L’Everton non ha voluto fare torto a nessuna delle due contendenti al titolo, così ha pensato bene di batterle entrambe nello spazio di una decina di giorni. Un’impresa di quelle memorabili, non c’è dubbio. Simili le “modalità di esecuzione”. Sia con il Chelsea che con il Manchester United l’Everton ha rimontato un gol di svantaggio, per poi chiudere le gare nei minuti finali. Sabato sono stati decisivi i giovani leoni a disposizione di David Moyes: Dan Gosling (uno che è abituato a segnare i gol decisivi, come quello al Liverpool nel derby di coppa dello scorso anno) e Jack Rodwell (diciannovenne difensore che potrebbe infiammare il mercato nei prossimi mesi). Nel secondo tempo del match del Goodison Park i Red Devils hanno avuto un calo fisico di rilievo, figlio delle fatiche di San Siro. Anche Wayne Rooney ha parzialmente deluso, vuoi per la stanchezza pregressa, vuoi perché per lui la partita con l’Everton – team per cui fa il tifo sin da bambino – è sempre a dir poco particolare.
Sale a più quattro in classifica il Chelsea, protagonista di una prestazione piuttosto scialba al Molineux Ground di Wolverhampton – dove non perde dal 1983. Migliori in campo per i Blues Didier Drogba, che ha saputo capitalizzare al meglio le uniche due occasioni procuratesi dal team londinese, e Peter Cech, protagonista di un paio di interventi fondamentali per l’economia della partita. Carlo Ancelotti arriva alla disfida di San Siro con una squadra e un ambiente certamente meno nervosi – a proposito, siamo sicuri che Josè Mourinho in Inghilterra avrebbe fatto la scena delle manette? – un Drogba in piena forma, giunto a 25 gol in 29 partite, ma anche con un’infermeria zeppa di nomi eccellenti. L’ultimo che si è aggiunto alla lista è l’esterno di difesa Yuri Zhirkov che, stiratosi, non scenderà in campo a Milano.
Tutto facile per l’Arsenal, che inguaia un Sunderland giunto alla tredicesima partita senza vittorie in Premier (l’ultima, curiosamente, fu l’1-0 dell’andata proprio contro i Gunners). Arsene Wenger prova a dimenticare la figuraccia di Oporto godendosi un Almunia meno pasticcione di Fabianski – ma ci voleva poco – e un TheoWalcott finalmente in crescita di condizione. Il gol del definitivo 2-0 su rigore lo sigla Cesc Fabregas. Uno degli ultimi in maglia biancorossa, almeno stando a quanto dice radio mercato…
Al City of Manchester Stadium va in scena uno spareggio per la Champions League tra i padroni i casa e il Liverpool che fa contenti solo Tottenham e Aston Villa e non entrerà di sicuro negli annali della storia del calcio. Troppi falli, poche occasioni da rete, lo 0-0 è giusto. Craig Bellamy, secondo i tabloid inglesi uno di quelli in prima fila nella possibile fronda a Roberto Mancini, è stato schierato nell’ultimo spezzone di incontro. Sulle voci di un possibile avvicendamento sulle panchina dei Citizens qualora sfumasse il quarto posto, ci permettiamo di essere un pizzico scettici. Se davvero la proprietà avesse dei dubbi sulle capacità dell’ex tecnico interista, allora perché gli ha allungato il contratto di tre anni da pochissimo?
Finale su una curiosità e sulla lotta per non retrocedere. Dopo l’1-9 dell’andata, il Wigan ben difficilmente poteva far peggio contro il Tottenham. Però beccare tre gol in casa – ben due dal redivivo Roman Pavlychenko – non è poi roba di cui esser troppo fieri.
In coda fa un bel balzo in avanti il West Ham. Da quando è stato minacciato il taglio dei salari del 25 per cento da parte dei nuovi proprietari, al Boleyn Ground sembrerebbe tornato il sereno. Al di là delle spiegazioni ai margini del populismo, più verosimilmente la ragione del tanto atteso revival claret & blue è da imputare al ritorno in campo di Carlton Cole (sua la preziosa marcatura del 2-0 nella partita da “sei punti” contro l’Hull). Una notizia che farà piacere anche a Fabio Capello.
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