Per la rubrica British Corner di Goal.com
Fare l’elenco delle sue mascalzonate potrebbe esaurire lo spazio a nostra disposizione. In campo e soprattutto fuori Joey Barton, ventiseienne nativo di Huyton, sobborgo povero di Liverpool, è quella che con un eufemismo potremmo definire una testa calda. Botte ne ha date tante, per informazioni chiedere ai suoi ex compagni Richard Dunne e Ousmane Dabo, calcioni anche – rimediando più di un’espulsione in carriera – ma il repertorio di bravate del nostro Joey comprende anche un sigaro spento sulla palpebra di un portiere delle giovanili del Manchester City, le terga mostrate senza alcun pudore ai tifosi dell’Everton dopo un gol segnato nei secondi finali di un match disputatosi al Goodison Park e una pletora di altri gesti non esattamente oxfordiani, spesso provocati dall’abuso continuo di alcool che lui stesso ha di recente ammesso. Tra squalifiche varie e il trasferimento dal City al Newcastle United (dovuto all’affaire Dabo), Barton ha “trovato il tempo” di trascorrere 74 giorni in prigione per una rissa fuori a un Mc Donald’s di Liverpool, nella quale picchiò selvaggiamente un ragazzo di appena 16 anni. Uscito dalle patrie galere e scontate sei giornate di sospensione comminategli dalla Football Association sempre per la vicenda legata al pestaggio dell’attuale centrocampista della Lazio, il nostro è da qualche giorno tornato a far parlare di sé soprattutto per le gesta su un campo da calcio. Per la verità a Sunderland, dove ha disputato gli ultimi minuti del derby del Tyne-Wear, il suo bacio allo stemma dei Magpies ha subito attirato le attenzioni della tifoseria locale, che lo ha bersagliato di monetine. Al di là del pessimo comportamento dei tifosi dei Black Cats, Barton non si è certo impegnato per placare gli animi fin troppo surriscaldati dei 49mila accorsi allo Stadium of Light.
Meglio è andata – sotto tutti i punti di vista – la sua seconda uscita. Suo il gol (su rigore) che ha sbloccato il match poi vinto contro il West Bromwich Albion, come nella più scontata delle favole a lieto fine. Ma proprio questo è il punto, sarà una favola a lieto fine? In un’intervista al tabloid inglese The Sun, Barton ha recitato un lungo mea culpa, assicurando di essersi affrancato dalla dipendenza dall’alcool (dopo essere passato per le abili cure della Sporting Chance Clinic di Tony Adams) e riconoscendo la miriade di errori compiuti in passato. “Penso di poter divenire un esempio per i giovani, l’aver trascorso un po’ di giorni dietro le sbarre mi ha fatto capire tante cose” ha affermato il buon Joey uno che, non va dimenticato, ha avuto un’infanzia difficile, segnata dalla povertà, e che non molto tempo fa (nel 2005) ha subito un altro forte trauma familiare – il fratello Michael è stato condannato a 17 di prigione per il coinvolgimento in un omicidio a sfondo razziale).
Il numero sette delle Magpies ha sicuramente le qualità tecniche per aiutare il club del St James’ Park a risalire la classifica e convincere Fabio Capello a tenerlo in considerazione per la nazionale dei Tre Leoni – dove Barton ha giocato una sola partita nel 2007. Intanto i tifosi del Newcastle sembrano già avergli perdonato le malefatte del passato, tanto che lo hanno incitato a più riprese nella sfida contro il WBA. Che sia l’inizio di una nuova vita, non solo dal punto di vista sportivo. Noi glielo auguriamo di cuore.
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