In una delle edizioni più pazze della Coppa d'Inghilterra, il piccolo Cardiff prova a ripetere l'impresa del 1927. Quando il re consegnò agli stranieri il trofeo più antico del football
Luca Manes
Ci hanno messo ben 81 anni, ma alla fine i Blue Birds di Cardiff a Wembley ci sono finalmente tornati. Certo, lo stadio non è più quello del 1927. L'attuale non conserva un singolo mattone del precedente ed è quanto di più lussuoso si possa pensare per un'arena destinata (anche) ad ospitare big match calcistici. Alle frotte di tifosi gallesi pronte ad invadere l'Olympic Way, che dalla fermata della metro di Wembley Park conduce al sacro tempio, importa ben poco che ad accoglierli domani non ci saranno le due torri più famose del calcio mondiale, quanto piuttosto un arco gigantesco che pare si possa scorgere addirittura dalla luna. A loro importa essere lì, a cantare i loro inni da stadio a casa dei mai troppo amati inglesi.
Fa niente se questa volta sarà «solo» per una semifinale di FA Cup e non per la finalissima, come accadde nel 1927. Per la precisione era un 23 aprile, il giorno dedicato a San Giorgio, il santo patrono dell'Inghilterra. Una ricorrenza che non fu per niente benaugurante, se è vero che la coppa andò per la prima volta - e unica fino ad ora - a un club «straniero», con tanto di premiazione del re (Giorgio V) al valoroso capitano Fred Keenor. La prima finale trasmessa per radio dalla Bbc fu uno shock per l'intera nazione, dal momento che nessuno poteva concepire che gli inventori, i maestri del football si vedessero soffiare da sotto il naso la Coppa nazionale, il torneo calcistico più antico del mondo. A dirla tutta agli albori della FA Cup, negli ultimi anni del diciannovesimo secolo, il rischio che il trofeo valicasse i confini inglesi c'era stato eccome. Il Queen's Park di Glasgow giocò ben due finali consecutive da team favorito, senza però riuscire a prevalere, entrambe le volte beffato dal Blackburn Rovers.
Quello che non riuscì agli scozzesi lo fecero i blu di Cardiff, che giocarono un brutto scherzo all'Arsenal di Herbert Chapman, il profeta del modulo WM, che tanti successi avrebbe poi portato ad Highbury negli anni trenta. Le cronache del tempo raccontano di una partita bloccata, dove a farla da padrone sono le difese e gli attacchi sono spuntati e pasticcioni. Poi all'improvviso, a poco più di un quarto d'ora dalla fine, ecco arrivare il gol decisivo. Su un tiraccio dell'attaccante gallese Hughie Ferguson, il portiere dell'Arsenal combina la classica papera da incubo. Ironia della sorte, Dan Lewis, questo il nome dell'estremo difensore dei Gunners, è «un giovane gallese molto promettente, destinato ad un futuro brillante e che ha già esordito in nazionale contro l'Inghilterra nel match di Torneo Interbritannico» come recitava il programma della partita. Lewis diede la colpa del suo erroraccio alla nuova divisa, troppo scivolosa, ma finì per avere un proseguo di carriera ben al di sotto delle attese. Però da quella partita tutti i portieri dell'Arsenal che hanno disputato una finale hanno indossato una maglietta già usata in precedenza. Il trionfo del Cardiff fu una sorpresa molto relativa, dal momento che le due squadre nell'allora First Division erano arrivate quasi appaiate e che i Blue Birds venivano da anni ruggenti, nei quali avevano già sfiorato un successo in campionato - nel 1924 avevano perso il titolo solo per la peggior differenza reti nei confronti dell'Huddersfield e per un rigore sbagliato durante l'ultima partita - e in Coppa - a Wembley nel 1925 furono superati per 1-0 dallo Sheffield United.
Dopo quegli strepitosi anni venti i gallesi hanno vissuto periodi altalenanti, anche se ormai da lungo tempo si arrabattano nelle divisioni minori del calcio professionistico britannico. Mancano dalla massima serie dal 1962, sebbene dal 1963 al 1966 poterono annoverare tra le proprie fila l'ex simbolo della Juventus John Charles, tornato in patria per chiudere una gloriosa carriera dopo l'esperienza in bianconero. Adesso il Cardiff ci riprova in una delle edizioni più pazze delle storia della competizione, con tre compagini di Championship (l'equivalente della nostra serie B) in semifinale e solo il Portsmouth (oggi pomeriggio in campoa Wembley contro il West Bromwich Albion) a tenere alto l'onore della Premier. Ma il club dello storico impianto del Ninian Park - che andrà in pensione per far posto ad uno stadio del tutto simile ai tanti costruiti negli ultimi anni - prima del suo appuntamento con la storia ha rischiato addirittura di sparire, a causa dei debiti contratti dalla precedente gestione dirigenziale. Pochi giorni fa un tribunale ha stabilito che i 30 milioni di sterline dovuti alla finanziaria svizzera Langston potranno essere diluiti entro il 2016 e non nell'arco di pochi mesi, come pretendeva la stessa Langston. Una bella boccata d'ossigeno per il neo-presidente Peter Risdale, che però a Leeds non ricordano esattamente per le spiccate capacità manageriali - fu lui ad affossare il club dello Yorkshire sotto un debito di oltre 100 milioni di sterline.Ora, senza troppi pensieri extra-sportivi per la mente la squadra guidata dal tecnico inglese Dave Jones, infarcita di alcune vecchie glorie come Jimmy Floyd Hasselbaink (ex Chelsea) e Robbie Fowler (già bandiera del Liverpool) prova a compiere l'impresa contro il piccolo Barnsley, che però nei turni precedenti ha buttato fuori proprio Liverpool e Chelsea.
Qualora dovesse non solo raggiungere la finale, ma anche vincerla, tuttavia il Cardiff rischierebbe di non poter disputare la Coppa Uefa del prossimo anno. La federazione inglese ha già posto il suo veto, giustificando la decisione con il fatto che il club è formalmente iscritto alla federazione gallese e gioca in Inghilterra in qualità di ospite. Il massimo organismo calcistico europeo si è detto possibilista su una sorta di deroga. In passato i Blues Birds hanno già giocato in Europa, ma in qualità di vincitori della Coppa del Galles, competizione di livello tecnico molto basso. Tra il 1967 ed il 1972 il Cardiff ha preso parte a ben cinque edizioni consecutive della Coppa delle Coppe, raggiungendo la semifinale - poi persa con l'Amburgo - nel 1968. Ma negli anni novanta fu proprio l'Uefa ad opporsi alla possibilità che club gallesi come il Cardiff, o anche i loro acerrimi rivali dello Swansea e il Wrexham, potessero qualificarsi per le coppe europee disputando nella stessa stagione la FA Cup nazionale e quella inglese. Chissà se monsieur Platini dovrà inserire nella sua nutrita agenda anche la pratica Cardiff.
Dal Manifesto del 05/04
Dopo la delusione di ieri che mi hanno dato i "The Baggies"che pur meritando non sono riusciti a battere i "Pompey",spero che oggi i "The Tykes"
RispondiEliminabattano i Gallesi e poi in finale superino il Portsmouth F.C.
Remo
Dopo la delusione di ieri per la sconfitta degli Albion,che meritavano contro i Pompey,spero che oggi i The Tykes battano i gallesi,anche se li vedo favoriti per vedere una finale
RispondiEliminaPortsmouth f.c.-Barnsley F.C. anche se il sogno sarebbe stato
W.B.A-Barnsley,peccato sia sfumato
Remo