John Terry, l'ormai ex capitano della nazionale inglese, è solo l'ultimo dei vip britannici ad avercela a morte con il mondo dei tabloid. Non potrebbe essere altrimenti, visto che le sue tante scappatelle extraconiugali - la più famosa con la fidanzata del suo ex compagno di squadra Wayne Bridge - sono state esposte al pubblico ludibrio dai giornali popolari britannici. A nulla è servito il tentativo in extremis di bloccare la pubblicazione degli articoli sulla vita privata del difensore del Chelsea, al quale però Carlo Ancelotti ha lasciato la fascia di capitano. I vari scoop non sono stati smentiti, evidentemente perché i quotidiani avevano a disposizione prove inconfutabili delle «malefatte» di Terry.
Insomma, con i tabloid non si scherza. Per mettere le mani su una notizia da prima pagina sono letteralmente disposti a tutto, spesso oltrepassando i paletti fissati dall'etica e dal buon gusto. Il fine giustifica i mezzi, anche un travestimento, come quelli del fantomatico Mazher Mahmood. Nel 2006 il nostro, giornalista del News of the World, domenicale del Sun, si travestì da facoltosissimo sceicco arabo, in teoria determinato a investire nel calcio, per intervistare in incognito l'allora manager della Nazionale inglese Sven Goran Eriksson. Dopo avere conquistato la fiducia dell'ex allenatore di Roma e Lazio e dei suoi avvocati, complice anche un viaggio in prima classe a Dubai, alberghi a cinque stelle e una gita in uno sfarzoso yacht, Mahmood riuscì a strappare ad Eriksson una serie di dichiarazioni controverse che alla fine costarono allo svedese il posto di allenatore dei Tre Leoni. Tra le atre cose Eriksson espresse giudizi poco lusinghieri su alcuni giocatori della nazionale inglese, criticò qualche illustre collega e, infine, accusò di corruzione tre manager della Premiership - i cui nomi non sono però mai stati resi noti, sebbene al proposito siano state aperte delle inchieste ufficiali.
Eriksson è stato soltanto l'ultimo di una lunga serie di vittime di Mahmood, diventato celebre proprio per la sua abilità nei travestimenti che gli permettono di intrappolare criminali e VIP. Tra i quali vanno fatti rientrare anche alcuni massimi esponenti della dirigenza del Newcastle United. Il «finto sceicco» nel 1998 accompagnò in una casa d'appuntamenti di Marbella Freddie Shepherd e Douglas Hall, rispettivamente presidente e membro del board dei Magpies. Mentre i due sperperavano in donne ed alcool un po' degli enormi profitti accumulati grazie alla quotazione in borsa della squadra, Mahmood carpì la loro opinione sui tifosi del Newcastle. «Scemi sempre pronti a pompare soldi nelle casse del club, spendendo fino a 50 sterline per una maglia che ne costa solo 5, mentre le loro donne sono delle cagne in calore», fu la loro confessione al giornalista - ovviamente sempre in incognito. Inutile dire che anche in questo caso scoppiò uno scandalo di proporzioni bibliche, con tanto di dimissioni e vari atti di contrizione.
Un giornalismo rampante e senza scrupoli, quello dei tabloid, la cui scarsa autorevolezza ha a che vedere con precedenti molto spiacevoli. Il più noto di tutti è anche quello fonte di rancore per un'intera comunità. Se a Liverpool provate a comprare il Sun, il più diffuso giornale popolare di tutto il Regno Unito con circa tre milioni di copie vendute ogni giorno, l'edicolante potrebbe guardarvi male. Poi, con il suo cantilenante accento scouse, potrebbe addirittura dirvi che da anni non si fa recapitare nemmeno una copia. Dal 1989, infatti, nella Merseyside è in atto un boicottaggio contro il Sun, a causa del modo in cui il quotidiano ha trattato i fatti dell'Hillsborough (lo stadio di Sheffield dove persero la vita 96 supporter dei Reds). La colpa di cui si era macchiato il tabloid era di aver pubblicato informazioni non verificate su tifosi che avrebbero derubato i morti, picchiato poliziotti che stavano aiutando i feriti, urinato sugli altri soccorritori. Il tutto in base ad alcune «voci» fatte trapelare ad arte dalla polizia del South Yorkshire, desiderosa di veder ricadere altrove le proprie responsabilità. La prima pagina del Sun sbandierava un titolo eloquente quanto traditore: «The Truth». Tutta la verità su Hillsborough, cari lettori, e ve la forniamo noi. Era tutto falso. La gente di Liverpool decise di boicottare in massa il popolare quotidiano, che passò dalle 200mila copie al giorno alla miseria di sole 12mila. Tanto per far capire che sull'informazione non si scherza.
A volte i tabloid sono costretti a fare pubblica ammenda davanti alle loro vittime. Come nel caso di Ashley Cole, terzino del Chelsea che nel 2006 vinse una causa per diffamazione, persecuzione e violazione della privacy contro i fogli scandalistici di Rupert Murdoch (sempre loro Sun e News of the World) che avevano pubblicato una serie di articoli su un'orgia gay tre due calciatori della Premier League e un famoso dj. Il nome di Cole non era stato fatto esplicitamente ma insinuazioni e riferimenti mirati avevano fatto capire senza troppi problemi chi fosse il giocatore che usava il proprio telefonino come vibratore. Titoli pesantemente ironici, foto solo parzialmente oscurate per consentire ai lettori di fare due più due. Infinite le discussioni sulle chat tanto che i legali di Cole chiesero conto a Google del perché il nome del loro cliente fosse automaticamente collegato alla parola gay. Del caso si interessarono eminenti avvocati, incuriositi dai possibili sviluppi di una causa basata su accuse contro individui in teoria anonimi. Finì con un bel risarcimento e il seguente testo, pubblicato dai tabloid mentre il difensore era ai Mondiali in Germania. «Siamo felici di comunicare che Mr. Cole e Mr. Masterstepz non erano assolutamente coinvolti in simili attività. Pagheremo i danni per la sofferenza causata».
Pochi giorni fa Cole si è gravemente infortunato alla caviglia e ieri il Sun lo ha accusato di essersi scambiato sms hot con una modella pur essendo sposato. Lui nega tutto («qualcuno ha usato il mio telefono») ma difficilmente recupererà in tempo per i mondiali. Indovinate un po' chi è candidato a prendere il suo posto in nazionale, al fianco di John Terry? Wayne Bridge ovviamente.
Pubblicato ieri dal Manifesto
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