martedì 5 ottobre 2010

Il Venezia e il modello inglese

La storia recente del Venezia è punteggiata di fallimenti e retrocessioni a tavolino, un destino purtroppo comune a quello di numerose realtà “minori” del calcio italiano. Una volta abbandonato dall’attuale patron del Palermo Maurizio Zamparini, il club è precipitato in una spirale di debiti che non sembrava aver fine. Già nel 2005, però, a un gruppo di tifosi balena l’idea di mettere su una forma di azionariato popolare. È l’anno del pasticciaccio dell’ultima di campionato in B con il Genoa (per salire in A i rossoblu “comprarono” la vittoria su un Venezia già precipitato in C1), dell’implosione finanziaria e della ripartenza dalla C2 grazie al Lodo Petrucci. Il tentativo di aprire la società alla partecipazione dei tifosi non va a buon fine, ma serve a fissare un importante precedente. Dopo una manciata di stagioni passate tra gli estremi dei play off e dei play out della Serie C1, nel 2009 arriva l’ennesima mazzata. Rea di aver commesso gravi irregolarità di bilancio, l’Unione si ritrova fuori dal calcio professionistico.

L’estate dell’anno scorso è di quelle caldissime dal punto di vista societario. Il Comune gioca un ruolo decisivo per rivitalizzare il povero Venezia. Non a caso l’attuale presidente, Mauro Pizzigati, è alla guida anche della società che amministra il Casinò, controllata proprio dall’amministrazione comunale. Dopo l’iniezione di liquidi da parte del nuovo patròn Enrico Rigoni, si riparte dalla Serie D e da ben 1.500 abbonamenti. La squadra, messa su in fretta e furia, sfiora la promozione. I costi di gestione, però, rimangono alti: intorno al milione e 200mila euro. Un gruppo di tifosi capisce che è giunto il momento di riprovarci. Il 30 giugno scorso nasce il Venezia United. “Ci siamo fatti aiutare dalla Supporters Direct, l'organizzazione inglese che aiuta i tifosi a mettersi insieme, a formare dei trust per poter far sentire la propria voce nella gestione dei club e poi, a partire dallo scorso marzo, abbiamo tenuto varie assemblee pubbliche per stimolare l’interesse dei sostenitori veneziani” ci spiega Franco Vianello Moro, presidente dell'associazione che come obiettivo ha il raggiungimento della quota di 3mila soci e 300mila euro di capitale. “Per il momento siamo a poco più di un migliaio; per diventare soci basta versare una quota simbolica di soli 10 euro” chiarisce Vianello Moro, consapevole che non sarà semplice anche solo avvicinarsi all’ambizioso traguardo fissato in termini economici.

Il Venezia United si affiancherà all'attuale dirigenza della società, seguendo un modello più simile ai trust dei club inglesi che a quello del Barcellona – dove i soci contano in base alle azioni sottoscritte. “All'interno della nostra associazione ci si basa su un principio del tutto democratico: una testa, un voto, a prescindere dal denaro versato”. A proposito dei trust, in Inghilterra tutte le squadre professionistiche – e molte anche tra i dilettanti – ne hanno uno. In alcuni casi (Chesterfield, Brentford e Stockport) hanno addirittura preso il posto delle precedenti fallimentari gestioni di soggetti privati, rilevando la maggioranza delle azioni, sebbene poi le difficoltà incontrate nell’amministrazione quotidiana di una società di calcio si siano dimostrate fin troppo complesse per la loro struttura.

Intanto la squadra, che gioca ancora al vecchio stadio Pierluigi Penzo sull'isola Sant’Elena, sta riprovando la scalata verso la vecchia Serie C2. Non sarà facile, visto che nello stesso girone milita il Treviso, un’altra nobile decaduta che sta tentando di tornare ai fasti del recente passato. I tempi delle sfide con Juventus e Inter, dei gol di Pippo Maniero e Alvaro Recoba o di allenatori del calibro di Cesare Prandelli sono ormai lontani, e allora ci si accontenta di vincere 2-1 il derby con il Chioggia e di affidare la fascia di capitano a un onesto artigiano del pallone come il veneziano purosangue Mattia Collauto (ex Bari e Cremonese)

Nel frattempo il Venezia United ha in programma altre iniziative. “Per i prossimi mesi stiamo organizzando un meeting con i rappresentanti di vari trust, tra cui anche quelli di realtà italiane come la Cavese e l'Ancona. Sarà un'ottima occasione per condividere le nostre rispettive esperienze e scambiarci idee per il futuro” si augura Vianello Moro.

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