Un mini reportage scritto un po' al volo. A breve parto per un viaggio di lavoro in Africa, per cui il blog dal 20 al 27 settembre non sarà aggiornato. Però lunedì 19 il punto Premier ci dovrebbe essere...
“Ci abbiamo messo solo nove anni”, recita con orgoglio la maglia in vendita nel piccolo ma fornitissimo club shop dell'AFC Wimbledon. Nove anni per rifiorire, per tornare nell'elite della Football League dopo esaltanti stagioni passate a dominare campionati nel football professionistico e scalare così la piramide del calcio inglese. Nove anni per metabolizzare lo scippo subito dalle autorità che governano il Beautiful Game, che diedero il permesso al proprietario dell'allora Wimbledon F.C. Charles Koppel di trasferire baracca e burattini a un'ottantina di chilometri da Londra, nella cittadina di Milton Keynes, nemmeno i Dons fossero una qualunque franchigia di football americano. Ora quel club “usurpatore” si chiama MK Dons e se la passa piuttosto bene in League One, l'equivalente della nostra Serie C.
In quel fatidico 2002 i tifosi del Wimbledon si sono rimboccati le maniche e grazie agli sforzi del Dons Trust hanno ricreato il loro vecchio club, riportandolo a “casa”. Ovvero a due passi dal campo centrale di tennis più famoso del Pianeta. La nuova sede è il Kingsmeadow Stadium, molto più vicina al Plough Lane – il vecchio impianto, abbandonato nel 1991 – che al Selhurst Park, lo stadio del Crystal Palace che ha ospitato i “vecchi” Dons per una decina d'anni, prima che la dirigenza si facesse ammaliare dalla sirene di Milton Keynes – vale infatti la pena sottolineare che la realizzazione dell'MK Stadium era legata a un piano di sviluppo commerciale dell'area circostante.
Nel primo scorcio di stagione in League One, l'AFC Wimbledon si è fatto valere. Il Kingsmeadow è spesso pieno. In teoria la capienza ufficiale dovrebbe essere intorno alle 6mila unita', ma, come abbiamo potuto constatare di persona, di tifosi sulle gradinate (solo una tribuna ha posti a sedere, nelle altre tre si sta rigorosamente in piedi) ne entrano a stento 5mila.
L'entusiasmo da queste parti è così tanto che se la squadra dovesse compiere altre imprese – leggi ulteriori promozioni – forse si dovrà pensare ad ampliare l'arena attuale.
Il match a cui abbiamo assistito, contro il pericolante Northampton, poteva rappresentare un bel balzo in avanti nella corsa ai play off, ma prima un rigore concesso in maniera a dir poco generosa dall'arbitro e poi un paio di papere del portiere Seb Brown hanno garantito il successo ai Cobblers.
Il nuovo Wimbledon non ha la fama di squadra “cattiva” e dal gioco antidiluviano dei suoi predecessori. I ragazzi in blu ci sono in effetti sembrati molto corretti e vogliosi di creare delle apprezzabili trame di gioco. Insomma, non sono pazzerelli come la Crazy Gang che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta fece tanto parlare di sé – sia nel bene che nel male. Tra le sue file c'era gente del calibro di Dennis Wise, reduce da non brillanti prestazioni in qualità di manager e dirigente, della “personcina” John Fashanu, che ha abbandonato da tempo il mondo del calcio, di Vinny Jones (quello della “strizzatina” a Gazza Gascoigne) ora attore a tempo pieno e pure con un discreto successo, o del portierone Dave Beasant, una delle punte di diamante della Glenn Hoddle Academy.
L'incredibile vittoria di quel Wimbledon contro il Liverpool nella finale di FA Cup del 1988 rimane una delle più grandi sorprese della storia del football d'oltre Manica e difficilmente potrà essere ripetuta da una realtà come l'AFC Wimbledon. Ma ai tifosi dei Wombles tutto sommato questo importa il giusto. A loro sta a cuore che un'intera comunità si sia riappropriata della sua squadra di calcio, che anzi adesso gestisce tramite meccanismi del tutto democratici e trasparenti.
Con queste certezze si sopportano meglio anche le sconfitte. Loro continueranno a sostenere la squadra pure al novantesimo minuto di una partita ormai segnata, a rivolgere gli unici cori offensivi contro il Franchise F.C. (l'MK Dons), a rendere omaggio con un applauso ai tifosi in trasferta quando lo speaker ne menziona il numero e a premiare il miglior giocatore della partita con una allegra cerimonia al pub dello stadio. Loro sono il Wimbledon, e nessuno lo deve dimenticare!
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