I Blues trionfano all’Emirates. Rooney risolleva il Manchester United. Il Liverpool fa suo il derby, ma che fatica! Continua a deludere il Manchester City.
Avviso ai naviganti: nei quattro scontri diretti con Manchester United, Arsenal, Tottenham e Liverpool il Chelsea ha collezionato 12 punti, segnando nove reti senza subirne alcuna. A ridosso del giro di boa del campionato, il biglietto da visita della squadra allenata – molto bene – da Carlo Ancelotti è a dir poco eloquente. Certo, i Red Devils senza Ronaldo si sono indeboliti, l’Arsenal dei giovani, come dimostrato anche nel match di domenica dell’Emirates, stecca sempre le partite importanti, il Liverpool è in crisi e gli Spurs devono ancora fare parecchia strada per ambire a trofei di rilievo, ma dopo l’ennesima dimostrazione di forza e qualità offerta dai Blues siamo sicuri che sia giusto parlare solo dei demeriti altrui?
Chissà che cosa pensano invece i tifosi del Milan, che forse avrebbero potuto ammirare in maglia rossonera un fenomeno come Didier Drogba. La sua doppietta ai Gunners – ai quali ha segnato ben dieci gol in carriera – è da favola e lo promuove capocannoniere (11 le sue marcature in totale) in coabitazione con Jermain Defoe.
Il Manchester United si mantiene sulla scia del Chelsea, nonostante contro il Portsmouth nel primo tempo finisca nettamente alle corde. I Red Devils dilagano nella seconda frazione grazie alla velocità di Antonio Valencia, alla classe di Wayne Rooney – tripletta che lo porta al secondo posto della classifica marcatori con dieci reti – e al genio di Ryan Giggs. Oltre a un assist da antologia, per il mago gallese è arrivato anche il centesimo gol in Premier a coronamento della solita prestazione da incorniciare. I Pompey, adesso guidati da Avram Grant, rimangono ultimi ma, visto il livello di gioco espresso, possono continuare a sperare in una salvezza che avrebbe del clamoroso.
Finalmente non perde uno scontro diretto il Tottenham, ora terzo, a cui anzi sta stretto il pareggio riacciuffato nel finale al Villa Park. Il dominio degli Spurs è stato totale, soprattutto nel secondo tempo, ma le loro bocche da fuoco non sono riuscite a ripetere la festa del gol ammirata contro il Wigan. Per impattare la rocambolesca rete di Gabriel Agbonlahor è servita una prodezza del difensore Michael Dawson, per distacco il migliore in campo. Per Martin O’Neill continua la “maledizione” Harry Redknapp, che ha battuto solo una volta su sedici partite.
Se ad ammettere il rischio di retrocessione in Championship è stato lo stesso David Moyes, da sette anni tecnico dei Toffees, ci sono pochi dubbi sul fatto che l’Everton sia in bruttissime acque. E il derby non ha fatto altro che peggiorare una situazione molto critica. Per carità, tra infortuni e sfortuna (vedi l’autogol di Joseph Jobo e le tante occasioni sprecate) le cose potevano andare meglio, ma la classifica parla chiaro: diciassettesimo posto a solo tre punti dalla zona caldissima. Il Liverpool torna a sorridere dopo una settimana segnata dall’eliminazione in Champions League. L’ottava vittoria al Goodison Park su dieci partite di campionato è sì giunta tra mille sofferenze, ma potrebbe fornire gli stimoli per continuare a lottare dopo una prima parte di stagione molto travagliata.
Non basta il ritorno di Robinho per assicurare di nuovo i tre punti al Manchester City, giunto al settimo pareggio consecutivo in Premier (record di Norwich City e Southampton eguagliato). Ad Eastlands i Light Blues hanno buttato alle ortiche contro altri due punti preziosi contro una “piccola”, in questo caso l’Hull, come già successo in precedenza con Fulham e Burnley. Continuando di questo passo il City potrà ambire a un posto in Europa League, non in Champions League.
Chiusura sulla partita più ricca di gol della giornata: il 5-3 tra West Ham e Burnley. Gli Irons si risollevano grazie ai giovani Collison e Hines mentre i Clarets, come al loro solito in trasferta, finiscono subissati di gol.
Da Goal.com
lunedì 30 novembre 2009
sabato 28 novembre 2009
Che beffa!
Se state vincendo per 4-1 in trasferta e al 59° del secondo tempo vi sospendono la partita per impraticabilità del campo, si può senza dubbio affermare che la fortuna non è stata esattamente dalla vostra parte. Oggi una cosa del genere è successa al Barnsley, che a Plymouth dopo essere passato in svantaggio, ha segnato quattro reti tra il 12° e il 31° dl primo tempo, solo per vedersi uno sforzo di tal portata del tutto vanificato da un acquazzone. Chissà come andrà a finire la ripetizione del match...
venerdì 27 novembre 2009
Quanti denari...
Forse sarebbe stato meglio se al Chelsea avessero confermato il divieto di operare sul mercato. Con tutto il rispetto, ma spendere oltre 40 milioni di sterline per acquistare Sergio Aguero dall'Atletico Madrid mi sembra uno sproposito - il giocatore, secondo la ESPN, negli ultimi anni di contratto dovrebbe arrivare a incassare 250mila sterline a settimana.
Come avrete notato, difficilmente parlo di mercato, specialmente se gli affari non sono ufficialmente conclusi. Però ho come la sensazione che Aguero stia già prendendo lezioni di inglese...
Come avrete notato, difficilmente parlo di mercato, specialmente se gli affari non sono ufficialmente conclusi. Però ho come la sensazione che Aguero stia già prendendo lezioni di inglese...
mercoledì 25 novembre 2009
Niente nuovo stadio per l'Everton?
Appena letto su soccernet.com: il governo inglese ha respinto i piani per uno stadio da 50mila posti con annesso mega-centro commerciale e Kirkby, alle porte di Liverpool. Io intanto non vedo l'ora d andare al Goodison Park, e forse a inizio 2010 ci farò una scappata...
lunedì 23 novembre 2009
Una notizia dalla Scozia
Ovvero, dopo dodici giornate di campionato si affaccia un barlume di equilibrio, parola sconosciuta da quelle parti, dove invece regna il duopolio dell'Old Firm. Se il Dundee United dovesse vincere il recupero con i Rangers per 3-0 (ok, è difficile, però hai visto mai), potrebbe addirittura balzare in testa alla classifica. Invece di pensare alla migrazione in Inghilterra, per altro già bocciata dai club di Premier, Celtic e Rangers farebbero meglio a concentrarsi sulla SPL...
Il fortino Stamford Bridge
Solito punto sulla Premier scritto per Goal.com
La lotta al titolo in Premier sembra ormai aver preso una fisionomia ben definita: sarà battaglia fino alla fine tra Chelsea e Manchester United, con un improbabile inserimento dell’Arsenal, che però sembra non avere rivali nella corsa al terzo posto. Tutte le altre si accontenteranno, si fa per dire, di cercare di acciuffare il preliminare di Champions League.
Nelle ultime due partite i Wolves avevano rimediato ben dieci gol dal Chelsea. Non è andata meglio sabato, in una partita dominata in lungo e in largo dai Blues. Protagonista assoluto Mikael Essien, autore di una doppietta e a fine gara omaggiato dalle parole di Carlo Ancelotti: “è uno dei migliori centrocampisti al mondo”. La dodicesima vittoria interna consecutiva in tutte le competizioni – record del club – porta anche la buona novella del ritorno al gol di Joe Cole, evidentemente recuperato al 100 per cento dopo il calvario dello scorso anno. Il Wolverhampton, squadra a forte rischio retrocessione, non aveva certo l’ambizione e soprattutto i mezzi per raccogliere punti dalla trasferta londinese. Poi se la giovane promessa del calcio gallese Wayne Hennessey fa un paio di papere come quelle sugli ultimi due gol, c’è poco da stare allegri.
Tiene il passo dei rivali il Manchester United, protagonista di un bel 3-0 interno contro l’Everton. Fino al liberatorio 2-0 di Michael Carrick, sembrava di assistere alla fotocopia della gara con il Chelsea, visto che l’enorme mole di gioco dei Red Devils era riuscita a produrre solo un gol – peraltro magnifico – di Darren Fletcher. È proprio lo scozzese l’uomo del giorno del team biancorosso. Nella costruzione del gioco incide molto di più dello stesso Carrick, che continua a commettere troppi errori. Al di là del gol personale, prosegue il buon periodo di Antonio Valencia, mentre l’ex (e tuttora tifosissimo dei Toffees) Wayne Rooney non segna ma dà il solito apporto di classe e grinta alla squadra. Benino Michael Owen, anche se una volta non avrebbe sprecato un paio di occasioni capitategli sabato.
Si ferma invece la galoppata dell’Arsenal. Per la prima volta in stagione i Gunners non segnano, facendosi invece trafiggere nel finale dal nono gol in campionato dell’ex Spurs Darren Bent. Uno che in nazionale non brillerà poi tanto, ma che allo Stadium of Light sembra aver trovato la sua dimensione ideale. Arsene Wenger spera di recuperare al più presto i giocatori acciaccati e ha l’occasione di rilanciare la sua sfida per il titolo domenica prossima nello scontro diretto con il Chelsea in programma ad Ashburton Grove.
Tra Liverpool e Manchester City pareggio spettacolare ma tutto sommato dannoso per entrambe le squadre. Se ci passate il termine fin troppo colloquiale, i Reds di questi tempi sono i campioni mondiali della sfiga, visto che già al ventesimo avevano dovuto sostituire Daniel Agger e Ryan Babbel per infortunio… I Light Blues sono abbonati al segno x, essendo giunti al sesto pari consecutivo – e l’immediato 2-2 subito a pochi secondi dal gol di Stephen Ireland dimostra che il team di Eastlands deve ancora maturare tanto.
Si attesta al quarto posto il Tottenham, maramaldo su un Wigan patetico in difesa. Solo il Manchester United nel 1994 aveva segnato nove gol in una partita di Premier, con Andy Cole allora autore di un pokerissimo di reti così come Jermain Defoe con i Latics. E pensare che gli Spurs conducevano solo per 1-0 fino al 51°! Forse è stata la giusta punizione per il gol dell’1-3, viziato da un fallo di mano dell’austriaco Paul Scharner.
In coda rocambolesco pari tra l’Hull del redivivo Jimmy Bullard e il West Ham, che prima sembra voler fare un solo boccone degli avversari e poi rischia addirittura di perdere. Vittoria cruciale del Blackburn a Bolton. Un bel regalo per “Big” Sam Allardyce, tra l’altro ex tecnico dei Wanderers, ai box per quasi un mese a causa di un intervento al cuore. Auguri di pronta guarigione!
La lotta al titolo in Premier sembra ormai aver preso una fisionomia ben definita: sarà battaglia fino alla fine tra Chelsea e Manchester United, con un improbabile inserimento dell’Arsenal, che però sembra non avere rivali nella corsa al terzo posto. Tutte le altre si accontenteranno, si fa per dire, di cercare di acciuffare il preliminare di Champions League.
Nelle ultime due partite i Wolves avevano rimediato ben dieci gol dal Chelsea. Non è andata meglio sabato, in una partita dominata in lungo e in largo dai Blues. Protagonista assoluto Mikael Essien, autore di una doppietta e a fine gara omaggiato dalle parole di Carlo Ancelotti: “è uno dei migliori centrocampisti al mondo”. La dodicesima vittoria interna consecutiva in tutte le competizioni – record del club – porta anche la buona novella del ritorno al gol di Joe Cole, evidentemente recuperato al 100 per cento dopo il calvario dello scorso anno. Il Wolverhampton, squadra a forte rischio retrocessione, non aveva certo l’ambizione e soprattutto i mezzi per raccogliere punti dalla trasferta londinese. Poi se la giovane promessa del calcio gallese Wayne Hennessey fa un paio di papere come quelle sugli ultimi due gol, c’è poco da stare allegri.
Tiene il passo dei rivali il Manchester United, protagonista di un bel 3-0 interno contro l’Everton. Fino al liberatorio 2-0 di Michael Carrick, sembrava di assistere alla fotocopia della gara con il Chelsea, visto che l’enorme mole di gioco dei Red Devils era riuscita a produrre solo un gol – peraltro magnifico – di Darren Fletcher. È proprio lo scozzese l’uomo del giorno del team biancorosso. Nella costruzione del gioco incide molto di più dello stesso Carrick, che continua a commettere troppi errori. Al di là del gol personale, prosegue il buon periodo di Antonio Valencia, mentre l’ex (e tuttora tifosissimo dei Toffees) Wayne Rooney non segna ma dà il solito apporto di classe e grinta alla squadra. Benino Michael Owen, anche se una volta non avrebbe sprecato un paio di occasioni capitategli sabato.
Si ferma invece la galoppata dell’Arsenal. Per la prima volta in stagione i Gunners non segnano, facendosi invece trafiggere nel finale dal nono gol in campionato dell’ex Spurs Darren Bent. Uno che in nazionale non brillerà poi tanto, ma che allo Stadium of Light sembra aver trovato la sua dimensione ideale. Arsene Wenger spera di recuperare al più presto i giocatori acciaccati e ha l’occasione di rilanciare la sua sfida per il titolo domenica prossima nello scontro diretto con il Chelsea in programma ad Ashburton Grove.
Tra Liverpool e Manchester City pareggio spettacolare ma tutto sommato dannoso per entrambe le squadre. Se ci passate il termine fin troppo colloquiale, i Reds di questi tempi sono i campioni mondiali della sfiga, visto che già al ventesimo avevano dovuto sostituire Daniel Agger e Ryan Babbel per infortunio… I Light Blues sono abbonati al segno x, essendo giunti al sesto pari consecutivo – e l’immediato 2-2 subito a pochi secondi dal gol di Stephen Ireland dimostra che il team di Eastlands deve ancora maturare tanto.
Si attesta al quarto posto il Tottenham, maramaldo su un Wigan patetico in difesa. Solo il Manchester United nel 1994 aveva segnato nove gol in una partita di Premier, con Andy Cole allora autore di un pokerissimo di reti così come Jermain Defoe con i Latics. E pensare che gli Spurs conducevano solo per 1-0 fino al 51°! Forse è stata la giusta punizione per il gol dell’1-3, viziato da un fallo di mano dell’austriaco Paul Scharner.
In coda rocambolesco pari tra l’Hull del redivivo Jimmy Bullard e il West Ham, che prima sembra voler fare un solo boccone degli avversari e poi rischia addirittura di perdere. Vittoria cruciale del Blackburn a Bolton. Un bel regalo per “Big” Sam Allardyce, tra l’altro ex tecnico dei Wanderers, ai box per quasi un mese a causa di un intervento al cuore. Auguri di pronta guarigione!
giovedì 19 novembre 2009
Il Newcastle sta per uscire dal tunnel?
Lo slogan non sarà molto originale – lo “Yes We Can” di obamiana memoria – ma l’intento del Newcastle United Supporters Trust è a dir poco intrigante: rilevare il club, liberandolo dall’ormai sgradita presenza dell’attuale proprietario Mike Ashley. Il nemico giurato della Toon Army, uno che da quando è arrivato al St James’ Park nel maggio del 2007 ne ha combinate di cotte e di crude.
Un rapido elenco delle sue imprese può servire a farsi un’idea del personaggio in questione: ha fatto fuori l’idolo dei supporter bianconeri Kevin Keegan (con cui ha poi perso in malo modo la causa di licenziamento), trattato con poca signorilità un’altra icona come Alan Shearer, cambiato il nome allo stadio in sportsdirect.com@St James' Park Stadium, facendo così pubblicità alla sua compagnia di articoli sportivi e, ciò che più conta, fatto sprofondare il club in una preoccupante spirale di debiti e dalla Premier al limbo della Championship.
Il Trust, per ora composto da 1.400 membri, ha spedito una sorta di “prospetto informativo” a 40mila tifosi delle Magpies. Ma non sono solo esponenti della Toon Army o vip come Sting ad essere pronti a versare le loro sterline in un conto aperto ad hoc per procedere all’acquisizione delle azioni in possesso di Ashley. Gira voce che ci siano anche grossi attori del mondo finanziario che hanno già manifestato tutto il loro interesse – e forse pure qualcosa di più. I più ottimisti parlano di una Barcellona upon Tyne (facendo un gioco di parole sul modello societario che si vorrebbe importare dalla Catalogna e sul fiume che bagna Newcastle), sebbene per ora di certo ci sia solo la volontà dell’attuale proprietà di cedere le sue quote in presenza di un compratore dotato dei fondi necessari.
Di recente è già saltata una trattativa durata mesi, quella con l’imprenditore locale Barry Moat. Nel frattempo il vecchio proprietario, Freddy Shepherd, ha trovato anche lui il modo di attaccare frontalmente il povero Ashley. “Ci sono alcune cose che i soldi non possono comprare, non si svendono la tradizione e la storia di un club glorioso come il Newcastle” ha tuonato. Per la serie “da che pulpito viene la predica”, verrebbe da dire, dal momento che Shepherd è lo stesso che nel 1998 si fece pizzicare da un inviato del News of the World “in incognito” in una casa di appuntamenti di Marbella mentre gettava fango sui componenti della Toon Army, ovvero degli “scemi sempre pronti a pompare soldi nelle casse del club, spendendo fino a cinquanta sterline per una maglia che ne costa solo cinque, mentre le loro donne sono delle cagne in calore”. E che quando vendette la sua quota d’azioni ad Ashley – per un profitto di ben 37 milioni di sterline – definì il nuovo presidente “un eccellente custode del grande passato e dei valori del Newcastle United”.
Ad onore vero che la situazione societaria sul Tyne non sia mai stata delle migliori si era sempre saputo. Basta vedere i milioni di sterline dilapidati per comprare brocchi incredibili. Tanto per capirci, chi si ricorda del centravanti francese Stephane Guivarc'h, passato come una meteora nel cielo del Nord-Est dell’Inghilterra? È pur vero che almeno ai tempi della famiglia Shepherd il Newcastle ha giocato qualche Champions League, rischiato un paio di volte di trionfare in Premier e riportato all’ovile Alan Shearer…
In attesa di sviluppi sul fronte di una possibile nuova proprietà, adesso le buone notizie arrivano dal campo. Le Magpies guidano la difficilissima Championship con sei punti di vantaggio sulla terza in classifica. La qualità del loro gioco è discreta, anche perché i buoni giocatori tutto sommato non mancano. Tra questi va annoverato il giovane centravanti Andy Carroll, che negli ultimi tempi ha compiuto passi da gigante. Certo, per ora è meglio non fare scomodi paragoni, però c’è da essere moderatamente ottimisti su una sua definitiva esplosione a breve. Casomai l’anno prossimo lo si potrà ammirare in Premier in un accesissimo derby con i rivali di sempre del Sunderland. Con un St James Park di nuovo pienissimo come ai bei tempi.
Scritto per la rubrica British Corner di Goal.com
Un rapido elenco delle sue imprese può servire a farsi un’idea del personaggio in questione: ha fatto fuori l’idolo dei supporter bianconeri Kevin Keegan (con cui ha poi perso in malo modo la causa di licenziamento), trattato con poca signorilità un’altra icona come Alan Shearer, cambiato il nome allo stadio in sportsdirect.com@St James' Park Stadium, facendo così pubblicità alla sua compagnia di articoli sportivi e, ciò che più conta, fatto sprofondare il club in una preoccupante spirale di debiti e dalla Premier al limbo della Championship.
Il Trust, per ora composto da 1.400 membri, ha spedito una sorta di “prospetto informativo” a 40mila tifosi delle Magpies. Ma non sono solo esponenti della Toon Army o vip come Sting ad essere pronti a versare le loro sterline in un conto aperto ad hoc per procedere all’acquisizione delle azioni in possesso di Ashley. Gira voce che ci siano anche grossi attori del mondo finanziario che hanno già manifestato tutto il loro interesse – e forse pure qualcosa di più. I più ottimisti parlano di una Barcellona upon Tyne (facendo un gioco di parole sul modello societario che si vorrebbe importare dalla Catalogna e sul fiume che bagna Newcastle), sebbene per ora di certo ci sia solo la volontà dell’attuale proprietà di cedere le sue quote in presenza di un compratore dotato dei fondi necessari.
Di recente è già saltata una trattativa durata mesi, quella con l’imprenditore locale Barry Moat. Nel frattempo il vecchio proprietario, Freddy Shepherd, ha trovato anche lui il modo di attaccare frontalmente il povero Ashley. “Ci sono alcune cose che i soldi non possono comprare, non si svendono la tradizione e la storia di un club glorioso come il Newcastle” ha tuonato. Per la serie “da che pulpito viene la predica”, verrebbe da dire, dal momento che Shepherd è lo stesso che nel 1998 si fece pizzicare da un inviato del News of the World “in incognito” in una casa di appuntamenti di Marbella mentre gettava fango sui componenti della Toon Army, ovvero degli “scemi sempre pronti a pompare soldi nelle casse del club, spendendo fino a cinquanta sterline per una maglia che ne costa solo cinque, mentre le loro donne sono delle cagne in calore”. E che quando vendette la sua quota d’azioni ad Ashley – per un profitto di ben 37 milioni di sterline – definì il nuovo presidente “un eccellente custode del grande passato e dei valori del Newcastle United”.
Ad onore vero che la situazione societaria sul Tyne non sia mai stata delle migliori si era sempre saputo. Basta vedere i milioni di sterline dilapidati per comprare brocchi incredibili. Tanto per capirci, chi si ricorda del centravanti francese Stephane Guivarc'h, passato come una meteora nel cielo del Nord-Est dell’Inghilterra? È pur vero che almeno ai tempi della famiglia Shepherd il Newcastle ha giocato qualche Champions League, rischiato un paio di volte di trionfare in Premier e riportato all’ovile Alan Shearer…
In attesa di sviluppi sul fronte di una possibile nuova proprietà, adesso le buone notizie arrivano dal campo. Le Magpies guidano la difficilissima Championship con sei punti di vantaggio sulla terza in classifica. La qualità del loro gioco è discreta, anche perché i buoni giocatori tutto sommato non mancano. Tra questi va annoverato il giovane centravanti Andy Carroll, che negli ultimi tempi ha compiuto passi da gigante. Certo, per ora è meglio non fare scomodi paragoni, però c’è da essere moderatamente ottimisti su una sua definitiva esplosione a breve. Casomai l’anno prossimo lo si potrà ammirare in Premier in un accesissimo derby con i rivali di sempre del Sunderland. Con un St James Park di nuovo pienissimo come ai bei tempi.
Scritto per la rubrica British Corner di Goal.com
mercoledì 18 novembre 2009
L'Eire si ferma a un passo dai mondiali
Certo, nel match con la Francia l'Irlanda dovrà recriminare per le occasioni perse, soprattutto nel secondo tempo. Però la "maradonata" di Henry è di quelle cose che lasciano tanto amaro in bocca. Speriamo almeno che non ci vengano a raccontare che è stato un gesto involontario. Certo, ormai il fallo di mano nel calcio moderno è stato abbondantemente derubricato, per cui non sarei così sorpreso. Auguriamoci pure che nessuno ci faccia delle tirate agiografiche sulla "immensa sportività" dell'ex Arsenal - quello delle esultanze a volte a dir poco "particolari" e "originali". Sarebbe troppo...
martedì 17 novembre 2009
Messe di gol al Griffin Park
Serata di replay di primo turno della FA Cup senza sorprese. Non ce l’ha fatta il Gateshead a violare lo stadio del Brentford e provocare così l’ennesima sorpresa di questo inizio di competizione. Il club del Nord-Est, che fino al 1960 militava nella Football League e che ora occupa le posizioni di rincalzo nella Conference, vanta nel suo curriculum un quarto di finale in Coppa d’Inghilterra. Nel 1953 perse contro il Bolton Wanderers, poi a sua volta sconfitto nella famosa finale con il Blackpool – il mitico 4-3 della “Matthews Final”. Insomma, tutto questo sproloquio, così gradito a un malato di storia del calcio inglese come me, per dire che Brentford-Gateshead è finita 5-2…
venerdì 13 novembre 2009
Il QPR e il mondo degli affari
Ho troppe cose da fare per il mio lavoro, per cui non ho il tempo di tradurre questo pezzo tratto dal WSC Weekly Howl. Lo lascio in inglese, è troppo esilarante.
"The back page of the London business freesheet City AM has been carrying an advertisement for QPR. "Loftus Road has never been a more appealing and luxurious place to watch football. With three new hospitality areas, a personalised service and the opportunity to network with some of the wor ld's most influential business leaders, Queens Park Rangers now offers the ultimate matchday experience." So when the new breed of QPR fan goes home after the match and is asked how it went he can say: "Great. I had a very useful chat with the world's 55th largest ball bearing supplier and we've been shortlisted for the Schleswig-Holstein waste disposal contract. Oh, and I think they drew or lost or something."
"The back page of the London business freesheet City AM has been carrying an advertisement for QPR. "Loftus Road has never been a more appealing and luxurious place to watch football. With three new hospitality areas, a personalised service and the opportunity to network with some of the wor ld's most influential business leaders, Queens Park Rangers now offers the ultimate matchday experience." So when the new breed of QPR fan goes home after the match and is asked how it went he can say: "Great. I had a very useful chat with the world's 55th largest ball bearing supplier and we've been shortlisted for the Schleswig-Holstein waste disposal contract. Oh, and I think they drew or lost or something."
giovedì 12 novembre 2009
Il reportage su West Ham vs Everton
“La fortuna si nasconde sempre”, recita una strofa del meraviglioso inno “I’m Forever Blowing Bubbles” che i supporter del West Ham cantano ormai da 90 anni. Mai come quest’anno quel passaggio ben si addice alla deludente stagione degli Irons. Domenica scorsa siamo stati testimoni diretti dell’ennesima prestazione sconclusionata dei beniamini dell’East End londinese, infarcita di errori, tanta buona volontà e qualche (raro) colpo di genio.
Eppure l’umore dei tifosi prima del match casalingo con l’Everton era dei migliori, soprattutto grazie all’iniezione di fiducia rimediata con la vittoria in extremis nel recupero contro l’Aston Villa. Green Street, lo stradone reso famoso (quanto meno in Italia) dall’omonimo film e dai recenti fatti del derby con il Millwall, è un unico serpentone di tifosi in claret & blue, con qualche macchia blu-Everton. L’atmosfera è tranquilla e rilassata, anni luce lontana da quella brutta serata di fine agosto, quando centinaia di supporter di Hammers e Lions se la diedero di santa ragione e ci scappò pure il morto. Almeno così pare, leggendo alcuni siti inglesi che riportano come la persona accoltellata su Priory Road, in prossimità dell’entrata dedicata ai tifosi in trasferta, sia deceduta dopo alcune settimane di agonia. Le scene alle quali assistiamo sono le “solite” che si verificano nelle vicinanze di uno stadio inglese: venditori di programmi vecchi e nuovi, spillette, sciarpe e t-shirt (spesso canzonatorie degli odiati Spurs) presi d’assalto, pub che straboccano di gente, hamburger e hot dog divorati in quantità industriali nei paraggi dei chioschi di cipolla maleodoranti. La tipicità del Boleyn Ground è la processione per la foto di rito nei pressi della statua che ritrae Bobby Moore, Geoff Hurst e Martin Peters (i tre Irons che vinsero la Coppa del Mondo nel 1966) allo zenit delle loro carriere, e la bancarella dell’hooliologist (così si autodefinisce…) Cass Pennant, che spaccia libri, dvd, magliette e cappellini “a tema”. A differenza di altre occasioni, non ci imbattiamo nel gigantesco ex membro dell’Inter City Firm, il gruppo di punta degli hooligans del West Ham negli anni Settanta e Ottanta.
L’entusiasmo dei tifosi dura fino all’inizio partita, carico di emozioni per il minuto di silenzio in onore delle vittime delle guerre mondiali e dei conflitti in corso – in Inghilterra la seconda domenica di novembre si osserva il Remembrence Day (che in realtà cade l’11 dello stesso mese) – e per il più mondano canto dell’inno “Bubbles”. Poi gli idoli di casa iniziano a giocare e lì sono dolori. Il Boleyn Ground si spegne. La Bobby Moore Stand, culla del tifo claret & blue, smette di cantare, e sembra solo bisbigliare tutta la sua delusione. Tanti sostenitori seguono la partita in piedi, segno che anche nel Regno Unito alcune regole troppo draconiane – tipo quella di dover per forza stare seduti durante il match – si possono superare al grido de “l’unione fa la forza”. Ovvero se siamo in mille e non in cinque ad alzarci gli steward non ci butteranno fuori. Il letargo ha un rapido sussulto dopo le balla rete di Luis Saha che regala l’1-0 a un Everton incerottato e reduce dalla doppia figuraccia in Europa League contro il Benfica. Ma fino all’intervallo si sente solo lo spicchio di Trevor Brooking Stand dove sono assiepati i fedelissimi dei Toffees. Sarà che nella pausa i maxi schermi del Boleyn Ground trasmettono un’intervista a Paolo Di Canio – che qui adorano – corredata da qualche sua celebre segnatura, sarà che gli Irons cominciano ad imbroccare qualche passaggio in più, il secondo tempo si apre con tutt’altra atmosfera.
Dopo un quarto d’ora entra pure Alessandro Diamanti, al posto di un evanescente – e siamo clementi – Luis Jimenez. L’ex livornese si presenta subito con un assist meraviglioso per il bimbetto Zavon Hines, che insacca con la complicità di Tony Hibbert. I 30mila supporter di fede West Ham impazziscono, sebbene la marcatura valga solo l’1-2 – nel frattempo aveva raddoppiato Dan Gosling. L’ultimo quarto di gara è un Diamanti show, ma pure i suoi compagni ci provano senza tregua. Hines e l’altro prodotto dell’Academy Junior Stanislas si mangiano un paio di gol fatti ma va bene lo stesso. Qui la mentalità vuole che se dai il 110 per cento, a fine partita ricevi lo stesso gli applausi. Anche se hai perso e ti ritrovi in piena zona retrocessione. Nessuno se la prende con Gianfranco Zola. Per carità, il sardo può vantare tutte le attenuanti del caso. Ha l’infermeria piena (è fuori pure il bomber Carlton Cole), giovani promettenti ma ancora alle prime armi e un Valon Berhami lontano parente di quello ammirato nella sua esperienza con la Lazio. Però far giocare solo mezz’ora a un Diamanti che tira, crossa, sforna assist e lotta come un leone su ogni palla è delittuoso. La fortuna si nasconderà pure, ma ogni tanto va anche aiutata…
Eppure l’umore dei tifosi prima del match casalingo con l’Everton era dei migliori, soprattutto grazie all’iniezione di fiducia rimediata con la vittoria in extremis nel recupero contro l’Aston Villa. Green Street, lo stradone reso famoso (quanto meno in Italia) dall’omonimo film e dai recenti fatti del derby con il Millwall, è un unico serpentone di tifosi in claret & blue, con qualche macchia blu-Everton. L’atmosfera è tranquilla e rilassata, anni luce lontana da quella brutta serata di fine agosto, quando centinaia di supporter di Hammers e Lions se la diedero di santa ragione e ci scappò pure il morto. Almeno così pare, leggendo alcuni siti inglesi che riportano come la persona accoltellata su Priory Road, in prossimità dell’entrata dedicata ai tifosi in trasferta, sia deceduta dopo alcune settimane di agonia. Le scene alle quali assistiamo sono le “solite” che si verificano nelle vicinanze di uno stadio inglese: venditori di programmi vecchi e nuovi, spillette, sciarpe e t-shirt (spesso canzonatorie degli odiati Spurs) presi d’assalto, pub che straboccano di gente, hamburger e hot dog divorati in quantità industriali nei paraggi dei chioschi di cipolla maleodoranti. La tipicità del Boleyn Ground è la processione per la foto di rito nei pressi della statua che ritrae Bobby Moore, Geoff Hurst e Martin Peters (i tre Irons che vinsero la Coppa del Mondo nel 1966) allo zenit delle loro carriere, e la bancarella dell’hooliologist (così si autodefinisce…) Cass Pennant, che spaccia libri, dvd, magliette e cappellini “a tema”. A differenza di altre occasioni, non ci imbattiamo nel gigantesco ex membro dell’Inter City Firm, il gruppo di punta degli hooligans del West Ham negli anni Settanta e Ottanta.
L’entusiasmo dei tifosi dura fino all’inizio partita, carico di emozioni per il minuto di silenzio in onore delle vittime delle guerre mondiali e dei conflitti in corso – in Inghilterra la seconda domenica di novembre si osserva il Remembrence Day (che in realtà cade l’11 dello stesso mese) – e per il più mondano canto dell’inno “Bubbles”. Poi gli idoli di casa iniziano a giocare e lì sono dolori. Il Boleyn Ground si spegne. La Bobby Moore Stand, culla del tifo claret & blue, smette di cantare, e sembra solo bisbigliare tutta la sua delusione. Tanti sostenitori seguono la partita in piedi, segno che anche nel Regno Unito alcune regole troppo draconiane – tipo quella di dover per forza stare seduti durante il match – si possono superare al grido de “l’unione fa la forza”. Ovvero se siamo in mille e non in cinque ad alzarci gli steward non ci butteranno fuori. Il letargo ha un rapido sussulto dopo le balla rete di Luis Saha che regala l’1-0 a un Everton incerottato e reduce dalla doppia figuraccia in Europa League contro il Benfica. Ma fino all’intervallo si sente solo lo spicchio di Trevor Brooking Stand dove sono assiepati i fedelissimi dei Toffees. Sarà che nella pausa i maxi schermi del Boleyn Ground trasmettono un’intervista a Paolo Di Canio – che qui adorano – corredata da qualche sua celebre segnatura, sarà che gli Irons cominciano ad imbroccare qualche passaggio in più, il secondo tempo si apre con tutt’altra atmosfera.
Dopo un quarto d’ora entra pure Alessandro Diamanti, al posto di un evanescente – e siamo clementi – Luis Jimenez. L’ex livornese si presenta subito con un assist meraviglioso per il bimbetto Zavon Hines, che insacca con la complicità di Tony Hibbert. I 30mila supporter di fede West Ham impazziscono, sebbene la marcatura valga solo l’1-2 – nel frattempo aveva raddoppiato Dan Gosling. L’ultimo quarto di gara è un Diamanti show, ma pure i suoi compagni ci provano senza tregua. Hines e l’altro prodotto dell’Academy Junior Stanislas si mangiano un paio di gol fatti ma va bene lo stesso. Qui la mentalità vuole che se dai il 110 per cento, a fine partita ricevi lo stesso gli applausi. Anche se hai perso e ti ritrovi in piena zona retrocessione. Nessuno se la prende con Gianfranco Zola. Per carità, il sardo può vantare tutte le attenuanti del caso. Ha l’infermeria piena (è fuori pure il bomber Carlton Cole), giovani promettenti ma ancora alle prime armi e un Valon Berhami lontano parente di quello ammirato nella sua esperienza con la Lazio. Però far giocare solo mezz’ora a un Diamanti che tira, crossa, sforna assist e lotta come un leone su ogni palla è delittuoso. La fortuna si nasconderà pure, ma ogni tanto va anche aiutata…
martedì 10 novembre 2009
Alcuni gol del primo turno di Coppa
Direttamente dal sito della Football Association: http://www.thefa.com/TheFACup/FACompetitions/TheFACup/NewsAndFeatures/2009/FACupHighlights.aspx
Il Chelsea prova a scappare via
Forse non cancellerà del tutto il pessimo ricordo del rigore sbagliato nella finale di Champions League di Mosca nel 2008, ma il gol vittoria nella partitissima della dodicesima giornata di Premier per John Terry è un bel motivo di consolazione. Il Chelsea consolida ulteriormente il suo primato, ma sul piano del gioco non dimostra di essere più forte degli storici rivali, come molti addetti ai lavori si aspettavano prima della partita, pronosticando una vittoria abbastanza agevole per i londinesi. Il team allenato da Carlo Ancelotti ha patito per larghi tratti la manovra di uno United con il solo Wayne Rooney schierato in avanti.
Anche se probabilmente questa volta non ha tutti i torti – ma anche il fallo di Jonny Evans su Didier Drogba grida vendetta – le solite lamentele di Sir Alex Ferguson iniziano a risultare molto stucchevoli. Forse il tecnico scozzese dovrebbe riflettere sul fatto che la sua squadra non vince sul campo di una “Big Four” dal dicembre 2007 (1-0 ad Anfield Road) e che l'ultimo successo allo Stamford Bridge è addirittura datato settembre 2002 (3-0). Proprio lo stadio dei Blues è ritornato ad essere la fortezza che fu ai tempi di Josè Mourinho: undici vittorie consecutive e un solo gol subito nel campionato in corso, peraltro all'esordio a metà agosto contro l'Hull.
Vista la forza attuale dell'Arsenal – che deve pure recuperare una partita – la Premier sembra essere un affare a tre. A Wolverhampton i Gunners beneficiano di un pizzico di fortuna (ben due di autoreti dei Wolves…) prima di dilagare con le loro deliziose giocate. I padroni di casa dovranno aspettare ancora per far registrare una vittoria contro i biancorossi che manca da una trentina d'anni.
Quinto pareggio consecutivo per il Manchester City, ormai lontano dalla vetta della classifica. Questa volta il mezzo passo falso è arrivato contro Burnley, sempre sconfitto nelle precedenti cinque trasferte, in cui aveva subito la bellezza di 17 gol. I Clarets dominano il primo tempo, subiscono la rabbiosa rimonta dei Light Blues, finendo poi per impattare nei minuti finali grazie a una delle tante amnesie difensive di un Wayne Bridge insolitamente svagato. E Mark Hughes sente sempre più la pressione di un ambiente che, dopo un inizio molto promettente, comincia a provare scetticismo nei suoi confronti.
Torna a vincere, ma non a convincere, il Tottenham. Il 2-0 casalingo contro il Sunderland dei tanti ex – ben quattro – è un risultato a dir poco bugiardo. I Black Cats giocano meglio ma non capitalizzano le tante occasioni accumulate, sbagliando anche un rigore con Darren Bent. Ovvero l'ex meno amato dal pubblico del White Hart Lane e soprattutto da Harry Redknapp.
Nel Monday Night il Liverpool, come ormai consuetudine flagellato dagli infortuni, si salva solo grazie a un controverso rigore nel finale. Il francesino David Ngog, infatti, sembra tuffarsi. Pochi spiccioli di gara per Alberto Aquilani, che però così almeno trova il tempo di esordire all’Anfield Road.
In coda deludono il Portsmouth e il West Ham. Con l'Everton gli Irons si svegliano solo dopo aver subito il secondo gol. A dirla tutta le cose migliorano quando Gianfranco Zola manda sotto la doccia un Luis Jimenez inguardabile per concedere una mezz'ora di gioco ad Alessandro Diamanti, il quale ne approfitta sfornando assist e andando vicino al gol più di una volta. Perché sia dovuto partire dalla panchina rimane un grosso mistero.
Da Goal.com di oggi
Anche se probabilmente questa volta non ha tutti i torti – ma anche il fallo di Jonny Evans su Didier Drogba grida vendetta – le solite lamentele di Sir Alex Ferguson iniziano a risultare molto stucchevoli. Forse il tecnico scozzese dovrebbe riflettere sul fatto che la sua squadra non vince sul campo di una “Big Four” dal dicembre 2007 (1-0 ad Anfield Road) e che l'ultimo successo allo Stamford Bridge è addirittura datato settembre 2002 (3-0). Proprio lo stadio dei Blues è ritornato ad essere la fortezza che fu ai tempi di Josè Mourinho: undici vittorie consecutive e un solo gol subito nel campionato in corso, peraltro all'esordio a metà agosto contro l'Hull.
Vista la forza attuale dell'Arsenal – che deve pure recuperare una partita – la Premier sembra essere un affare a tre. A Wolverhampton i Gunners beneficiano di un pizzico di fortuna (ben due di autoreti dei Wolves…) prima di dilagare con le loro deliziose giocate. I padroni di casa dovranno aspettare ancora per far registrare una vittoria contro i biancorossi che manca da una trentina d'anni.
Quinto pareggio consecutivo per il Manchester City, ormai lontano dalla vetta della classifica. Questa volta il mezzo passo falso è arrivato contro Burnley, sempre sconfitto nelle precedenti cinque trasferte, in cui aveva subito la bellezza di 17 gol. I Clarets dominano il primo tempo, subiscono la rabbiosa rimonta dei Light Blues, finendo poi per impattare nei minuti finali grazie a una delle tante amnesie difensive di un Wayne Bridge insolitamente svagato. E Mark Hughes sente sempre più la pressione di un ambiente che, dopo un inizio molto promettente, comincia a provare scetticismo nei suoi confronti.
Torna a vincere, ma non a convincere, il Tottenham. Il 2-0 casalingo contro il Sunderland dei tanti ex – ben quattro – è un risultato a dir poco bugiardo. I Black Cats giocano meglio ma non capitalizzano le tante occasioni accumulate, sbagliando anche un rigore con Darren Bent. Ovvero l'ex meno amato dal pubblico del White Hart Lane e soprattutto da Harry Redknapp.
Nel Monday Night il Liverpool, come ormai consuetudine flagellato dagli infortuni, si salva solo grazie a un controverso rigore nel finale. Il francesino David Ngog, infatti, sembra tuffarsi. Pochi spiccioli di gara per Alberto Aquilani, che però così almeno trova il tempo di esordire all’Anfield Road.
In coda deludono il Portsmouth e il West Ham. Con l'Everton gli Irons si svegliano solo dopo aver subito il secondo gol. A dirla tutta le cose migliorano quando Gianfranco Zola manda sotto la doccia un Luis Jimenez inguardabile per concedere una mezz'ora di gioco ad Alessandro Diamanti, il quale ne approfitta sfornando assist e andando vicino al gol più di una volta. Perché sia dovuto partire dalla panchina rimane un grosso mistero.
Da Goal.com di oggi
West Ham vs Everton
Domenica scorsa ho fatto un salto al Boleyn Ground per la partita, su cui scriverò un articolo nei prossimi giorni per Goal.com (come al solito ripreso sul blog). Solo due righe per descrivere il post partita, passato al pub Duke of Edinburgh a vedere il secondo tempo di Chelsea vs Manchester United. Locale stracolmo, tanto che non sono riuscito nemmeno a prendere da bere, e cori spesso e volentieri contro il Chelsea (con Frank Lampard come bersaglio preferito). Diciamo che nel pub c'erano dei bei tipi "da stadio", se capite quello che voglio dire...
domenica 8 novembre 2009
Barnet vs Darlington
Un po' di lavoro notturno venerdì mi concede la possibilità di fare una gita nelle propagini settentrionali di Londra per un'incontro di primo turno di FA Cup tra il Barnet (ottavo in League Two e con veterani del calibro di Gary Breen e Micah Hyde tra le sue file) e il Darlington, fanalino di coda della quarta serie inglese. Buffo come le due squadre abbiano giocato contro in campionato solo un paio di settimane fa. Le Bees in quell'occasione hanno avuto vita facile, imponendosi per 3-0. Per arrivare all'Underhill bisogna raggiungere uno dei capolinea della Northern Line, High Barnet. Lo stadio è a soli cinque minuti a piedi dalla fermata della metro.
Underhill (la cui capienza è di 5.500 persone) è una specie di “patchwork”. La South Stand, dove mi accomodo, è una tribunetta coperta e con posti a sedere di recente fattura, mentre il resto dell'impianto inizia a mostrare tutti i suoi anni. La copertura della Main Stand ha sicuramente visto giorni migliori, mentre il resto dello stadio è per buona parte composto dalle care, vecchie, gradinate (terraces se preferite il termine inglese). Forse l'elemento che mi colpisce di più sono i piloni dell'illuminazione, che ricordano tanto quelli del Subbuteo. Però in particolare rammentano il modello degli anni Sessanta, e chi gioca al nagnifico gioco inventato da Peter Adolph avrà capito a che cosa mi riferisco. Insomma, un gradito salto nel passato, in un'atmosfera molto rilassata ma non per questo dimessa, anzi.
Tra gli spettatori mi fa piacere notare una nutrita presenza di bambini. Per la verità alcuni indossano le maglie dell'Arsenal, che per tanti fan del Barnet, come mi conferma il mio vicino di posto, è la seconda (o la prima) squadra.
Il match fila via piacevole, con il Barnet che quando spinge sull'accelleratore fa subito male a un Darlington che dimostra tutta la sua pochezza tecnica. I circa cento tifosi dei Quakers trovano però il tempo di esultare per l'inutile gol dell'1-3 segnato nei minuti finali della gara. In metropolitana, sulla via del ritorno apparivano rassegnati ma tutto sommato contenti della gita a Londra – almeno quello...
Io mi sono goduto ogni secondo di un pomeriggio molto gradevole. Peccato solo non aver trovato il cappellino del Barnet nel minuscolo club shop. Uno dei commessi mi ha spiegato che quelli che gli avevano spedito erano “sbagliati”, per cui li avevano dovuti rimandare indietro!
P.S. Nell'intervallo la notizia che il Manchester City perde in casa contro il Burnley è stata salutata con grande entusiasmo dal pubblico dell'Underhill. Chissà perché...
Underhill (la cui capienza è di 5.500 persone) è una specie di “patchwork”. La South Stand, dove mi accomodo, è una tribunetta coperta e con posti a sedere di recente fattura, mentre il resto dell'impianto inizia a mostrare tutti i suoi anni. La copertura della Main Stand ha sicuramente visto giorni migliori, mentre il resto dello stadio è per buona parte composto dalle care, vecchie, gradinate (terraces se preferite il termine inglese). Forse l'elemento che mi colpisce di più sono i piloni dell'illuminazione, che ricordano tanto quelli del Subbuteo. Però in particolare rammentano il modello degli anni Sessanta, e chi gioca al nagnifico gioco inventato da Peter Adolph avrà capito a che cosa mi riferisco. Insomma, un gradito salto nel passato, in un'atmosfera molto rilassata ma non per questo dimessa, anzi.
Tra gli spettatori mi fa piacere notare una nutrita presenza di bambini. Per la verità alcuni indossano le maglie dell'Arsenal, che per tanti fan del Barnet, come mi conferma il mio vicino di posto, è la seconda (o la prima) squadra.
Il match fila via piacevole, con il Barnet che quando spinge sull'accelleratore fa subito male a un Darlington che dimostra tutta la sua pochezza tecnica. I circa cento tifosi dei Quakers trovano però il tempo di esultare per l'inutile gol dell'1-3 segnato nei minuti finali della gara. In metropolitana, sulla via del ritorno apparivano rassegnati ma tutto sommato contenti della gita a Londra – almeno quello...
Io mi sono goduto ogni secondo di un pomeriggio molto gradevole. Peccato solo non aver trovato il cappellino del Barnet nel minuscolo club shop. Uno dei commessi mi ha spiegato che quelli che gli avevano spedito erano “sbagliati”, per cui li avevano dovuti rimandare indietro!
P.S. Nell'intervallo la notizia che il Manchester City perde in casa contro il Burnley è stata salutata con grande entusiasmo dal pubblico dell'Underhill. Chissà perché...
giovedì 5 novembre 2009
Arsenal a stelle e strisce
A breve in Inghilterra un altro club, l’undicesimo in Premier League, cambiera’ proprieta’ per passare in mani straniere. Si tratta dell’Arsenal, che molto probabilmente verra’ acquistato dal magnate americano Stan Kroenke, che ha gia portato la sua quota di partecipazione nel club londinese al 29,9%.
Secondo le regole finanziarie in vigore, Kroenke dovra’ presentare una proposta d’acquisto non appena raggiunto il 29,99%.
Kroenke, che e’ gia’ proprietario della squadra di basket dei Denver Nuggets e di quella di football dei Colorado Rapids, non ha per ora rilasciato dichiarazioni sul suo prossimo probabile acquisto.
Secondo le regole finanziarie in vigore, Kroenke dovra’ presentare una proposta d’acquisto non appena raggiunto il 29,99%.
Kroenke, che e’ gia’ proprietario della squadra di basket dei Denver Nuggets e di quella di football dei Colorado Rapids, non ha per ora rilasciato dichiarazioni sul suo prossimo probabile acquisto.
Primo turno di FA Cup
Meglio non pensare a questioni poco piacevoli, come quella del nuovo nome del St James’ Park – Sportsdirect.com come l’azienda del tanto detestato, dalla Toon Army, Mike Ashley – e concentrarsi allora sul primo turno della FA Cup. Che poi primo turno, almeno per le squadre passate per le forche caudine dei preliminari, non è. Ci sono un bel po’ di sfide interessanti. Solo per citarne alcune, spiccano Bristol Rovers vs Southampton, Notts County vs Bradford City, Gillingham vs Southend e Oldham vs Leeds United. E poi c’è un derby inedito come Millwall vs AFC Wimbledon – se non sbaglio è l’esordio assoluto dei Dons nel tabellone principale della mitica coppa. A dirla tutta ci avevo pure fatto un pensierino, visto che da domani mattina presto a lunedì pomeriggio sono a Londra per lavoro. L’avessero giocata sabato alle 15 avrei potuto provare a raggiungere The Den in extremis (molto in extremis e solo beneficiando delle doti di guida di un tassista un pizzico spericolato), il problema è che la giocano lunedì sera…
mercoledì 4 novembre 2009
Wembley in rosso
La Wembley National Stadium Limited (WNSL) proprietaria dello stadio Wembley, ha annunciato perdite pre tasse per 31 milioni di sterline a causa del costo del finanziamento dello stadio. Le previsioni della WNSL, società che fa capo alla Football Association, prevedono un ritorno all’utile entro i prossimi 5 anni.
lunedì 2 novembre 2009
Il Chelsea incanta, il Liverpool delude ancora
Carling Cup o Premier, Reebok Stadium o Stamford Bridge, giochino i titolari o le riserve, di questi tempi il Chelsea al Bolton rifila sempre un poker di reti. Era successo proprio in Coppa di Lega lo scorso mercoledì, è accaduto sabato in campionato, con gli uomini di Carlo Ancelotti favoriti sì dall’espulsione di Jlloyd Samuel a fine primo tempo, ma comunque in grado di mostrare una superiorità in tutti i reparti a tratti imbarazzante. Nel secondo tempo i Blues mantengono delle percentuali di possesso palla a dir poco “bulgare”, dilagando poi nel finale anche grazie al nono centro in Premier di Didier Drobga – bellissima l’azione che ha propiziato la marcatura, peccato che l’ivoriano fosse però in fuorigioco.
Ora il Chelsea attende il Manchester United nello scontro diretto di domenica prossima. Nemmeno a dirlo, è uno dei momenti cruciali di tutta la stagione. All’Old Trafford i Red Devils non hanno disputato una partita memorabile contro il Blackburn, riuscendo però a ritrovare i gol di Wayne Rooney e Dimitar Berbatov. Se provaste a chiedere agli uomini di Sam Allardyce, che la settimana scorsa erano stati demoliti dal Chelsea per 5-0, chi sta meglio tra le due superpotenze del calcio inglese, avreste un plebiscito per i londinesi. Nonostante uno dei migliori inizi di stagione degli ultimi anni, allo United manca quel pizzico di brillantezza, anche di imprevedibilità, che a quei livelli fa la differenza. Però guai a dare per spacciati i tre volte campioni d’Inghilterra, specialmente se la coppia d’attacco, come mostrato sabato con giocate di valore assoluto, sta trovando il tanto atteso affiatamento…
Il centosessantaduesimo North London derby della storia, il primo all’Emirates dopo lo scoppiettante 4-4 della scorsa stagione, si conclude in un trionfo per l’Arsenal. Il 3-0 finale sta addirittura stretto ai Gunners, che avrebbero potuto umiliare ancor di più gli avversari. La perla di Cesc Fabregas è lo zenit di una gara ai limiti della perfezione, con i vari Van Persie, Vermaelen e Song a dominare gli avversari. Se tre indizi fanno una prova, i tre rovesci senza appello del Tottenham contro altrettante grandi (Chelsea, Manchester United e appunto Arsenal) dimostrano che gli Spurs non sono ancora pronti per i piani altissimi della classifica. E poi dopo le papere di Aurelho Gomes forse sarà meglio promuovere di nuovo Carlo Cudicini titolare…
In casa del Fulham il Liverpool perde i tre punti e la testa, visto che termina la partita in nove per l’espulsione di Jamie Carragher e Philipp Degen – uno dei peggiori acquisti della gestione Benitez. A proposito del tecnico spagnolo, dopo una settimana di tregua grazie al successo con il Manchester United, è tornato di nuovo nel tritacarne. L’aver rischiato un Fernando Torres in non perfette condizioni, e ora in forte dubbio per la gara di Lione, non ha fatto che aumentare le pressione sul buon Rafa. Però è anche vero che senza Steven Gerrard, Alberto Aquilani e Glen Johnson lasciare a casa pure il Nino sarebbe sembrata una resa anticipata. Non a caso l’unico, bellissimo, gol dei Reds l’ha messo a segno proprio Torres.
Quarto pareggio consecutivo in campionato per il Manchester City, che al St Andrew’s con il Birmingham patisce enormemente il pressing asfissiante e l’esuberanza dei Blues. Se non fosse per un magistrale intervento di Shay Given sul rigore tirato da James McFadden – a proposito, per noi l’ex estremo difensore del Newcastle attualmente è il migliore del panorama inglese – la partita avrebbe preso una piega ancor più negativa. Le assenze di Robinho, Emmanuel Adebayor e Kolo Touré non giustificano la mediocre prestazione di una compagine che, val la pena ricordarlo,è costata circa 200 milioni di sterline e dopo un buon inizio di stagione sta perdendo il passo delle grandi.
Chiusura con la lotta per non retrocedere. Mentre Portsmouth (quattro gol al Wigan) e West Ham (pari sfortunato a Sunderland) mandano segnali di ripresa, noi vediamo sempre peggio l’Hull (sconfitto 2-0 a Burnley), sulla cui eventuale salvezza ora come ora non scommetteremmo nemmeno un penny.
Scritto per Goal.com
Ora il Chelsea attende il Manchester United nello scontro diretto di domenica prossima. Nemmeno a dirlo, è uno dei momenti cruciali di tutta la stagione. All’Old Trafford i Red Devils non hanno disputato una partita memorabile contro il Blackburn, riuscendo però a ritrovare i gol di Wayne Rooney e Dimitar Berbatov. Se provaste a chiedere agli uomini di Sam Allardyce, che la settimana scorsa erano stati demoliti dal Chelsea per 5-0, chi sta meglio tra le due superpotenze del calcio inglese, avreste un plebiscito per i londinesi. Nonostante uno dei migliori inizi di stagione degli ultimi anni, allo United manca quel pizzico di brillantezza, anche di imprevedibilità, che a quei livelli fa la differenza. Però guai a dare per spacciati i tre volte campioni d’Inghilterra, specialmente se la coppia d’attacco, come mostrato sabato con giocate di valore assoluto, sta trovando il tanto atteso affiatamento…
Il centosessantaduesimo North London derby della storia, il primo all’Emirates dopo lo scoppiettante 4-4 della scorsa stagione, si conclude in un trionfo per l’Arsenal. Il 3-0 finale sta addirittura stretto ai Gunners, che avrebbero potuto umiliare ancor di più gli avversari. La perla di Cesc Fabregas è lo zenit di una gara ai limiti della perfezione, con i vari Van Persie, Vermaelen e Song a dominare gli avversari. Se tre indizi fanno una prova, i tre rovesci senza appello del Tottenham contro altrettante grandi (Chelsea, Manchester United e appunto Arsenal) dimostrano che gli Spurs non sono ancora pronti per i piani altissimi della classifica. E poi dopo le papere di Aurelho Gomes forse sarà meglio promuovere di nuovo Carlo Cudicini titolare…
In casa del Fulham il Liverpool perde i tre punti e la testa, visto che termina la partita in nove per l’espulsione di Jamie Carragher e Philipp Degen – uno dei peggiori acquisti della gestione Benitez. A proposito del tecnico spagnolo, dopo una settimana di tregua grazie al successo con il Manchester United, è tornato di nuovo nel tritacarne. L’aver rischiato un Fernando Torres in non perfette condizioni, e ora in forte dubbio per la gara di Lione, non ha fatto che aumentare le pressione sul buon Rafa. Però è anche vero che senza Steven Gerrard, Alberto Aquilani e Glen Johnson lasciare a casa pure il Nino sarebbe sembrata una resa anticipata. Non a caso l’unico, bellissimo, gol dei Reds l’ha messo a segno proprio Torres.
Quarto pareggio consecutivo in campionato per il Manchester City, che al St Andrew’s con il Birmingham patisce enormemente il pressing asfissiante e l’esuberanza dei Blues. Se non fosse per un magistrale intervento di Shay Given sul rigore tirato da James McFadden – a proposito, per noi l’ex estremo difensore del Newcastle attualmente è il migliore del panorama inglese – la partita avrebbe preso una piega ancor più negativa. Le assenze di Robinho, Emmanuel Adebayor e Kolo Touré non giustificano la mediocre prestazione di una compagine che, val la pena ricordarlo,è costata circa 200 milioni di sterline e dopo un buon inizio di stagione sta perdendo il passo delle grandi.
Chiusura con la lotta per non retrocedere. Mentre Portsmouth (quattro gol al Wigan) e West Ham (pari sfortunato a Sunderland) mandano segnali di ripresa, noi vediamo sempre peggio l’Hull (sconfitto 2-0 a Burnley), sulla cui eventuale salvezza ora come ora non scommetteremmo nemmeno un penny.
Scritto per Goal.com
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