Che cosa hanno in comune il Manchester United e il Portsmouth, due club attualmente agli estremi della classifica della Premier League inglese? Semplice, i debiti. Non ci sono dubbi, le colpe del disastro finanziario che sta affliggendo Red Devils e Pompey sono da ascrivere alle vecchie e alle nuove proprietà.
Per la compagine dell’Old Trafford si sta realizzando l’incubo prospettato dai tifosi che si sono opposti con forza alla completa acquisizione del pacchetto azionario da parte della famiglia di ricconi yankee dei Glazer. Con un inopinato artifizio finanziario, allo United è stato affibbiato il debito connesso al passaggio di proprietà. Ora il passivo ammonta a oltre 550 milioni di euro. Solo di interessi, l’ultimo anno sono stati pagati circa 45 milioni, tanto che, per “ristrutturare il debito”, il club ha appena lanciato sul mercato obbligazioni per un totale di circa 500 milioni. Peccato che il Guardian, spulciandosi l’ultimo bilancio societario, abbia scoperto che i Glazer, tra prestiti non ripagabili prima di cinque anni e “commissioni amministrative”, si siano intascati una ventina di milioni, e che, senza la cessione record di Cristiano Ronaldo al Real Madrid, il saldo attivo dei profitti (30 milioni) sarebbe una chimera. La squadra ha risentito delle cessioni del portoghese e di Carlitos Tevez, sebbene si mantenga in linea di galleggiamento sia in Champions League che in campionato. Il futuro, però, appare tutt’altro che roseo. Lo United rischia di essere scalzato sia sul campo che soprattutto fuori dallo strapotere del City e dei suoi petrodollari made in Abu Dhabi.
Ancora più complessa e oscura la situazione del Portsmouth. La compagine del Sud dell’Inghilterra è ultima in classifica ed è reduce da due cambi di proprietà nello spazio di pochi mesi. Le casse del Fratton Park sono ridotte all’osso, tanto che il pagamento degli stipendi ai giocatori e agli altri membri dello staff è arrivato in ritardo per la terza volta consecutiva. Quest’ultima non sarebbe una notizia così eclatante dalle nostre parti, mentre lo è in Inghilterra. I vertici della massima divisione inglese hanno imposto ai Pompey il blocco del mercato. Non solo, sembra che al Portsmouth non sarà effettuato l’ultimo pagamento per la quota relativa ai diritti televisivi. I quasi otto milioni di euro che spettavano loro saranno gestiti direttamente dai contabili della Premier per liquidare debiti pregressi – essenzialmente dovuti ad altri club per l’acquisto di giocatori negli ultimi anni. Anche il fisco britannico vanta ingenti crediti e ha avviato la procedura di liquidazione qualora gli impegni economici non fossero rispettati. Tanto per completare un quadretto per nulla idilliaco, la scorsa settimana un esponente di spicco della squadra – che però è voluto rimanere anonimo – ha affermato che la gestione del club sotto la nuova proprietà dell’uomo d’affari saudita Ali al-Faraj “è una farsa”. Già, al-Faraj. Dalle parti del Fratton Park non si è mai visto, sebbene abbia promesso una visita al più presto possibile.
In realtà il 90 per cento delle azioni del club fanno capo alla Falcondrone, una fantomatica società con sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche. Chi ci sia dietro la Falcondrone non è dato sapere. Ad ottobre al-Faraj era subentrato a Sulaiman al Fahim, che a sua volta non più tardi dell’estate scorsa aveva rilevato il Portsmouth da Alexandre Gaydamak. Ovvero il figliolo di Arcadi, milionario israeliano di origine russa che nel 2009 è stato condannato in contumacia a sei anni di prigione da una corte francese per traffico di armi in Angola. Alexandre nega di aver lasciato “pendenze” di varia natura dopo la sua dipartita dal Fratton Park, anzi, sostiene che il club gli debba ancora una trentina di milioni. I tifosi, nemmeno a dirlo, sono esasperati e sul piede di guerra. Solo un anno e mezzo fa avevano ammirato la loro squadra trionfare a Wembley in FA Cup, poi hanno assistito alle cessione di tutti i pezzi pregiati dell’argenteria di famiglia (Glen Johnson, Peter Crouch, Nico Kranjcar) e quindi al crollo in classifica che ha fatto da corredo al caos societario ancora in corso. Probabilmente molti dei supporter bianco-blu, tra i più focosi del Paese, preferirebbero ricominciare dalla Championship (la serie B inglese) ma con una dirigenza seria e senza debiti, piuttosto che continuare a vivere nell’incertezza di questi giorni.
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