venerdì 12 marzo 2010

Il nuovo re dell'Old Trafford

Wayne Rooney veste la maglia numero dieci, non quel sette che nel recente passato per il Manchester United è stato sinonimo di leggenda – George Best, Eric Cantona, David Beckham e Cristiano Ronaldo, e scusate se è poco. Nel calcio però, è cosa nota, il dieci spetta al genio, al fuoriclasse, al Maradona o al Pelé di turno. Non a caso già ai tempi dell’Everton uno dei suoi soprannomi era il Pelé Bianco. Già, l’Everton. Scouser con lontane origini irlandesi, ha da sempre nel cuore i colori della prima squadra di Liverpool – almeno in termini di fondazione e, narra la vulgata, di sostegno da parte dei locali doc. In blu esordì alla tenera età di 16 anni, segnando il suo primo gol con una prodezza balistica che lasciò di stucco David Seaman, mica l’ultimo arrivato. Come non si stanca mai di ripetere Bill Kenwright, il proprietario dei Toffees, per riportare in vetta al calcio inglese il club di Goodison Park servirebbe un miliardario, per cui quando nel 2004 il Manchester United mise sul piatto una trentina di milioni di euro per portarsi a casa il talentino – che nel frattempo aveva fatto sfracelli all’Europeo portoghese – nessuno si fece troppi scrupoli.

I tifosi dell’Everton la presero malissimo, bollando Rooney di alto tradimento. Un’accusa alquanto ingenerosa, che il ragazzotto di Croxteth – quartiere tra i più poveri e difficili di Liverpool – non ha mai mandato giù, tanto da baciare polemicamente la maglia dello United in occasione di un gol segnato alla sua vecchia compagine. Ma quello era il gesto di un amante deluso, stizzito per i fischi e gli insulti che non pensava di meritare. Proprio lui, che a Croxteth dovette subire le angherie dei veri nemici – i tifosi del Liverpool – che una volta tirarono delle pietre sui vetri della sua vecchia casa popolare e, successivamente, lo bersagliarono addirittura con un telefonino dopo un gol che il nostro infilò sotto la Kop. A dirla tutta, in quell’occasione Rooney ebbe un’esultanza un po’ sopra le righe, “consona” al suo comportamento in campo a inizio carriera.

A quei tempi il giovane Wayne era proprio un discolaccio, un po’ come il suo idolo di gioventù, il gigante scozzese Duncan Ferguson. Trattava indifferentemente arbitri e avversari come i compagni di giochi del suo vecchio quartiere, ovvero in maniera tutt’altro che oxfordiana. Fioccavano le ammonizioni, ma anche qualche cartellino rosso, come quello rimediato in Germania nei quarti di finale dei Mondiali contro il Portogallo. Di pari passo andavano le polemiche su scala nazionale per il suo frequente abuso della “parolina di quattro lettere” (pure quella ben poco signorile). Fuori dal campo si è mormorato di una sua eccessiva passione per le scommesse, mentre lui stesso ha riconosciuto di aver fatto sesso a pagamento prima di andare a vivere con il grande amore della sua vita, Coleen, la fidanzatina dei tempi della scuola media. Ora Wayne e Coleen sono sposati e hanno un figliolo (Kai Wayne). Sono una coppia di successo, tra contratti milionari con il Manchester United e con sponsor di livello mondiale (lui) e lucrosi articoli e DVD su fitness e moda (lei). Nulla di paragonabile alla premiata ditta iper-glamour David &Victoria, ma tanto da potersi permettere ville e appartamenti lontani dal grigiore di Croxteth.

Vuoi per la paternità, vuoi per le ramanzine di Alex Ferguson e Fabio Capello (“la prima volta che lo incontrai mi ha spaventato”, ha affermato la stella dei Red Devils), Rooney si è dato una bella calmata.

Sul rettangolo di gioco le sue qualità sono ormai sotto gli occhi di tutti. Smussata qualche asperità caratteriale, sono rimaste la grinta e la straordinaria abnegazione che lo hanno portato a giocare in quasi tutti i ruoli possibili e immaginabili, escluso il centrale difensivo (ma il terzino l’ha fatto) e il portiere. Ora che Cristiano Ronaldo si è trasferito al Bernabeu, gli è “toccato” segnare più di prima, stabilendo il suo raggio d’azione ben dentro l’area di rigore. Risultato? A metà marzo è già arrivato a quota 30 reti stagionali, ha superato la barriera delle 100 marcature in Premier (per uno scherzo del destino sempre contro l’Arsenal) e si è pure messo a impallinare i portieri avversari di testa – come sanno bene Dida e Christian Abbiati, ma anche l’estremo difensore dell’Aston Villa Brad Friedel, trafitto nella recente finale di Coppa di Lega. Una novità, dal momento che dei suoi primi 100 gol in campionato, solo cinque sono stati frutto di una bella inzuccata. Ferguson e Capello si augurano che Rooney non si fermi più, in vista del finale di stagione e dei mondiali sudafricani. Il record di segnature di Pelé è irraggiungibile, però tentar non nuoce, come recita il vecchio adagio. Specialmente se i tifosi ti chiamano il Pelé Bianco.

Pubblicato oggi su Goal.com

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