venerdì 30 aprile 2010
Che Fulham!
Dalla quarta divisione a metà degli anni Novanta alla finale di Europa League raggiunta la scorsa notte sconfiggendo l’Amburgo in semifinale. Ancora complimenti, Cottagers.
lunedì 26 aprile 2010
Ritorno a Newton Heath
L’FC United of Manchester ha deciso di darsi una sede permanente in sostituzione del Gigg Lane, lo stadio del Bury presso il quale la compagine di Unibond Premier Division gioca le sue partite casalinghe. Il nuovo stadio sorgerà, manco a dirlo, a Newton Heath, il quartiere della periferia orientale Manchester dove nel 1878 fu creato il club da cui “deriva” il Manchester United. Un’ottima idea, che sembra possa avverarsi, almeno a giudicare dalla meticolosità del progetto messo su dai transfughi e dalle prime aperture al riguardo fatte dall’amministrazione locale.
Tutto invariato in vetta, in attesa della sfida decisiva di Anfield
La nuova classica del calcio inglese, Liverpool vs Chelsea, è chiamata domenica a decidere le sorti di un campionato molto appassionante, quanto meno nei quartieri alti della classifica.
Sulla carta il Manchester United dovrebbe aver esaurito contro il Tottenham le sfide più complicate da sostenere, sebbene la trasferta di Sunderland non sia impegno da prendere alla leggera. Specialmente dovendo fare a meno di Wayne Rooney, appena nominato miglior giocatore dell’anno dall’assocalciatori inglese. Se Dimitar Berbatov e Nani dovessero disputare un incontro sulla falsariga di quello con gli Spurs, allo Stadium of Light lo United dovrebbe avere vita facile. Attenzione, però, il bulgaro contro la sua ex squadra si comporta sempre molto bene e sembra tirar fuori una grinta assente in altre occasioni. Potrebbe allora tornare utile, utilissimo, Chico Macheda. Suo il delizioso assist per il 2-1 di Nani sabato scorso, tanto a voler rimarcare come il giovane romano sappia sempre essere decisivo una volta chiamato a dare il suo contributo. Nonostante la sconfitta, Il team di Londra Nord conserva il quarto posto per la miglior differenza reti sull’Aston Villa e dalla sua può contare su un calendario favorevole, eccezion fatta per il recupero in casa del Manchester City – dove però potrebbe bastare un pareggio.
La partita dei Blues è di quelle che fanno la felicità degli appassionati di statistiche. I padroni di casa segnano sette gol in un match per la terza volta nel 2010, lo Stoke prende la peggior imbarcata dalla stagione 1901-02 (sempre un 0-7, ma in quel caso contro il Liverpool), Salomon Kalou centra la prima tripletta in Premier e Frank Lampard sale a quota 20 marcature in campionato. A far notizia è l’astinenza di Didier Drogba, che questa volta si diverte di più a sfornare assist al bacio. Nel complesso un allenamento proficuo in vista della super-sfida di Liverpool.
Curioso come la trasferta londinese abbia portato male sia al portiere danese dei Potters Thomas Sorensen che al povero Shay Given del Manchester City, entrambi usciti malconci dai rispettivi impegni. L’estremo difensore irlandese ha rimediato un brutto infortunio alla spalla durante uno dei suoi rarissimi interventi nel match dell’Emirates, contraddistinto dalla penuria di occasioni da rete. Almeno l’Arsenal, che non aveva più nulla da chiedere, qualche volta ci ha provato, mentre il City si è accontentato di un punticino superando di rado la metà campo avversaria. Contrastante l’accoglienza per i due grandi ex di giornata: tanti applausi per Patrick Vieira, una valanga di insulti per Emmanuel Adebayor. Dopo i fatti dell’andata c’era poco di cui stupirsi…
Nella corsa a quattro per un posto nei preliminari di Champions League si avvantaggiano Aston Villa e Liverpool. I primi vincono il sesto derby consecutivo – nei minuti finali come il primo stagionale – grazie a un rigore molto contestato dai giocatori del Birmingham, i secondi affossano le residue speranze di salvezza del Burnley, che in realtà aveva già smobilitato da almeno un paio di mesi. Bene Alberto Aquilani, che mette il suo zampino nei primi tre gol dei Reds, meravigliosa la doppietta di Steven Gerrard
A proposito dei Clarets, insieme a loro scende anche l’Hull, mentre si salva il West Ham, non senza qualche brivido. Prima della sua ormai quasi certa partenza, almeno Gianfranco Zola si potrà godere le ultime due giornate di Premier senza alcuna pressione. Meglio di niente.
Sulla carta il Manchester United dovrebbe aver esaurito contro il Tottenham le sfide più complicate da sostenere, sebbene la trasferta di Sunderland non sia impegno da prendere alla leggera. Specialmente dovendo fare a meno di Wayne Rooney, appena nominato miglior giocatore dell’anno dall’assocalciatori inglese. Se Dimitar Berbatov e Nani dovessero disputare un incontro sulla falsariga di quello con gli Spurs, allo Stadium of Light lo United dovrebbe avere vita facile. Attenzione, però, il bulgaro contro la sua ex squadra si comporta sempre molto bene e sembra tirar fuori una grinta assente in altre occasioni. Potrebbe allora tornare utile, utilissimo, Chico Macheda. Suo il delizioso assist per il 2-1 di Nani sabato scorso, tanto a voler rimarcare come il giovane romano sappia sempre essere decisivo una volta chiamato a dare il suo contributo. Nonostante la sconfitta, Il team di Londra Nord conserva il quarto posto per la miglior differenza reti sull’Aston Villa e dalla sua può contare su un calendario favorevole, eccezion fatta per il recupero in casa del Manchester City – dove però potrebbe bastare un pareggio.
La partita dei Blues è di quelle che fanno la felicità degli appassionati di statistiche. I padroni di casa segnano sette gol in un match per la terza volta nel 2010, lo Stoke prende la peggior imbarcata dalla stagione 1901-02 (sempre un 0-7, ma in quel caso contro il Liverpool), Salomon Kalou centra la prima tripletta in Premier e Frank Lampard sale a quota 20 marcature in campionato. A far notizia è l’astinenza di Didier Drogba, che questa volta si diverte di più a sfornare assist al bacio. Nel complesso un allenamento proficuo in vista della super-sfida di Liverpool.
Curioso come la trasferta londinese abbia portato male sia al portiere danese dei Potters Thomas Sorensen che al povero Shay Given del Manchester City, entrambi usciti malconci dai rispettivi impegni. L’estremo difensore irlandese ha rimediato un brutto infortunio alla spalla durante uno dei suoi rarissimi interventi nel match dell’Emirates, contraddistinto dalla penuria di occasioni da rete. Almeno l’Arsenal, che non aveva più nulla da chiedere, qualche volta ci ha provato, mentre il City si è accontentato di un punticino superando di rado la metà campo avversaria. Contrastante l’accoglienza per i due grandi ex di giornata: tanti applausi per Patrick Vieira, una valanga di insulti per Emmanuel Adebayor. Dopo i fatti dell’andata c’era poco di cui stupirsi…
Nella corsa a quattro per un posto nei preliminari di Champions League si avvantaggiano Aston Villa e Liverpool. I primi vincono il sesto derby consecutivo – nei minuti finali come il primo stagionale – grazie a un rigore molto contestato dai giocatori del Birmingham, i secondi affossano le residue speranze di salvezza del Burnley, che in realtà aveva già smobilitato da almeno un paio di mesi. Bene Alberto Aquilani, che mette il suo zampino nei primi tre gol dei Reds, meravigliosa la doppietta di Steven Gerrard
A proposito dei Clarets, insieme a loro scende anche l’Hull, mentre si salva il West Ham, non senza qualche brivido. Prima della sua ormai quasi certa partenza, almeno Gianfranco Zola si potrà godere le ultime due giornate di Premier senza alcuna pressione. Meglio di niente.
giovedì 22 aprile 2010
Niente Europa per i Pompey
La FA e la Premier sono state categoriche: il Portsmouth non ha richiesto la licenza Uefa entro i termini previsti dal regolamento e quindi non potrà giocare in Europa League l’anno prossimo. Nessuna deroga, come richiesto dal club di Fratton Park una volta raggiunta la finale di Coppa d’Inghilterra contro il Chelsea che, già qualificato per la Champions League, lascia così libero un posto nell’altra competizione continentale. Francamente mi sembra una decisione ineccepibile ed è giusto che al posto del Portsmouth vada in Europa League la settima classificata in Premier.
martedì 20 aprile 2010
I derby rimettono tutto in ballo
La Premier, così come la Serie A, ha proposto un fine settimana imperniato sui derby. Due stracittadine che avrebbero potuto chiudere definitivamente i giochi sulla corsa al titolo e al quarto posto, e invece hanno riaperto tutto in maniera alquanto rocambolesca.
L’uomo della settimana, considerati anche i match giocati lo scorso mercoledì, è l’esterno sinistro del Tottenham Gareth Bale. Nel recente passato accostato anche a qualche squadra italiana, a White Hart Lane il gallese ha vissuto due stagioni a corrente alternata, tra infortuni e prestazioni poco convincenti. Troppo pesante l’etichetta di cinque milioni di sterline appiccicatagli addosso quando a soli 18 anni si trasferì a Londra dal Southampton. Quest’anno le cose sono andate un po’ meglio, almeno fino alla doppia segnatura contro le squadre più detestate dalla Yid Army (Arsenal e Chelsea), allorché Bale è entrato definitivamente nel cuore dei tifosi bianco e blu. Gli Spurs si sono subito ripresi dallo shock dell’eliminazione in FA Cup per mano del Portsmouth, battendo con merito due squadre contro cui avevano una recente tradizione negativa (prima vittoria in campionato con i Gunners dal 1999, solo la terza in 41 partite contro i Blues).
In casa Chelsea il nervosismo mostrato nella gara interna con il Bolton permane, vedi anche l’espulsione di John Terry e qualche marachella di Deco e Frank Lampard trattata con mano leggera dall’arbitro. Verosimilmente per i ragazzi di Carlo Ancelotti la sfida decisiva sarà ad Anfield Road nell’arco di una quindicina di giorni. Un passo falso a Liverpool potrebbe costare molto caro a un Chelsea che stava già assaporando il trionfo in Premier.
La partita cruciale del Manchester United, invece, andrà in scena sabato prossimo e proprio contro il Tottenham. I Red Devils hanno il vantaggio del terreno amico e delle ricadute positive del derby vinto in extremis a Eastlands. La foto del capitano – e tifosissimo – dello United Gary Neville che bacia Paul Scholes ha fatto il giro del mondo ed è sintomatica di come il team biancorosso tenesse alla vittoria e del ruolo decisivo che ha avuto la vecchia guardia al proposito. Nonostante un Wayne Rooney in evidenti condizioni di forma precarie, i ragazzi di Ferguson hanno giocato meglio dei cugini, apparsi timorosi per ampi tratti della sfida. Per i Light Blues quest’anno i derby sono stati sinonimo di incubo: eliminati in Coppa di Lega da un gol di Rooney al 90esimo, in campionato le cose sono andate se possibile peggio, dal momento che nel primo scontro Michael Owen aveva segnato al 96eiesimo. E intanto gli Spurs hanno sorpassato di nuovo Tevez e compagni.
Dopo otto sconfitte e un solo pareggio, il Wigan vince la prima partita in Premier contro l’Arsenal, spazzando via le flebili speranze di successo dei Gunners. Il miracoloso recupero dei Latics (tre gol negli ultimi 10 minuti) ha fatto andare su tutte le furie Arsene Wenger, che se l’è presa con i suoi giocatori per la mancanza di concentrazione dimostrata nell’ultimo spezzone di match. Considerato anche lo stop al White Hart Lane, la stagione dei Gunners si chiude all’insegna del grigiore più totale.
Brodino caldo, invece, per il Liverpool nuovamente orfano del Nino Torres. Ai Reds serve un miracolo per agguantare il quarto posto, ma intanto la passeggiata sul West Ham è utile per tenere a distanza i diretti inseguitori. Che dire della squadra di Gianfranco Zola (che ad Anfield non vince dal 1963)? Ieri, specialmente nel primo tempo, è stata inguardabile e senza nemmeno un briciolo di cattiveria. Burnley e Hull continuano ad andare male, ma gli Irons farebbero bene a non sentirsi troppo tranquilli, anche in considerazione delle tante strisce negative di risultati inanellate quest’anno.
L’uomo della settimana, considerati anche i match giocati lo scorso mercoledì, è l’esterno sinistro del Tottenham Gareth Bale. Nel recente passato accostato anche a qualche squadra italiana, a White Hart Lane il gallese ha vissuto due stagioni a corrente alternata, tra infortuni e prestazioni poco convincenti. Troppo pesante l’etichetta di cinque milioni di sterline appiccicatagli addosso quando a soli 18 anni si trasferì a Londra dal Southampton. Quest’anno le cose sono andate un po’ meglio, almeno fino alla doppia segnatura contro le squadre più detestate dalla Yid Army (Arsenal e Chelsea), allorché Bale è entrato definitivamente nel cuore dei tifosi bianco e blu. Gli Spurs si sono subito ripresi dallo shock dell’eliminazione in FA Cup per mano del Portsmouth, battendo con merito due squadre contro cui avevano una recente tradizione negativa (prima vittoria in campionato con i Gunners dal 1999, solo la terza in 41 partite contro i Blues).
In casa Chelsea il nervosismo mostrato nella gara interna con il Bolton permane, vedi anche l’espulsione di John Terry e qualche marachella di Deco e Frank Lampard trattata con mano leggera dall’arbitro. Verosimilmente per i ragazzi di Carlo Ancelotti la sfida decisiva sarà ad Anfield Road nell’arco di una quindicina di giorni. Un passo falso a Liverpool potrebbe costare molto caro a un Chelsea che stava già assaporando il trionfo in Premier.
La partita cruciale del Manchester United, invece, andrà in scena sabato prossimo e proprio contro il Tottenham. I Red Devils hanno il vantaggio del terreno amico e delle ricadute positive del derby vinto in extremis a Eastlands. La foto del capitano – e tifosissimo – dello United Gary Neville che bacia Paul Scholes ha fatto il giro del mondo ed è sintomatica di come il team biancorosso tenesse alla vittoria e del ruolo decisivo che ha avuto la vecchia guardia al proposito. Nonostante un Wayne Rooney in evidenti condizioni di forma precarie, i ragazzi di Ferguson hanno giocato meglio dei cugini, apparsi timorosi per ampi tratti della sfida. Per i Light Blues quest’anno i derby sono stati sinonimo di incubo: eliminati in Coppa di Lega da un gol di Rooney al 90esimo, in campionato le cose sono andate se possibile peggio, dal momento che nel primo scontro Michael Owen aveva segnato al 96eiesimo. E intanto gli Spurs hanno sorpassato di nuovo Tevez e compagni.
Dopo otto sconfitte e un solo pareggio, il Wigan vince la prima partita in Premier contro l’Arsenal, spazzando via le flebili speranze di successo dei Gunners. Il miracoloso recupero dei Latics (tre gol negli ultimi 10 minuti) ha fatto andare su tutte le furie Arsene Wenger, che se l’è presa con i suoi giocatori per la mancanza di concentrazione dimostrata nell’ultimo spezzone di match. Considerato anche lo stop al White Hart Lane, la stagione dei Gunners si chiude all’insegna del grigiore più totale.
Brodino caldo, invece, per il Liverpool nuovamente orfano del Nino Torres. Ai Reds serve un miracolo per agguantare il quarto posto, ma intanto la passeggiata sul West Ham è utile per tenere a distanza i diretti inseguitori. Che dire della squadra di Gianfranco Zola (che ad Anfield non vince dal 1963)? Ieri, specialmente nel primo tempo, è stata inguardabile e senza nemmeno un briciolo di cattiveria. Burnley e Hull continuano ad andare male, ma gli Irons farebbero bene a non sentirsi troppo tranquilli, anche in considerazione delle tante strisce negative di risultati inanellate quest’anno.
lunedì 19 aprile 2010
Incidenti dopo City vs United
Il dopo partita del derby di Manchester è stato particolarmente turbolento. Una ventina di arresti, scontri tra tifosi del City e la polizia e un’aggressione al fratello dell’attaccante dello United Mame Diouf, questo in estrema sintesi il bilancio di un pomeriggio da dimenticare. In Inghilterra andare allo stadio è sicuramente più sicuro che altrove, ciò non toglie che i teppisti ci siano ancora e soprattutto siano attivi soprattutto prima o dopo partite molto calde. Con la differenza, non trascurabile, che rispetto all’epoca buia dell’hooliganismo sono di meno e più controllati, in primis dentro gli impianti sportivi “stato dell’arte” che ci sono da quelle parti.
giovedì 15 aprile 2010
A proposito di Tottenham vs Arsenal
La prodezza balistica dell’esordiente Danny Rose e la bella marcatura del terzino gallese Gareth Bale lo scorso mercoledì hanno regalato al Tottenham un successo nel derby contro l’Arsenal che mancava da ben 20 partite di campionato. Ovvero da quando gli Spurs si imposero il 7 novembre 1999 con il medesimo punteggio di 2-1. Un decennio di delusioni nella stracittadina condito dalle molteplici vittorie in Premier e FA Cup della compagine allenata da Arsene Wenger e dal tradimento di Sol Campbell, primo giocatore a passare dal Tottenham all’Arsenal dal 1977. Se possibile, quindi, l’avversione della Yid Army nei confronti dei cugini in quel lasso di tempo apparentemente infinito è cresciuta a dismisura, raggiungendo picchi vertiginosi. Ma che tra i due club e le due tifoserie non sia mai corso buon sangue non c’era bisogno degli eventi recenti per accorgersene. Basta scartabellare su qualche buon libro di storia del football inglese per capire che l’astio, in particolare degli Spurs verso i Gunners, ha delle motivazioni che vanno oltre il semplice aspetto puramente campanilistico.
Il primo incontro tra le due squadre non fu esattamente un North-London derby, dal momento che l’Arsenal non aveva nessun legame con la parte settentrionale della metropoli inglese. Anzi, per dirla tutta, aveva la sua base operativa a sud del Tamigi, nei pressi dell’arsenale reale di Woolwich (tanto che tra il 1891 e il 1914 la denominazione ufficiale fu appunto Woolwich Arsenal). La sfida fu sospesa per scarsa visibilità con gli Spurs in vantaggio, ma visto il carattere amichevole dell’incontro e la fase embrionale che viveva il football – stiamo parlando di un episodio accaduto in piena età vittoriana, nel 1887 – le cronache dell’epoca non segnalano polemiche degne di nota, ma solo tanto fair play. I rapporti tra i due club, però, sarebbero cambiati radicalmente nell’arco di pochi decenni.
L’uomo della svolta rispondeva al nome di Henry Norris. Politico di rango, imprenditore immobiliare senza scrupoli e massone convinto, il nostro nel 1910 rilevò un club agonizzante, anche a causa dell’infelice posizionamento geografico – in quegli anni ci voleva tanto per raggiungere lo stadio dei Gunners. Dopo un tentativo, fallito, di fondere Arsenal e Fulham – team di Second Division sempre di proprietà di Norris – il presidentissimo pescò il jolly: un sito perfetto per la costruzione del nuovo stradio, in una zona popolosa e ben collegata da metropolitana e autobus. Il trasloco a Highbury, a due passi dalla fermata della Piccadilly Line di Gillespie Road – poi ribattezzata Arsenal per volere del grande allenatore Herbert Chapman – avvenne con la squadra male in arnese e precipitata con ignominia in Second Division. Il Tottenham si ritrovava un club professionistico a poche miglia dalla sua sede, e non a caso si oppose in tutti i modi al trasferimento. Tra mille difficoltà dovute allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la stagione 1914-15 si chiuse con dei pessimi risultati per entrambe le compagini del Nord di Londra: Spurs ultimi in First Division, Arsenal solo quinti in Second Division. Alla cessazione delle ostilità, però, arrivò la notizia dell’ampliamento della massima divisione da 20 a 22 squadre. Al White Hart Lane stapparono lo champagne, pensando così di rimanere nell’elite del calcio inglese, visto che per precedenti “allargamenti” si erano sempre abbonate le retrocessioni.
Non avevano fatto i conti con Norris. Quando, nel marzo 1919, si tenne la riunione per rimodellare la First Division, il presidente della Lega John McKenna perorò la causa dell’Arsenal, sottolineando come avesse una maggiore “anzianità di servizio” nel calcio professionistico rispetto al Tottenham. Peccato che, scorrendo la classifica della Second Division di quattro anni prima, sopra ai Gunners ci fosse il Wolverhampton, membro fondatore della Lega. Una scusa bella e buona, quella addotta da McKenna? Pare proprio di sì, anche perché ormai è risaputo della sua intima amicizia con Norris e della loro comune appartenenza alla principale loggia massonica britannica, mentre non si è mai fatta completamente chiarezza su un possibile caso di una partita addomesticata tra Manchester United e Liverpool sempre nella fatidica stagione 1914-15 e di come lo stesso Norris abbia approfittato dell’episodio per il suo tornaconto personale. Fatto sta che l’espediente funzionò e la maggioranza dei presidenti della First Division votò per l’Arsenal e contro il Tottenham. Gli Spurs ci misero poco a risollevarsi, ma quella mossa machiavellica del deus ex machina dei Gunners brucia ancora ai tifosi bianco blu, specialmente in un Paese dove la storia e la tradizione di un club calcistico sono questioni tenute nella massima considerazione.
Il primo incontro tra le due squadre non fu esattamente un North-London derby, dal momento che l’Arsenal non aveva nessun legame con la parte settentrionale della metropoli inglese. Anzi, per dirla tutta, aveva la sua base operativa a sud del Tamigi, nei pressi dell’arsenale reale di Woolwich (tanto che tra il 1891 e il 1914 la denominazione ufficiale fu appunto Woolwich Arsenal). La sfida fu sospesa per scarsa visibilità con gli Spurs in vantaggio, ma visto il carattere amichevole dell’incontro e la fase embrionale che viveva il football – stiamo parlando di un episodio accaduto in piena età vittoriana, nel 1887 – le cronache dell’epoca non segnalano polemiche degne di nota, ma solo tanto fair play. I rapporti tra i due club, però, sarebbero cambiati radicalmente nell’arco di pochi decenni.
L’uomo della svolta rispondeva al nome di Henry Norris. Politico di rango, imprenditore immobiliare senza scrupoli e massone convinto, il nostro nel 1910 rilevò un club agonizzante, anche a causa dell’infelice posizionamento geografico – in quegli anni ci voleva tanto per raggiungere lo stadio dei Gunners. Dopo un tentativo, fallito, di fondere Arsenal e Fulham – team di Second Division sempre di proprietà di Norris – il presidentissimo pescò il jolly: un sito perfetto per la costruzione del nuovo stradio, in una zona popolosa e ben collegata da metropolitana e autobus. Il trasloco a Highbury, a due passi dalla fermata della Piccadilly Line di Gillespie Road – poi ribattezzata Arsenal per volere del grande allenatore Herbert Chapman – avvenne con la squadra male in arnese e precipitata con ignominia in Second Division. Il Tottenham si ritrovava un club professionistico a poche miglia dalla sua sede, e non a caso si oppose in tutti i modi al trasferimento. Tra mille difficoltà dovute allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la stagione 1914-15 si chiuse con dei pessimi risultati per entrambe le compagini del Nord di Londra: Spurs ultimi in First Division, Arsenal solo quinti in Second Division. Alla cessazione delle ostilità, però, arrivò la notizia dell’ampliamento della massima divisione da 20 a 22 squadre. Al White Hart Lane stapparono lo champagne, pensando così di rimanere nell’elite del calcio inglese, visto che per precedenti “allargamenti” si erano sempre abbonate le retrocessioni.
Non avevano fatto i conti con Norris. Quando, nel marzo 1919, si tenne la riunione per rimodellare la First Division, il presidente della Lega John McKenna perorò la causa dell’Arsenal, sottolineando come avesse una maggiore “anzianità di servizio” nel calcio professionistico rispetto al Tottenham. Peccato che, scorrendo la classifica della Second Division di quattro anni prima, sopra ai Gunners ci fosse il Wolverhampton, membro fondatore della Lega. Una scusa bella e buona, quella addotta da McKenna? Pare proprio di sì, anche perché ormai è risaputo della sua intima amicizia con Norris e della loro comune appartenenza alla principale loggia massonica britannica, mentre non si è mai fatta completamente chiarezza su un possibile caso di una partita addomesticata tra Manchester United e Liverpool sempre nella fatidica stagione 1914-15 e di come lo stesso Norris abbia approfittato dell’episodio per il suo tornaconto personale. Fatto sta che l’espediente funzionò e la maggioranza dei presidenti della First Division votò per l’Arsenal e contro il Tottenham. Gli Spurs ci misero poco a risollevarsi, ma quella mossa machiavellica del deus ex machina dei Gunners brucia ancora ai tifosi bianco blu, specialmente in un Paese dove la storia e la tradizione di un club calcistico sono questioni tenute nella massima considerazione.
lunedì 12 aprile 2010
Incredibile Portsmouth
Meravigliosa la bella favola del Portsmouth, che il 15 maggio si giocherà la finale di FA Cup con il Chelsea dopo aver sbattuto fuori il Tottenham dell’ex Harry Redknapp. Nel momento di grande esaltazione per l’incredibile risultato raggiunto, non va però dimenticato che sabato il club è matematicamente retrocesso in Championship anche per la penalizzazione di 9 punti rimediata a causa dell’amministrazione controllata. Ovvero, i disastri finanziari purtroppo contano, tanto che lo stesso Avram Grant nel dopo partita di ieri ha evidenziato come parecchi membri dello staff della squadra siano già stati licenziati e il fatto di averli avuti nello spogliatoio per i festeggiamenti post match sia stato “umiliante”.
sabato 10 aprile 2010
La magia della...Scottish Cup
Celtic vs Ross County 0-2! Mi dispiace per i miei amici tifosi degli Hoops, ma un club appena quarto in Division One che va in finale vincendo all'Hampden Park è un evento veramente memorabile. E domani occhio ai Raith Rovers contro il Dundee United.
Euro flop?
Come è ovvio che sia, in questi giorni si fa un gran parlare del “fallimento inglese” in Champions League. Al di là degli episodi, che nel calcio contano forse più di altri sport, è giusto disquisire su una Premier meno forte degli scorsi anni nelle su squadre di punta, ma se si guarda ai risultati della vecchia Coppa Uefa – che brutta la denominazione Europa League! – il discorso può essere visto sotto ben altra ottica. Liverpool e Fulham in semifinale (ovvero una compagine quasi fuori dal giro Champions e un’altra dalla qualificazione in Europa tout court) indicano che il valore medio della massima divisione inglese è in crescita, o quanto meno c’è più equilibrio. Insomma, sebbene le prime tre di quest’anno appartengano ancora alle cosiddette Big Four, le speranze di vedere dei nomi nuovi alla ribalta in un futuro quanto mai vicino sono in crescita esponenziale. Cosa che a me non dispiace per niente.
giovedì 8 aprile 2010
Lezione per il futuro?
Stagione a dir poco travagliata, quella del Peterborough United. Il doppio balzo dalla League Two alla Championship si è rivelato troppo impegnativo per i giocatori e soprattutto per la dirigenza dei Posh. Non una grande idea, infatti, esonerare il tecnico delle due promozioni, Darren Ferguson (figliolo del più famoso Alex) dopo soli tre mesi di campionato – seppur infarciti di sconfitte. Dopo le esperienze negative sotto la guida di Mark Cooper e Jim Gannon, adesso la squadra è stata affidata a Gary Johnson, che tanto bene aveva fatto al Bristol City. Speriamo che con l’ultimo arrivato la compagine dell’Est dell’Inghilterra abbia trovato un suo equilibrio e che il loro Consiglio dei Direttori si sia messo ben in testa che cambiare allenatori e ogni piè sospinto è una baggianata da “lasciare” ad altre latitudini…
martedì 6 aprile 2010
Il Chelsea vola verso il quarto titolo della sua storia
La partita dell’anno, quella tra Manchester United e Chelsea, sfortunatamente non è coincisa con il match più bello e spettacolare della stagione. Metteteci l’assenza di Wayne Rooney e di altri giocatori di rilievo, l’altissima posta in palio che spesso non favorisce lo spettacolo, e ancora la pessima prestazione della terna arbitrale, e capirete il perché di una sfida vibrante sì, ma tutt’altro che bella. Poco importa a Carlo Ancelotti, che avrà anzi apprezzato molto il fatto che i Red Devils in tutto il primo tempo non hanno costruito una palla gol, una sorta di record negativo per la compagine dell’Old Trafford. Finalmente decisivo Joe Cole, che con lo splendido gol di tacco rifilato a Edwin van der Sar ha lanciato un messaggio chiaro e forte a Fabio Capello per un’eventuale convocazione ai Mondiali sudafricani. Così come accaduto all’andata allo Stamford Bridge, Alex Ferguson può giustamente recriminare sulle avverse decisioni delle giacchette nere, ben consapevole però che la sua squadra ha offerto una prestazione deludente. Con il blitz di Manchester, il Chelsea si è aggiudicato tutti gli scontri diretti. Non fosse stato per il fortunoso gol di Chico Macheda – bentornato! – nelle gare contro le altre grandi non avrebbe incassato nemmeno un gol. Ora le chance di vittoria sono aumentate vertiginosamente, ma Drogba e compagni faranno bene a non abbassare troppo la guardia.
Nel frattempo l’Arsenal continua a perdere i pezzi – l’ultimo della infinita lista di infortunati, dopo Cesc Fabregas, è Alexandre Song – ma continua a sperare in una rimonta che avrebbe del clamoroso. Contro il Wolverhampton, che non vince a Londra Nord dal settembre del 1979, ci sono voluti oltre 25 tiri in porta, in buona parte bloccati dall’ottimo Marcus Hahnemann, per trovare finalmente l’azione decisiva di Nicklas Bendtner. Il danese, così come a Hull, ha segnato il gol della vittoria in pieno recupero. Un “vizietto”, quello di siglare marcature di peso specifico immenso, che Arsene Wenger gradirà senza dubbio moltissimo.
La volata per il quarto posto fa segnare un punto a favore del Manchester City, maramaldo sul campo del disastrato Burnley, ormai con la testa già alla prossima edizione della Championship piuttosto che alla possibilità di evitare la retrocessione. Per Roberto Mancini, oltre al ventiseiesimo gol stagionale di Carlitos Tevez, c’è pure la buona notizia della doppietta del redivivo Emmanuel Adebayor.
Brutto stop per il Tottenham, reduce da sei vittorie consecutive. A Sunderland fa tutto l’ex dal dente avvelenato Darren Bent, due stagioni di delusioni e incomprensioni al White Hart Lane, in particolare con Harry Redknapp. Il nazionale inglese segna una doppietta e trova anche il tempo di sbagliare ben due rigori. Fantastico il gol del 3-1 del redivivo Bolo Zenden che relega gli Spurs al quinto posto.
Il Liverpool non riesce a interrompere la striscia di risultati utili casalinghi del Birmingham City, arrivata ora a tredici. I Reds si illudono con il gol di Steven Gerrard, solo il secondo nelle ultime dodici partite, ma poi si fanno rimontare in maniera ingenua. In ombra Fernando Torres, sostituito però in maniera forse troppo prematura da Rafa Benitez.
Nella zona calda della classifica passetto in avanti del West Ham, che al Goodison Park in extremis guadagna il primo punto nelle ultime sette partite. Ancora è presto per dire se gli Irons, con Gianfranco Zola in panchina oppure no, nel 2010-11 giocheranno in Premier. Quel che è certo è che nella massima divisione inglese la prossima stagione ci sarà il Newcastle, da ieri ufficialmente promosso. La Toon Army può finalmente festeggiare un risultato positivo, in attesa del major trophy (coppa o campionato) che al St James’ Park manca dal 1955.
Scritto per Goal.com
Nel frattempo l’Arsenal continua a perdere i pezzi – l’ultimo della infinita lista di infortunati, dopo Cesc Fabregas, è Alexandre Song – ma continua a sperare in una rimonta che avrebbe del clamoroso. Contro il Wolverhampton, che non vince a Londra Nord dal settembre del 1979, ci sono voluti oltre 25 tiri in porta, in buona parte bloccati dall’ottimo Marcus Hahnemann, per trovare finalmente l’azione decisiva di Nicklas Bendtner. Il danese, così come a Hull, ha segnato il gol della vittoria in pieno recupero. Un “vizietto”, quello di siglare marcature di peso specifico immenso, che Arsene Wenger gradirà senza dubbio moltissimo.
La volata per il quarto posto fa segnare un punto a favore del Manchester City, maramaldo sul campo del disastrato Burnley, ormai con la testa già alla prossima edizione della Championship piuttosto che alla possibilità di evitare la retrocessione. Per Roberto Mancini, oltre al ventiseiesimo gol stagionale di Carlitos Tevez, c’è pure la buona notizia della doppietta del redivivo Emmanuel Adebayor.
Brutto stop per il Tottenham, reduce da sei vittorie consecutive. A Sunderland fa tutto l’ex dal dente avvelenato Darren Bent, due stagioni di delusioni e incomprensioni al White Hart Lane, in particolare con Harry Redknapp. Il nazionale inglese segna una doppietta e trova anche il tempo di sbagliare ben due rigori. Fantastico il gol del 3-1 del redivivo Bolo Zenden che relega gli Spurs al quinto posto.
Il Liverpool non riesce a interrompere la striscia di risultati utili casalinghi del Birmingham City, arrivata ora a tredici. I Reds si illudono con il gol di Steven Gerrard, solo il secondo nelle ultime dodici partite, ma poi si fanno rimontare in maniera ingenua. In ombra Fernando Torres, sostituito però in maniera forse troppo prematura da Rafa Benitez.
Nella zona calda della classifica passetto in avanti del West Ham, che al Goodison Park in extremis guadagna il primo punto nelle ultime sette partite. Ancora è presto per dire se gli Irons, con Gianfranco Zola in panchina oppure no, nel 2010-11 giocheranno in Premier. Quel che è certo è che nella massima divisione inglese la prossima stagione ci sarà il Newcastle, da ieri ufficialmente promosso. La Toon Army può finalmente festeggiare un risultato positivo, in attesa del major trophy (coppa o campionato) che al St James’ Park manca dal 1955.
Scritto per Goal.com
giovedì 1 aprile 2010
Un piano per salvare il cacio inglese
Udite udite, anche l’inquilino del 10 di Downing Street si è accorto che di questo passo il beautiful game rischia grosso, grossissimo. Tra debiti alle stelle, stipendi gonfiati, speculatori stranieri e non, agenti senza scrupoli e costo dei biglietti in continua ascesa, è finalmente arrivato il momento di intervenire con decisione nel mondo del calcio, o almeno così sembra. A due mesi dalle elezioni, che vince consecutivamente dal 1997, il Partito Laburista del premier Gordon Brown ha infatti inserito nel suo programma una serie di provvedimenti che potrebbero favorire una vera e propria rivoluzione copernicana nel football d’oltre Manica. Si va da una quota minima del 25 per cento delle azioni di un club da destinare ai tifosi “come riconoscimento del legame con la comunità locale”, alla priorità d’acquisto concessa agli stessi supporter nel caso la loro compagine venisse messa in vendita o dovesse finire in amministrazione controllata, all’individuazione di una scadenza precisa per una riforma strutturale della Football Association, in modo che le autorità calcistiche abbiano gli strumenti adatti per eliminare qualsiasi forma di “diritto acquisito” dai vertici societari dei team professionistici (a grandi linee, la possibilità di arricchirsi anche a discapito degli interessi del club). E ancora, più chiarezza sugli assetti delle proprietà (al momento ci sono realtà importanti come il Leeds United di cui non si conosce l’identità dei veri padroni), più investimenti sullo sviluppo del settore giovanile e più controlli sul processo di cessione di una società calcistica.
Le proteste contro i Glazer a Manchester e la coppia Gillett & Hicks a Liverpool, oltre alla disastrosa situazione finanziaria del Portsmouth, costata ai Pompey ben nove punti di penalizzazione in classifica in qualità di prima squadra della storia della Premier a essere entrata in amministrazione controllata, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo il successore di Tony Blair ad agire. Il piano di Brown è piaciuto al presidente dell’UEFA Michel Platini, un po’ meno alle alte sfere della Premier League, che anzi guardano con enorme fastidio a un intervento dell’esecutivo britannico nei loro affari. Non sarebbero da escludere eventuali cause legali da parte di presidenti depauperati “per legge” di una fetta consistente delle proprie azioni. Ma l’idea di seguire lo schema proposto dai Red Knights e dal Manchester United Supporters Trust (MUST) per il dopo-Glazer, ovvero il 74,9 per cento del club ai ricchi imprenditori-cavalieri rossi e il restante 25 ai tifosi del MUST, è vista come una mossa essenziale, la pietra angolare di tutto il piano governativo. La golden share permetterebbe ai fan di avere una grossa voce in capitolo e nel caso bloccare scalate societarie “sospette”.
Insomma, sulla carta i laburisti favorirebbero una sorta di democratizzazione del sistema calcio. Peccato che negli ultimi 13 anni non abbiano fatto granché per prevenire la tutt’altro che rosea situazione attuale, e soprattutto che il prossimo 6 maggio abbiano ben poche chance di vincere le elezioni.
Certo, come fa notare l’esperto di football & business David Conn sulle colonne del Guardian, il primo governo laburista creò una Task Force ad hoc per curare i mali dell’universo pallonaro. Negli anni la commissione ha svolto un lavoro di buona qualità, promuovendo l’istituzione della Football Foundation e soprattutto del Supporters Direct, l’ente che offre tutte le consulenze necessarie ai tifosi che vogliono formare un trust.
Gli altri suggerimenti della Task Force, principalmente sulla gestione delle società e della loro compravendita, purtroppo sono stati elogiati ma per lo più mai seguiti.
L’improvvisa inversione di rotta di Brown e soci rischia allora di essere fin troppo tardiva. Intanto il disagio degli appassionati di calcio cresce sempre di più. Visti i recenti avvenimenti, come dargli torto…
Le proteste contro i Glazer a Manchester e la coppia Gillett & Hicks a Liverpool, oltre alla disastrosa situazione finanziaria del Portsmouth, costata ai Pompey ben nove punti di penalizzazione in classifica in qualità di prima squadra della storia della Premier a essere entrata in amministrazione controllata, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo il successore di Tony Blair ad agire. Il piano di Brown è piaciuto al presidente dell’UEFA Michel Platini, un po’ meno alle alte sfere della Premier League, che anzi guardano con enorme fastidio a un intervento dell’esecutivo britannico nei loro affari. Non sarebbero da escludere eventuali cause legali da parte di presidenti depauperati “per legge” di una fetta consistente delle proprie azioni. Ma l’idea di seguire lo schema proposto dai Red Knights e dal Manchester United Supporters Trust (MUST) per il dopo-Glazer, ovvero il 74,9 per cento del club ai ricchi imprenditori-cavalieri rossi e il restante 25 ai tifosi del MUST, è vista come una mossa essenziale, la pietra angolare di tutto il piano governativo. La golden share permetterebbe ai fan di avere una grossa voce in capitolo e nel caso bloccare scalate societarie “sospette”.
Insomma, sulla carta i laburisti favorirebbero una sorta di democratizzazione del sistema calcio. Peccato che negli ultimi 13 anni non abbiano fatto granché per prevenire la tutt’altro che rosea situazione attuale, e soprattutto che il prossimo 6 maggio abbiano ben poche chance di vincere le elezioni.
Certo, come fa notare l’esperto di football & business David Conn sulle colonne del Guardian, il primo governo laburista creò una Task Force ad hoc per curare i mali dell’universo pallonaro. Negli anni la commissione ha svolto un lavoro di buona qualità, promuovendo l’istituzione della Football Foundation e soprattutto del Supporters Direct, l’ente che offre tutte le consulenze necessarie ai tifosi che vogliono formare un trust.
Gli altri suggerimenti della Task Force, principalmente sulla gestione delle società e della loro compravendita, purtroppo sono stati elogiati ma per lo più mai seguiti.
L’improvvisa inversione di rotta di Brown e soci rischia allora di essere fin troppo tardiva. Intanto il disagio degli appassionati di calcio cresce sempre di più. Visti i recenti avvenimenti, come dargli torto…
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