È sabato e all’Upton Park sta per andare in scena l’ennesimo pomeriggio di calcio, come ce ne sono stati tanti dal 1904 in poi. Da quell’anno su Green Street sorge lo stadio del West Ham United, per l’appunto l’Upton Park, anche se sarebbe più corretto dire Boleyn Ground, come vuole la denominazione ufficiale della casa degli Hammers. La lunga arteria di Londra Est è tutta un brulicare di tifosi claret & blue alla ricerca di un panino con l’hamburger o dell’ultima birretta prima del calcio d’inizio. Tra le tante bancarelle che affollano Green Street per vendere programmi delle annate passate, spillette o sciarpe, ne scorgiamo una che spicca rispetto alle altre. A gestirla è un omone nero, alto come la misericordia e massiccio come una lastra di marmo di Carrara. Il suo nome è Cass Pennant. Da lui si possono acquistare oggetti molto particolari. Non le solite sciarpe e cappellini, ma sciarpe e cappellini griffati ICF, Inter City Firm, ovvero uno dei gruppi più temuti della scena hooligan d’oltre Manica. Tra i vari paraphernalia dell’ICF ci sono anche i DVD con la raccolta di immagini di scontri d’antan e più recenti.
In quanto uno dei membri fondatori dell’ICF, Pennant ha un passato da hooligan dichiarato. Ora, però, si è riciclato alla grande, seguendo l’esempio di un nutrito gruppo di ex “colleghi”. Ha messo su anche un sito web, dove si autodefinisce hooliologist, e dove pubblica le sue riflessioni sul calcio e sul tifo. On line vende tutto quello che si può trovare presso la sua bancarella, tra cui non vanno dimenticati i libri scritti in proprio o a quattro mani con i suoi pari. Proprio i libri sono quello che un navigato broker della City definirebbe il suo core business.
Pennant non è certo un’eccezione, anzi. Il trucco è semplice: se negli anni Settanta od Ottanta eri riuscito a farti un nome sulla scena delle firm, perché non provare l’avventura letteraria, soprattutto dopo che le prime opere di genere avevano riscosso un buon successo di pubblico? Negli ultimi quindici anni o poco più c’è stato un florilegio di libri che raccontano la dura esistenza di un hooligan calcistico. Tante botte, condite da litri e litri di lager, zingarate varie, udienze in tribunale e qualche settimana passata nelle carceri della Regina. Tra gli iniziatori di questa moda i fratelli Brimson, rei confessi ex hooligan del Watford, che di pubblicazioni autobiografiche e non sulla materia ne hanno scritte un bel po’. C’è chi li accusa di avere una fervida fantasia, sottolineando come la tifoseria degli Hornets non abbia mai avuto una reputazione così temibile; fatto sta che Dougie ed Eddie, a giudicare dalla ricca produzione e dal volume delle vendite, grazie ai diritti d’autore devono esser riusciti a mettere da parte un bel gruzzolo di sterline. L’elenco dei narratori di vita vissuta potrebbe continuare per un bel po’, tra esponenti di firm “di successo” al seguito di grandi e piccoli club, come quelle di Chelsea, Everton e Manchester City, ma anche di Hull City, Sheffield United o Cardiff City. Spesso, molto spesso, sono entusiastici peana delle scorribande compiute in lungo e in largo per tutto il Regno. “Noi eravamo 20, loro 200, ma abbiamo vinto noi”. Così potremmo sintetizzare l’intreccio di vari episodi raccontati con dovizia di particolari ad opera dei nostri amici. Per carità, ci sono anche le eccezioni. Qualche scrittore obiettivo che ammette i rovesci del proprio gruppo si trova – Dave Cowens della Blades Business Crew, per esempio –, così come si può incappare in qualche raro libro che oltre a fare il mero resoconto delle scazzottate è riuscito anche a tratteggiare un po’ il contesto sociale di quei tempi, spiegando meglio il perché ci si batteva tra gang rivali (Hoolifan di Martin King e Martin Knight).
Nella maggior parte dei casi siamo di fronte a una sorta di “pornografia della violenza”, di sicuro gradimento per nostalgici o nuove leve in cerca di emozioni forti o, ancora, per qualche “guardone” che mai si sognerebbe di emulare le imprese raccontate nelle pagine di quei libri. Ciò non toglie che vendano e che per adesso il filone non sembra destinato ad esaurirsi in fretta.
Tutto sommato, però, a noi fa meno impressione il fenomeno dell’hooligan scrittore che quello di alcuni gruppi ultras che ricattano, o ricattavano, il club per mettere le mani sui biglietti delle partite o quant’altro possa essere sfruttato da una punto di vista meramente commerciale.
Tratto dal mio libro Made in England (Bradipo Libri Editore).
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