La panchina di Rafa Benitez in bilico, la qualificazione in Champions League anche, gli infortuni a raffica, Alberto Aquilani ribattezzato dai media inglesi “l’uomo del mistero”, i troppi passi falsi in campionato e le turbolenze societarie. Per cancellare settimane di frustrazioni e cattivi pensieri, al Liverpool serviva una vittoria nella partita più importante dell’anno, quella con il Manchester United. E vittoria è stata, con pieno merito, al di là delle recriminazioni arbitrali che a turno Ferguson o Benitez spiattellano stucchevolmente ai media. Fondamentale il recupero di Fernando Torres e Glen Johnson, ma soprattutto la grinta e la determinazione di tutta la squadra pur sempre orfana del capitano Steven Gerrard.
Alquanto deludente il Manchester United, troppo passivo in lunghe fasi del match e con la solita “palla al piede” di Dimitar Berbatov – se ci possiamo permettere, noi avremmo inserito Michael Owen al posto del bulgaro già a inizio secondo tempo. I Red Devils hanno perso la terza partita consecutiva con il Liverpool e anche la testa della classifica – ora appannaggio del Chelsea – in un’alternanza che fa comunque bene al campionato, troppo spesso nel recente passato contraddistinto da scarso equilibrio.
I Blues fanno a pezzi un Blackburn reduce dalla bella prova nel derby con il Burnley – però in quella partita aveva giocato, e alla grande, l’attaccante argentino Franco Di Santo, in prestito dal Chelsea e quindi impossibilitato a scendere in campo allo Stamford Bridge. Carlo Ancelotti schiera ancora Ricardo Carvalho, additato dalla critica come il maggiore responsabile delle recenti magre difensive. Nella cavalcata trionfale dei Blues si rivede Joe Cole, autore di una buona prestazione dopo i lunghi mesi fuori per infortunio, e va segnalata la doppietta messa a segno da Frank Lampard, che sale così a quota 135 in carriera con il club del West End londinese.
Che dire del Blackburn, sicuramente penalizzato dalla tragica autorete di Gael Givet, ma in perenne balia degli avversari? Con quella di sabato siamo a nove sconfitte consecutive in trasferta, compresa anche la fine dello scorso campionato. Troppe per non doversi guardare alle spalle e per nutrire ambizioni di alcun genere.
Sotto gli occhi di Fabio Capello e Giovanni Trapattoni, entrambi presenti in tribuna al White Hart Lane, si consuma la grande sorpresa della giornata. Lo Stoke supera a domicilio l’ambizioso Tottenham di questi tempi. I Potters recano sempre il marchio d’infamia di un gioco grezzo, ben poco spettacolare, ma intanto rimangono lontani dalla zona retrocessione che tanti commentatori d’Oltre Manica pensano sia la loro destinazione naturale.
Non approfittano in maniera adeguata del black out degli Spurs né i cugini dell’Arsenal né il Manchester City. Le loro partite hanno uno sviluppo molto simile: avanti 2-0, entrambi i team si rilassano troppo e si fanno rimontare rispettivamente da West Ham e Fulham. Negli Irons determinante su entrambi i gol Alessandro Diamanti, partito però solo dalla panchina. Gli euro-rivali della Roma sembrano finalmente aver ritrovato la via della rete. Dopo sole sei marcature nelle prime sette partite di Premier, nelle ultime due ne sono arrivate ben quattro e c’è un Damien Duff tornato finalmente ai suoi massimi livelli.
Il novantanovesimo derby delle Midlands tra Wolverhampton e Aston Villa si chiude su un pareggio sostanzialmente giusto. Partita bruttina, in particolare nel secondo tempo, che però regala le due reti nel finale. Nei Villans non brillano i nazionali James Milner e Ashley Young, mentre Gabriel Agbonlahor si salva solo grazie al bel gol dell’1-0.
Sabato prossimo turno tutto sommato abbastanza agevole per le prime della classe, in cui però spicca il derby del Nord di Londra tra Arsenal e Tottenham.
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