domenica 30 gennaio 2011
Il Crawley dei record
Il Crawley Town è solo la sesta squadra dal Secondo Dopo Guerra ad aver raggiunto il quinto turno della FA Cup. Un risultato eccezionale, non c'è dubbio. Negli ultimi 60 e passa anni mai nessun team di non league ha superato lo scoglio degli ottavi di finale della Coppa d'Inghilterra. Il Crawley, casomai complice un sorteggio favorevole - non sono tantissime le squadre di Premier rimaste in lizza - potrebbe stupirci ancora.
venerdì 28 gennaio 2011
Kenny Dalglish si riprende il suo Liverpool
È una sorta di Dan Peterson del calcio inglese. Dopo oltre dieci anni di lontananza dalla panchina, Kenny Dalglish non ha potuto dire no al richiamo del cuore. Messo da parte il comodo e poco stressante ruolo di “ambasciatore” dei Reds, lo scozzese ha sostituito Roy Hodgson – mai troppo amato dai frequentatori della Kop – alla guida di un Liverpool malandato come non accadeva da decenni.
Sono mesi che si parla di questo clamoroso ritorno, anche l'estate scorsa erano circolate voci in merito a Dalglish come possibile erede di Rafa Benitez. Ora c'è chi, come il capitano Steven Gerrad, non lo vorrebbe come semplice traghettatore, ma allenatore a lungo termine. Staremo a vedere, anche in base ai risultati raccolti e alla volontà della nuova proprietà americana.
Le prime uscite sotto la nuova conduzione tecnica sono state tutt'altro che esaltanti, ma i tifosi del Liverpool sono disposti a pazientare. Per loro Dalglish è uno dei grandissimi idoli del passato, garanzia di successo sia come giocatore che come manager.
Il buon Kenny approdò sulla Merseyside nell'ormai lontano 1977, come sostituto di un'altra icona dei rossi: King Kevin Keegan. Fu amore a prima vista, che valse anche a lui il soprannome di King, Re. Meno rapido ma forse addirittura più talentuoso di KKK, nella sua permanenza ad Anfield Road Dalglish ha vinto otto campionati, tre Coppe dei Campioni e due FA Cup. In campo sapeva segnare gol con la stessa facilità con cui sfornava assist al bacio. Proverbiale la sua partnership con un altro grande dell'epoca, Ian Rush. A lui – in qualità di player-manager – sono legati i dolci ma ormai datati ricordi dell'ultimo titolo di campione d'Inghilterra dei Reds (1990) ma anche immagini sicuramente meno piacevoli per i kopites. Come dimenticare la sua espressione sbigottita dopo il gol di Michael Thomas nei minuti di recupero del leggendario Liverpool-Arsenal del 26 maggio 1989, poi immortalato da Nick Hornby nel suo Fever Pitch.
I Gunners scipparono il campionato a un Liverpool scosso dalla recente tragedia dell'Hillsborough (96 tifosi morti in una calca infernale). Un episodio che colpì profondamente Dalglish, che già aveva vissuto l'incubo dell'Heysel. Sempre nel 1989 si disputò uno dei derby più importanti e commoventi della storia. Il Liverpool si impose 3 a 2 sull'Everton, con tutti i tifosi uniti nel ricordo dei recenti fatti dell'Hillsborough e uno dei più struggenti You'll Never Walk Alone mai cantato in uno stadio inglese.
La note del celebre inno della Kop, è risaputo, sono di casa anche al Celtic Park, dove Dalglish negli anni Settanta è diventato una stella di prima grandezza del firmamento calcistico mondiale. E sì, perché lui, originario della metà protestante – e quindi tifosa dei Rangers – di Glasgow, ha fatto fortuna indossando una maglia a cerchi bianco verdi. Dopo una consistente scorpacciata di coppe e campionati, il suo addio provocò grande malumore nella tifoseria degli Hoops, tanto che fu a lungo considerato come un traditore. La sua relazione con i Celtic non migliorò certo dopo il breve interludio manageriale nel 2000, terminato male e con una causa legale poi vinta da Dalglish, che, già reduce dall’altalenante esperienza al Newcastle, decise di averne abbastanza dello scomodo ruolo d’allenatore e di dedicarsi ad attività meno stressanti.
Queste ultime esperienze negative convinsero un po’ di addetti ai lavori che lo scozzese era in grado di cavarsela solo alla guida di squadre fortissime – nel 1994-95 aveva vinto un campionato con il grande Blackburn ispirato da Alan Shearer – ma che alle prime difficoltà mostrava dei limiti considerevoli. Critiche forse ingenerose, che proverà a smentire risollevando le sorti dei mediocri Reds attuali. King Kenny è tornato, viva King Kenny.
Sono mesi che si parla di questo clamoroso ritorno, anche l'estate scorsa erano circolate voci in merito a Dalglish come possibile erede di Rafa Benitez. Ora c'è chi, come il capitano Steven Gerrad, non lo vorrebbe come semplice traghettatore, ma allenatore a lungo termine. Staremo a vedere, anche in base ai risultati raccolti e alla volontà della nuova proprietà americana.
Le prime uscite sotto la nuova conduzione tecnica sono state tutt'altro che esaltanti, ma i tifosi del Liverpool sono disposti a pazientare. Per loro Dalglish è uno dei grandissimi idoli del passato, garanzia di successo sia come giocatore che come manager.
Il buon Kenny approdò sulla Merseyside nell'ormai lontano 1977, come sostituto di un'altra icona dei rossi: King Kevin Keegan. Fu amore a prima vista, che valse anche a lui il soprannome di King, Re. Meno rapido ma forse addirittura più talentuoso di KKK, nella sua permanenza ad Anfield Road Dalglish ha vinto otto campionati, tre Coppe dei Campioni e due FA Cup. In campo sapeva segnare gol con la stessa facilità con cui sfornava assist al bacio. Proverbiale la sua partnership con un altro grande dell'epoca, Ian Rush. A lui – in qualità di player-manager – sono legati i dolci ma ormai datati ricordi dell'ultimo titolo di campione d'Inghilterra dei Reds (1990) ma anche immagini sicuramente meno piacevoli per i kopites. Come dimenticare la sua espressione sbigottita dopo il gol di Michael Thomas nei minuti di recupero del leggendario Liverpool-Arsenal del 26 maggio 1989, poi immortalato da Nick Hornby nel suo Fever Pitch.
I Gunners scipparono il campionato a un Liverpool scosso dalla recente tragedia dell'Hillsborough (96 tifosi morti in una calca infernale). Un episodio che colpì profondamente Dalglish, che già aveva vissuto l'incubo dell'Heysel. Sempre nel 1989 si disputò uno dei derby più importanti e commoventi della storia. Il Liverpool si impose 3 a 2 sull'Everton, con tutti i tifosi uniti nel ricordo dei recenti fatti dell'Hillsborough e uno dei più struggenti You'll Never Walk Alone mai cantato in uno stadio inglese.
La note del celebre inno della Kop, è risaputo, sono di casa anche al Celtic Park, dove Dalglish negli anni Settanta è diventato una stella di prima grandezza del firmamento calcistico mondiale. E sì, perché lui, originario della metà protestante – e quindi tifosa dei Rangers – di Glasgow, ha fatto fortuna indossando una maglia a cerchi bianco verdi. Dopo una consistente scorpacciata di coppe e campionati, il suo addio provocò grande malumore nella tifoseria degli Hoops, tanto che fu a lungo considerato come un traditore. La sua relazione con i Celtic non migliorò certo dopo il breve interludio manageriale nel 2000, terminato male e con una causa legale poi vinta da Dalglish, che, già reduce dall’altalenante esperienza al Newcastle, decise di averne abbastanza dello scomodo ruolo d’allenatore e di dedicarsi ad attività meno stressanti.
Queste ultime esperienze negative convinsero un po’ di addetti ai lavori che lo scozzese era in grado di cavarsela solo alla guida di squadre fortissime – nel 1994-95 aveva vinto un campionato con il grande Blackburn ispirato da Alan Shearer – ma che alle prime difficoltà mostrava dei limiti considerevoli. Critiche forse ingenerose, che proverà a smentire risollevando le sorti dei mediocri Reds attuali. King Kenny è tornato, viva King Kenny.
mercoledì 26 gennaio 2011
Ancora Stadio Olimpico
La decisione è stata rimandata a marzo, con il Leyton Orient che nel frattempo ha detto la sua. "Uno stadio a due passi da casa nostra consegnato a una squadra di Premier? Sarebbe la nostra fine", in estrema sintesi il succo del comunicato diramato dal club dell'East End. Già, la questione si fa sempre più complicata. Ma se lasciassero l'Olimpico così come sarà all'inizio dei Giochi 2012, ovvero un'arena destinata solo all'atletica leggera e a poco più?
lunedì 24 gennaio 2011
L'analisi sulla giornata di Premier scritta per Goal.com
Le due grandi rivali degli ultimi anni sul velluto, male il Manchester City. A Bolton si rivede il Chelsea brillante e vincente di inizio stagione. Mentre circolano voci di una clamorosa offerta dal Qatar per il suo acquisto (1,5 miliardi di euro), il Manchester United conserva l'imbattibilità e stacca i cugini.
COS'E' SUCCESSO – Sulla carta sembrava un turno insidioso per il Manchester City e molto favorevole per lo United e l’Arsenal. Per una volta, il campo non ha smentito le previsioni della vigilia, anzi. I Red Devils hanno passeggiato al cospetto di un Birmingham che sembrava capitato all’Old Trafford quasi per caso. La seconda tripletta stagionale di Dimitar Berbatov lo issa di nuovo al comando della classifica marcatori con 17 goal. Tris anche per Robin Van Persie, che si permette pure il lusso di sbagliare il secondo rigore in carriera. Aspettando Edin Dzeko, ancora a secco dopo due partite, Roberto Mancini deve assistere alla rinascita dell’Aston Villa. I quasi 20 milioni di euro spesi per Darren Bent dal club di Birmingham, almeno a giudicare dall’esordio col botto dell’ex attaccante del Sunderland, appaiono un ottimo investimento. Perde terreno il Tottenham, che riacciuffa solo nel recupero il pareggio a Newcastle. Il Reebok Stadium si conferma una sorta di stadio talismano per il Chelsea. Imponendosi largamente nel Monday Night, i Blues vincono l'ottava partita a Bolton, senza per altro subire nemmeno una rete dai Trotters. Risorge anche il Liverpool, che non vinceva a Wolverhampton dal 1979, ovvero quando in campo c’era il suo attuale manager Kenny Dalglish. Il buon Kenny, al primo successo dal suo ritorno sulla panchina, inizia a vedere la luce grazie alla premiata ditta Meireles & Torres. Sunderland sempre più in zona Europa dopo la vittoria a Blackpool. Continua a deludere il West Bromwich, sconfitto a Blackburn, mentre il West Ham getta alle ortiche la possibilità di violare il Goodison Park. Con un pari, gli Irons rimangono all’ultimo posto della Premier.
IL TOP – Un assist al bacio e un goal al volo di quelli da inserire subito nella top ten delle prodezze dell'anno. La prestazione di Raul Meireles a Wolverhampton non è stato solo questo, ma anche tante concretezza e una leadership indiscussa a centrocampo. In attesa del ritorno del capitano Steven Gerrard, ci ha pensato il portoghese, già in rete nel derby della settimana passata, a dare la scossa a una squadra in evidente difficoltà.
IL FLOP – Subire una marcatura all'Old Trafford dopo una manciata di secondi non è roba da poco, ma fare le belle statuine in campo, assumendo subito l'atteggiamento da vittima sacrificale come ha fatto il Birmingham City non ha nessuna scusante. I Brummies sono stati addirittura fortunati a tornare a casa con “soli” cinque goal sul groppone. Menzione “d'onore” per il centrocampista irlandese Keith Fahey, che non è riuscito a segnare a porta vuota da un paio di metri di distanza – peraltro nell'unica occasione dei Blues in tutti e 90 i minuti.
LA SORPRESA – Meno di un mese fa l'Aston Villa era stato umiliato a Eastlands con un pesantissimo 4-0 che rispecchiava appieno il divario evidenziato rispetto al Manchester City. Nel posticipo di sabato, i Villans hanno tirato fuori una prova di grande orgoglio, tutto sommato meritando i tre punti, esiziali per la loro deficitaria classifica.
TOH CHI SI RIVEDE – Sembrava destinato a diventare un titolare inamovibile del centrocampo del Manchester United e della nazionale inglese, invece Kieran Richardson non ha tenuto fede alle aspettative. Per carità, al Sunderland se la sta cavando abbastanza bene, a volte anche nel ruolo di terzino. Nella difficile trasferta di Blackpool ha finalmente rispolverato le sue doti offensive realizzando una doppietta di fondamentale importanza per la rincorsa dei Black Cats a un posto in Europa League.
LA CHICCA – Il nazionale rumeno Gabriel Tamas rischia di aver segnato l'autogol più bello dell'anno, trafiggendo con un bellissimo colpo di testa il suo compagno del West Bromwich Albion Boaz Myhill.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Se Andy Carroll, attualmente indisponibile, è la certezza, Leon Best e Nile Ranger sono le giovani promesse che potrebbero ritagliarsi un ruolo importante nell'attacco del Newcastle. Per il momento stanno dando un discreto contributo, soprattutto Best, già autore dei suoi primi gol in Premier.
COS'E' SUCCESSO – Sulla carta sembrava un turno insidioso per il Manchester City e molto favorevole per lo United e l’Arsenal. Per una volta, il campo non ha smentito le previsioni della vigilia, anzi. I Red Devils hanno passeggiato al cospetto di un Birmingham che sembrava capitato all’Old Trafford quasi per caso. La seconda tripletta stagionale di Dimitar Berbatov lo issa di nuovo al comando della classifica marcatori con 17 goal. Tris anche per Robin Van Persie, che si permette pure il lusso di sbagliare il secondo rigore in carriera. Aspettando Edin Dzeko, ancora a secco dopo due partite, Roberto Mancini deve assistere alla rinascita dell’Aston Villa. I quasi 20 milioni di euro spesi per Darren Bent dal club di Birmingham, almeno a giudicare dall’esordio col botto dell’ex attaccante del Sunderland, appaiono un ottimo investimento. Perde terreno il Tottenham, che riacciuffa solo nel recupero il pareggio a Newcastle. Il Reebok Stadium si conferma una sorta di stadio talismano per il Chelsea. Imponendosi largamente nel Monday Night, i Blues vincono l'ottava partita a Bolton, senza per altro subire nemmeno una rete dai Trotters. Risorge anche il Liverpool, che non vinceva a Wolverhampton dal 1979, ovvero quando in campo c’era il suo attuale manager Kenny Dalglish. Il buon Kenny, al primo successo dal suo ritorno sulla panchina, inizia a vedere la luce grazie alla premiata ditta Meireles & Torres. Sunderland sempre più in zona Europa dopo la vittoria a Blackpool. Continua a deludere il West Bromwich, sconfitto a Blackburn, mentre il West Ham getta alle ortiche la possibilità di violare il Goodison Park. Con un pari, gli Irons rimangono all’ultimo posto della Premier.
IL TOP – Un assist al bacio e un goal al volo di quelli da inserire subito nella top ten delle prodezze dell'anno. La prestazione di Raul Meireles a Wolverhampton non è stato solo questo, ma anche tante concretezza e una leadership indiscussa a centrocampo. In attesa del ritorno del capitano Steven Gerrard, ci ha pensato il portoghese, già in rete nel derby della settimana passata, a dare la scossa a una squadra in evidente difficoltà.
IL FLOP – Subire una marcatura all'Old Trafford dopo una manciata di secondi non è roba da poco, ma fare le belle statuine in campo, assumendo subito l'atteggiamento da vittima sacrificale come ha fatto il Birmingham City non ha nessuna scusante. I Brummies sono stati addirittura fortunati a tornare a casa con “soli” cinque goal sul groppone. Menzione “d'onore” per il centrocampista irlandese Keith Fahey, che non è riuscito a segnare a porta vuota da un paio di metri di distanza – peraltro nell'unica occasione dei Blues in tutti e 90 i minuti.
LA SORPRESA – Meno di un mese fa l'Aston Villa era stato umiliato a Eastlands con un pesantissimo 4-0 che rispecchiava appieno il divario evidenziato rispetto al Manchester City. Nel posticipo di sabato, i Villans hanno tirato fuori una prova di grande orgoglio, tutto sommato meritando i tre punti, esiziali per la loro deficitaria classifica.
TOH CHI SI RIVEDE – Sembrava destinato a diventare un titolare inamovibile del centrocampo del Manchester United e della nazionale inglese, invece Kieran Richardson non ha tenuto fede alle aspettative. Per carità, al Sunderland se la sta cavando abbastanza bene, a volte anche nel ruolo di terzino. Nella difficile trasferta di Blackpool ha finalmente rispolverato le sue doti offensive realizzando una doppietta di fondamentale importanza per la rincorsa dei Black Cats a un posto in Europa League.
LA CHICCA – Il nazionale rumeno Gabriel Tamas rischia di aver segnato l'autogol più bello dell'anno, trafiggendo con un bellissimo colpo di testa il suo compagno del West Bromwich Albion Boaz Myhill.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – Se Andy Carroll, attualmente indisponibile, è la certezza, Leon Best e Nile Ranger sono le giovani promesse che potrebbero ritagliarsi un ruolo importante nell'attacco del Newcastle. Per il momento stanno dando un discreto contributo, soprattutto Best, già autore dei suoi primi gol in Premier.
sabato 22 gennaio 2011
Caos stadio Olimpico
Chi se lo prende, l'impianto in costruzione per Londra 2012? Adesso pare sia favorito il West Ham, che lascerebbe il mitico Boleyn Ground per l'Olimpico, mantenendo pure la pista d'atletica. Che tristezza...
giovedì 20 gennaio 2011
Addio Selhurst Park?
Sembra che le Eagles abbiano intenzione di spostare la loro sede al Crystal Palace National Sports Center - una sorta di ritorno alle antiche origini quindi, dal momento che lì giocarono dal 1905 fino all'inizio della Prima Guerra Mondiale. Una mossa del genere converrebbe molto di più che rimodernare il loro attuale impianto, il Selhurst Park. Un altro stadio londinese in "pericolo", quindi...
lunedì 17 gennaio 2011
La Premier parla sempre di più mancuniano
Il Manchester City aggancia lo United, ancora primo per differenza reti e con due partite da recuperare. Anche l’Arsenal non molla, guidato dai ritrovati Robin Van Persie e Theo Walcott.
COS'E' SUCCESSO – La giornata dei derby – ben quattro – e dell’esordio di Edin Dzeko in Premier si rivela positiva per le dirette inseguitrici del Manchester United. I Red Devils confermano la loro imbattibilità in campionato, ma non vanno oltre il pari sul difficile campo del Tottenham. Le due squadre tutto sommato si annullano e lo 0-0 finale ci sta tutto. Il City gioca una prima mezz’ora da incubo con il Wolverhampton, ma è fortunato a non prendere l’imbarcata, per poi finire con l’affanno in un match a tratti folle. Tutto facile per l’Arsenal al Boleyn Ground – Avram Grant sembra avere le ore contate, Martin O’Neill è lì che scalpita – e per il Chelsea in casa con il Blackburn. Ancora a secco di vittorie Kenny Dalglish. Il suo Liverpool domina la prima frazione di gioco, ma poi rischia addirittura di perdere la stracittadina a causa delle solite amnesie difensive. Anche le sfide tra Sunderland e Newcastle e il Second City Derby terminano sul pari. Allo Stadium of Light il pareggio in extremis di Asamoah Gyan produce qualche strascico spiacevole, con un supporter dei Black Cats che aggredisce Steven Harper e tafferugli tra le due tifoserie – tanto che alla fine gli arresti saranno 24. Torna alla vittoria il West Bromwich, reduce da ben cinque sconfitte consecutive. In coda punto d’oro del Fulham e salvezza già a un passo per lo Stoke City.
IL TOP – Il City persiste nel non avere una struttura di gioco degna di questo nome, allora serve un fuoriclasse come Carlos Tevez per continuare a sognare il terzo titolo della storia dei Light Blues. La sua prestazione con i Wolves è di quelle da ricordare, così come la prima rete della sua splendida doppietta. Con 14 reti l’argentino adesso è capocannoniere della Premier insieme a Dimitar Berbatov, ragione per cui sarà meglio impiegarlo da seconda punta – come ai tempi dello United – piuttosto che come esterno alto. Vero Mancini?
IL FLOP – Va subito detto che negli ultimi tempi, causa infortuni e quant’altro, Wayne Bridge ha disputato ben poche partite. Tuttavia se il suo compito deve essere quello di contribuire alla salvezza del West Ham, ha avuto subito una falsa partenza. Nel derby contro l’Arsenal è apparso fin troppo svagato, favorendo la marcatura del 2-0 di Walcott e provocando il rigore del definitivo 3-0 proprio con un fallaccio sulla giovane stella dei Gunners.
LA SORPRESA – Nel recupero di mercoledì scorso il Blackpool ha messo a segno l’ennesimo colpo a sensazione della sua magica stagione. A punire il Liverpool ci ha pensato DJ Campbell, giramondo che al Bloomfield Road ha finalmente trovato la sua dimensione ideale.
TOH CHI SI RIVEDE – Non segnava in Premier da quasi due anni. Da non credere, per uno che era costato oltre 10 milioni di euro. A parziale consolazione, almeno Andy Johnson ha scelto un occasione fondamentale per porre fine al suo digiuno, realizzando la rete dell’esiziale pareggio dei Cottagers in casa di una diretta concorrente per la salvezza come il Wigan.
LA CHICCA – In settimana l’attaccante di origini turche dello Stoke City Tuncay Sanli si era praticamente “messo in vendita” su Facebook, caricando sulla sua pagina sul celebre sito una sorte di compilation dei gol più belli fatti in carriera. Il suo allenatore Tony Pulis, però, non sembra per nulla convinto di volerlo cedere, tanto che sabato lo ha schierato titolare nel match casalingo contro il Bolton. Tuncay se l’è cavata piuttosto bene, dando un onesto contributo all’importantissima vittoria dei Potters. Ci ripenserà?
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – A Eastlands è stato uno dei migliori in campo nella sfortunata trasferta del suo Wolverhampton. Ma il ventiquattrenne Matthews Jarvis è ormai una sicurezza sulla fascia destra dello scacchiere dei Wolves, e non a caso pare che anche Fabio Capello stia valutando una sua eventuale chiamata in nazionale.
Scritto oggi per Goal.com
COS'E' SUCCESSO – La giornata dei derby – ben quattro – e dell’esordio di Edin Dzeko in Premier si rivela positiva per le dirette inseguitrici del Manchester United. I Red Devils confermano la loro imbattibilità in campionato, ma non vanno oltre il pari sul difficile campo del Tottenham. Le due squadre tutto sommato si annullano e lo 0-0 finale ci sta tutto. Il City gioca una prima mezz’ora da incubo con il Wolverhampton, ma è fortunato a non prendere l’imbarcata, per poi finire con l’affanno in un match a tratti folle. Tutto facile per l’Arsenal al Boleyn Ground – Avram Grant sembra avere le ore contate, Martin O’Neill è lì che scalpita – e per il Chelsea in casa con il Blackburn. Ancora a secco di vittorie Kenny Dalglish. Il suo Liverpool domina la prima frazione di gioco, ma poi rischia addirittura di perdere la stracittadina a causa delle solite amnesie difensive. Anche le sfide tra Sunderland e Newcastle e il Second City Derby terminano sul pari. Allo Stadium of Light il pareggio in extremis di Asamoah Gyan produce qualche strascico spiacevole, con un supporter dei Black Cats che aggredisce Steven Harper e tafferugli tra le due tifoserie – tanto che alla fine gli arresti saranno 24. Torna alla vittoria il West Bromwich, reduce da ben cinque sconfitte consecutive. In coda punto d’oro del Fulham e salvezza già a un passo per lo Stoke City.
IL TOP – Il City persiste nel non avere una struttura di gioco degna di questo nome, allora serve un fuoriclasse come Carlos Tevez per continuare a sognare il terzo titolo della storia dei Light Blues. La sua prestazione con i Wolves è di quelle da ricordare, così come la prima rete della sua splendida doppietta. Con 14 reti l’argentino adesso è capocannoniere della Premier insieme a Dimitar Berbatov, ragione per cui sarà meglio impiegarlo da seconda punta – come ai tempi dello United – piuttosto che come esterno alto. Vero Mancini?
IL FLOP – Va subito detto che negli ultimi tempi, causa infortuni e quant’altro, Wayne Bridge ha disputato ben poche partite. Tuttavia se il suo compito deve essere quello di contribuire alla salvezza del West Ham, ha avuto subito una falsa partenza. Nel derby contro l’Arsenal è apparso fin troppo svagato, favorendo la marcatura del 2-0 di Walcott e provocando il rigore del definitivo 3-0 proprio con un fallaccio sulla giovane stella dei Gunners.
LA SORPRESA – Nel recupero di mercoledì scorso il Blackpool ha messo a segno l’ennesimo colpo a sensazione della sua magica stagione. A punire il Liverpool ci ha pensato DJ Campbell, giramondo che al Bloomfield Road ha finalmente trovato la sua dimensione ideale.
TOH CHI SI RIVEDE – Non segnava in Premier da quasi due anni. Da non credere, per uno che era costato oltre 10 milioni di euro. A parziale consolazione, almeno Andy Johnson ha scelto un occasione fondamentale per porre fine al suo digiuno, realizzando la rete dell’esiziale pareggio dei Cottagers in casa di una diretta concorrente per la salvezza come il Wigan.
LA CHICCA – In settimana l’attaccante di origini turche dello Stoke City Tuncay Sanli si era praticamente “messo in vendita” su Facebook, caricando sulla sua pagina sul celebre sito una sorte di compilation dei gol più belli fatti in carriera. Il suo allenatore Tony Pulis, però, non sembra per nulla convinto di volerlo cedere, tanto che sabato lo ha schierato titolare nel match casalingo contro il Bolton. Tuncay se l’è cavata piuttosto bene, dando un onesto contributo all’importantissima vittoria dei Potters. Ci ripenserà?
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – A Eastlands è stato uno dei migliori in campo nella sfortunata trasferta del suo Wolverhampton. Ma il ventiquattrenne Matthews Jarvis è ormai una sicurezza sulla fascia destra dello scacchiere dei Wolves, e non a caso pare che anche Fabio Capello stia valutando una sua eventuale chiamata in nazionale.
Scritto oggi per Goal.com
giovedì 13 gennaio 2011
Football Supporter Map of London
Carina, sebbene sia un po' difficile da decifrare con le tante gradazioni dei pochi colori presenti.
http://bigthink.com/ideas/26493
http://bigthink.com/ideas/26493
martedì 11 gennaio 2011
Un solo Home Internationals
La Football Association inglese ha confermato che nell’ambito dei festeggiamenti per il suo 150esimo compleanno, nella stagione 2012-2013 si svolgerà una sorta di revival del vecchio Home Internationals, il cosiddetto torneo Interbritannico, defunto nell’ormai lontano 1984. Purtroppo sarà solo un evento a sé stante, quindi meglio togliersi subito dalla testa ogni possibilità di un ritorno al passato fatto di sfide molto accese e sentite tra le quattro nazionali britanniche.
FA Cup, i capitomboli del Newcastle
Come ogni anno, nei giorni che precedono il terzo turno della FA Cup i media inglesi ritirano fuori dagli archivi le vecchie storie sulle grandi che vengono clamorosamente sbattute fuori dalle piccole, nel tentativo di riattizzare l’interesse e la passione per un torneo dal fascino incomparabile, negli ultimi tempi però fin troppo oscurato dallo strapotere della Premier. Tra gli episodi di giant killing più gettonati c’è il celeberrimo match tra l’Hereford United e il Newcastle della coppa edizione 1971-72. I Bulls allora giocavano nella Southern League (lega dilettantistica), le Magpies, guidate dal bomber Malcolm Macdonald, erano un affermato team di First Division. Il pronostico sembrava più che scontato, e invece sul fangoso campo dell’Edgar Street Stadium, con le tribune stracolme e gli alberi intorno all’impianto pieni di tifosi abbarbicati alla bella e meglio, si consumò un miracolo sportivo. L’inaspettato 2-1 finale per l’Hereford fu propiziato dalle reti di Ronnie Redford e Ricky George. Il primo era il classico carneade del football, che però in precedenza aveva vestito per un anno la maglia del Leeds United.
Le immagini della sua splendida realizzazione da fuori area (poi omaggiata dalla BBC con il riconoscimento di rete dell’anno e da quest’anno da un premio istituito dalla Federazione inglese) e dell’invasione festosa dei tifosi sono pressoché d’obbligo in ogni compilation sui momenti storici della competizione più antica del Pianeta. In realtà la banda di dilettanti si era già fatta valere poche settimane prima, pareggiando il primo incontro per 2-2 niente meno che al St James’ Park. Il replay ebbe luogo solo il 5 febbraio, dopo tre rinvii causa cattivo tempo – va detto che le pessime condizioni del terreno di gioco incisero parzialmente sull’esito della contesa. La compagine dell’Herefordshire, che attualmente milita tra i professionisti ma se la passa molto male in League Two, vendette cara la pelle anche contro il West Ham United, nel turno successivo. All’Edgar Street terminò sullo 0-0, mentre nel secondo match al Boleyn Ground gli Irons si imposero per 3-1 con una tripletta di Geoff Hurst, l’eroe della finale mondiale del 1966.
Tornando all’attualità, sabato scorso ancora il Newcastle si è reso protagonista di un’altra “impresa” in negativo. Per la Toon Army la lunga trasferta fino a Stevenage, cittadina a una cinquantina di chilometri da Londra, si è rivelata un incubo. Il Boro (soprannome che si porta dietro dall’antica denominazione) gioca quest’anno il suo primo campionato di League Two, dopo decenni passati nel limbo del dilettantismo. Eppure i ragazzi allenati da Graham Wesley si sono presi l’immensa soddisfazione di eliminare dalla Coppa i bianconeri con un netto 3-1. Peccato che la festosa invasione di campo finale sia stata rovinata da un bruttissimo episodio: il difensore dello Stevenage Scott Laird è stato infatti aggredito da un tifoso, che lo ha colpito con un pugno in faccia. Le forze dell’ordine hanno arrestato una persona che, in base alle immagini televisive, sarebbe il colpevole dell’inqualificabile atto di violenza.
Al di là di questo atto inqualificabile e degli arresti che hanno fatto da fastidioso corollario al big match tra Manchester United e Liverpool, la FA Cup quest’anno sembra confermare il trend di equilibrio e discreta dose di sorprese che contraddistingue la stagione in corso. Altri team della Premier hanno sofferto e, in alcuni casi perso, contro squadre meno quotate e di divisioni inferiori. Certo, quanto combinato dal Newcastle non ha quasi eguali, peggio ha fatto solo il Derby County, che disputa sì la Championship, ma nel posticipo del lunedì sera è “riuscito” a perdere contro i semidilettanti del Crawley Town. Un altro capitolo da rammentare dell’immenso libro della Coppa d’Inghilterra.
Le immagini della sua splendida realizzazione da fuori area (poi omaggiata dalla BBC con il riconoscimento di rete dell’anno e da quest’anno da un premio istituito dalla Federazione inglese) e dell’invasione festosa dei tifosi sono pressoché d’obbligo in ogni compilation sui momenti storici della competizione più antica del Pianeta. In realtà la banda di dilettanti si era già fatta valere poche settimane prima, pareggiando il primo incontro per 2-2 niente meno che al St James’ Park. Il replay ebbe luogo solo il 5 febbraio, dopo tre rinvii causa cattivo tempo – va detto che le pessime condizioni del terreno di gioco incisero parzialmente sull’esito della contesa. La compagine dell’Herefordshire, che attualmente milita tra i professionisti ma se la passa molto male in League Two, vendette cara la pelle anche contro il West Ham United, nel turno successivo. All’Edgar Street terminò sullo 0-0, mentre nel secondo match al Boleyn Ground gli Irons si imposero per 3-1 con una tripletta di Geoff Hurst, l’eroe della finale mondiale del 1966.
Tornando all’attualità, sabato scorso ancora il Newcastle si è reso protagonista di un’altra “impresa” in negativo. Per la Toon Army la lunga trasferta fino a Stevenage, cittadina a una cinquantina di chilometri da Londra, si è rivelata un incubo. Il Boro (soprannome che si porta dietro dall’antica denominazione) gioca quest’anno il suo primo campionato di League Two, dopo decenni passati nel limbo del dilettantismo. Eppure i ragazzi allenati da Graham Wesley si sono presi l’immensa soddisfazione di eliminare dalla Coppa i bianconeri con un netto 3-1. Peccato che la festosa invasione di campo finale sia stata rovinata da un bruttissimo episodio: il difensore dello Stevenage Scott Laird è stato infatti aggredito da un tifoso, che lo ha colpito con un pugno in faccia. Le forze dell’ordine hanno arrestato una persona che, in base alle immagini televisive, sarebbe il colpevole dell’inqualificabile atto di violenza.
Al di là di questo atto inqualificabile e degli arresti che hanno fatto da fastidioso corollario al big match tra Manchester United e Liverpool, la FA Cup quest’anno sembra confermare il trend di equilibrio e discreta dose di sorprese che contraddistingue la stagione in corso. Altri team della Premier hanno sofferto e, in alcuni casi perso, contro squadre meno quotate e di divisioni inferiori. Certo, quanto combinato dal Newcastle non ha quasi eguali, peggio ha fatto solo il Derby County, che disputa sì la Championship, ma nel posticipo del lunedì sera è “riuscito” a perdere contro i semidilettanti del Crawley Town. Un altro capitolo da rammentare dell’immenso libro della Coppa d’Inghilterra.
lunedì 10 gennaio 2011
I guai del Liverpool
Tanto per smentire un post scritto in precedenza, Roy Hodgson ha lasciato il Liverpool, mentre Avram Grant è ancora al suo posto. Chissà per quanto. Ieri belle le immagini dei tifosi dello United che chiedevano l'autografo a Kenny Dalglish, vera icona del calcio britannico. Francamente non sono convinto che possa svolgere al meglio il compito richiestogli, ovvero quello del "traghettatore". Ma, come visto, non sempre ci prendo con i pronostici.
sabato 8 gennaio 2011
Pillole di FA Cup
Una foto delle tribune gremitissime del Crystal Palace, lo stadio che ospitò la finale di Coppa tra Tottenham (poi vincitore) e Sheffield United nel 1901.
venerdì 7 gennaio 2011
Quarant'anni fa il disastro di Ibrox
Tra tutti gli episodi negativi – e ce ne sono stati – che hanno contraddistinto l’Old Firm, la sfida infinita tra Celtic e Rangers, uno spicca per l’enorme costo di vite umane che ha comportato: la tragedia di Ibrox del 2 gennaio 1971. Quel giorno il derby tra i protestanti e i cattolici, tra i filo irlandesi e i fedeli alla corona britannica, sembrava destinato a terminare sullo 0-0, giusto epilogo di un match noioso e quasi privo di occasioni da rete. A un minuto dal termine Jimmy Johnstone, leggenda del Celtic di quegli anni, siglò un gol che alla maggioranza dei presenti apparve decisivo. Non a caso una parte dei quasi 100mila che affollavano gli spalti di Ibrox Park decise di prendere la via di casa, all’apice della depressione calcistica per aver perso un derby in maniera così rocambolesca. Ma a pochi secondi dal fischio finale del direttore di gara, Colin Stein pareggiò la disfida. Cosa sia successo in quei drammatici secondi all’interno dello stadio non è ancora certo al 100 per cento. La versione andata in voga per tanti anni è che i tifosi, sentite le urla d’esultanza per l’insperata marcatura del pari, provarono a tornare sugli spalti, creando un tragico “scontro” con coloro che stavano uscendo festanti. Più verosimilmente, si suppone ormai che la caduta di una persona con un bambino sulle spalle provocò un effetto domino a dir poco disastroso.
La realtà dei fatti è che a perire furono ben 66 tifosi dei Gers, di età compresa tra i 9 e i 43 anni. Tra loro cinque studenti del villaggio di Markinch che abitavano nella stessa strada e che erano andati a vedere la partita insieme. Per percepire tutta la drammaticità di quanto accaduto in quei pochi minuti di parapiglia infernale basti pensare che le crash barriers dell’East Stand furono piegate quasi fossero di gomma. Le peggior tragedia della storia del calcio britannico, tristemente superata per l’ammontare delle vittime solo dal dramma dell’Hillsborough nell’aprile del 1989 (in quel caso i morti furono 96) è certamente da addebitare a una tremenda fatalità, ma anche, se non soprattutto, alla struttura obsoleta e inadeguata a ospitare folle oceaniche.
A differenza dei nostri tempi, allora gli impianti britannici erano tutto fuorché moderni e funzionali. Il fascino d’antan non faceva per niente rima con sicurezza. Ma se in tutto il Paese bisognò attendere i tanti lutti degli anni Ottanta per una sterzata decisa nella giusta direzione, almeno i Rangers impararono sin troppo bene la lezione, apportando subito delle significative migliorie al loro glorioso stadio.
Per la verità quello del 1971 non fu il primo “Disastro dell’Ibrox”. Oltre a due significativi incidenti nel 1961 e nel 1969 – che costarono la vita a due persone – ce n’è uno celebre quanto molto datato e legato al grande architetto di stadi, lo scozzese Archibald Leitch. La sua primissima opera, proprio l’Ibrox Stadium, non resse all’urto delle oltre 68.000 persone accorse per assistere a una sfida tra Scozia e Inghilterra dell’aprile del 1902. Quel match era valido per il British Home Championship (conosciuto anche come Home International), il torneo che dal 1883 al 1984 ha visto fronteggiarsi in maniera sempre molto accesa le quattro nazioni britanniche, ovvero le due protagoniste dell’incontro di Ibrox più Galles e Irlanda del Nord (fino al 1950 scese in campo una selezione che rappresentava tutta l’Irlanda e non solo le sei contee dell’Ulster rimaste al Regno Unito dopo l’indipendenza dell’Eire nel 1922). Nonostante l’impianto non fosse pienissimo – la capienza era stimata nell’ordine degli 80.000 posti – la West Stand, una delle “curve”, crollò rovinosamente sotto il peso degli spettatori. Davanti agli occhi di Leitch, che era presente, centinaia di persone fecero un salto nel vuoto di diversi metri. In quella che fu la prima sciagura della storia in un impianto britannico morirono in 26, mentre altri 500 rimasero feriti. La struttura in legno con giunture in ferro non era per nulla adatta a contenere folle di quelle proporzioni, come dovette amaramente riconoscere un affranto Leitch, che in quel momento deve aver avuto la netta impressione che la sua carriera di designer di impianti sportivi fosse destinata a durare molto poco. Invece si sbagliava. A sorpresa la dirigenza dei Rangers gli confermò la sua fiducia e gli chiese di ricostruire Ibrox.
Tornando al presente, domenica la commemorazione del terribile evento di 40 anni fa è stata solenne quanto priva di episodi negativi – si temeva qualche brutto gesto da parte dei tifosi dei Celtic, che invece si sono comportati in maniera impeccabile.
A guidare le due squadre nell'ingresso in campo in occasione del match i vecchi capitani Billy McNeill e John Greig. Quest’ultimo, insieme ai suoi compagni, fu presente a tutti i funerali delle vittime, come chiese loro il manager dell’epoca Willie Waddell.
La gente di Glasgow, per una volta al di là delle odiose barriere del settarismo, non ha dimenticato quel freddo e nebbioso pomeriggio in cui perirono 66 tifosi traditi da una tribuna fatiscente.
La realtà dei fatti è che a perire furono ben 66 tifosi dei Gers, di età compresa tra i 9 e i 43 anni. Tra loro cinque studenti del villaggio di Markinch che abitavano nella stessa strada e che erano andati a vedere la partita insieme. Per percepire tutta la drammaticità di quanto accaduto in quei pochi minuti di parapiglia infernale basti pensare che le crash barriers dell’East Stand furono piegate quasi fossero di gomma. Le peggior tragedia della storia del calcio britannico, tristemente superata per l’ammontare delle vittime solo dal dramma dell’Hillsborough nell’aprile del 1989 (in quel caso i morti furono 96) è certamente da addebitare a una tremenda fatalità, ma anche, se non soprattutto, alla struttura obsoleta e inadeguata a ospitare folle oceaniche.
A differenza dei nostri tempi, allora gli impianti britannici erano tutto fuorché moderni e funzionali. Il fascino d’antan non faceva per niente rima con sicurezza. Ma se in tutto il Paese bisognò attendere i tanti lutti degli anni Ottanta per una sterzata decisa nella giusta direzione, almeno i Rangers impararono sin troppo bene la lezione, apportando subito delle significative migliorie al loro glorioso stadio.
Per la verità quello del 1971 non fu il primo “Disastro dell’Ibrox”. Oltre a due significativi incidenti nel 1961 e nel 1969 – che costarono la vita a due persone – ce n’è uno celebre quanto molto datato e legato al grande architetto di stadi, lo scozzese Archibald Leitch. La sua primissima opera, proprio l’Ibrox Stadium, non resse all’urto delle oltre 68.000 persone accorse per assistere a una sfida tra Scozia e Inghilterra dell’aprile del 1902. Quel match era valido per il British Home Championship (conosciuto anche come Home International), il torneo che dal 1883 al 1984 ha visto fronteggiarsi in maniera sempre molto accesa le quattro nazioni britanniche, ovvero le due protagoniste dell’incontro di Ibrox più Galles e Irlanda del Nord (fino al 1950 scese in campo una selezione che rappresentava tutta l’Irlanda e non solo le sei contee dell’Ulster rimaste al Regno Unito dopo l’indipendenza dell’Eire nel 1922). Nonostante l’impianto non fosse pienissimo – la capienza era stimata nell’ordine degli 80.000 posti – la West Stand, una delle “curve”, crollò rovinosamente sotto il peso degli spettatori. Davanti agli occhi di Leitch, che era presente, centinaia di persone fecero un salto nel vuoto di diversi metri. In quella che fu la prima sciagura della storia in un impianto britannico morirono in 26, mentre altri 500 rimasero feriti. La struttura in legno con giunture in ferro non era per nulla adatta a contenere folle di quelle proporzioni, come dovette amaramente riconoscere un affranto Leitch, che in quel momento deve aver avuto la netta impressione che la sua carriera di designer di impianti sportivi fosse destinata a durare molto poco. Invece si sbagliava. A sorpresa la dirigenza dei Rangers gli confermò la sua fiducia e gli chiese di ricostruire Ibrox.
Tornando al presente, domenica la commemorazione del terribile evento di 40 anni fa è stata solenne quanto priva di episodi negativi – si temeva qualche brutto gesto da parte dei tifosi dei Celtic, che invece si sono comportati in maniera impeccabile.
A guidare le due squadre nell'ingresso in campo in occasione del match i vecchi capitani Billy McNeill e John Greig. Quest’ultimo, insieme ai suoi compagni, fu presente a tutti i funerali delle vittime, come chiese loro il manager dell’epoca Willie Waddell.
La gente di Glasgow, per una volta al di là delle odiose barriere del settarismo, non ha dimenticato quel freddo e nebbioso pomeriggio in cui perirono 66 tifosi traditi da una tribuna fatiscente.
giovedì 6 gennaio 2011
Hodgson o Ancelotti? Più probabile Grant...
L'articolo precedente è stato ovviamente scritto prima delle ennesime sconfitte di Chelsea e Liverpool, squadre sempre più in crisi e con allenatori sempre più a rischio. Oltre Manica, però, danno ormai per certo il licenziamento di Avram Grant, dopo i cinque gol rimediati dal West Ham contro il Newcastle.
Grosso guaio a Stamford Bridge, il Chelsea è in crisi
Quella del Chelsea con l’Aston Villa di domenica scorsa sembrava la classica partita a lieto fine che ti cambia una stagione fatta di troppi alti e bassi. Sotto di una rete contro una squadra in crisi, che aveva appena beccato quattro sberle dal Manchester City, i Blues pur giocando male hanno raddrizzato la gara con due reti in extremis dei loro uomini simbolo: Didier Drogba e John Terry. L’abbraccio finale di tra il capitano di mille battaglie e Carlo Ancelotti appariva il sigillo ideale di un pomeriggio denso di emozioni e sensazioni forti, a dimostrazione di una piena comunità d’intenti con l’ex allenatore del Milan. E invece in pieno recupero Ciaran Clark, promettente difensore della compagine di Birmingham, si è ritrovato solo soletto nell’area di rigore dei londinesi con tutto il tempo di decidere dove piazzare il colpo di testa del pareggio, che almeno in parte vendica l’1-7 rimediato lo scorso marzo allo Stamford Bridge dai malcapitati Villans.
Quelli erano altri tempi, il Chelsea era una squadra in salute, travolgente, spettacolare e sul punto di centrare la prima accoppiata lega-FA Cup della sua storia. Oggi la rosa a disposizione di Carletto da Reggiolo mostra in maniera evidente le prime crepe, se non voragini. L’età media dei titolari è superiore ai 30 anni, a questo aggiungeteci qualche infortunio “pesante” (Lampard, Terry e Alex) occorso ultimamente, le scorie dei mondiali, la leggera malaria di Drogba e i giovani che non tengono fede alle attese (Bruma, Kakuta, McEachran e Borini, quest’ultimo destinato al Parma) e avrete la spiegazione del periodaccio che stanno vivendo i campioni d’Inghilterra – i quali a questo punto difficilmente bisseranno il titolo del 2009-10.
Per Ancelotti si parla già di un futuro come successore di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma – soluzione che a lui sarebbe molto gradita. Quel che è certo è che nel frattempo Roman Abramovich non farà follie per rinforzare la squadra, come gli avrebbe suggerito il suo attuale tecnico. Fallito l’assalto al difensore Luiz del Benfica, radio mercato parla di un interessamento per l’ex perugino Jay Bothroyd, da poco entrato nel giro della nazionale. Poca roba, soprattutto rispetto al possibile ennesimo acquisto deluxe dei nuovi ricchi del Manchester City: Edin Dzeko. Pare che il bosniaco, ben consapevole del conto in banca dello sceicco Al Mansour, l’abbia però sparata grossa sul salario che pretende: oltre dieci milioni di euro a stagione, da aggiungere ai 30 già destinati al Wolfsburg. Richiesta folle anche per la squadra allenata da Roberto Mancini, molto indaffarato a sopportare le paturnie dei vari Balotelli e Tevez (un altro che di recente ha provato a batter cassa con la sua dirigenza), oltre che a contendere il titolo ai cugini dello United. Pure all’Old Trafford a breve dovranno rinnovare un po’ il parco giocatori, dal momento che Van Der Sar, Neville, Scholes e Giggs non possono durare in eterno. In attesa di capire i movimenti in entrata, previsti solo per giugno, Alex Ferguson ha spedito il talentino di origini romane Chico Macheda alla Sampdoria per fargli fare le ossa.
Una mossa che non avrà fatto molto piacere al terzo manager italiano della Premier, Roberto Di Matteo, grande estimatore di Macheda. Il suo West Bromwich Albion è sì reduce da quattro rovesci consecutivi, ma rappresenta anche una delle novità più liete del campionato in corso. Insieme alle altre neo-promosse Blackpool e Newcastle, i Baggies si stanno facendo onore praticando un gioco di qualità, tanto che quest’anno ci sono discrete probabilità che per solo la seconda volta in quasi 20 anni tutte le matricole si riescano a salvare. Un’altra buona notizia della Premier 2010-11 è l’equilibrio in vetta, visto che oltre alle due di Manchester (e forse al Chelsea), provano a dire la loro anche Arsenal a Tottenham. Gli Spurs possono contare sul miglior giocatore della lega: l’esterno sinistro di centrocampo Gareth Bale. Per referenze qualificate sul gallese chiedere alla difesa dell’Inter, che ancora ha gli incubi pensando alla doppia sfida di Champions League sostenuta contro i londinesi. Prossimo compagno di squadra di Bale sarà il “vecchietto” David Beckham, pronto a lasciare i Galaxy di Los Angeles almeno per la pausa invernale. Probabile che in tutta l’operazione c’entri l’idea del presidente del comitato organizzatore di Londra 2012, Sebastian Coe, di consegnare proprio a Becks la fascia di capitano della selezione britannica – in realtà solo inglese – che parteciperà ai Giochi Olimpici del prossimo anno.
Chiusura d’obbligo per un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Roy Hodgson che a Milano, sponda Inter, rammentano molto bene. La sua permanenza al Liverpool, grande malata del calcio d’oltre Manica, è sempre più in dubbio. Il 95 per cento dei 10mila tifosi interpellati durante un recente sondaggio lo vorrebbe altrove e certo le dichiarazioni di Mister Roy dopo la sconfitta interna con il Wolverhampton di pochi giorni fa – “non ho mai sentito il famoso sostegno dell’Anfield Road nei miei sei mesi di permanenza a Liverpool” – non devono aver migliorato troppo le cose. Nella Merseyside non sono pochi i nostalgici di Rafa Benitez, che pure al termine del suo regno aveva contro circa una metà dei supporter e che in eredità al suo successore ha lasciato qualche brocco di troppo. Staremo a vedere, ma se la nuova proprietà americana dei Reds dovesse licenziare Hodgson, è più probabile che consegni la squadra per un periodo di interim alla vecchia gloria Kenny Dalglish, attualmente “ambasciatore” del Liverpool nel mondo del football nazionale e internazionale. Certo, lo scozzese è un idolo della Kop, tuttavia non va in panchina da più di un decennio. Joe Cole ha rivelato che lo spogliatoio però è “tutto in sostegno del manager in carica”. Considerati i precedenti di poche settimane orsono – il licenziamento di Ray Hughton e Sam Allardyce rispettivamente a Newcastle e Blackburn nonostante il pieno appoggio nei loro confronti da parte dei giocatori – per Hodgson c’è ben poco da stare allegri…
Scritto per il Manifesto del 04/01
Quelli erano altri tempi, il Chelsea era una squadra in salute, travolgente, spettacolare e sul punto di centrare la prima accoppiata lega-FA Cup della sua storia. Oggi la rosa a disposizione di Carletto da Reggiolo mostra in maniera evidente le prime crepe, se non voragini. L’età media dei titolari è superiore ai 30 anni, a questo aggiungeteci qualche infortunio “pesante” (Lampard, Terry e Alex) occorso ultimamente, le scorie dei mondiali, la leggera malaria di Drogba e i giovani che non tengono fede alle attese (Bruma, Kakuta, McEachran e Borini, quest’ultimo destinato al Parma) e avrete la spiegazione del periodaccio che stanno vivendo i campioni d’Inghilterra – i quali a questo punto difficilmente bisseranno il titolo del 2009-10.
Per Ancelotti si parla già di un futuro come successore di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma – soluzione che a lui sarebbe molto gradita. Quel che è certo è che nel frattempo Roman Abramovich non farà follie per rinforzare la squadra, come gli avrebbe suggerito il suo attuale tecnico. Fallito l’assalto al difensore Luiz del Benfica, radio mercato parla di un interessamento per l’ex perugino Jay Bothroyd, da poco entrato nel giro della nazionale. Poca roba, soprattutto rispetto al possibile ennesimo acquisto deluxe dei nuovi ricchi del Manchester City: Edin Dzeko. Pare che il bosniaco, ben consapevole del conto in banca dello sceicco Al Mansour, l’abbia però sparata grossa sul salario che pretende: oltre dieci milioni di euro a stagione, da aggiungere ai 30 già destinati al Wolfsburg. Richiesta folle anche per la squadra allenata da Roberto Mancini, molto indaffarato a sopportare le paturnie dei vari Balotelli e Tevez (un altro che di recente ha provato a batter cassa con la sua dirigenza), oltre che a contendere il titolo ai cugini dello United. Pure all’Old Trafford a breve dovranno rinnovare un po’ il parco giocatori, dal momento che Van Der Sar, Neville, Scholes e Giggs non possono durare in eterno. In attesa di capire i movimenti in entrata, previsti solo per giugno, Alex Ferguson ha spedito il talentino di origini romane Chico Macheda alla Sampdoria per fargli fare le ossa.
Una mossa che non avrà fatto molto piacere al terzo manager italiano della Premier, Roberto Di Matteo, grande estimatore di Macheda. Il suo West Bromwich Albion è sì reduce da quattro rovesci consecutivi, ma rappresenta anche una delle novità più liete del campionato in corso. Insieme alle altre neo-promosse Blackpool e Newcastle, i Baggies si stanno facendo onore praticando un gioco di qualità, tanto che quest’anno ci sono discrete probabilità che per solo la seconda volta in quasi 20 anni tutte le matricole si riescano a salvare. Un’altra buona notizia della Premier 2010-11 è l’equilibrio in vetta, visto che oltre alle due di Manchester (e forse al Chelsea), provano a dire la loro anche Arsenal a Tottenham. Gli Spurs possono contare sul miglior giocatore della lega: l’esterno sinistro di centrocampo Gareth Bale. Per referenze qualificate sul gallese chiedere alla difesa dell’Inter, che ancora ha gli incubi pensando alla doppia sfida di Champions League sostenuta contro i londinesi. Prossimo compagno di squadra di Bale sarà il “vecchietto” David Beckham, pronto a lasciare i Galaxy di Los Angeles almeno per la pausa invernale. Probabile che in tutta l’operazione c’entri l’idea del presidente del comitato organizzatore di Londra 2012, Sebastian Coe, di consegnare proprio a Becks la fascia di capitano della selezione britannica – in realtà solo inglese – che parteciperà ai Giochi Olimpici del prossimo anno.
Chiusura d’obbligo per un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Roy Hodgson che a Milano, sponda Inter, rammentano molto bene. La sua permanenza al Liverpool, grande malata del calcio d’oltre Manica, è sempre più in dubbio. Il 95 per cento dei 10mila tifosi interpellati durante un recente sondaggio lo vorrebbe altrove e certo le dichiarazioni di Mister Roy dopo la sconfitta interna con il Wolverhampton di pochi giorni fa – “non ho mai sentito il famoso sostegno dell’Anfield Road nei miei sei mesi di permanenza a Liverpool” – non devono aver migliorato troppo le cose. Nella Merseyside non sono pochi i nostalgici di Rafa Benitez, che pure al termine del suo regno aveva contro circa una metà dei supporter e che in eredità al suo successore ha lasciato qualche brocco di troppo. Staremo a vedere, ma se la nuova proprietà americana dei Reds dovesse licenziare Hodgson, è più probabile che consegni la squadra per un periodo di interim alla vecchia gloria Kenny Dalglish, attualmente “ambasciatore” del Liverpool nel mondo del football nazionale e internazionale. Certo, lo scozzese è un idolo della Kop, tuttavia non va in panchina da più di un decennio. Joe Cole ha rivelato che lo spogliatoio però è “tutto in sostegno del manager in carica”. Considerati i precedenti di poche settimane orsono – il licenziamento di Ray Hughton e Sam Allardyce rispettivamente a Newcastle e Blackburn nonostante il pieno appoggio nei loro confronti da parte dei giocatori – per Hodgson c’è ben poco da stare allegri…
Scritto per il Manifesto del 04/01
martedì 4 gennaio 2011
Scottish Premier League a 10 squadre?
Il recente incontro tra i vertici dei 12 club della Premier scozzese, che a dicembre era stato rinviato per neve, è terminato con un'intesa di massima su un'ulteriore riduzione del numero delle compagine chiamate a far parte del massimo campionato. Intanto il 95% dei 5mila tifosi interpellati in un sondaggio promosso da Supporters Direct si è detto contrario a tale soluzione, preferendo invece una Premier a 16 o 18 team. Ma a questo punto è molto improbabile che si dia ascolto all'opinione dei fan.
lunedì 3 gennaio 2011
I Blues perdono ancora terreno, mentre in vetta vincono tutte
In attesa dei recuperi, la Premier sembra essere sempre più un discorso tra le due di Manchester e l’Arsenal. Continuando di questo passo la compagine guidata da Carlo Ancelotti potrebbe addirittura rischiare un posto in Champions League, visto che il Tottenham è ormai una presenza fissa nelle primissime posizioni del campionato.
COS'E' SUCCESSO – Il Manchester United fatica non poco, ma nel finale riesce a passare a the Hawthorns grazie a una rete del Chicharito Hernandez. Quarto rovescio consecutivo per gli uomini di Roberto Di Matteo, che adesso inizia a guardarsi alle spalle con preoccupazione e deve recriminare per il rigore fallito in maniera eclatante dal nigeriano Peter Odemwingie. L’incredibile sequela di errori di Tevez (uno anche dal dischetto) non impedisce al City di incamerare i tre punti contro un ottimo Blackpool. Ci pensa il sempre valido Adam Johnson. Vince facile l’Arsenal al St Andrew’s, mentre a togliere le castagne dal fuoco al Tottenham contro il Fulham ci pensa il solito Gareth Bale, questa volta di testa. Unico pareggio della giornata quello dello Stamford Bridge. Chelsea lontano dalla vetta, Aston Villa ancora pericolosamente vicino al fondo della classifica, dal quale si sta allontanando il West Ham. Gli Irons si aggiudicano lo scontro diretto con il Wolverhampton (sempre più ultimo) anche grazie al pazzesco autogol di Ronald Zubar. Per chiudere una doverosa menzione sul ritorno al successo del Liverpool, che supera il Bolton per merito di un gol all’ultimo minuto di Joe Cole, fatto entrare pochi minuti prima da Roy Hodgson. A Proposito dell’ex tecnico dell’Inter, ha chiesto scusa ai tifosi per le accuse di “non sostenere a dovere la squadra”, ma dalle parti di Anfield Road circola lo stesso la voce che al suo posto sarebbe pronto Danny Dalglish, per un interim fino al termine della stagione.
IL TOP – La prestazione punteggiata da troppi errori veniali di Wigan è stata subito cancellata dall’Arsenal con una partita di grande qualità sul difficile campo del Birmingham City, che di recente era riuscito a bloccare niente meno che il Manchester United. I Gunners hanno dominato dall’inizio alla fine, sciorinato il solito calcio spettacolo, ritrovato Van Persie e confermato l’ormai solito, immarcabile Samir Nasri. L’ennesimo esame di maturità, la gara interna con il Manchester City, è alle porte, e Arsene Wenger lo può preparare con più tranquillità.
IL FLOP – Lo scorso marzo il Chelsea massacrò per 7-1 un Aston Villa piuttosto in salute. Ieri un Villa capace di raccogliere solo quattro punti nelle ultime sette partite ha tenuto in scacco per oltre un’ora i Blues, a dir poco inguardabili. Nei pochi minuti di calcio discreto prodotto, Drogba e compagni sono addirittura riusciti a ribaltare la partita, per poi combinare l’ennesima frittata facendosi riacciuffare in pieno recupero. Il bis della vittoria in campionato appare un sogno molto difficile da realizzare.
LA SORPRESA – Senza il bomber Andy Carroll, con una storia recente di cocenti delusioni nei match che contano qualcosa per la classifica, il Newcastle sembra invece aver risolto al meglio la pratica della lotta per non retrocedere violando il campo del Wigan. Le Magpies ora si trovano nella parte sinistra della classifica, nonostante le scelleratezze del patron Mike Ashley…
TOH CHI SI RIVEDE – Nel giorno del primo gol in campionato di Robin Van Persie e della prima marcatura su azione di Wayne Rooney dallo scorso marzo, torna al gol dopo oltre un mese e mezzo anche Kenwyne Jones. La sua quinta marcatura in Premier è di quelle pesantissime e regala ai Potters tre punti d’oro contro i diretti rivali dell’Everton.
LA CHICCA – Il Manchester United è solo la settima squadra nella storia della massima divisione inglese a iniziare l’anno nuovo senza alcuna sconfitta nel campionato in corso. Una dato che è d’ottimo auspicio per il futuro, visto che nei precedenti sei casi, solo lo Sheffield United nel 1899-00 non si aggiudicò il titolo (a fine stagione i Blades furono beffati per due punti dall’Aston Villa).
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – In attesa di operare sul mercato – si attendono parecchi movimenti – il West Ham si coccola Freddie Sears, al primo gol stagionale in Premier contro i Wolves. Dopo una caterva di gol nelle giovanili e delle discrete esperienze in prestito, soprattutto l’ultima a Scunthorpe, il ventunenne attaccante appare sulla buona strada per fornire un contributo importante al club del Boleyn Ground.
Pubblicato oggi da Goal.com
COS'E' SUCCESSO – Il Manchester United fatica non poco, ma nel finale riesce a passare a the Hawthorns grazie a una rete del Chicharito Hernandez. Quarto rovescio consecutivo per gli uomini di Roberto Di Matteo, che adesso inizia a guardarsi alle spalle con preoccupazione e deve recriminare per il rigore fallito in maniera eclatante dal nigeriano Peter Odemwingie. L’incredibile sequela di errori di Tevez (uno anche dal dischetto) non impedisce al City di incamerare i tre punti contro un ottimo Blackpool. Ci pensa il sempre valido Adam Johnson. Vince facile l’Arsenal al St Andrew’s, mentre a togliere le castagne dal fuoco al Tottenham contro il Fulham ci pensa il solito Gareth Bale, questa volta di testa. Unico pareggio della giornata quello dello Stamford Bridge. Chelsea lontano dalla vetta, Aston Villa ancora pericolosamente vicino al fondo della classifica, dal quale si sta allontanando il West Ham. Gli Irons si aggiudicano lo scontro diretto con il Wolverhampton (sempre più ultimo) anche grazie al pazzesco autogol di Ronald Zubar. Per chiudere una doverosa menzione sul ritorno al successo del Liverpool, che supera il Bolton per merito di un gol all’ultimo minuto di Joe Cole, fatto entrare pochi minuti prima da Roy Hodgson. A Proposito dell’ex tecnico dell’Inter, ha chiesto scusa ai tifosi per le accuse di “non sostenere a dovere la squadra”, ma dalle parti di Anfield Road circola lo stesso la voce che al suo posto sarebbe pronto Danny Dalglish, per un interim fino al termine della stagione.
IL TOP – La prestazione punteggiata da troppi errori veniali di Wigan è stata subito cancellata dall’Arsenal con una partita di grande qualità sul difficile campo del Birmingham City, che di recente era riuscito a bloccare niente meno che il Manchester United. I Gunners hanno dominato dall’inizio alla fine, sciorinato il solito calcio spettacolo, ritrovato Van Persie e confermato l’ormai solito, immarcabile Samir Nasri. L’ennesimo esame di maturità, la gara interna con il Manchester City, è alle porte, e Arsene Wenger lo può preparare con più tranquillità.
IL FLOP – Lo scorso marzo il Chelsea massacrò per 7-1 un Aston Villa piuttosto in salute. Ieri un Villa capace di raccogliere solo quattro punti nelle ultime sette partite ha tenuto in scacco per oltre un’ora i Blues, a dir poco inguardabili. Nei pochi minuti di calcio discreto prodotto, Drogba e compagni sono addirittura riusciti a ribaltare la partita, per poi combinare l’ennesima frittata facendosi riacciuffare in pieno recupero. Il bis della vittoria in campionato appare un sogno molto difficile da realizzare.
LA SORPRESA – Senza il bomber Andy Carroll, con una storia recente di cocenti delusioni nei match che contano qualcosa per la classifica, il Newcastle sembra invece aver risolto al meglio la pratica della lotta per non retrocedere violando il campo del Wigan. Le Magpies ora si trovano nella parte sinistra della classifica, nonostante le scelleratezze del patron Mike Ashley…
TOH CHI SI RIVEDE – Nel giorno del primo gol in campionato di Robin Van Persie e della prima marcatura su azione di Wayne Rooney dallo scorso marzo, torna al gol dopo oltre un mese e mezzo anche Kenwyne Jones. La sua quinta marcatura in Premier è di quelle pesantissime e regala ai Potters tre punti d’oro contro i diretti rivali dell’Everton.
LA CHICCA – Il Manchester United è solo la settima squadra nella storia della massima divisione inglese a iniziare l’anno nuovo senza alcuna sconfitta nel campionato in corso. Una dato che è d’ottimo auspicio per il futuro, visto che nei precedenti sei casi, solo lo Sheffield United nel 1899-00 non si aggiudicò il titolo (a fine stagione i Blades furono beffati per due punti dall’Aston Villa).
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – In attesa di operare sul mercato – si attendono parecchi movimenti – il West Ham si coccola Freddie Sears, al primo gol stagionale in Premier contro i Wolves. Dopo una caterva di gol nelle giovanili e delle discrete esperienze in prestito, soprattutto l’ultima a Scunthorpe, il ventunenne attaccante appare sulla buona strada per fornire un contributo importante al club del Boleyn Ground.
Pubblicato oggi da Goal.com
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