Tra tutti gli episodi negativi – e ce ne sono stati – che hanno contraddistinto l’Old Firm, la sfida infinita tra Celtic e Rangers, uno spicca per l’enorme costo di vite umane che ha comportato: la tragedia di Ibrox del 2 gennaio 1971. Quel giorno il derby tra i protestanti e i cattolici, tra i filo irlandesi e i fedeli alla corona britannica, sembrava destinato a terminare sullo 0-0, giusto epilogo di un match noioso e quasi privo di occasioni da rete. A un minuto dal termine Jimmy Johnstone, leggenda del Celtic di quegli anni, siglò un gol che alla maggioranza dei presenti apparve decisivo. Non a caso una parte dei quasi 100mila che affollavano gli spalti di Ibrox Park decise di prendere la via di casa, all’apice della depressione calcistica per aver perso un derby in maniera così rocambolesca. Ma a pochi secondi dal fischio finale del direttore di gara, Colin Stein pareggiò la disfida. Cosa sia successo in quei drammatici secondi all’interno dello stadio non è ancora certo al 100 per cento. La versione andata in voga per tanti anni è che i tifosi, sentite le urla d’esultanza per l’insperata marcatura del pari, provarono a tornare sugli spalti, creando un tragico “scontro” con coloro che stavano uscendo festanti. Più verosimilmente, si suppone ormai che la caduta di una persona con un bambino sulle spalle provocò un effetto domino a dir poco disastroso.
La realtà dei fatti è che a perire furono ben 66 tifosi dei Gers, di età compresa tra i 9 e i 43 anni. Tra loro cinque studenti del villaggio di Markinch che abitavano nella stessa strada e che erano andati a vedere la partita insieme. Per percepire tutta la drammaticità di quanto accaduto in quei pochi minuti di parapiglia infernale basti pensare che le crash barriers dell’East Stand furono piegate quasi fossero di gomma. Le peggior tragedia della storia del calcio britannico, tristemente superata per l’ammontare delle vittime solo dal dramma dell’Hillsborough nell’aprile del 1989 (in quel caso i morti furono 96) è certamente da addebitare a una tremenda fatalità, ma anche, se non soprattutto, alla struttura obsoleta e inadeguata a ospitare folle oceaniche.
A differenza dei nostri tempi, allora gli impianti britannici erano tutto fuorché moderni e funzionali. Il fascino d’antan non faceva per niente rima con sicurezza. Ma se in tutto il Paese bisognò attendere i tanti lutti degli anni Ottanta per una sterzata decisa nella giusta direzione, almeno i Rangers impararono sin troppo bene la lezione, apportando subito delle significative migliorie al loro glorioso stadio.
Per la verità quello del 1971 non fu il primo “Disastro dell’Ibrox”. Oltre a due significativi incidenti nel 1961 e nel 1969 – che costarono la vita a due persone – ce n’è uno celebre quanto molto datato e legato al grande architetto di stadi, lo scozzese Archibald Leitch. La sua primissima opera, proprio l’Ibrox Stadium, non resse all’urto delle oltre 68.000 persone accorse per assistere a una sfida tra Scozia e Inghilterra dell’aprile del 1902. Quel match era valido per il British Home Championship (conosciuto anche come Home International), il torneo che dal 1883 al 1984 ha visto fronteggiarsi in maniera sempre molto accesa le quattro nazioni britanniche, ovvero le due protagoniste dell’incontro di Ibrox più Galles e Irlanda del Nord (fino al 1950 scese in campo una selezione che rappresentava tutta l’Irlanda e non solo le sei contee dell’Ulster rimaste al Regno Unito dopo l’indipendenza dell’Eire nel 1922). Nonostante l’impianto non fosse pienissimo – la capienza era stimata nell’ordine degli 80.000 posti – la West Stand, una delle “curve”, crollò rovinosamente sotto il peso degli spettatori. Davanti agli occhi di Leitch, che era presente, centinaia di persone fecero un salto nel vuoto di diversi metri. In quella che fu la prima sciagura della storia in un impianto britannico morirono in 26, mentre altri 500 rimasero feriti. La struttura in legno con giunture in ferro non era per nulla adatta a contenere folle di quelle proporzioni, come dovette amaramente riconoscere un affranto Leitch, che in quel momento deve aver avuto la netta impressione che la sua carriera di designer di impianti sportivi fosse destinata a durare molto poco. Invece si sbagliava. A sorpresa la dirigenza dei Rangers gli confermò la sua fiducia e gli chiese di ricostruire Ibrox.
Tornando al presente, domenica la commemorazione del terribile evento di 40 anni fa è stata solenne quanto priva di episodi negativi – si temeva qualche brutto gesto da parte dei tifosi dei Celtic, che invece si sono comportati in maniera impeccabile.
A guidare le due squadre nell'ingresso in campo in occasione del match i vecchi capitani Billy McNeill e John Greig. Quest’ultimo, insieme ai suoi compagni, fu presente a tutti i funerali delle vittime, come chiese loro il manager dell’epoca Willie Waddell.
La gente di Glasgow, per una volta al di là delle odiose barriere del settarismo, non ha dimenticato quel freddo e nebbioso pomeriggio in cui perirono 66 tifosi traditi da una tribuna fatiscente.
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