L'articolo che ho scritto per il Manifesto di ieri.
In Inghilterra l'ultimo giorno di mercato è stato all'insegna dei fuochi d'artificio in stile cerimonia d'apertura olimpica. Per un Berbatov che va al Manchester United per circa 38 milioni di euro c'è un Pavlyuchenko che si accasa al Tottenham per 17 milioni, mentre anche l'Everton allarga i cordoni della borsa e spende una ventina di milioni per il semi sconosciuto centrocampista belga Fellaini. Ma il botto più grosso lo fa il Manchester City, soffiando niente meno che Robinho al Chelsea con un offerta finale in stile Abramovich: 42 milioni (nuovo record britannico).
La sorpresa nella sorpresa è che a firmare l'assegno che intascherà il Real Madrid non sarà più Thaksin Shinawatra, ex premier thailandese e ora anche discusso ex proprietario dei Blues del Lancashire. Al suo posto, poche ore prima del blitz per l'asso brasiliano, è subentrata la Abu Dhabi United Group for Development and Investment, società che avrebbe alle sue spalle membri della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti e che fa capo a Sulaiman al-Fahim. Il deus ex machina dell'operazione è uno dei più affermati uomini d'affari di tutto il Medio Oriente e amministratore delegato della Hydra Property, compagnia che ha tirato su buona parte dei grattacieli ultra-moderni di Dubai.
Uno che, hanno spifferato ai media inglesi persone a lui vicine, ha comprato il City per 200 milioni di sterline (250 milioni di euro) perché «adora guardare la Premier in televisione». Soprannominato il Donald Trump del Golfo, il buon Sulaiman non vede l'ora che il mercato trasferimenti si riapra, tanto che ha già dichiarato che per scippare Cristiano Ronaldo al Manchester United degli americani farà un'offerta di 160 milioni di euro e che in tre anni, a botte di ulteriori 30 milioni a giocatore, vuole vincere assolutamente la Champions League. Roba da far impallidire le campagne acquisti miliardarie di Roman Abramovich al Chelsea - a cui si «ispira» dichiaratamente la nuova dirigenza del team tanto caro agli Oasis.
Insomma, il City, che non vince un campionato dal lontano 1968, si appresterebbe non solo a scardinare l'oligopolio delle Big Four (Manchester United, Chelsea, Arsenal e Liverpool) in Inghilterra, ma a divenire una delle super-potenze del football europeo. Per adesso si può fregiare del titolo di club più ricco del mondo, visto che il patrimonio complessivo dei nuovi padroni - al-Fahim con i suoi appartamenti di lusso e gli sceicchi di Abu Dhabi con i petro-dollari - è stimato in parecchie decine di miliardi di euro. Se le grandi della Premier cominciano a preoccuparsi, gli alti dirigenti della massima divisione professionistica inglese avranno tirato un bel sospiro di sollievo all'idea di essersi sbarazzati di un personaggio scomodo e dal curriculum vitae fin troppo inzaccherato come Shinawatra. Il magnate delle telecomunicazioni si era trasferito in Inghilterra nel settembre 2006 dopo essere stato destituito dalla sua carica di primo ministro a causa di un golpe dei militari. Solo 14 mesi fa aveva acquistato il City per un centinaio di milioni di euro - adesso lo ha rivenduto a più del doppio. Una mossa «dovuta», dal momento che l'Alta Corte thailandese mantiene tuttora buona parte dei suoi beni congelati in attesa del processo per corruzione.
Arrestato e poi subito rilasciato su cauzione al suo ritorno in patria lo scorso febbraio, Shinawatra è poi riuscito a tornare nel Regno Unito, dove a inizio agosto ha chiesto asilo politico. Proprio lui, che Amnesty International reputa responsabile di enormi violazioni dei diritti umani. Tra un miliardario dal controverso passato che passa la mano e uno dal patrimonio praticamente illimitato che arriva, le società della Premier si ritrovano a essere sempre di più l'oggetto del desiderio di grandi investitori stranieri - che infatti sono ai vertici di metà delle squadre iscritte al campionato 2008-09. I businessmen d'oltre Manica pompano milioni in un mercato ritenuto in forte espansione, dove al binomio diritti tv-merchandasing si accompagna ancora un ruolo significativo degli incassi ai botteghini degli stadi. Sarà perchè gli impianti sono (quasi) sempre pieni e perché i prezzi dei biglietti sono salatissimi, ma in Inghilterra gli introiti dei club sono divisi in maniera abbastanza equa, a differenza dell'Italia, dove la voce diritti televisivi la fa da padrone. Da più parti ci si inizia a chiedere che cosa accadrà se dovesse scoppiare la bolla del football. Gli stranieri saranno i primi ad abbandonare la nave che affonda? Possibile, ma intanto nelle coppe europee il calcio inglese domina, mentre nei ricchi mercati asiatici fa sempre più proseliti. E sul mercato trasferimenti le compagini della Premier ogni estate spendono sempre più soldi. Si parla di un aumento di circa 40 milioni in più dei quasi 600 spesi lo scorso anno. Un record destinato ad essere frantumato, almeno a detta di mister Sulaiman al-Fahim. Al ritorno in campo dopo la pausa per le nazionali, il calendario propone il match tra il Manchester City e il Chelsea di Abramovich. Quando si dice gli scherzi del destino.
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