Clamorose sconfitte per le due compagini di Manchester. Tra le inseguitrici ne approfitta appieno solo l'Arsenal, mentre il Tottenham pareggia a Swansea. L'Aston Villa acuisce la crisi del Chelsea. Nonostante tutte le rassicurazioni del caso, la panchina di André Villas-Boas potrebbe essere in grande pericolo.
COS'E' SUCCESSO – Chi l'ha detto che la Premier è un campionato fin troppo prevedibile, dove le partite tra le grandi e le squadre di livello medio-basso sono sempre scontate? A cavallo fra il vecchio e il nuovo anno capita allora che il Manchester United del settuagenario Alex Ferguson perda in casa contro il disastrato e ultimo in classifica Blackburn Rovers (per di più imbottito di riserve) e che il Manchester City sprechi l'impossibile e venga punito al tramonto del match da un Sunderland combattivo come il suo neo-allenatore Martin O'Neill. E ancora, che il Chelsea crolli in casa contro l'Aston Villa guidato dai “desaparecidos” Stephen Ireland e Darren Bent e che il Tottenham a Swansea butti alle ortiche un'occasione più unica che rara di avvicinarsi alla testa della classifica. Le uniche big a non uscire con le ossa rotte da questa diciannovesima giornata sono l'Arsenal (35esimo goal di Robin Van Persie nel 2011) e il Liverpool. Nella classica di Anfield Road con il Newcastle, i Reds beneficiano ancora di una grande giornata di Craig Bellamy. Dopo un anno di purgatorio al Cardiff, il gallese è tornato a farsi valere in Premier. Buona parte del merito va a Kenny Dalglish, che ha creduto in lui. Nel resto degli incontri ci sono da segnalare un po' di pareggi che lasciano del tutto incerta la situazione in fondo alla classifica. Il Bolton sperava in qualcosa di più contro la diretta rivale del Wolverhampton, mentre è stato bravissimo il Wigan a impattare nonostante l'inferiorità numerica sul difficile campo dello Stoke.
IL TOP – Dieci punti in cinque gare, con la ciliegina sulla torta della vittoria sul Manchester City. Questo il bottino raggranellato da Martin O'Neill da quando è ufficialmente il nuovo manager del Sunderland. Per noi, al di là del carattere non proprio facile da gestire, rimane uno dei migliori tecnici nel panorama britannico, come abbondantemente dimostrato a Leicester o ai tempi dei Celtic.
IL FLOP – E' proprio vero, la riconoscenza non è più di questo mondo. Alex Ferguson ha speso una ventina di milioni di euro per portare il giovane David De Gea a giocare titolare in Premier League, per di più in uno dei club più popolari del Pianeta, e lo spagnolo ha pensato bene di rovinargli il settantesimo compleanno con un paio di papere da incubo. Il problema ulteriore è che non sono le prime – e, temiamo, nemmeno le ultime – di una stagione fin qui da dimenticare.
LA SORPRESA – Come visto c'è solo l'imbarazzo della scelta. In un'ipotetica classifica, metteremmo per prima l'impresa del Blackburn, poi l'affermazione sul filo di lana del Sunderland e quindi il recupero dell'Aston Villa in casa del Chelsea, che così vendica il 7-1 rimediato nel marzo del 2010.
TOH CHI SI RIVEDE – Victor Anichebe era assente dai campi da gioco da fine agosto. Un infortunio gli ha impedito di dare il suo contributo all'Everton nella seconda parte del 2011. Per mettersi alle spalle il periodo nero, il nigeriano ha pensato bene di iniziare il nuovo anno alla grande. A West Bromwich ha segnato una marcatura fondamentale, regalando così un futuro senza troppi patemi d'animo ai Toffees.
LA CHICCA – Quarant'anni e non sentirli. Brad Friedel ha appena centrato la 284esima presenza consecutiva in Premier e si appresta a diventare il sesto più anziano giocatore ad aver disputato una gara nel massimo campionato inglese. Peccato per la mezza papera al Liberty Stadium, dove però sono arrivati anche un paio di interventi da grande campione.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI – E' il classico centravanti britannico anni Ottanta. Lo scozzese Steven Fletcher non ha certo i piedi più raffinati della Premier, ma finora per il Wolverhampton ha già messo a segno otto reti. Un bottino di tutto riguardo, che il buon Steven spera di incrementare presto.
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