Carlo Ancelotti ha confessato di non essersi ancora a capacitato della sconfitta subita a Wigan lo scorso sabato. Dopo sei successi consecutivi in Premier, il Chelsea ha meritatamente perso la sua prima partita. “Abbiamo giocato male, ma non riesco a capire il perché” ha dichiarato alla stampa inglese l’ex tecnico del Milan. Un passaggio a vuoto ci può stare, anche se i Latics non sembravano un team in grado di impensierire Drogba e compagni. Ma al di là del centesimo gol dell’ivoriano con la maglia dei Blues, i tanti campioni del club di Stamford Bridge sono apparsi fin troppo spesso in balia degli avversari, reduci da un pesante 0-4 all’Emirates. Apoel Nicosia prima e, soprattutto, Liverpool poi ci diranno se i tifosi del Chelsea si devono preoccupare sul serio.
Intanto, sebbene per un solo gol nella differenza reti, i londinesi sono stati scalzati in vetta alla classifica dal Manchester United. A Stoke i Red Devils dominano palesando però le ormai consuete farraginosità nel costruire gioco in alcuni tratti della partita. Serve un mago di origini gallesi per sbloccare una situazione che si era complicata un bel po’. Entrato in campo Ryan Giggs, già autore di tre assist nel derby della passata giornata, per lo United si accende la luce. Altro che i giochini di Nani o l’eccessivo possesso palla di Valencia, sulle fasce bastano due illuminazioni del miglior giocatore della scorsa stagione per chiudere i conti. Dimitar Berbatov – a proposito, ancora troppo discontinuo – e John O’Shea ringraziano entusiasti per i due palloni al bacio sui quali c’era scritto “prego spingere in rete”.
Sale al terzo posto il Liverpool, maramaldo contro un Hull City troppo brutto per essere vero. Fernando Torres mette a segno una tripletta fantastica, ma la difesa delle Tigers – orfana del pezzo pregiato Michael Turner passato al Sunderland – è tutto tranne che un test probante. A giudicare da quanto espresso all’Anfield Road, non scommetteremmo nemmeno un penny sulla permanenza di Phil Brown sulla panchina della compagine dello Yorkshire.
Vito Mannone è uno degli ormai tanti italiani trasferitisi in Inghilterra in giovane età. Uno che di gavetta ne ha fatta e ne sta facendo tanta alle dipendenze di monsieur Wenger. Impiegato di rado, sul curriculum un prestito di qualche mese al Barnsley – dove non si sono stracciati le vesti per il suo ritorno all’ovile – il ventunenne portiere cresciuto nel vivaio atalantino sabato è riuscito al meglio a sfruttare la sua grande occasione. Nel derby del Craven Cottage ha parato tutto quello che c’era da parare, contribuendo alla vittoria dei Gunners, in gol con una prodezza di Robin Van Persie. Considerato che Manuel Almunia è tutto tranne che un fuoriclasse, il buon Mannone potrebbe anche dire la sua per un posto da titolare in futuro – sempre che giochi come contro il Fulham…
Belle prove di Tottenham e Manchester City. Poker di Robbie Keane contro un Burnley troppo remissivo, mentre a Eastlands Carlitos Tevez punisce due volte la sua ex squadra. A differenza di Adebayor, non schernisce i suoi ex tifosi, anzi chiede quasi scusa. E i supporter del West Ham apprezzano, ricordando quando nel 2006-07 con i suoi gol condusse la compagine di East London a una delle salvezze più rocambolesche della storia della Premier.
In coda è già disperata la posizione del Portsmouth. Sette partite, sette sconfitte per i Pompey. Nella storia della prima serie inglese era successo solo altre tre volte che un club iniziasse la stagione con un record così disastroso. Almeno a livello societario le cose vanno un po’ meglio. Grazie alla cospicua iniziazione di liquidità (una cinquantina di milioni di sterline), sembra scongiurato il pericolo di amministrazione controllata e, conseguentemente, di dieci punti di penalizzazione in classifica. L’amministratore delegato Peter Storrie ha confermato l’intenzione di rimanere a Fratton Park, così da gestire i dieci milioni che a gennaio saranno investiti sul mercato. Basteranno per salvare il povero Portsmouth?
Da Goal.com
Nessun commento:
Posta un commento