“Love United, hate Glazer”. È questo il coro-tormentone che ormai da qualche settimana all’Old Trafford accompagna i gol di Wayne Rooney e i cross perfetti di Antonio Valencia. Amiamo il Manchester United, detestiamo i Glazer, la famiglia americana che sta seppellendo i Red Devils sotto una montagna di debiti – si parla di oltre 700 milioni di euro. Dopo le critiche di imborghesimento da eccesso di vittorie e di corporate football rivolte nei loro confronti ciclicamente da personaggi del calibro di Roy Keane e Alex Ferguson, dopo la creazione di un club autonomo (l’F.C. United of Manchester) da parte dei dissidenti estremi, i supporter della compagine del Lancashire si sono finalmente svegliati dal torpore che li attanagliava. Adesso la protesta contro i Glazer non coinvolge solo una nutrita e rumorosa minoranza, come avvenne all’epoca dell’avvento dei ricconi yankee (2005), ma una larga fetta della tifoseria biancorossa. Per manifestare il loro dissenso i membri del Manchester United Supporters Trust hanno avuto un’idea brillante e di impatto immediato: rispolverare i colori della tradizione. In casa e in trasferta sono così spuntate migliaia di sciarpe gialloverdi, che ricordano la prima maglia indossata dallo United nel 1878. In realtà in quegli anni anche il nome della compagine era differente. La lunghissima denominazione ufficiale recitava Newton Heath Lancashire and Yorkshire Railway. Furono infatti i lavoratori di una delle principali compagnie ferroviarie dell’età vittoriana, la prima a impiegare linee a trazione elettrica, a fondare il nuovo club di calcio e cricket, come era d’uso a quei tempi per impiegare il tempo libero nell’intero arco dell’anno (il football si giocava nei mesi freddi, il cricket in quelli caldi). Il giallo e il verde, nemmeno a dirlo, erano i colori della società “madre”, mentre Newton Heath è tuttora un quartiere operaio della periferia orientale della città mancuniana.
Ai suoi albori il team non si distinse per le prestazioni sul campo da gioco, sebbene nel 1889 gli furono aperte le porte della Football Alliance, l’associazione poi assorbita dalla Football League nel 1892. Ovvero lo stesso anno in cui il Newton Heath dimezzò il suo nome, affrancandosi dalla Lancashire and Yorkshire Railway, che nel frattempo aveva deciso di revocare al club la concessione semi-gratuita dei campi di North Road. Il trasferimento all’impianto di Bank Street sostituì il fumo delle locomotive con quello delle vicine 30 ciminiere della Albion Chemical Works. Insomma, ci sono pochi dubbi sul fatto che le squadre avversarie non amassero far visita agli Heathens (il soprannome di quei giorni), tanto che una vittoria per 14-0 sul Walsall Town Swifts fu annullata a seguito del ricorso presentato dagli ospiti per le pessime condizioni “ambientali” in cui si giocò la partita. Il Newton Heath si aggiudicò solo una Lancashire Cup nel 1898, finendo ben presto nelle posizioni di rincalzo della allora Second Division. Intanto i debiti si accumulavano. Per la serie corsi e ricorsi storici… La leggenda vuole che fu il cane san Bernardo dell’allora capitano Harry Stafford ad attirare l’attenzione del proprietario delle Manchester Breweries a un evento organizzato per raccogliere fondi. John Henry Davies, questo il nome del titolare del birrificio, non riuscì a persuadere Stafford a cedergli il suo prezioso quadrupede, ma in compenso si fece convincere dal giocatore a investire qualche centinaia di sterline nella disastrata compagine. Per dare un segnale di discontinuità con un passato non proprio mirabile, si cambiarono nome e colori sociali. Si narra che fu un immigrato italiano, Louis Rocca, a suggerire la mutazione da Newton Heath a Manchester United. Le maglie mezze gialle e mezze verdi andarono in pensione, sostituite da altre rosso fuoco e da braghe bianche. Il resto è storia del calcio, non solo inglese.
Di recente è stata la traballante situazione societaria dei Red Devils più che le loro imprese sportive a tenere banco sulle prime pagine dei giornali. Un gruppo di sostenitori molto facoltosi – tratto distintivo, si definiscono Red Knights e hanno tutti la loro sfera di interessi nella City di Londra – sarebbe pronto a raccogliere una somma di oltre un miliardo di euro per convincere i Glazer a cedere le loro azioni. Ma gli americani non mollano la presa. Anzi, rilanciano e ventilano l’ipotesi di rimanere nel Lancashire almeno fino al 2017. L’escalation delle proteste non sembra turbarli troppo, sebbene in occasione dell’andata degli ottavi di Champions League con il Milan un comunicato del club invitava i tifosi a non esibire le sciarpe gialloverdi in quanto in Italia sarebbe stato vietato vestire colori differenti da quelli “ufficiali”. Ma anche a San Siro la protesta contro i Glazer è andata avanti. In ricordo dei ferrovieri del Newton Heath e delle loro bluse un po’ vistose ma dal fascino immenso.
Scritto per Goal.com
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