembra tranquillo fino alle 10.30, allorché arriva uno sparuto gruppo di tifosi del Millwall. Sale la tensione, soprattutto a parole. Le forze dell’ordine bloccano il vialone che porta allo stadio, mentre arrivano decine di camionette cariche di poliziotti in assetto anti-sommossa e con cinque-sei cani al seguito. Le due tifoserie si fronteggiano...con qualche coro. Nessuno si azzarda a lanciare nemmeno un pezzo di carta contro la polizia, figuriamoci una molotov, come accaduto di recente in Italia. Dopo un po’ i poliziotti scortano i supporter dei Lions a destinazione. Quanto descritto sarà il momento più ad alta tensione della giornata, per quello che è considerato forse il derby più a rischio di tutta l’Inghilterra.
I tre anglofili italiani, dopo aver buttato un occhio sulla scena appena descritta, si fanno tutte le bancarelle attorno allo stadio, in alcuni casi pentendosi di aver quasi finito i contanti, per poi trovare il proprio posto in tribuna intorno alle 11.30. Non prima di aver notato che alcuni muri esterni della Doc Martens Stand riportano i nomi di numerosi tifosi del West Ham che ci hanno purtroppo lasciato. Da brividi.
Nonostante le presunta pericolosità del match, al Boleyn Ground non mancano parecchi bambini con la magliettina azzurra-bordeaux d’ordinanza. All’entrata i controlli degli efficientissimi steward sono ridotti al minimo. L’atmosfera all’interno dello stadio è vibrante, fatta di cori e battimani. Riferimenti all’orientamento politico delle due squadre nemmeno a sognarseli. Non mancano certo i cori contro gli avversari. Si tratta pur sempre di un derby. Però in campo non arriva nessun oggetto. I circa 2.500 tifosi del Millwall, separati dai rivali da qualche fila di seggiolini e da un cordone di polizia, non vengono bersagliati con monetine e razzi lanciati dalle gradinate avversarie. Inutile dire che qui non ci sono “gabbie”, e, dopo il disastro dell’Hillsborough, allorché morirono contro le inferriate di una curva ben 96 persone, sono state tolte tutte le barriere tra le tribune ed il terreno da gioco. Però oggi nessuno ha provato ad invadere il campo – cosa che peraltro in Inghilterra accade molto di rado.
Lo splendido impianto del West Ham, ovviamente tutti posti numerati e a sedere e scalini sgombri dalla presenza di tifosi, facilita l’operato delle forze dell’ordine e degli steward, disposti in maniera strategica nei punti nevralgici dello stadio. Dopo pochi minuti segna il Millwall. Tifosi bianco-blu in delirio, che intonano il famoso coro “No one likes us, we don’t care” – non piacciamo a nessuno, ma non ci importa – che dipinge alla perfezione l’attitudine mentale di chi non ha avuto la fortuna di nascere nelle eleganti vie di Belgravia. Da brividi il “ruggito”, una sorta di argh prolungato all’infinito, a fare il verso al leone, il simbolo della loro squadra. Disperazione del tifoso del West Ham e di quello dell’Arsenal, prestato per una mattinata alla causa Hammers. Il simpatizzante del Millwall se la ride sotto i baffi. Ma i tifosi del West Ham non si demoralizzano, continuano a cantare il loro inno e ad incitare la squadra, fino all’esplosione di gioia del liberatorio pareggio, raggiunto verso la fine del primo tempo. Ora è il tifoso dei Lions a rimanerci male, mentre gli altri due festeggiano allegramente il gol. Il secondo tempo offre meno emozioni. Il match finisce 1-1. Volano un po’ di fischi, poi si torna tutti a casa, senza cercare il contatto con gli avversari o lo scontro con le “guardie”. Ormai da queste parti sono cose che succedono molto sporadicamente. Per i nostri tre amici è tempo di tornare in Italia, già con il pensiero della prossima trasferta in Inghilterra.
Anche io ho la maglia del Millwall anni 60 presa da Toffs!
RispondiEliminaP.S. Dopo circa un quarto d'ora di derby ancora 0-0, i Leoni tengono bene! Com'on you, Millwall!!!