Negli anni novanta le giovani promesse del vivaio del Manchester United si chiamavano Ryan Giggs, Paul Scholes, David Beckham, Gary e Phil Neville. Oggi i leoni rampanti di Sir Alex Ferguson rispondono al nome di Jonny Evans, Darron Gibson e Danny Welbeck. Senza dimenticare Ben Foster, i gemelli Da Silva e Rodrigo Possebon, arrivati alla corte del mago scozzese ancora in tenerissima età. Insomma, la squadra campione d'Europa non solo è abile a far fruttare i suoi soldi investendo su stelle già affermate - ma anche Wayne Rooney, Cristiano Ronaldo e Rio Ferdinand sono giunti all'Old Trafford a inizio carriera - ma punta anche molto sui giovanissimi. L'ha sempre fatto, fin dai lontani anni Cinquanta, quando il mitico allenatore scozzese Matt Busby vinceva campionati in serie schierando un manipolo di ragazzini, i Busby Babes appunto, che solo la tragedia aerea di Monaco di Baviera del febbraio 1958 seppe sconfiggere. Non a caso nel 1963 il predecessore di Ferguson fece esordire poco più che diciassettenne anche un certo George Best.
La nuova leva di fenomeni promette bene. La Coppa di Lega vinta dieci giorni fa ai rigori sul Tottenham li ha visti grandi protagonisti, sia nell'atto finale che nei turni preliminari. Evans è ormai una garanzia del reparto difensivo, tanto da sostituire in maniera impeccabile Nemanja Vidic nel match di andata contro l'Inter a San Siro. Gibson è un nordirlandese di Derry, che però, scatenando un putiferio, ha scelto di giocare per l'Eire. Dal momento che il suo raggio d'azione è a centrocampo, i paragoni con l'ex Red Devil Roy Keane si sono già sprecati. Darron è sulla buona strada, ma per arrivare ai livelli dell'ex capitano dello United deve lavorare ancora parecchio. Diciottenne di genitori ghanesi, ma nato in un sobborgo di Manchester, Welbeck sembra uno dei classici «predestinati». In gol all'esordio in Premier e in FA Cup, ha uno scatto e delle doti tecniche che potrebbero condurlo molto lontano, sebbene il suo talento sia ancora un po' da sgrezzare. Altra punta da tenere d'occhio è pure Fraizer Campbell, attualmente in prestito al Tottenham.
Anche se non è un prodotto delle giovanili e ha «già» 25 anni, Sir Alex crede ciecamente nel portiere Ben Foster. Uno che è destinato a raccogliere il testimone di Edwin Van De Sar e che potrebbe risolvere l'annoso problema dell'estremo difensore a Fabio Capello e alla sua nazionale dei Tre Leoni. Nella finale della Coppa di Lega ha sfoderato parate sensazionali, sia nei tempi regolamentari che ai rigori. Peccato che si faccia male un po' troppo spesso, a volte anche in circostanze «particolari» - una volta è stato fuori due mesi per un infortunio capitatogli mentre giocava a tennis con il fratello.
In attesa di nuove scoperte, Ferguson si gode i suoi talenti e la sua politica vincente, oltre Manica tanto cara anche a grandi tecnici come Arsene Wenger e Martin O'Neill. E pensare che nell'ormai lontano 1994, quando nel primo turno di Coppa di Lega contro il Port Vale schierò una formazione di «bimbetti» che si affacciavano in prima squadra, un deputato locale lo riprese pubblicamente alla Camera dei Comuni per lo «scarso rispetto» mostrato dallo United nei confronti della competizione e del pubblico. In campo, al posto dei campioni più affermati, ci andarono i giovanissimi David Beckham, Paul Scholes, Nicky Butt, Gary Neville e Ryan Giggs.
Già, Giggs. In realtà il gallese in quel lontano 1994 aveva già una discreta reputazione da difendere e un paio di Premier vinte sul curriculum vitae, ad appena 21 anni. In tanti lo avevano pure accostato al grande Best. In effetti le movenze feline e il dribbling secco non avevano molto da invidiare a quelle del Belfast Boy. In quello stesso anno il buon Ryan segnò un gol al Tottenham ubriacando l'intera difesa degli Spurs. Roba da vero fuoriclasse, qual è ed è sempre stato il ragazzo di Cardiff, che scelse il cognome e soprattutto la nazionalità della madre per fare un dispetto al padre rugbista, inglese e impenitente donnaiolo. Se invece di evoluire con i dragoni gallesi, Giggs avesse occupato la fascia sinistra del centrocampo della compagine dei Tre Leoni forse a Londra e dintorni non starebbero ancora rimpiangendo i fasti del mondiale del 1966. Il sogno proibito di Massimo Moratti - che ha provato a più riprese a portarlo via dall'Old Trafford, invano - il successo e la fama internazionale li ha conquistati in dosi industriali indossando la maglia del Manchester United. Nel fantastico 1999 del Treble, in semifinale di FA Cup con l'Arsenal realizzò una rete ancora più bella di quella del match con il Tottenham. Dopo una serie infinita di serpentine iniziate dalla sua metà campo, scoccò un tiro impressionante sotto l'incrocio dei pali. Sulla soglia dei 36 anni, Giggs ormai non ha più lo scatto di una volta, tanto che non di rado Ferguson lo fa giocare centrale, ma il suo sinistro accarezza ancora il pallone come solo i grandi campioni sanno fare.
A breve potrebbe fregiarsi dell'undicesimo titolo di campione d'Inghilterra, a cui si aggiungono un'infinità di altri trofei, comprese due Coppe dei Campioni. Ma, soprattutto, il mago gallese ha superato il record di presenze in maglia Red Devils che fino allo scorso maggio apparteneva ad un altro mostro sacro del calcio britannico e non solo: Sir Bobby Charlton. Al momento le partite disputate da Giggs sono ben 792 e sono destinate ad aumentare, visto che ha firmato il rinnovo di contratto per un anno. Un altro recordman dello United è il «vecchietto terribile» Edwin Van Der Sar. Tra lo scorso 8 novembre e il 4 marzo è riuscito a non prendere mai gol, rimanendo imbattuto per 1.311 minuti. Il brocco, come lo avevano marchiato in Italia dopo qualche papera di troppo commessa alla Juventus, in Inghilterra ha rimesso in sesto la sua carriera ben figurando al Fulham, tanto da essere scelto come nuovo portiere titolare da Sir Alex nel 2005. Di papere da quel momento ne ha scodellate ben poche. Anzi, è stato lui lo scorso 21 maggio a regalare la terza Coppa dei Campioni della storia dei Red Devils parando un rigore di Nicolas Anelka. Non sarà un fuoriclasse come Buffon, beneficerà pure del valore e del tasso tecnico dei quattro difensori che fanno sì che dalle sue parti arrivino ben pochi tiri, però l'olandese è uno di quei giocatori lasciati partire con troppa facilità dal nostro calcio.
Questa sera Ferguson si affida a lui e a tanti veterani della vecchia guardia per sconfiggere l'Inter. Questa volta i giovani leoni possono attendere.
Pubblicato sul Manifesto l'11 marzo scorso.
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