La Premier League sta valutando l’ipotesi di introdurre i play off per l’aggiudicazione del quarto posto disponibile per giocare in Champions League, con sfide all’ultimo sangue tra la quarta, la quinta, la sesta e la settima della classifica finale. Nelle tre divisioni minori i play off sono una realtà che dura ormai da 14 stagioni, e con grande successo. La doppia sfida nelle semifinali e soprattutto la finalissima a Wembley rappresentano ormai uno dei momenti più avvincenti e spettacolari dell’intera annata calcistica, tanto che alcune partite decisive sono ormai entrate di diritto nella storia del calcio inglese – tanto per citarne una, la finale tra Manchester City e Gillingham del 1999 per un posto in Championship, con i Light Blues che, sotto di due reti a un solo minuto dalla fine, finirono poi per vincere ai rigori grazie alle prodezze dell’estremo difensore Nicky Weaver. In questi anni non sono mancate le sorprese, con le squadre piazzatesi all’ultimo posto disponibile per l’accesso alla fase a eliminatoria diretta, casomai per il rotto della cuffia, a strappare una promozione insperata solo poche settimane prime – vedi su tutte il West Ham nel 2004-2005. L’imprevedibilità dei play off è uno dei fattori che preoccupa di più le Big Four, ormai da un bel po’ monopoliste quasi incontrastate dei primi quattro posti della Premier.
I giudizi negativi sulla nuova idea da parte di esponenti di Manchester United, Liverpool, Chelsea e Arsenal non si sono fatti troppo attendere, mentre le altre grandi o presunte tali si sono dette molto più possibiliste. Per Arsene Wenger “la Premier League è già molto appassionante nel formato attuale e poi dopo 38 partite deve contare la classifica, senza ulteriori appendici”. Insomma, non sarà semplice modificare l’assetto attuale della massima divisione inglese. A meno che le Big Four non rimangano le sole a voler mantenere lo status quo e si crei un fronte esteso tra le cosiddette piccole e le altre.
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