venerdì 3 ottobre 2008

La sicurezza negli stadi inglesi

Premessa: troppo spesso in Italia si mitizza o si parla a sproposito del modello inglese. Partendo dal presupposto che non tutto quello che viene fatto in Inghilterra è esportabile in toto qui da noi, ogni tanto non sarebbe male fare qualche precisazione per capire veramente come funziona questo benedetto modello inglese. Proviamo a dare un’occhiata alla gestione dell’ordine pubblico dentro e fuori gli stadi.

Sfatiamo subito un primo mito, quello che vorrebbe gli stadi affidati solo agli stewards, senza la presenza sugli spalti di un singolo bobby. In realtà non è esattamente così. In poco meno del 60% delle partite che si tengono negli impianti inglesi la polizia c’è. Prima dell’inizio della stagione i rappresentanti delle forze dell’ordine e quelli di ogni singolo club professionistico si mettono a tavolino e pianificano l’entità della presenza di poliziotti allo stadio per ogni match in programma. Per fare ciò si tengono in considerazione quattro coefficienti di pericolosità. Unicamente l’ultima fascia di rischio non prevede agenti all’interno degli impianti, ma solo all’esterno, con la sicurezza delegata in toto agli stewards, che il loro lavoro lo fanno in maniera molto seria ed attenta, sebbene a volte siano tacciati di eccessiva severità. Quando presenti, gli esponenti delle forze dell’ordine intervengono solo su espressa richiesta degli steward o se si verifica qualche atto violento.

La relazione tra club e polizia è costante e prevede incontri mensili per aggiornare la tabella di marcia in base agli eventi contingenti (sorteggio di coppa, condotta deprecabile in trasferta, ecc). Il dettaglio da non sottovalutare, o da non ignorare, è che le spese di onorario per ogni singolo poliziotto presente all’interno di un’arena inglese sono a carico del club. Le amministrazioni locali pagano per gli agenti dispiegati all’esterno, sebbene si stia facendo strada l’idea di far coprire anche questo costo alle società calcistiche, che però così potrebbero essere ritenute responsabili per incidenti avvenuti a qualche chilometro dagli impianti di gioco e soprattutto dover sborsare ancor più quattrini per il servizio di ordine pubblico. Tanto per farsi un’idea, nel 2007-08 il Manchester United ha versato alla Greater Manchster Police qualcosa come 900mila sterline l’anno (poco più di un milione e centomila euro). Se avesse dovuto pagare l’intero conto relativo all’impiego della polizia durante le partite, si sarebbe arrivati a un milione e mezzo di pounds.

Ma a prescindere da questi distinguo, comunque importanti, rimane il fatto che le società inglesi versono alle forze dell’ordine un bel gruzzolo di denaro – club di fascia medio-alta come Portsmouth e Middlesbrough sono intorno alle 400mila sterline a stagione.

Con i tempi che corrono l’idea che un club di serie A, soprattutto fuori dall’elite, oltre agli steward debba pagare anche la polizia di Stato la troviamo ben poco relizzabile. Molto più semplice vietare le trasferte...

Scritto per Goal.com

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